Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

Le Pietre d'Inciampo cosa sono

13 Janvier 2019 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #Giorno della Memoria

LE PIETRE D'INCIAMPO COSA SONO

Un piccolo blocco quadrato di pietra (10x10 centimetri), ricoperto di ottone lucente, posto davanti alla porta della casa nella quale ebbe l’ultima residenza un deportato nei campi di sterminio nazisti: ne ricorda il nome, l’anno di nascita, il giorno ed il luogo della deportazione, la data della morte. In Europa ne sono state installate già oltre 70.000 (dato aggiornato all’ottobre 2018), la prima a Colonia, in Germania, nel 1992. Sono le “Pietre d’Inciampo”, Stolpersteine in tedesco, iniziativa creata dall’artista Gunter Demnig (nato a Berlino nel 1947), quale reazione ad ogni forma di negazionismo e di oblio, al fine di ricordare tutte le vittime del Nazional-Socialismo, che per qualsiasi motivo siano state perseguitate: religione, razza, idee politiche, orientamenti sessuali (maggiori informazioni si trovano su http://www.stolpersteine.eu/en/home/). L’inciampo non è fisico, ma visivo e mentale. Costringe chi passa ad interrogarsi su quella diversità, a ricordare quanto accaduto. Grazie ad un passaparola tanto silenzioso quanto efficace, oggi si incontrano “Pietre d’Inciampo” in oltre 2.000 località tra Austria, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lituania, Lussemburgo Norvegia, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Ucraina ed Ungheria. In Italia, le prime “Pietre d’Inciampo” furono posate a Roma nel 2010, a Milano nel 2017 ed attualmente se ne trovano a Bolzano, Brescia, Genova, Chieti, Gorizia, L’Aquila, Livorno, Meina, Merano, Milano, Novara, Ostuni, Prato, Premolo, Ravenna, Reggio Emilia, Siena, Stresa, Teramo, Torino, Venezia e Viterbo. Per spiegare la propria idea, Gunter Demnig, che posa personalmente quasi tutte le “Pietre d’Inciampo”, ha fatto proprio un passo del Talmud: «Una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome». Obiettivo della “Pietra d’Inciampo”, un inciampo emotivo e mentale, non fisico, è mantenere viva la memoria delle vittime dell’ideologia nazi-fascista nel luogo simbolo della vita quotidiana dei deportati, la loro casa appunto, invitando allo stesso tempo chi passa a riflettere su quanto accaduto in quel luogo ed in quella data. Per non dimenticare…

 

LE “PIETRE D’INCIAMPO”: IL SIGNIFICATO

Stolpersteine nasce da un’idea dell’artista tedesco Gunter Demnig, per contrastare l’oblio e le cattive memorie sulla tragedia delle deportazioni nazifasciste durante la Seconda Guerra Mondiale. L’episodio decisivo avviene a Colonia nel 1990, quando un cittadino contesta la veridicità della deportazione nel 1940 di 1.000 sinti della città renana, in occasione dell’installazione di un’opera scultorea per ricordarne la persecuzione. Da quel momento Demnig si dedica a costruire il più grande monumento diffuso d’Europa, attraverso l’installazione di “Pietre d’Inciampo”, sampietrini di piccole dimensioni, sui marciapiedi davanti alle abitazioni delle vittime delle persecuzioni naziste, qualunque ne fosse la ragione. L’incisione, sulla superficie superiore di ottone lucente, ne ricorda nome e cognome, data di nascita, data e luogo della deportazione e data di morte, quando conosciuta. Un’iniziativa senza precedenti, che ha superato presto i confini della Germania, in virtù della sua originale funzione di stimolo alla coscienza collettiva in molti paesi europei. La caratteristica distintiva di Stolpersteine, rispetto a qualunque altro monumento dedicato all’Olocausto, è quella di creare, esattamente nello stesso luogo in cui abitò la vittima dello sterminio dei nazisti e dei loro alleati, quella che allo stesso tempo rappresenta una commemorazione personale ed un invito alla riflessione. Un semplice sampietrino quindi, come i tanti che pavimentano le strade delle nostre città, ma dalla forza evocativa senza precedenti, perché collocato davanti all’abitazione dei deportati: da lì sono stati prelevati, strappati ai loro affetti ed alle loro occupazioni, per essere uccisi senza ragione, finiti in cenere o in fosse comuni, privando così i familiari ed i loro discendenti persino di un luogo dove ricordarli. La piccola pietra di ottone chiama ciascuno

di noi che, parafrasando Primo Levi, «viviamo sicuri nelle nostre tiepide case e tornando a casa a sera troviamo cibo caldo e visi amici» a riflettere su quanto sia importante «ricordarsi di ricordare» ed a vigilare perché ciò che è accaduto non si ripeta.

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