La rete mondiale clandestina di fuga dei criminali nazisti O.D.E.S.S.A. e la “via dei monasteri”
10 Novembre 2008 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #episodi di storia del '900
Il 10 agosto 1944 in una riunione ultrasegreta si ritrovarono a Strasburgo un gruppo di rappresentanti delle grandi industrie tedesche, alti funzionari del Ministero della Guerra del Ministero degli Armamenti. Gli industriali, convinti che la guerra era ormai persa, presero in esame le misure atte a salvare il patrimonio tedesco.
Tre anni dopo dei membri delle SS organizzarono O.D.E.S.S.A. (Organisation der S.S. Angehörigen), una rete clandestina incaricata di portare gli ex nazisti criminali di guerra in Paesi amici dove gran parte dei fondi delle industrie tedesche e delle SS erano stati trasferiti.
A seguito delle decisioni prese a Strasburgo, gli industriali tedeschi trasferirono all’estero ingenti capitali, su conti bancari segreti e in imprese in Spagna, in Turchia e in America del Sud, particolarmente in Argentina.
I tesori nascosti delle SS
Le SS, a loro volta, avevano costituito un enorme tesoro sequestrando i beni di milioni di ebrei diretti ai campi di concentramento. Dollari, sterline, rubli, sloty, orologi d’oro, diamanti, collane di perle si erano accumulati nei depositi delle SS. I denti d’oro e le fedi erano state fuse in lingotti depositati nelle casse della Reichbank a credito delle SS. A questo sordido recupero parteciparono delle imprese delle SS, che, d’altra parte, trassero grandi profitti dalle risorse inesauribili di manodopera dei prigionieri dei lager. Questi lavoratori schiavi erano affittati, da 4 ad 8 marchi per uomo e per giorno, alle grandi aziende, come la Siemens, la I.G. Farben, la Krupp. Non gli importava che il lavoro li uccideva in massa. Questo modo di lenta annichilazione di massa era previsto dal sistema concentrazionario, così come lo sterminio immediato. I prigionieri che morivano venivano subito rimpiazzati dai nuovi arrivi.
Al momento della sconfitta tedesca il caos fu totale su tutto il territorio; strade, città e villaggi erano invasi dai resti della Wehrmacht, dai vecchi prigionieri di guerra usciti dai campi, dai prigionieri politici sfuggiti alle SS durante i trasferimenti, dai lavoratori stranieri volontari e schiavi, dalla popolazione tedesca che aveva abbandonato le città bombardate e i campi di battaglia, ad ovest, o in fuga davanti all’avanzata delle truppe sovietiche. Tutto era sottosopra e la maggior parte dei responsabili nazisti, di SS e di agenti della Gestapo aevano buon gioco per nascondersi nella massa.
Fu relativamente facile a coloro che temevano un giusto castigo, utilizzare un falso nome per nascondersi presso connazionali o scomparire in uno dei numerosi campi per profughi (200 campi in Germania e in Austria) che gli alleati avevano dovuto aprire per alloggiare e nutrire una popolazione sradicata per le tragiche circostanze della guerra. Da questi campi era abbastanza facile fuggire inserendosi tra i gruppi di lavoratori che venivano impegnati all’esterno nell’opera di demolizione e di sterramento delle città devastate dai bombardamenti aerei.
Fu così che Adolf Eichmann, zelante esecutore della “soluzione finale” del problema ebreo, dapprima rifugiatosi in uno di questi campo, evase alla fine del 1945 nel timore che la sua identità venisse scoperta. Così pure il dottor Josef Mengele, il famigerato medico capo di Auschwitz, dopo cinque anni trascorsi sotto falso nome nella sua città natale, in zona di occupazione americana, fuggì prima che si iniziasse a menzionare il suo nome in occasione di alcuni processi ai criminali nazisti.
La rete mondiale clandestina di fuga dei criminali nazisti
Due anni dopo la fine della guerra, nel 1947, ex membri delle SS crearono O.D.E.S.S.A., rete mondiale clandestina di fuga, organizzata meticolosamente con un gran numero di corrispondenti, di collegamenti, di guide sia in Germania che in Austria. Due itinerari era usati principalmente per la fuga: da Brema a Roma e da Brema a Genova, passando per la Baviera, l’Austria, dove da Innsbruck raggiugevano l’Italia passando per il Brennero.
Per un certo periodo, prima che gli Alleati se ne accorgessero, utilizzarono i camion americani, con autisti tedeschi, che distribuivano i giornali Stars and Stripes alle truppe.
L’organizzazione O.D.E.S.S.A. teneva rapporti con le ambasciate di Spagna, della Siria e dei paesi dell’America del Sud dislocate in alcune capitali europee, che non ponevano alcuna difficoltà a rilasciare visti ai fuggitivi.
La “via dei monasteri” verso Genova e Roma
Tra l’Austria e l’Italia, O.D.E.S.S.A., aveva organizzato un itinerario speciale sfruttando la carità cristiana di monaci francescani che non si preoccupavano dell’identità delle persone alloggiate in completa sicurezza nelle celle dei loro conventi; questi frati facilitarono enormemente la fuga di un gran numero di criminali di guerra che percorrevano questa “via dei monasteri” verso Roma e verso Genova. A Roma alcuni nazisti beneficiarono dell’aiuto efficace di preti slovacchi in un collegio religioso, finanziato da un vecchio amico del capo ustascia Ante Pavelich.
Questa “via dei monasteri” fu una delle realizzazioni più efficaci di O.D.E.S.S.A.
È per questo percorso che Mengele, Eichmann e Bormann furono instradati in Italia, poi in Spagna per raggiungere poi l’Argentina.
All’estero O.D.E.S.S.A. disponeva di conti bancari segreti. Arrivati nei paesi che gli accoglievano, i fuggitivi nazisti non avevano alcuna difficoltà ad installarsi. I nazisti di alto rango si ritrovavano dei fondi che erano stati trasferiti tanto che potevano acquistare vasti appezzamenti di terreni per costruire spendide dimore. Gli altri trovavano lavoro nelle società create all’estero dalle industrie del Reich con fondi tedeschi. Nei diversi paesi, i criminali di guerra nazisti ottennero la loro naturalizzazione, usando delle false identità, potendo vivere in perfetta sicurezza.
Famiglie di criminali di guerra in fuga presentarono ai tribunali tedeschi e austriaci domande di proclamazione di morte dei loro congiunti, col pretesto di ottenere pensioni o per le mogli autorizzazioni a risposarsi. Le domande furono accolte quasi automaticamente e senza controlli. Ufficializzate le loro morti, i nomi di questi colpevoli sparirono dalle liste di ricerca. Vivendo sotto falso nome, poterono risposarsi con le loro proprie mogli “vedove”.
Tuttavia i tempi della vendetta stavano arrivando. Grazie a Simon Wiesenthal, sopravvissuto all'Olocausto che dedicò il resto della sua vita a raccogliere le informazioni sui criminali nazisti e a rintracciarli per poterli sottoporre a processo, e a Beate Klarsfeld attivista antinazista, militante per la memoria della Shoah, il mondo non dimenticherà i crimini inespiabili che avevano commesso i boia nazisti fuggiti.
Simon Wiesenthal e Beate Klarsfeld
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