Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

I "TRE FONTANOT: Spartaco, Nerone, Giacomo

16 Mai 2020 , Rédigé par Renato Publié dans #Resistenza europea

«La patria, per un operaio, è là dove lui lavora»

Spartaco Fontanot rivolto ai suoi giudici, che gli domandano perché, siccome non è francese, si batta per la Francia.

 

Oggi in una prospettiva di unificazione europea, è importante sottolineare il carattere internazionalista della Resistenza: decine di migliaia di italiani combatterono con i movimenti di resistenza in vari paesi europei, nei Balcani, in Grecia, in Albania, in Jugoslavia e in Francia, terra di emigrazione e di ospitalità di molti fuoriusciti antifascisti. Battersi contro le orde hitleriane: questa lotta comune fu un bell’esempio di fraternità ed eroismo.

monumento alla Resistenza europea a Como

monumento alla Resistenza europea a Como

particolari del monumento alla Resistenza europeaparticolari del monumento alla Resistenza europea
particolari del monumento alla Resistenza europeaparticolari del monumento alla Resistenza europeaparticolari del monumento alla Resistenza europea

particolari del monumento alla Resistenza europea

rêve d’Europe, traum von Europa,  droom van Europa, dream of Europe, όνειρος της Ευρώπης, sonho da Europa, sueño de Europarêve d’Europe, traum von Europa,  droom van Europa, dream of Europe, όνειρος της Ευρώπης, sonho da Europa, sueño de Europarêve d’Europe, traum von Europa,  droom van Europa, dream of Europe, όνειρος της Ευρώπης, sonho da Europa, sueño de Europa
rêve d’Europe, traum von Europa,  droom van Europa, dream of Europe, όνειρος της Ευρώπης, sonho da Europa, sueño de Europarêve d’Europe, traum von Europa,  droom van Europa, dream of Europe, όνειρος της Ευρώπης, sonho da Europa, sueño de Europarêve d’Europe, traum von Europa,  droom van Europa, dream of Europe, όνειρος της Ευρώπης, sonho da Europa, sueño de Europa

rêve d’Europe, traum von Europa, droom van Europa, dream of Europe, όνειρος της Ευρώπης, sonho da Europa, sueño de Europa

monumento alla Resistenza a Mentone

Les Italiens du maquis

Non c’è un dipartimento della Francia che non conti dei partigiani italiani tra i suoi morti. Sono numerosi gli italiani caduti nelle insurrezioni di Marsiglia, Lione e Parigi. Ancor più il numero dei caduti e deportati nell'Est (Meurthe-et-Moselle, Moselle, Haut-Rhin, ecc.) dove in alcuni centri furono compiuti massacri di resistenti italiani.

«Dei circa 600 morti di cui ci sono pervenuti i nomi» - scrive Pia Leonetti Carena nel suo libro “Les Italiens du maquis” - «non rappresentano che una parte, dal 30 al 40% degli Italiani caduti in Francia. Tra di loro ci sono uomini di ogni età, la maggior parte sono giovani, anche di molto giovani, dai 15 ai 25 anni. Circa le loro condizioni, esse rispecchiano la grande colonia italiana in Francia composta principalmente da lavoratori, operai e contadini. Nella lunga notte dei combattimenti, di audaci sabotaggi, centinaia sono morti senza lasciare una traccia. I partigiani, i combattenti senza uniforme non portano neanche la povera piccola piastrina di riconoscimento che consente di identificare un soldato caduto in combattimento. Se, per assurdo, si trovasse qualche documento su di loro, molto spesso è un falso. Si trova, nelle gesta di questi combattenti, quel senso dell’azione di tutti i semplici volontari che, in un’ora decisiva, mettono le loro braccia, il loro cuore, il loro pensiero, la loro vita al servizio della libertà».

*********************************

 

In occasione del 75° anniversario della fine dell’occupazione nazista di gran parte dell’Europa,

tra le molte storie di italiani caduti per la liberazione dall’occupazione nazista della Francia, desidero raccontare quelle di tre giovani, conosciuti in Francia come “LES TROIS FONTANOT”.

Nel libro “Contro il fascismo oltre ogni frontiera”, Nerina Fontanot racconta: «L’avventura umana e politica della famiglia Fontanot si svolge attraverso mezza Europa dai primi anni del Novecento sino alla fine della seconda guerra mondiale. I Fontanot sono operai ai cantieri navali di Monfalcone, socialisti ed anarchici, poi comunisti. Un ramo della famiglia combatte nella Resistenza sul confine orientale d’Italia, a contatto con la Resistenza slovena. Un altro ramo si sposta in Francia, e dopo l’invasione tedesca combatte nella Resistenza francese. Tutti pagano prezzi altissimi».

SPARTACO

Spartaco ha due anni quando, all’inizio del 1924, arriva in Francia, da Monfalcone, con il padre Giacomo Fontanot e la madre Lucia Fumis. I Fontanot sono una delle tante famiglie che emigrano in quel periodo in Francia per motivi politici, perché antifascisti. In Italia, nel clima di totale sospensione delle libertà sindacali e civili e di prevaricazione del fascismo, i Fontanot, fin dalla prima ora, avevano assunto un atteggiamento di rifiuto e di opposizione al regime.

A ventidue anni abbandona gli studi di meccanico per impegnarsi, come il padre, corpo e anima, nella lotta contro l’invasore tedesco. Molto apprezzato per le sue qualità di organizzatore e per la sua energia, Spartaco Fontanot è nominato, nel novembre 1942, sottotenente dei Francs-Tireurs et Partisans de la Main d'Oeuvre Immigrée (FTP-MOI) della regione parigina. Fa parte del “gruppo Manouchian”, dal nome del suo comandante, il poeta armeno Missak Manouchian e dal tecnico Joseph BoczovIl gruppo era composto da uomini e donne di diverse nazionalità. Con un centinaio di membri rispecchiava il microcosmo delle varie comunità immigrate in Francia negli anni Venti e Trenta del Novecento. Si trattava di uomini e donne che rinnegavano il nazismo.

Spartaco Fontanot appare come un capo incontestato. Partecipa all’attacco con bombe a mano di un deposito tedesco a Nanterre, all’assalto di un camion carico di soldati della Wehrmacht, a Parigi; all’attacco della caserma di Rueil e  all’esecuzione di un traditore. È anche alla testa di quelli che attaccano von Schaunburg, comandante della “Grande Parigi”, e Ritter, il negriero, capo dello STO (Service Travail Obligatoire, che reclutava manodopera da inviare in Germania a lavorare, in base ad una legge promulgata dal regime di Vichy).

Dopo lunghi pedinamenti, la Gestapo, tramite un provocatore riesce ad arrestarlo, nel novembre 1943, con diversi resistenti. È per la Gestapo l’occasione sperata, del resto abilmente preparata, di organizzare davanti all’opinione pubblica un processo ben orchestrato di «terroristi» e di «comunisti». Così comincia, il 17 febbraio 1944, all’Hotel Continental di Parigi, il «processo dei 23».

Il «gruppo dei 23» è composto, oltre che da Missak Manouchian e Joseph Boczov, da 20 stranieri: una donna rumena, poi deportata in Germania ed uccisa, uno spagnolo, cinque italiani (Spartaco Fontanot, Dino della Negra, Antonio Salvadori, Cesare Luccarini, Amedeo Usseglio), otto polacchi, due armeni, tre ungheresi e tre francesi. Questi partigiani (torturati e condotti nell’aula del processo ammanettati con le mani dietro alla schiena) hanno mostrato davanti ai giudici il coraggio di uomini che hanno fatto la loro scelta, che sapevano perché si battevano e che andavano degnamente alla morte.

Ai giudici che gli domandavano perché, lui che non è francese, si batta per Francia, Spartaco Fontanot risponde che la patria, per un operaio, è là dove lui lavora. Tre giorni dopo la sentenza, il 21 febbraio 1944, viene fucilato insieme ai suoi compagni al Mont Valérien, un’altura sopra Parigi.

 

L'ingresso del Fort Valerién - La chiesetta sconsacrata dove attendevano la fucilazione e sulle cui pareti alcuni partigiani, in attesa della fucilazione, lasciavano delle scritte - Il fossato dove avvenivano le esecuzioni - La campana che reca incisi i nomi degli oppositori al nazismo fucilati a Mont ValeriénL'ingresso del Fort Valerién - La chiesetta sconsacrata dove attendevano la fucilazione e sulle cui pareti alcuni partigiani, in attesa della fucilazione, lasciavano delle scritte - Il fossato dove avvenivano le esecuzioni - La campana che reca incisi i nomi degli oppositori al nazismo fucilati a Mont ValeriénL'ingresso del Fort Valerién - La chiesetta sconsacrata dove attendevano la fucilazione e sulle cui pareti alcuni partigiani, in attesa della fucilazione, lasciavano delle scritte - Il fossato dove avvenivano le esecuzioni - La campana che reca incisi i nomi degli oppositori al nazismo fucilati a Mont Valerién
L'ingresso del Fort Valerién - La chiesetta sconsacrata dove attendevano la fucilazione e sulle cui pareti alcuni partigiani, in attesa della fucilazione, lasciavano delle scritte - Il fossato dove avvenivano le esecuzioni - La campana che reca incisi i nomi degli oppositori al nazismo fucilati a Mont ValeriénL'ingresso del Fort Valerién - La chiesetta sconsacrata dove attendevano la fucilazione e sulle cui pareti alcuni partigiani, in attesa della fucilazione, lasciavano delle scritte - Il fossato dove avvenivano le esecuzioni - La campana che reca incisi i nomi degli oppositori al nazismo fucilati a Mont Valerién
L'ingresso del Fort Valerién - La chiesetta sconsacrata dove attendevano la fucilazione e sulle cui pareti alcuni partigiani, in attesa della fucilazione, lasciavano delle scritte - Il fossato dove avvenivano le esecuzioni - La campana che reca incisi i nomi degli oppositori al nazismo fucilati a Mont ValeriénL'ingresso del Fort Valerién - La chiesetta sconsacrata dove attendevano la fucilazione e sulle cui pareti alcuni partigiani, in attesa della fucilazione, lasciavano delle scritte - Il fossato dove avvenivano le esecuzioni - La campana che reca incisi i nomi degli oppositori al nazismo fucilati a Mont Valerién

L'ingresso del Fort Valerién - La chiesetta sconsacrata dove attendevano la fucilazione e sulle cui pareti alcuni partigiani, in attesa della fucilazione, lasciavano delle scritte - Il fossato dove avvenivano le esecuzioni - La campana che reca incisi i nomi degli oppositori al nazismo fucilati a Mont Valerién

Spartaco al momento della fucilazione aveva 22 anni. Pochi giorni prima della morte aveva scritto un’ultima lettera ai suoi familiari. La lettera è stata inserita nel libro “Lettere di condannati a morte della Resistenza Europea” pubblicato nelle edizioni Einaudi nel 1954.

La lettera scritta da Spartaco Fontanot ai genitori e alla sorella prima della fucilazione (il cugino Nerone era già stato fucilato)
La lettera scritta da Spartaco Fontanot ai genitori e alla sorella prima della fucilazione (il cugino Nerone era già stato fucilato)

La lettera scritta da Spartaco Fontanot ai genitori e alla sorella prima della fucilazione (il cugino Nerone era già stato fucilato)

un passo della lettera di Spartaco ai suoi genitori

un passo della lettera di Spartaco ai suoi genitori

«In questa sua ultima lettera ai genitori, prima della sua esecuzione, Spartaco ha saputo esprimere con tutta semplicità la portata universale del suo sacrificio»

Un’enorme e scandalosa pubblicità viene data al «processo dei 23». Nelle città, nei paesi, i manifesti l’ “Affiche Rouge” si moltiplicano, con la fotografia dei condannati, in cui si faceva credere che i processati non fossero i liberatori della Francia ma facessero parte di un “Armèe du crime” composto da terroristi assassini. Tutto per mostrare i volti dei «terroristi» con a fianco delle riproduzioni di deragliamenti e di uccisioni.

Affiche Rouge - (dall'alto, il secondo a destra è SPARTACO FONTANOT, per evidenziarlo ho aggiunto il suo nome in bianco)

Affiche Rouge - (dall'alto, il secondo a destra è SPARTACO FONTANOT, per evidenziarlo ho aggiunto il suo nome in bianco)

Clamori della stampa asservita, alla quale replica subito la stampa clandestina. In segreto, la popolazione copre di fiori le fotografie, sulle quali incolla dei foglietti con la scritta «Morti per la Francia».

**************************

NERONE

Era figlio di Bepi Fontanot e Gisella Teja, cugino di Spartaco. Nel giugno 1942, Nerone ha 21 anni. Operaio metalmeccanico qualificato, si rifiuta di lavorare per i tedeschi e si rifugia a Châtellerault, nel dipartimento della Vienne, nei pressi di Poitiers, dove diventa nel 1943 uno dei diffusori più attivi della stampa clandestina. Nello stesso anno uccide un noto collaboratore dei tedeschi. Sotto lo pseudonimo di René, diventa poi capo dei F.T.P. (Francs-Tireurs et Partisans) della Vienne. Alla testa dei suoi uomini, partecipa a numerose azioni di sabotaggio: deragliamenti di treni, incendio di convogli carichi di munizioni, incendio di depositi di viveri e di cereali destinati ai tedeschi.

Arrestato nell’agosto 1943, malgrado le torture cui è sottoposto, non parla. Nel settembre comparve davanti al tribunale militare tedesco. Durante il processo, si assume la responsabilità degli atti attribuiti al suo gruppo, riuscendo così a salvare uno dei suoi compatrioti che verrà deportato. Nerone Fontanot viene condannato a morte per “attività in favore del nemico e terrorismo”. Dignitoso e calmo, ascolta la sentenza che lo condanna a morte. In prigione, tenta inutilmente di segare le sbarre della sua cella. Scoperto, è controllato a vista, piedi e mani legate fino all’antivigilia dell’esecuzione. È fucilato, il 27 settembre 1943 a Poitiers, con altri sette compagni francesi. Aveva 23 anni.

La madre Gisella, che era internata nel campo di Poitiers, venne a conoscenza della morte del figlio in modo del tutto casuale: leggendo un giornale, vide in testa a uno degli avvisi che annunciavano l’arresto e la fucilazione di resistenti, il nome di Nerone. La notizia della morte di suo figlio gettò Gisella nella disperazione; solo il conforto delle compagne e la sua forza d’animo la aiutarono a sopportare la sofferenza e a sentire che la sorte di suo figlio era comune a quella di migliaia di altri giovani vittime di una guerra crudele. Per il grande dolore e per le privazioni patite durante la detenzione Gisella si ammalò e, nell’aprile del 1944, venne ricoverata in ospedale a Poitiers. Lì finalmente poté ricevere la visita di Jacques; fu un momento di grande gioia, ma anche di grande dolore perché Jacques seppe della morte di Nerone e portò a sua madre la notizia della morte di Spartaco con la copia della sua ultima lettera.

la collina di Biard (Poitiers) luogo della fucilazionela collina di Biard (Poitiers) luogo della fucilazionela collina di Biard (Poitiers) luogo della fucilazione

la collina di Biard (Poitiers) luogo della fucilazione

**************************

GIACOMO detto JACQUES

Figlio di Bepi Fontanot e Gisella Teja, fratello di Nerone.

Nel settembre del 1942, Jacques era studente alla scuola tecnica di Puteaux. Qui iniziò a preparare e a diffondere tra i giovani compagni volantini antitedeschi. Un suo compagno, sorpreso mentre affiggeva un volantino, fu fermato e interrogato. Vennero così arrestati altri studenti, tra cui Jacques. Aveva 16 anni. Subì un processo e, benché assolto, data la giovane età, venne internato nel campo di Tourelles. Nel maggio del 1944, le autorità disposero il trasferimento  dei prigionieri da Tourelles al campo di Rouille.

Durante il trasferimento, Jacques riuscì a vedere sua madre che si trovava malata all’ospedale di Poitiers: da lei seppe che Nerone era stato fucilato.

Il 10 giugno del 1944, un’azione dei partigiani riuscì a liberare una cinquantina di internati del campo di Rouille, tra cui Jacques che riuscì a far pervenire un messaggio a sua madre: “Mamma, siamo liberi, i maquisards ci hanno liberati e verremo presto a liberare anche voi”.

Senza né armi né documenti, in territorio controllato dalle truppe tedesche, il gruppo si nascose nella foresta di Saint Sauvant. Informati da spie della polizia francese, i tedeschi, il 27 giugno 1944, circondarono la zona. Iniziò una caccia all’uomo. Una ventina riuscirono a fuggire, gli altri vennero catturati, tra cui Jacques allora diciottenne, e trucidati.

 

A Vaugeton, il paese più vicino alla foresta, c’è un monumento costruito dopo la guerra in memoria dei giovani caduti. Sul memoriale si legge il nome di Jaques e dei trenta compagni “gloriosi soldati senza uniforme caduti per la Francia e per la liberta“ uccisi nel “massacro di Saint Sauvent”.

I "TRE FONTANOT: Spartaco, Nerone, Giacomo
I "TRE FONTANOT: Spartaco, Nerone, Giacomo
immagine da Antonio BECHELLONI - Bulletin N°28 – Les trois Fontanot - Société d’Histoire de Nanterre 27  juin 2002

immagine da Antonio BECHELLONI - Bulletin N°28 – Les trois Fontanot - Société d’Histoire de Nanterre 27 juin 2002

«La lotta dei Tre Fontanot e, dietro di loro e con loro, della loro famiglia, è emblematica di uno dei momenti più alti della Resistenza straniera, e principalmente italiana, in Francia».

I francesi hanno saputo onorare la memoria dei Tre Fontanot, morti per la liberazione della loro terra, dedicando loro libri, monumenti, manifesti, e intitolando loro vie e piazze a Nanterre e a Parigi.

 

PubblicazioniPubblicazioniPubblicazioni
Pubblicazioni

Pubblicazioni

Breve presentazione del libro: les Trois Fontanot: Nerone, Spartaco et Jacques, nanterriens, fils d’immigrés italiens, morts pour la France

LuoghiLuoghi
LuoghiLuoghi

Luoghi

Chant des Partisans

La chanson commence par des bruits et
des voix de soldats allemands qui marchent
sur Paris.

Ami, entends-tu le vol noir des corbeaux sur nos plaines?
Ami, entends-tu les cris sourds du pays qu'on enchaîne?
Ohé, partisans, ouvriers et paysans, c'est l'alarme.
Ce soir l'ennemi connaîtra le prix du sang et les larmes.
Montez de la mine, descendez des collines, camarades!
Sortez de la paille les fusils, la mitraille, les grenades.
Ohé, les tueurs, à la balle et au couteau, tuez vite!
Ohé, saboteur, attention à ton fardeau: dynamite...
C'est nous qui brisons les barreaux des prisons pour nos frères.
La haine à nos trousses et la faim qui nous pousse la misère.
Il y a des pays où les gens au creux de lits font des rêves.
Ici, nous, vois-tu, nous on marche et nous on tue, nous on crève.
Ici chacun sait ce qu'il veut, ce qui'il fait quand il passe.
Ami, si tu tombes un ami sort de l'ombre à ta place.
Demain du sang noir sèchera au grand soleil sur les routes.
Chantez, compagnons, dans la nuit la Liberté nous écoute.
Ami, entends-tu ces cris sourds du pays qu'on enchaîne?
Ami, entends-tu le vol noir des corbeaux sur nos plaines?
Oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh...

Bibliografia

 

 

AA. VV - L' Italia In Esilio. L' Emigrazione Italiana in Francia tra le due guerre - Archivio Centrale dello Stato Gennaio 1984

 

 

 

Nerina Fontanot - Anna Digianantonio - Marco Puppin - Contro il Fascismo oltre ogni frontiera -  ed. KV 2015

 

 

 

Pia Leonetti Carena - Les Italiens du maquis – Ed. del Duca Paris 1948

 

 

 

Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea 

 

 

 

Giulia Dovi – La forza e la resistenza delle mie radici – Tesi di Maturità 2017-2018

 

 

AA.VV. Le Mont-Valérien : Résistance, Répression et Mémoire - Ed. Gourcuff Gradenigo -2010

 

 

 

 

Antonio BECHELLONI - Bulletin N°28 – Les trois Fontanot - Société d’Histoire de Nanterre 27  juin 2002

Partager cet article
Repost0
Pour être informé des derniers articles, inscrivez vous :