I numeri non hanno anima, ma ...
I numeri non hanno anima, ma quelli dei lager e della guerra contengono tutto il dolore dell’uomo.
La seconda guerra mondiale ha rappresentato il più grave e terrificante conflitto della storia dell'umanità. A descriverlo, prima delle parole, valgano molto di più le cifre.
I militari italiani deceduti in prigionia furono più di 20.000. Se si aggiungono a questi morti i militari italiani che persero la vita durante i trasporti (13.300), 6300 militari trucidati durante le operazioni di disarmo delle truppe italiane, circa 600 uccisi in massacri dell’ultima ora, e 5400 prigionieri di guerra italiani uccisi o dispersi nella zona di operazioni sul fronte orientale, si arriva a circa 45.000 unità.
Il totale di questa immane carneficina che è stata la seconda guerra mondiale è spaventoso: oltre 55 milioni di morti, di cui 25 milioni di soldati e 30 milioni di civili.
Nei 12 anni di regime nazista furono, inoltre, sterminati nei campi di concentramento circa 6.000.000 di ebrei.
Gli internati furono, in totale, 7.500.000.
Ai morti vanno aggiunte le distruzioni materiali, le devastazioni di incalcolabili ricchezze, di un immenso patrimonio creato dal lavoro e dalla intelligenza dell'uomo.
Molti paesi furono ridotti nella più completa rovina, con le città trasformate in un cumulo di macerie, le strutture economiche e le comunicazioni sconvolte, le popolazioni superstiti affamate.
Nel 1945 il costo totale della guerra fu calcolato in 1.154 miliardi di dollari; il costo delle distruzioni provocate dalla guerra in 230 miliardi di dollari. Si è anche calcolato che nella sola Europa occidentale furono completamente distrutti 1.500.000 edifici e danneggiati 7.000.000.
(Dati sulla seconda guerra mondiale tratti da Memoria per la storia e per la pace - Mai più guerra, a cura di Tullio Ferrari, Vol. III, Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, Sez. di Modena, 1986, pag. 106)
Anno 1941: La speranza di un anonimo graffitaro milanese in un nuovo risorgimento
Pepin vegn giù che i en anca mo' chì [peppino vieni giù che quelli sono ancora qui].
Scritta comparsa nell'ottobre 1941 sul basamento della statua equestre di Garibaldi in Largo Cairoli a Milano
la statua di Giuseppe Garibaldi in Largo Cairoli a Milano
In tutti i licei della Francia
Lunedì, 3 settembre 2007
In Francia oggi inizia il nuova anno scolastico. Nei licei di Francia verrà letta, per volontà del presidente della Repubblica, Sarkozy, la lettera scritta dal diciassettenne Guy Môquet ai suoi genitori, prima di essere fucilato dai nazisti nell’ottobre 1941.
Far leggere all’inizio di ogni anno scolastico questa lettera, è stata la sua “prima decisione” da presidente della Repubblica. Il 16 maggio 2007, giorno del suo insediamento all’Eliseo, Sarkozy, si è recato al Monumento de la Cascade, al Bois de Boulogne, per rendere omaggio ai 35 giovani resistenti fucilati dai nazisti, alla vigilia dell’insurrezione di Parigi nell’agosto del 1944.
Partiti il 16 agosto 1944 alla ricerca di armi per l’insurrezione di Parigi, caddero in un agguato teso da un agente francese della Gestapo. Furono fucilati nella notte tra il 16 e il 17 agosto da soldati della Wehrmacht ai piedi della cascata nel Bois de Boulogne. I corpi mutilati dai proiettili e dalle granate furono portati il giorno dopo in un garage trasformato in una camera ardente. Di età compresa tra i 17 e i 22 anni, la maggior parte dei fucilati apparteneva alle FFI (Forces Française de l’Interieur) e ai FTP (Francs-Tireurs et Partisanns). Gli altri erano membri dei Jeunes Chrétiens combattants o dell’Organisation Civile e Militare de la Junesse.
Nel suo discorso presso il Monumento de la Cascade, al Bois de Boulogne, il presidente della Repubblica così si è espresso: “Ho voluto fare qui la mia prima commemorazione da presidente della Repubblica, perché credo che sia essenziale spiegare ai nostri figli quello che è un giovane francese, e mostrare loro, attraverso il sacrificio di qualcuno di questi anonimi eroi dei quali i libri di storia non parlano, quella che è la grandeur di un uomo che si dona ad una causa più grande di lui. Voglio, con questo gesto, che i nostri figli si rendano conto dell’orrore della guerra e a quale estrema barbarie può condurre i popoli anche i più civilizzati”.
Durante la cerimonia in onore dei 35 partigiani fucilati, è stata letta la seguente lettera che Guy Môquet ha scritto ai suoi genitori prima di essere fucilato:
"Ma petite maman chérie, mon tout petit frère adoré, mon petit papa aimé, Je vais mourir ! Ce que je vous demande, toi, en particulier ma petite maman, c'est d'être courageuse. Je le suis et je veux l'être autant que ceux qui sont passés avant moi. Certes, j'aurais voulu vivre. Mais ce que je souhaite de tout mon cœur, c'est que ma mort serve à quelque chose. Je n'ai pas eu le temps d'embrasser Jean. J'ai embrassé mes deux frères Roger et Rino. Quant au véritable je ne peux le faire hélas ! J'espère que toutes mes affaires te seront renvoyées elles pourront servir à Serge, qui je l'escompte sera fier de les porter un jour. A toi petit papa, si je t'ai fait ainsi qu'à ma petite maman, bien des peines, je te salue une dernière fois. Sache que j'ai fait de mon mieux pour suivre la voie que tu m'as tracée.Un dernier adieu à tous mes amis, à mon frère que j'aime beaucoup. Qu'il étudie bien pour être plus tard un homme. 17 ans 1/2, ma vie a été courte, je n'ai aucun regret, si ce n'est de vous quitter tous. Je vais mourir avec Tintin, Michels. Maman, ce que je te demande, ce que je veux que tu me promettes, c'est d'être courageuse et de surmonter ta peine.Je ne peux en mettre davantage. Je vous quitte tous, toutes, toi maman, Serge, papa, en vous embrassant de tout mon cœur d'enfant. Courage !
Votre Guy qui vous aime.
Guy
Dernières pensées : Vous tous qui restez, soyez dignes de nous, les 27 qui allons mourir !"
(traduzione)
«Mia cara piccola mamma, mio fratellino adorato, mio amato piccolo papà, Vado a morire! Quello che vi domando, a te in particolare mamma, di essere coraggiosi. Io lo sono e voglio esserlo come coloro che sono passati prima di me. Certo avrei voluto vivere. Ma quello che io mi auguro con tutto il mio cuor, è che la mia morte serva a qualche cosa. Non ho avuto il tempo di abbracciare Jean. Ho abbracciato i miei due fratelli Roger e Rino. Veramente non l’ho potuto fare purtroppo. Spero che tutti i miei indumenti ti saranno restituiti potranno servire a Serge, che sono sicuro sarà fiero di indossarli un giorno. A te papà, se ti ho dato, come alla mia piccola mamma, dei dispiaceri, ti saluto una ultima volta. Sappi che ho fatto del mio meglio per seguire la via che tu mi hai indicato. Un ultimo addio a tutti i miei amici, a mio fratello che io amo molto. Che studi bene per essere più tardi un uomo.
17 anni e mezzo, la mia vita è stata breve, non ho alcun rimpianto se non quello di lasciarvi tutti. Vado a morire con Titin, Michel. Mamma, quello che ti chiedo, quello che ti chiedo, quello che voglio che tu mi prometta, è di essere coraggiosa e di superare il tuo dolore. Non posso trattenermi oltre. Vi lascio tutti, tutte, tu mamma, Serge, papà, abbracciandovi con tutto il mio cuore di bambino. Coraggio!
Il vostro Guy che vi ama.
Guy
Ultimi pensieri: voi tutti che restate, siate degni di noi, i 27 che andiamo a morire!»
Chi era Guy Môquet?
Era figlio di un deputato comunista, Prosper. Essendo stato sciolto il partito comunista da Daladier nel mese di settembre 1939, Prosper Môquet viene arrestato il 10 ottobre 1939; decaduto dal suo mandato di deputato nel febbraio 1940, è deportato in Algeria.
Guy era studente del liceo Carnot di Parigi e un fervente militante della gioventù comunista.
Dopo l’occupazione tedesca di Parigi e l’instaurazione del governo di Vichy, Guy dimostra una grande passione di militante attaccando nel suo quartiere manifesti che denunciano il nuovo governo e chiedono la liberazione degli internati. È arrestato a 16 anni il 13 ottobre 1940, a una fermata del metro, da poliziotti francesi che ricercavano dei militanti comunisti. Lo torturano perché riveli i nomi degli amici di suo padre.
Imprigionato, è trasferito in vari campi, dove sono rinchiusi altri militanti comunisti. Il 20 ottobre 1941 il comandante delle truppe di occupazione della Loire-inferieure viene ucciso a Nantes da tre giovani comunisti. Il ministro degli Interni del governo Pétain sceglie 50 comunisti nelle carceri, tra cui Guy Môquet che è il più giovane, da fucilare per rappresaglia.
Chant des partisans
Parole de chanson Chant des partisans
Ami, entends-tu le vol noir des corbeaux sur nos plaines ?
Ami, entends-tu les cris sourds du pays qu'on enchaîne ?
Ohé, partisans, ouvriers et paysans, c'est l'alarme.
Ce soir l'ennemi connaîtra le prix du sang et les larmes.
Montez de la mine, descendez des collines, camarades !
Sortez de la paille les fusils, la mitraille, les grenades.
Ohé, les tueurs à la balle et au couteau, tuez vite !
Ohé, saboteur, attention à ton fardeau: dynamite...
C'est nous qui brisons les barreaux des prisons pour nos frères.
La haine à nos trousses et la faim qui nous pousse, la misère.
Il y a des pays où les gens au creux des lits font des rèves.
Ici, nous, vois-tu, nous on marche et nous on tue, nous on crève...
Ici chacun sait ce qu'il veut, ce qu'il fait quand il passe.
Ami, si tu tombes un ami sort de l'ombre à ta place.
Demain du sang noir sèchera au grand soleil sur les routes.
Chantez, compagnons, dans la nuit la Liberté nous écoute...
Ami, entends-tu ces cris sourds du pays qu'on enchaîne ?
Ami, entends-tu le vol noir des corbeaux sur nos plaines ?
Oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh...
le vittime del fascismo
I 42 fucilati nel ventennio su sentenza del Tribunale Speciale.
Coloro che subirono 28.000 anni di carcere e confino politico.
Gli 80.000 libici sradicati dal Gebel con le loro famiglie e condannati a morire di stenti nelle zone desertiche della Cirenaica dal generale Graziani.
I 700.000 abissini barbaramente uccisi nel corso della impresa Etiopica e nelle successive "operazioni di polizia". I combattenti antifascisti caduti nella guerra di Spagna.
I 350.000 militari e ufficiali italiani caduti o dispersi nella Seconda Guerra mondiale.
I combattenti degli eserciti avversari ed i civili che soffrirono e morirono per le aggressioni fasciste.
I 45.000 deportati politici e razziali nei campi di sterminio, 15.000 dei quali non fecero più ritorno.
I 640.000 internati militari nei lager tedeschi di cui 40.000 deceduti ed i 600.000 e più prigionieri di guerra italiani che languirono per anni rinchiusi tra i reticolati, in tutte le parti del mondo.
I 110.000 caduti nella Lotta di Liberazione in Italia e all'estero.
Le migliaia di civili sepolti vivi tra le macerie dei bombardamenti delle città.
Quei giovani che, o perché privi di alternative, o perché ingannati da falsi ideali, senza commettere alcun crimine, traditi dai camerati tedeschi e dai capi fascisti, caddero combattendo dall’altra parte della barricata.Jean Moulin, il prefetto patriota
Jean Moulin il prefetto patriota, membro della Resistenza francese, per la liberazione della Francia dall’occupazione nazista
Jean Moulin nacque il 20 giugno 1899 a Béziers, nella regione Languedoc-Roussillon, nel sud della Francia. Suo padre Antonin, insegnante di Storia e Geografia, che s’impegnò molto presto nella vita politica della regione, ebbe una grande influenza su Jean. Antonin fu membro del Partito Radicale Socialista e della lega dei Diritti dell’Uomo. Sostenne Dreyfus, difese la laicità dello Stato, la tolleranza, la giustizia sociale e la democrazia.
Jean ottiene il diploma di maturità nel 1917. Appassionato della Storia dei grandi dibattiti politici, si iscrive, a Montpellier, alla facoltà di Giurisprudenza. Nello stesso tempo lavora presso l’ufficio del Prefetto. Arruolato nel 1918, partecipa agli ultimi mesi della Prima guerra mondiale. Nel 1921 si laurea in legge.
Entra nell'amministrazione prefetturale, come capo di gabinetto del Prefetto della Savoia, nel 1922, poi come Vice Prefetto d'Albertville, dal 1925 al 1930. È all'epoca il più giovane Vice Prefetto della Francia.
Fin da giovane Jean Moulin ama disegnare e dipingere. Utilizzerà lo pseudonimo di Romanin quando pubblicherà delle caricature e dei disegni umoristici su una rivista. Si servirà di una galleria d’arte a Nizza come copertura nel periodo della sua clandestinità; quando i nazisti gli daranno una matita per scrivere la sua confessione, disegnerà una caricatura del suo torturatore.
Nel 1930 diviene Vice Prefetto. Pierre Cot lo nomina Capo Aggiunto del suo dicastero agli Affari Esteri nel dicembre 1932.
Vice Prefetto nel 1933, occupa contemporaneamente la funzione di Capo di Gabinetto di Cot al ministero dell'Aviazione.
Nel 1934 assume le funzioni di segretario generale della prefettura della Somme a Amiens; nel 1936 è nuovamente nominato Capo di Gabinetto al ministero dell'Aviazione, dove aiuta i repubblicani spagnoli nella guerra civile inviando aerei e piloti. La sua più importante realizzazione fu la nazionalizzazione delle compagnie aeree, cioè la creazione di Air France.
Diventa il più giovane prefetto di Francia, nell'Aveyron, a Rodez, nel gennaio 1937.
Il 18 giugno 1940 viene nominato prefetto d'Eure-et-Loir a Chartres.
Dopo lo sfondamento del fronte della Somme e dell’Aisne da parte dei tedeschi, molti sfollati confluiscono verso Chartres; Jean Moulin si prodiga per assistere la popolazione non senza gravi difficoltà dovute ai continui bombardamenti cui la città è sottoposta. Viene arrestato nel giugno del 1940 dai tedeschi, perché si rifiuta di firmare l’arresto di soldati francesi e senegalesi, accusati ingiustamente dai tedeschi di un massacro di donne e bambini. Sottoposto a pesanti maltrattamenti per indurlo a firmare, tenta il suicidio, tagliandosi la gola con dei frammenti di vetro.
Politicamente schierato a sinistra, è revocato dal Regime di Vichy il 2 novembre 1940 e messo in disponibilità. Si installa nella sua casa familiare di Saint-Andiol (Bouches-du-Rhône) ed entra nella Resistenza francese. Si convince presto della necessità di unire le forze interne ed esterne della Resistenza.
Raggiunge Londra nel settembre 1941 sotto il nome di Joseph Jean Mercier e vi incontra Charles de Gaulle, che lo incarica di unificare i movimenti della resistenza. Viene paracadutato nelle Alpi, vicino ad Avignone, nella notte del 1 gennaio 1942. Usa gli pseudonimi di Rex e di Max.
Verso la metà del 1942 raggruppa gli effettivi paramilitari dei movimenti nell’A.S. (Armée Secrèt). Organizza in seguito altri servizi come quello delle trasmissioni WT, poi il SOAM (Services des Opérations Aériennes et Maritimes), il BIP per la propaganda, il CGE (Comité Général des Etudes: un comitato di esperti).
Nel gennaio 1943 viene creato il comitato dei Movimenti Uniti della Resistenza.
Nel febbraio 1943 ritorna a Londra in compagnia del generale Delestraint, capo dell'Armée Secrète. Riparte il 21 marzo 1943, incaricato di creare il Consiglio Nazionale della Resistenza (CNR), l'equivalente italiano del Comitato di Liberazione Nazionale. La prima riunione si terrà a Parigi il 27 maggio 1943.
È arrestato il 21 giugno 1943 (ha quarantaquattro anni) alla periferia di Lione, dove stava tenendo una riunione con i principali capi militari della Resistenza francese. Interrogato e torturato da Klaus Barbie, capo della Gestapo a Lione, muore sul treno Parigi-Berlino, nei pressi di Metz, mentre lo stava conducendo verso la deportazione in campo di concentramento.
la sua tomba nel Pantheon a Parigi
LA MARSEILLAISE
Allons enfants de la Patrie,
Le jour de gloire est arrivé!
Contre nous de la tyrannie,
L'étendard sanglant est levé!
L'étendard sanglant est levé!
Entendez-vous dans les campagnes
Mugir ces féroces soldats?
Ils viennent jusque dans nos bras
Egorger nos fils et nos compagnes!
Aux armes, citoyens!
Formez vos bataillons!
Marchons! Marchons!
Qu'un sang impur
Abreuve nos sillons!