Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

I Comitati di Liberazione Nazionale del meridione

17 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #Resistenza italiana

L'attività dei CLN meridionali, sia pure in maniera circoscritta e discontinua, s'intrecciò con quella delle amministrazioni locali. Questi CLN, diversamente da quelli del Centro-Nord, non nacquero nel vivo della lotta antinazista, peraltro nel Sud di durata assai breve, e che, per tutta una prima fase, ebbero come perno della loro attività l'aspra polemica contro la monarchia e il governo Badoglio.

Il momento culminante della contrapposizione si verificò in occasione del I congresso dei CLN dell'Italia liberata, il 28 e 29 gennaio 1944. Già l'organizzazione del congresso era stata un'impresa difficile; Bari venne scelta come seconda sede perché l'ACC (Allied Control Commission), su pressione del governo Badoglio, aveva negato Napoli. Ma il clima era di aperta ostilità: Badoglio inviò a Bari il generale Pietro Gazzera come commissario straordinario per l'ordine pubblico. Soltanto in extremis fu possibile mitigare le misure restrittive del governo e far sì che 120 delegati in rappresentanza di 21 province, 50 giornalisti, 15 addetti alla segreteria e 800 cittadini partecipassero alla seduta inaugurale del congresso, che ebbe un enorme rilievo politico. Ai lavori erano presenti prestigiose figure di antifascisti: Benedetto Croce, Carlo Sforza, Alberto Cianca, Francesco Caracciolo, Dino Gentili, Guido Molinelli, Michele Cifarelli, Vincenzo Arangio Ruiz e Oreste Lizzadri, questi ultimi tre in rappresentanza, rispettivamente, dei CLN di Bari e Napoli e del CLN centrale.

La posizione di Croce, favorevole all'abdicazione del re per salvare l'istituto monarchico, finì con l'essere egemone, ma emersero anche voci diverse, di critica radicale alla monarchia, come quella di Oreste Lizzadri, Tommaso Fiore e Adolfo Omodeo. Il congresso ebbe vasta eco sulla stampa. Oltre ai dettagliati resoconti sul quotidiano barese "La Gazzetta del Mezzogiorno", ne parlarono Radio Londra, il "New York Times" e il "Times". A Radio Bari invece gli Alleati proibirono di trasmetterne in diretta i lavori. Qualche giorno dopo Gaetano Salvemini, da Harvard, esortò il governo alleato a tener conto dell'istanza antimonarchica espressa dal congresso di Bari.

A conclusione dei lavori fu costituita la Giunta esecutiva che operò a Napoli fino al maggio 1944. Essa fu condannata a un lungo stallo, soprattutto dopo che Churchill ebbe ribadito il sostegno alla monarchia italiana. La giunta era fautrice di una politica di netta contrapposizione con il governo Badoglio e pertanto non fu facile, al suo interno, la condivisione della strategia togliattiana che portò alla formazione dei governi d'unità nazionale.

 

I comitati acquisirono importanza dopo il R.D.L. del 4 aprile 1944, n. III, che rimodellò la struttura delle amministrazioni comunali. Dovevano infatti essere consultati per la nomina di sindaci e assessori, i quali venivano poi nominati dal prefetto. In realtà tutte le nomine dovevano essere sottoposte all' approvazione del governo alleato.

 

In Sicilia i CLN operarono in un contesto in cui PLI, DDL e la stessa DC erano nettamente monarchici, per cui la pregiudiziale antimonarchica posta dai partiti di sinistra diventò motivo di duro contrasto. Essi dovevano poi confrontarsi con il problema del separatismo. Inoltre, la cultura delle forze cielleniste prese nel loro insieme, se era unitaria, aveva però molteplici sfumature. Grande attenzione, soprattutto da parte democristiana, era rivolta all'ipotesi dell'autonomia regionale, mentre il PCI, attraverso il contributo di Girolamo Li Causi, poneva il problema del rapporto tra CLN e lotte contadine contro il latifondo.

 

Anche in Calabria i nascenti CLN si confrontarono con la domanda di terra del movimento e, dopo i decreti Gullo, spesso i loro rappresentanti entrarono nelle commissioni per l'assegnazione delle terre incolte.

 

In Puglia, importante fu il ruolo svolto dal CLN di Bari, influenzato dagli azionisti.

 

Il CLN di Brindisi si costituì il 9 agosto 1943 su impulso dell' avvocato comunista Vittore Palermo, del socialista Felice Assennato e di altre autorevoli figure di antifascisti.

 

A Napoli il CLN, in cui erano presenti i rappresentanti di DC, PCI, PSIUP, PdA, PLI, DDL, nonché delle associazioni combattentistiche, operò dall'inizio dell' ottobre 1943 al 9 agosto 1946. Fu perciò assente nella fase dell' occupazione tedesca e in particolare durante la fase insurrezionale delle Quattro giornate. Esso dovette convivere, fin dai suoi esordi, con l'amministrazione alleata e con una tipologia di personale politico in forte continuità con l'apparato statale fascista.

 

Nell'insieme, i CLN del Sud stentarono a definire una propria identità.

Molti di essi nacquero sull'onda del CLN centrale, costituito a Roma il 9 settembre 1943 con la precisa configurazione di struttura alternativa al governo regio; con esso condivisero la priorità della questione istituzionale e il successivo travaglio che portò alla politica dei governi d'unità nazionale.

I CLN meridionali non ebbero dunque il carattere di forte discontinuità istituzionale dei CLN che contemporaneamente si svilupparono nel Nord a livello comunale, provinciale e regionale (in Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia, Veneto), e che il 7 febbraio 1944 si dotarono, con il CLNAI, di un organismo di direzione e coordinamento. I CLN del Centro-Nord si configurarono

come una sorta di governo straordinario guardato con preoccupazione dagli anglo-americani, i quali ritenevano che dovessero essere intesi non come tasselli costitutivi del futuro assetto politico e statuale, ma piuttosto come organismi a termine, funzionali alla lotta antifascista: non solo diressero la lotta antifascista, ma funsero da veri e propri embrioni di governo democratico, negando ogni legittimità statuale alla RSI. Ciò implicava un'intensa attività, oltre che in campo amministrativo, anche in quello giudiziario, che portò, nell' agosto 1944, a istituire le commissioni di giustizia e le corti d'assise.

 

Nel Mezzogiorno, invece, il governo alleato riuscì facilmente a ridurre i CLN al ruolo di organismi consultivi dell'autorità prefettizia. Essi incisero debolmente su problemi chiave come l'epurazione e ottennero alcuni risultati limitatamente al ricambio delle amministrazioni locali. Né furono capaci di contrastare l'ascesa, sempre più netta, dei gruppi monarchici e qualunquisti: al loro interno infatti si moltiplicarono i contrasti tra i partiti di sinistra e il polo moderato, in cui confluivano democristiani, liberali e demolaburisti, che diventò l'interlocutore della strategia sostenuta da governo alleato, monarchia e governi Badoglio e Bonomi.

Eppure, per quanto minoritari e scarsamente incisivi, i CLN ebbero un ruolo importante perché, in una fase in cui nel Sud i partiti di massa stentavano a decollare, furono espressione di una cultura antifascista e democratica. Formati per lo più da esponenti della borghesia delle professioni, rappresentarono un ceto culturale e politico che aveva avuto, sia pure solo in parte, trascorsi antifascisti e si collocava in una tradizione di democrazia che si incrociava e si incontrava con l'esperienza della Resistenza.

 

Bibliografia:

Gloria Chianese - Quando uscimmo dai rifugi. Il Mezzogiorno tra guerra e dopoguerra (1943-46) -  Ed. Carocci sett. 2004

 

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Santino Lissoni

11 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #storie di lissonesi

Santino Lissoni

L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Sezione “Emilio Diligenti” di Lissone ricorda Santino Lissoni e ne onora la memoria per la sua opposizione al regime fascista, dapprima come tipografo della cosiddetta “stampa clandestina”, poi come combattente nel Corpo Italiano di Liberazione, “l’Esercito del Sud”, a fianco degli Alleati.

Terminata la guerra, rientrato a Lissone nei giorni successivi alla Liberazione, aveva ripreso subito la sua tanto amata professione di tipografo, prodigandosi, tornata la libertà di stampa, nella realizzazione di manifesti e pubblicazioni, tra cui quelli per la “Festa del Lavoro” del I Maggio 1945, la prima festa dell’Italia liberata.

È stato attivamente impegnato nella vita politica locale, ricoprendo anche l’incarico di Consigliere comunale.

A Santino Lissoni nel gennaio 2007, L’ANPI di Lissone aveva conferito la tessera ad honorem dell’associazione.

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Maria Nella Cazzaniga così lo ricorda:

Cari amici,

in questi giorni è mancato Santino Lissoni, una persona che ho conosciuto quando avevo i calzini corti e mi sento veramente vicina a tutta la famiglia che ha vissuto con riserbo momenti veramente difficili, difficile come sarà l’elaborazione del lutto che si dipanerà nel tempo ma  senza nulla dimenticare. Lo avevo conosciuto mediante la stessa militanza politica, insieme a tanti suoi amici, come Alfredo Pozzi, Rinaldo Comi e tanti altri. Così giovandomi di un prezioso lavoro di vecchi documenti, fotografie, una vera storia del PCI di Lissone fino ai Ds  ho ripercorso un po’ della sua vita. In quel carteggio ho trovato un documento da lui sottoscritto nel 1972, come consigliere comunale dello PSIUP, che  voleva rendere partecipe l’Amministrazione Comunale per la chiusura di alcune fabbriche  e della conseguente  difficoltà per tanti lavoratori e per le loro famiglie: chiusure, ma anche violazioni delle libertà sindacali, con minacce a componenti della commissione interna in questo caso della IVM.  Chiedeva, quella interrogazione un atto di solidarietà da parte del sindaco  e dell’intero consiglio comunale verso i lavoratori e i loro rappresentanti.  Di quanti problemi si occupava a livello istituzionale con quei comunisti dal profilo amendoliano e riformista: dei lavoratori, del problema dei quartieri della produzione e dello sviluppo dell’artigianato mobiliero,  dell’apertura dell’Asilo Nido, etc. Poi aderì al PCI e  operò con tenacia, insieme ad Alfredo ed altri per una vera svolta di apertura culturale, inserendo nelle elezioni del 1975 nella lista comunista, un buon numero di Indipendenti Autonomi, persone non iscritte ai partiti, per un rinnovamento, per “superare le chiusure, per colmare la frattura che si è creata in questi anni fra cittadini lissonesi, partiti e  Amministrazione Comunale, per allargare la classe dirigente, per concorrere ad una maggiore efficienza  ed autorevolezza del  Comune”.   Facevano da apertura nel frontespizio di quei fogli spartani di propaganda elettorale alcune bellissime colombe simbolo di pace disegnate da Gino Meloni, poi candidatosi nell’80 sempre nel Gruppo Autonomo degli Indipendenti.  Quei fogli erano stampati dalla Tipografia Lissoni. Una vita la sua  intensa, passata anche da un fattivo contributo alla lotta di Liberazione, una vita sempre stretta  con gli affetti famigliari e dedita al proprio lavoro. Non sarà strano pensare di vederlo, in qualche pausa dall’attività, parlare animatamente in via Baldironi con tanti amici e conoscenti, sempre attento fino a qualche settimana fa a tutte le cose del mondo e della sua città. Da parte mia e di tanti altri un forte abbraccio  all’amica Cosetta.   

Maria Nella Cazzaniga

Lissone, 9 ottobre 2011

Santino Lissoni Giornale di Monza

Santino Lissoni era nato a Lissone nel 1925.

Il paese, allora, contava quasi 13.000 abitanti.  Da due anni a capo del Governo italiano vi era Benito Mussolini, a cui il re Vittorio Emanuele III aveva dato l’incarico dopo la cosiddetta “marcia su Roma” dei fascisti. Nelle elezioni politiche dell’aprile 1924, il Listone di Mussolini, che su scala nazionale aveva ottenuto una media del 60% dei votanti, in Brianza aveva riscosso un misero 18,7 %, uno dei peggiori risultati elettorali d’Italia. A Lissone il Listone di Mussolini era stato votato solamente da 307 elettori (il 13,2 % dei lissonesi votanti). I voti dei lissonesi erano andati al partito Popolare (1069), al partito socialista (432) e al partito Comunista (326).Allora la furia di Mussolini si era abbattuta sulla Brianza. Una raffica di violenze colpì le istituzioni cattoliche e quelle socialiste. Con l'aiuto di squadre fasciste giunte dalla Bassa milanese e da Milano furono distrutti circoli cattolici e socialisti; a Monza furono devastate le sedi de «Il Cittadino» e della Camera del Lavoro.

A Lissone la vendetta fascista si scatenò sull’Osteria della Passeggiata, con danni materiali e percosse ai presenti, e sul circolo della gioventù cattolica San Filippo Neri.

Inoltre, nel mese di maggio, il leader socialista Giacomo Matteotti, che in un suo discorso alla Camera aveva attaccato Mussolini e le sue squadre di picchiatori, venne barbaramente assassinato da un gruppo di “fedelissimi” del capo del governo. Il delitto Matteotti scosse la coscienza del paese, ma nonostante ciò, il 3 gennaio 1925, Mussolini si presentò alla Camera e si assunse in prima persona la responsabilità dell’uccisione di Matteotti.

Santino Lissoni aveva quindici anni, nel 1940, quando l’Italia venne trascinata in una guerra inutile e sciagurata dal fascismo, che "aveva fatto della guerra un dato fondamentale della propria azione politica e dell'educazione dei giovani”.

In quell’anno Santino inizia la sua attività lavorativa, come apprendista, presso la tipografia Mariani. Frequenta il centro sportivo della Pro Lissone. Il “salone” di Via Dante, in perfetta linea con i principi fascisti del culto del corpo e dell'esercizio fisico, era un punto di riferimento per i giovani lissonesi. Tra gli amici di Santino vi è “Gianni”, Gianfranco De Capitani da Vimercate, a cui è particolarmente legato e con il quale partecipa a diverse gare di corsa campestre.

Nel 1943 la classe 1925 e’ chiamata alla visita militare. Era tradizione che i coscritti, non avendo i soldi per fare dei manifesti, scrivessero sui muri del paese frasi inneggianti alla classe di appartenenza. I lissonesi vi ritrovavano così altre scritte che non fossero quelle di regime con le massime del duce. I coscritti del ’25, nottetempo, scrivono con la calce sui muri della città “W la classe della marmellata” (in periodo di razionamento dei generi alimentari, la marmellata era concessa fino ai ragazzi di età inferiore ai 18 anni) e W la “mica fresca” (mica in dialetto sta per pane).

La notizia in parte distorta arriva a Radio Londra, molto ascoltata in Italia, anche se il regime ne proibisce l’ascolto pena l’arresto e il sequestro dell’apparecchio radio. Durante una delle famose trasmissioni rivolte all’Italia viene trasmessa la notizia che a Lissone vi era stata una “protesta del pane”. E’ anche vero che la fame era tanta soprattutto per dei giovani prestanti frequentatori della palestra della Pro Lissone.

Santino entra in contatto con un gruppo di antifascisti lissonesi che si ritrovano presso la Trattoria con alloggio Ronzoni (nella curt di Gergnit). 

 Domenica 27 Febbraio 1944, Santino e l’amico Gianfranco con altri giovani della Pro Lissone, si ritrovano in stazione e in treno arrivano ad Albate, per partecipare ad una corsa campestre.  E’ una bella giornata di sole, anche se il paesaggio e’ imbiancato per una recente nevicata. Sarà questa l’ultima domenica di libertà per Gianfranco De Capitani da Vimercate, antifascista e renitente alla chiamata alle armi della Repubblica Sociale italiana di Mussolini: Gianfranco viene arrestato, trasportato in Germania dove morirà, dopo pochi mesi, nel lager nazista di Ebensee.

L’arresto del suo amico del cuore è un grave colpo per Santino. Nonostante ciò, diventato ormai un abile tipografo, dà il suo contributo agli antifascisti del circondario di Lissone nella stampa di volantini e giornali di propaganda contro il regime: spesso, nottetempo, viene trasportato in auto, bendato, in stamperie clandestine della zona (precauzione operata dagli antifascisti che operano in clandestinità, per evitare, in caso di arresto di uno dei membri, che venga scoperta la stamperia).

Intanto anche a Lissone, il 15 maggio 1944, si costituì il CLN lissonese i cui compiti principali erano la preparazione e il coordinamento delle azioni di disturbo al nemico, l’aiuto alle vittime del fascismo.

Il gruppo comunista fu il primo in paese a organizzarsi per la lotta clandestina formando le SAP, comprendenti volontari lavoratori con un capo responsabile e affiancate dal Comitato di agitazione e propaganda, da cellule nei vari stabilimenti, dalle Donne Patriote, che diedero così valido aiuto alla causa, il tutto sotto controllo di un commissario politico. In quel periodo a Monza, nel corso di un'azione di raccolta di armi, il socialista Davide Guarenti, che aveva abitato a Lissone per alcuni anni svolgendo l’attività di vigile urbano, venne arrestato con altri attivi antifascisti e portato nel campo di concentramento di Fossoli, dove venne fucilato il 12 luglio.

Alle violenze tedesche si sommavano le ancora peggiori violenze perpetrate dalle varie polizie fasciste che la Repubblica di Salò aveva regalato al padrone nazista per i più bassi servizi.

Intanto gli inviti ai renitenti alla leva si erano fatti pressanti. Su ordine del CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia), l’11 giugno 1944, a Lissone, una squadra delle SAP portò a compimento un attentato: due fascisti vennero fatti oggetto di lancio di bombe a mano; uno morì immediatamente, l'altro dopo qualche giorno. Vennero arrestati quattro patrioti lissonesi: Pierino Erba e Carlo Parravicini, che furono fucilati in piazza a Lissone, Remo Chiusi e Mario Somaschini, che subirono la stessa sorte il giorno dopo in Villa Reale a Monza. Negli stessi giorni fu pure arrestato Giuseppe Parravicini, sindacalista comunista, che, incarcerato a San Vittore e processato, fu deportato ad Auschwitz, da dove riuscì a tornare; debilitato nel fisico, parteciperà comunque come membro del CLN lissonese alle ultime fasi della Liberazione.

Santino allora decise allontanarsi da Lissone e con mezzi di fortuna raggiunse l’Italia centrale già liberata dagli Alleati. Da un suo racconto: «Mi è capitato anche di correre per un giorno intero, rifocillato da qualche contadino: allora ero allenato!» L’ultima notte, prima di superare la linea del fronte, stremato trova rifugio presso un cascinale e trascorre la notte nascosto in una buca sotto del fieno. All'alba, viene risvegliato da colpi di mortaio.

Si unisce ai soldati del Corpo Italiano di Liberazione “l’Esercito del Sud” a fianco degli Alleati.

Arriva il 25 aprile, l’Italia è liberata: finisce la guerra in Italia con la sconfitta tedesca e la fine definitiva del regime fascista.

Dopo qualche giorno Santino ritorna a Lissone e subito riprende il lavoro in tipografia: grande fu la sua gioia per aver contribuito a stampare il manifesto, affisso nelle vie di Lissone, che annunciava la grande manifestazione del I maggio 1945, la prima festa del lavoro nell’Italia finalmente libera.

Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale Santino si impegnò nella vita politica locale, pur attraversando momenti di amarezza perché non vedeva realizzarsi quegli ideali per cui tanti giovani avevano lottato. Diventò anche consigliere comunale, tra i banchi dell’opposizione.

Santino Lissoni, non dimenticando l’amico morto in un lager nazista, si prodigò per fare intitolare un luogo di Lissone a Gianfranco De Capitani da Vimercate.

Nel gennaio 2007, L’ANPI di Lissone gli consegnò la tessera ad honorem dell’associazione.

 

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anno scolastico 1940 - 1941

10 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

vissuto sui banchi di una scuola elementare di Lissone.



Quando il 16 ottobre 1940 inizia l’anno scolastico, da quattro mesi i nazisti hanno occupato Parigi.
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Il maresciallo Petain, dopo il crollo dell’esercito francese, ha firmato l’armistizio con i tedeschi. Pochi giorni dopo, l’anziano militare veniva nominato presidente della Repubblica di Vichy, istituita come governo collaborazionista della Germania. Dall’Inghilterra il generale De Gaulle annunciava alla popolazione francese attraverso la radio: “Qualunque cosa succeda la fiamma della resistenza francese non deve spegnersi e non si spegnerà”.

Quando i tedeschi erano a pochi chilometri da Parigi, il 10 giugno 1940, dal balcone di Palazzo Venezia, Mussolini aveva annunciato di aver dichiarato guerra alle “democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente” e iniziava l’offensiva italiana sulle Alpi che costava all’Italia notevoli perdite e fruttava ben poco in termini di territorio conquistato. “Una pugnalata alle spalle” che costringeva la Francia a chiedere l’armistizio all’Italia.

A Lissone, le classi delle scuole elementari sono composte mediamente da cinquanta alunni.
Nella scuola della frazione Santa Margherita, classificata come scuola rurale, la cerimonia di apertura viene così descritta: «gli alunni, inquadrati, si recano con i loro insegnanti alla chiesa della vicina frazione Bareggia. Poi inquadrati davanti al monumento ai Caduti, rispondono al saluto al Re, al Duce e all’appello ai Caduti».
quaderno scuola rurale

Il 28 ottobre, nell’anniversario della Marcia su Roma, il Duce del fascismo ordinava l’inizio delle operazioni belliche contro la Grecia.


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Quest’anno l’Italia è in guerra e il 4 novembre è giorno di scuola. Un maestro
«ne approfitto per commemorare la giornata che ricorda la più strepitosa vittoria italiana, ricordando gli eoi che seppero dare la vita per la grandezza dell’Italia e invitando gli scolari a saperli imitare, se la difesa della nostra patria lo richiedesse». E un’altro insegnante della scuola elementare di Santa Margherita «infioriamo il quadro del Milite Ignoto, soldato nel quale la Patria ha esaltato tutti i suoi Eroi» e «vorrei proporre al Sig. Direttore che si intitoli l’aula ad uno dei Caduti della frazione».

7 novembre 1940: Il Federale di Milano visita gli stabilimenti industriali di Lissone.
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Scrive il maestro sul “Giornale della classe”: «Da parecchi giorni avevo invitato i miei scolari a prepararsi la divisa e infatti per le ore 14 ho potuto averne un bel numero in perfetta divisa di balilla. Alle 14,15 noi eravamo schierati di fronte alla Casa del Fascio ad attendere il capo del partito della Provincia.
Lissone ex casa del fascio
Appena arrivato gli furono presentate tutte le Autorità locali quindi, presa la bicicletta, si diresse a visitare gli stabilimenti. I balilla rimasero un po’ mortificati perché il federale non li passò in rassegna e quindi non tutti lo poterono vedere
».


Lissone municipio anni 4018 novembre 1940: «Oggi ho avuto un’altra grande soddisfazione perché ho potuto completare il pagamento delle tessere di balilla. Ho insistito molto per far portare i soldi ma sono riuscito nel mio intento. Ho anche ricordato l’anniversario delle inique sanzioni col dimostrare il perfido desiderio dei nostri nemici, specialmente della Francia e dell’Inghilterra di affamarci ed impedirci così di conquistare un posto al sole. Alle ore 10 poi, accompagnai tutti i balilla in divisa delle classi terze, quarte e quinte nel cortile del Municipio, dove sta murata la lapide ricordo, per la cerimonia commemorativa».


umberto di savoiaIl 13 dicembre 1940 arriva a Lissone nientemeno che Sua Altezza Reale il Principe di Piemonte, Umberto di Savoia, per visitare le caserme del paese.

distaccamento-militare.jpg delibera-11-12-1940.jpg

Il direttore ordina di sospendere le lezioni alle ore 12
«per consentire agli scolari di ritornare in divisa alle scuole Vittorio Veneto per le ore 13,30». Inquadrati vengono condotti davanti alla caserma principale, in via Besozzi, dove vengono schierati. La giornata non è particolarmente fredda, ma «il dover rimanere immobili per due ore non era particolarmente simpatico». Finalmente alle ore 16 il Principe arriva. «La lunga attesa li ha stancati un po’ ma quando il Principe li passò in rivista seppero stare sull’attenti come altrettanti soldati. Nei loro occhi si leggeva la gioia grande di aver visto da vicino un così nobile personaggio e il sacrificio della lunga attesa era completamente dimenticato».

principe Umberto Lissone 1940 b

principe Umberto Lissone 1940

principe Umberto Lissone 1940 a

 

Si avvicina il Natale ma a scuola si fanno prove di incursione aerea. Il 20 dicembre «al segnale d’allarme, dato dal Sig. Direttore con 3 suoni di fischietto, tutte le classi, secondo gli ordini impartiti, in silenzio sono scesi nel sotterraneo e là sono rimaste fino al segnale del cessato allarme dato con un suono prolungato di fischietto».

Le vacanze natalizie sono ridotte a tre giorni: il 24, 25 e 26 dicembre. Il 27 si ritorna a scuola: «per le eccezionali condizioni della nostra Patria, non si deve parlare di vacanza». Un altro maestro annota nel “Giornale della classe”: «le lunghe vacanze natalizie dovrebbero essere tolte anche negli anni venturi poiché lo studio ne trae maggior vantaggio».

8 gennaio 1941: «ricorre il genetliaco di S.M. la Regina Imperatrice. Immustro la figura nobile e magnanima della nostra Regina. Illustro poi le mplteplici attività della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e il largo contributo che ha dato nella guerra per la conquista dell’Impero, nella Spagna, in Albania e nell’attuale conflitto».


La guerra costa e allora si chiedono ulteriori sacrifici alle famiglie. Una circolare del segretario del Fascio di Lissone invita gli scolari ad essere generosi verso i soldati in guerra; in una quinta maschile
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Nelle classi femminili si procede alla raccolta di indumenti di lana per i militari. La maestra scrive: «nessuna delle mie scolare è in condizioni finanziarie tali da poter offrire neppure un capo di lana. Invito quindi le scolare ad offrire qualche lira per poter comperare della lana e confezionare poi con essa qualche paio di calze». È da sottolineare che in una pagina del “Giornale della classe”, di fianco al nome e ai dati anagrafici di ogni scolaro, vi era uno spazio in cui veniva indicata la condizione economica della famiglia!

E in un’altra quinta femminile: «con le mie alunne felicissime ho preparato il pacco con gli indumenti e altri oggetti destinati ai combattenti, che nel pomeriggio verrà portato al fascio. Contiene 12 paia di calze di lana, 9 paia di guanti, 1 passamontagna, molte buste con fogli di carta da lettera, biglietti postali, cioccolato, sigarette. Non mi aspettavo tanto! ».

Nelle classi femminili si procede alla raccolta di indumenti di lana per i militari. La maestra scrive: «nessuna delle mie scolare è in condizioni finanziarie tali da poter offrire neppure un capo di lana. Invito quindi le scolare ad offrire qualche lira per poter comperare della lana e confezionare poi con essa qualche paio di calze». È da sottolineare che in una pagina del “Giornale della classe”, di fianco al nome e ai dati anagrafici di ogni scolaro, vi era uno spazio in cui veniva indicata la condizione economica della famiglia!

E in un’altra quinta femminile: «con le mie alunne felicissime ho preparato il pacco con gli indumenti e altri oggetti destinati ai combattenti, che nel pomeriggio verrà portato al fascio. Contiene 12 paia di calze di lana, 9 paia di guanti, 1 passamontagna, molte buste con fogli di carta da lettera, biglietti postali, cioccolato, sigarette. Non mi aspettavo tanto! ».

 

20 febbraio 1941:
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«
Anche alla Cascina Santa Margherita si sente l’eco della guerra. Tutti i bambini hanno parenti prossimi e lontani richiamati alle armi. Parlo del sacrificio compiuto dai nostri soldati e del dovere, da parte nostra, di collaborare alla buona riuscita delle armi. I bimbi devono, come quattro anni orsono, offrire i rottami di ferro che possono sembrare inutili. Come durante la guerra per la conquista dell’Impero, anche ora la Patria saprà trasformare i rottami in potenti armi contro il nemico. Siamo lieti di aver partecipato anche noi alla vittoria finale». Un incaricato della Gioventù Italiana del Littorio ritira 50 chilogrammi di rottami offerti alla patria dagli alunni di Santa Margherita.
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E nel primo anno di guerra, per ricordare l’anniversario della Fondazione dei Fasci di combattimento (furono fondati il 23 marzo 1919 a Milano in Piazza San Sepolcro) un grande avvenimento per la scuola lissonese: «inaugurazione del gagliardetto dei Balilla e delle Piccole Italiane, che è intitolato a Giulio Venini, un caduto del fronte greco-albanese, proposto per la medaglia d’oro, già figlio di una Medaglia d’oro della Grande Guerra».

Dato il susseguirsi degli avvenimenti bellici, un maestro decide di dedicare il lunedì di ogni settimana per raccontare agli scolari quanto sta accadendo sui vari fronti.
K aprile 1941 Bengasi yugoslavia epiro macedonia 

4 aprile 1941: «Oggi ho dato la notizia ai miei scolari della riconquista di Bengasi».

7 aprile 1941: «Spiego ai miei alunni la ragione per cui l’Italia e la Germania hanno iniziato la guerra contro la Jugoslavia».

o-18-apr-1941-yugoslavia-depone-le-armi.jpg
21 aprile 1941: «
Commemoro la fondazione di Roma e la festa del lavoro. Inoltre do notizia della caduta della Jugoslavia che si è arresa».

24 aprile 1941: «Comunico ai miei scolari la notizia che le Armate dell’Epiro e della Macedonia sono capitolate».

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I soldati che sono impiegati in Albania hanno risposto alle lettere inviate dalle bambine di quinta. 

Una in particolare «è veramente interessante: un Alpino racconta un poco le vicende gloriose di laggiù».

21 aprile 1941: «Per commemorare il Natale di Roma e la festa del Lavoro, ascoltiamo una trasmissione organizzata dall’Ente Radio Rurale». Ciò è stato possibile grazie all’apparecchio radiomicrogrammofonico donato dall’Egr. Podestà Cav. Angelo Cagnola.

E per il 9 maggio, anniversario della fondazione dell’impero, il maestro scrive: «ricordo alla scolaresca la rapida e gloriosa conquista dell’Etiopia, inutilmente ostacolata dall’Inghilterra. In questo momento in cui si accende sempre più la speranza di una emancipazione del Mar Mediterraneo dal dominio britannico e si consolida la nostra fiducia nella vittoria finale e nel rafforzamento del potere italiano nell’Africa Orientale italiana, volgiamo ai nostri soldati, che in quelle terre combattono per la gloria d’Italia, il nostro affettuoso saluto ed il nostro ringraziamento».

In realtà in Africa gli inglesi erano passati al contrattacco, dilagando in tutti i possedimenti orientali italiani, Etiopia, Somalia, Eritrea, tanto che, dall’aprile 1941, il negus era ritornato trionfalmente ad Addis Abeba.

La scuola sta per finire. Come lo scorso anno termina il 15 maggio e non ci saranno gli esami di terza e di quinta. Gli alunni verranno giudicati solo attraverso lo scrutinio. Scrive sul “Giornale della classe” una maestra di quinta femminile: «Dedico questi ultimi giorni di scuola a lezioni di igiene ed economia domestica, che riusciranno certo tanto utili a queste donnine, molte delle quali lasceranno fra poco definitivamente la scuola».


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pagine del programma didattico di una V classe femminile
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Lissone, anno scolastico 1936-1937

10 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

Nel seguente articolo vengono pubblicate le pagine contenenti la "Cronaca e le osservazioni dell’insegnante sulla vita della scuola"  del «Giornale di classe» di una quinta elementare della scuola "Vittorio Veneto" di Lissone nell’anno scolastico 1936-1937.

Dalla loro lettura è possibile avere uno spaccato della vita della scuola: ogni giorno gli insegnanti e i dirigenti scolastici cercano di plasmare gli animi dei piccoli scolari inculcando in loro gli ideali del regime.

L’istituzione scolastica fu un potente veicolo di propaganda del fascismo, uno dei più efficaci strumenti per l’organizzazione del consenso di massa.

 

In particolare si notino le cronache dei seguenti giorni :

 

18 novembre 1936: primo anniversario delle sanzioni inflitte dalla Società delle Nazioni all’Italia per la guerra d’Etiopia

 


18 dicembre 1936: primo anniversario in cui tutte le donne d’Italia dovettero donare il proprio anello nuziale per sostenere il paese in guerra

 


26 febbraio 1937: nella guerra di aggressione all’Etiopia, chi si oppone all’occupazione del proprio paese, in questo caso il Ras Destà, viene definito ribelle ed eliminato

 


20 marzo 1937: il maestro esalta la figura del Duce in terra d’Africa

 


7 maggio 1937: l’Ispettore scolastico cerca di mettere in rilievo, davanti agli scolari radunati, «i motivi altamente civili della conquista dell’Impero»


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"Cronaca e le osservazioni dell’insegnante sulla vita della scuola"  del «Giornale di classe» di una quinta elementare della scuola "Vittorio Veneto" di Lissone nell’anno scolastico 1936-1937.

       

 
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anno scolastico 1934 - 1935 (continuazione)

10 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

Dal 23 al  28 gennaio: «ciclo di lezioni per la propaganda del riso».

Tra le iniziative del Regime, oltre alla "battaglia del grano",
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che aveva il preciso scopo di realizzare l'indipendenza economica dell'Italia attraverso l'incremento dell'agricoltura e che occupava un posto di primissimo piano nella didattica della scuola elementare,
battaglia-del-grano-copie-1.jpg Campagna per il consumo di zuccheo (1937)

 

si aggiunse , nel febbraio 1928 quella del riso, con la celebrazione della "giornata del riso" il 19 febbraio. Una circolare raccomandava ai capi delle scuole la più attiva propaganda per il consumo del riso, per evitare la crisi di sovrapproduzione di quel cereale.

 

31 gennaio: «per interessamento delle autorità locali e per gentile concessione del proprietario, oggi le scolaresche di quarta e di quinta hanno gratuitamente assistito al film “La camicia nera”. La film veramente bella non poteva essere più bella ed interessante, tanto dal lato morale quanto patriottico».

 

31 gennaio: «nel pomeriggio saggio ginnico guida presso la Casa del Balilla di Monza».
ginnastica3 ginnastica4

L’insegnante  vende i  francobolli della Refezione scolastica, le tessere di Piccole Italiane, raccoglie le iscrizioni alla Mutualità scolastica (anche con pagamenti a rate), è riuscita a convincere le sue alunne tanto che «quasi tutte si sono fatte la divisa di Piccole Italiane».
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25 marzo 1935: festa degli alberi
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La festa degli alberi, pur non essendo una creazione del fascismo - la sua istituzione risale al 1902 - venne sfruttata e piegata dal Regime all'opera di intensa propaganda intrapresa per la salvaguardia e l'incremento del patrimonio forestale italiano.

Con la circolare del 15 ottobre 1928 tutta la scuola era chiamata a celebrare questa festa per la quale venivano scelti il luogo e la data più adatti per l'occasione.
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Giornata delle due croci: quinta campagna nazionale per il francobollo antitubercolare
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28 aprile 1935: la nuova città di Guidonia
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12 maggio 1935: visita di Starace a Lissone
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12 mag 1935 Starace a Lissone


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14 maggio 1935: visita dell’Ispettore di Religione. Il maestro riporta a penna, in rosso, una citazione di Mussolini sulla religione
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la Leva fascista
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Cos’era la leva fascista?

Ogni anno con la Leva Fascista veniva solennizzato il rito di passaggio dei Balilla che avevano compiuto 14 anni nelle Avanguardie, mentre gli Avanguardisti che compivano i 18 anni passavano nei Fasci Giovanili (da dove, a 21 anni, sarebbero entrati nella Milizia e nel Partito).

Dal 1935 al gradino più basso vi erano i Figli della lupa

Nello stesso modo, con la Leva Fascista Femminile, avveniva il passaggio delle Piccole Italiane nelle file delle Giovani Italiane e di queste nel gruppo delle Giovani Fasciste.

La Leva fascista si celebrava il 24 maggio, nell'anniversario dell'entrata in guerra dell'Italia. Nello stesso giorno, a partire dal 1934, aveva luogo in tutti i Comuni la Festa ginnastica nazionale, organizzata dall'O.N.B. Balilla e Piccole Italiane si esibivano negli esercizi ginnici seguendo gli ordini trasmessi per radio da un istruttore dell'O.N.B. che li guidava dal Foro Mussolini in Roma.

 

Saggio ginnico ed esercizi obbligatori
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Esami e fine dell’anno scolastico:
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Lissone, anno scolastico 1935-1936

10 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

Alla metà degli anni trenta del novecento, tre regimi totalitari sono al potere rispettivamente in URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche), in Germania e in Italia.

Nell’Unione Sovietica, Stalin, da circa dieci anni alla guida del Paese, dopo aver attuato la collettivizzazione forzata nelle campagne e fatto spostare manodopera dalla campagna all’industria, stava procedendo alla repressione dei suoi oppositori all’interno del partito comunista, mediante le “purghe” (processi senza garanzie processuali che vedevano come imputati dirigenti di partito).

In Germania Hitler, diventato cancelliere del Reich nel 1933, reprimeva il dissenso; venivano emanate le “leggi di Norimberga” (1935), con funzione soprattutto antisemita, che prevedevano la privazione dei diritti civili e politici.

In Italia il regime fascista di Mussolini era al culmine della sua potenza, tanto che desiderava provare all’estero che l’Italia era pacificata e che gli ultimi oppositori si erano arresi (con insidiose proposte, il Ministero della Giustizia faceva sapere di essere disposto a concedere ai detenuti politici la libertà condizionale in cambio dell’impegno di non occuparsi più di politica). In politica estera, la guerra d’Etiopia, svolta fondamentale nell’evoluzione della dittatura fascista, provoca il riavvicinamento tra l’Italia e la Germania. Il gioco delle alleanze europee risulta così suggellato per parecchio tempo.

 

Attraverso la cronaca dei giorni di scuola, scritta dal maestro sul “Giornale di Classe” di una quinta elementare, possiamo seguire gli avvenimenti riguardanti non solo Lissone, nell’anno scolastico 1935-1936, ma anche quelli dell’Italia nel contesto internazionale.

 

trascrizione del "Giornale della classe"

25 settembre 1935:
La mia classe è composta da 48 iscritti di cui 13 ripetenti. I primi giorni di scuola li spesi per un indispensabile riepilogo delle norme di pulizia, ordine, disciplina. Parlai inoltre dell’importanza dello studio e del rispetto che si deve all’Autorità. Cercai la forma più chiara e convincente, ma chissà quante volte dovrò ripetermi. Non mancai di aggiungere che la migliore preparazione al nuovo anno scolastico era quella di assecondare la lodevole iniziativa di assistere a una apposita S. Messa, chiamata dello scolaro.


2 ottobre 1935:
Oggi la scuola è terminata alle 3 per la memorabile adunata voluta dal Duce. Tutto il popolo italiano è con lui.

5 ottobre: Inaugurazione dell’anno scolastico e S. Messa.

12 ottobre: da lunedì l’orario è stabilito come segue:

8,30 – 8,45 ingresso                   

8,45 – 12 lezione

13,30 – 13,45 ingresso

13,45 – 15,30 lezione


26 ottobre:
fu ascoltata la radiotrasmissione ordinata dal segretario del P.N.F. agli scolari d’Italia. “Saluto al Re, saluto al Duce” “Visita a un campo di camice nere in partenza per l’Africa Orientale.


28 ottobre:
Anniversario della Marcia su Roma. Ho parlato in proposito ai miei scolari facendo rilevare tutto il bene che Mussolini ha fatto e continua a fare per la grandezza della nostra Italia.

Tutte le scolaresche, accompagnate dai rispettivi insegnanti, sono sfilate in corteo per le vie del paese indi si recarono in chiesa per assistere la Messa ai Caduti della Rivoluzione, poi il corteo si recò al Parco delle Rimembranze indi in Piazza Vittorio Emanuele III ove parlò il segretario politico. Dopo il saluto al Re e al Duce il corteo si sciolse.


4 novembre:
Anniversario della Vittoria. Corteo dei Balilla e delle Piccole Italiane al cimitero per la traslazione della salma di un glorioso caduto decorato di medaglia d’argento. Messa da campo e discorso analogo. Il corteo ha poi sostato al Monumento ai caduti per la lettura del Bollettino della Vittoria e furono deposte le solite corone.


8 novembre:
solenne ingresso a Macallè del generale De Bono

11 novembre: genetliaco del Re


originale del "Giornale della classe" del 18 novembre 1935

18 novembre:
Tutti i tricolori d’Italia sventolano, non per un lieto evento o per commemorare una data gloriosa, ma per protesta contro le sanzioni. Faccio scrivere le parole del Duce: Davanti alla minaccia di un assedio economico che la storia bollerà come un crimine assurdo, tutti gli italiani degni di questo nome, lotteranno organizzandosi nella più accanita delle difese.  – Spiego che siano le sanzioni e quale dovrà essere la nostra lotta per vincerle.

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5 dicembre:
Commemorazione di Balilla; narrazione e conseguenza storica.


18 dicembre:
Giornata della fede; colla donazione dell’anello nuziale da parte delle donne d’Italia,
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fu entusiastica quella dei rottami di metallo fatta anche dai miei scolari. 
Inaugurazione di Pontinia, terzo comune dell’Agro Pontino.


23 dicembre: dal 24 al 2 gennaio vacanze natalizie


21 gennaio 1936:
abbiamo sentito la trasmissione della radio sull’argomento: disfatta di Macallè 1896 – Macallè italiana 1936. Presa di Neghelli. Ritornata in classe, dopo la spiegazione data in merito alla radiotrasmissione, ho assegnato per casa il riassunto delle cose udite.


11 febbraio:
sesto anniversario della firma del Trattato del Laterano e del Concordato dell’Italia e la Santa Sede. Per l’annuale solennità civile, le scuole hanno fatto vacanza.


12 febbraio:
causa l’influenza ho segnato in questo periodo il maggior numero di assenze dei miei alunni.

16 febbraio: morte di Augusta Mussolini, moglie del compianto Arnaldo, donna di elette virtù.


originale del "Giornale della classe" del 19 febbraio 1936

19 febbraio: oggi la Nazione è imbandierata per celebrare la vittoria di Ambra Aradam. Illustro alla scolaresca la grande battaglia, leggo il comunicato, si partecipa al giubilo di tutti gli Italiani per la magnifica vittoria delle nostre armi. Il nostro pensiero si rivolge con gratitudine al Duce al Re a S.E.  Badoglio a tutti i capi e combattenti morti in terra d’Africa.


28 febbraio:
la bandiera italiana sventola sul nuovo bastione conquistato: l’Amba Alagi. Faccio partecipare gli scolari al giubilo del popolo italiano scrivendo un pensiero riconoscente al Duce ed ai nostri eroici soldati.

29 febbraio: sabato, ultimo di carnevale si fece vacanza.


3 marzo:
Commemorazione del quarantesimo anno della battaglia di Adua. Parlo alla scolaresca della Messa al campo fatta a Roma sull’Altare della Patria il 1° marzo con la partecipazione del Re, del Duce e di tutte le autorità militari e politiche, assumendo così carattere nazionale per la commemorazione suddetta.  I morti di Adua sono finalmente vendicati.

23 marzo:
Commemorazione del 17° anniversario della fondazione dei primi Fasci di combattimento per opera di Benito Mussolini in Piazza San Sepolcro a Milano. Quest’anno la celebrazione è più vibrante perché fatta sotto l’ala della vittoria africana.


26 marzo:
Il popolo italiano porge il suo commosso saluto e augurio a Maria di Piemonte, l’augusta crocerossina che parte domani per l’Africa Orientale e si appresta a dare l’opera personale di volontario sacrificio sulla nave ospedale Cesarea. Ancora una volta la Casa Reale dà l’esempio più alto e magnifico e porta laggiù la voce amorosa della Patria. Tutte unite nel sentimento e nel valore.


28 marzo:
consegno £ 10 per l’iscrizione della mia classe alla Croce Rossa Italiana.


2  aprile:
Dopo aver distribuito ai miei scolari il medaglione con l’effige del Duce, li ho fatti marciare inquadrati al Campo Sportivo, dove hanno compiuto qualche esercizio di ginnastica e cantato gli inni della Patria. La cerimonia è finita con il saluto al Re l Duce e all’on. Ricci. Era presente il Segretario Politico.

3 aprile: Celebrazione del decennale dell’Opera Nazionale Balilla.

La scolaresca, accompagnata dai rispettivi maestri, si radunarono in cortile; erano presenti le autorità religiose e civili. Balilla e Piccole Italiane e insegnanti erano in divisa, ascoltarono attentamente le parole pronunciate prima dal comandante la coorte Balilla poi dal nostro esimio Sig. Ispettore.

4 aprile: Domani giornata della doppia croce: parlo dei benefici apportati dalla lotta contro la tubercolosi.
 



dal 9 al 14 aprile: vacanze pasquali

28 aprile: Celebrazione del Natale di Roma e festa del lavoro. Continuo ad impartire notizie sul censimento.


5 maggio 1936:
Badoglio è entrato in Addis Abeba. Annuncio del Duce a tutto il mondo.Leggo il discorso del Duce (si commenta) e faccio cantare un inno alla Patria. Alle 10 e mezzo tutte le scolaresche accompagnate dai rispettivi insegnanti si recarono al Parco delle Rimembranze.


9 maggio 1936:
Proclamazione per radio dell’Impero italiano d’Etiopia. Illustro alla scolaresca la fondazione dell’Impero. Solenne Te Deum di ringraziamento, coll’intervento delle Autorità, Balilla, Piccole Italiane e Combattenti

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24 maggio 1936: Commemorazione dell’entrata in guerra e della leva Fascista. Tutte le scolaresche, accompagnate dai rispettivi insegnanti, parteciparono al corteo che si recò al Parco delle Rimembranze e poi in piazza dove il Segretario Politico celebrò la data memorabile e lesse il discorso del Duce pronunziato in occasione della fondazione dell’Impero.


26 maggio:
Siamo andati in cortile ad ascoltare l’ultima trasmissione dell’Ente Radio Rurale. Abbiamo sentito il saggio di canto corale eseguito da lacune scolaresche di Roma.


2 giugno: Quest’oggi la mia scolaresca ebbe la visita del Sig. Prevosto per la prova annuale di Religione. Tutti gli interrogati risposero molto bene. Il Sig. Prevosto ne fu molto contento

12 giugno 1936: Saggio ginnico al Campo Sportivo eseguito dalle classi 3a 4a e 5a . Furono eseguiti gli esercizi obbligatori dell’Opera Nazionale Balilla ed alcuni canti patriottici. Erano presenti le Autorità locali, il Segretario Politico e il Capo Zona di Lissone.


22 giugno 1936: termine delle lezioni

23-24-26-27 giugno: Si svolgono le operazioni di esame. Risultato: presenti 45 – approvati 34 – non approvati 5 – rimandati a settembre 6

materiale didattico
 

   

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Lissone: un secolo tra i banchi di scuola

10 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

Ricercando negli archivi comunali, Renato Pellizzoni, appassionato studioso della storia del XX secolo, e Maurizio Parma, profondo conoscitore di storia locale, hanno visionato documenti riguardanti la scuola pubblica a Lissone, dai più antichi risalenti alla seconda metà del XIX secolo (1860 – 1900) fino a quelli del ventennio fascista (1922 - 1945).

Di particolare interesse, negli anni dal 1930 al 1945, sono le notizie contenute nel “Giornale della classe" (così era chiamato il registro), dove gli insegnanti riportavano la cronaca e le osservazioni sulla vita scolastica. Analizzando questi giornali classe, soprattutto delle quarte e quinte classi delle elementari, si constata come “la rivoluzione nasceva non sulle piazze, ma nelle aule delle scuole elementari, quando ai giovani veniva tolto il senso della libertà individuale e la prospettiva del loro futuro obbligatoriamente si allineava a quella del cittadino-soldato. Il fascismo coltivò la propria dottrina in modo massiccio tra i ragazzi tentando di creare una generazione di ‘italiani nuovi’ .

Il ventennio ha prodotto un proprio sistema pedagogico che ricalca e continua quello comune a tutti i regimi totalitari, in cui la scuola costituisce un mezzo importante per inculcare nei giovani gli ideali del regime.

L’istituzione scolastica diventò ben presto un potente veicolo di propaganda del fascismo, il più efficace strumento per l’organizzazione del consenso di massa.

È proprio la scuola elementare, infatti, il primo e più importante gradino del lungo processo di irreggimentazione e indottrinamento, il cui obiettivo primario era quello di costruire futuri soldati, uomini ciecamente pronti a “credere, obbedire e combattere(1)”.   


 

“Fondamentale nello sviluppo di questa operazione di ingabbiamento della gioventù fu l'adesione supina e consapevole dei maestri e delle maestre che non fecero mai opposizione. Il fascismo li blandì ed onorò la loro opera (2)”.



   

In un articolo sono pubblicate immagini di documenti della scuola pubblica di Lissone negli anni successivi all’Unità d’Italia fino alla fine dell’ottocento.

Per gli anni del fascismo, invece, sono state trascritte alcune pagine del “Giornale della classe”: la loro lettura consente di avere uno spaccato della vita non solo degli studenti e della scuola ma anche del paese e della nazione.

 

(1) Elena D'Ambrosio ricercatrice Istituto di Storia Contemporanea "P. A. Perretta" autrice di “A scuola col duce – l’istruzione primaria nel ventennio fascista”

(2) Ricciotti Lazzero nell’introduzione al libro di Elena D'Ambrosio “A scuola col duce – l’istruzione primaria nel ventennio fascista”

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Il Testo unico di Stato

10 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #il fascismo

(continuazione de "La scuola sotto il Fascismo) 

Il libro di testo unico
Un posto di primo piano è naturalmente riservato all’apologia del fascismo. Mussolini, il creatore dell’ "Italia nuova", occupava il vertice. Il culto della sua persona raggiungeva livelli davvero impensabili di fanatismo, assumendo forme di vera e propria idolatria (la sua figura metteva in ombra anche quella, istituzionalmente più importante, del Re), accanto al culto della Patria e delle sue insegne (la bandiera), l’esaltazione della Grande Guerra e dei suoi martiri, il mito di Roma.

Il tema della guerra - come momento di formazione per la nuova nazione fascista, strumento di difesa della patria e strumento di espansione e affermazione dell’Italia fascista - e immagini belliche sono disseminate un po’ dappertutto.

Non mancava la celebrazione della famiglia, nucleo sociale basilare, dove il ruolo della donna non poteva essere che quello di moglie forte e madre prolifica, massaia sobria e attenta, dotata di un enorme spirito di sacrificio.

L’obbedienza era la prima, fondamentale e forse l’unica qualità che il fascismo chiedeva ai bimbi d’Italia.

Con la Legge del 31 dicembre 1934 si introducevano la pratica e la cultura militare nella scuola (obbligatorie per i ragazzi dagli 8 ai 21 anni) realizzando pienamente la formula fascista "Libro e moschetto fascista perfetto". 
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Nel motto dato ai giovani, libro e moschetto, il libro si riduceva ogni anno più a un corpo chiuso di poche cognizioni ufficialmente accettate, a un catechismo, a un decalogo; e il moschetto legittimava l'ignoranza, il disprezzo di ogni ulteriore aspirazione alla cultura, la prepotenza, una tracotanza spavalda che, come si vide poi, era tutto il contrario del coraggio. Riluttanza ad apprendere, riluttanza a pensare; visto che l'articolo primo del decalogo del perfetto fascista assegnava il pensare e il decidere per tutti al solo capo, con quel lemma: «Il duce ha sempre ragione». (Qualcuno, ricordando che Mussolini era stato maestro di scuola, disse fin dal 1930 che egli voleva fare dell'Italia una scolaresca modello come è descritta in una strofetta infantile: Silenzio perfetto, / chi tace un confetto, / chi dice parola / va fuori di scuola).

 

Nella seconda metà degli anni Trenta, con la conquista d’Etiopia e la fondazione dell’Impero,illustrazione-serie-guerra-d-Etiopia.jpg il tema bellico assumerà un’importanza sempre maggiore.

 (Illustrazione di A. Bertiglia: serie guerra d’Etiopia e Impero)

Con la guerra d’Etiopia, e poi nel 1938 con la promulgazione delle leggi razziali contro gli ebrei, il fascismo mise in campo le teorie che proclamavano la superiorità della razza ariana nei confronti, in particolare, delle popolazioni dell’Africa Orientale e degli ebrei, cui, dal 1938, fu vietato l’accesso a tutte le scuole.

La paziente, quotidiana, intensiva opera di propaganda nelle scuole e nella vita pubblica diede i suoi frutti. I ragazzi espressero i loro sentimenti di adesione nei compiti in classe, nei temi, nei diari.

In particolare, dall’analisi del Testo unico di Stato risulta che:

-        Fin dalla prima pagina, dedicata all'inizio della scuola, erano subito evidenti i temi ricorrenti del libro di testo: la religione, il Re Imperatore, il Duce; quest'ultimo con il suo sguardo "magnetico" era paragonato ad "un'aquila che apre le ali e sale nello spazio ... è una fiamma che cerca il vostro cuore per accendere di fuoco vermiglio". Gli argomenti erano improntati alla retorica di regime ed erano resi con un linguaggio magniloquente ed artificioso, tipico dello stile di comunicazione fascista.

-        Nelle letture, su 219 pagine ben 64 (29,2%) erano dedicate all'apologia del fascismo. Mussolini occupava il primo posto, il culto della sua persona raggiungeva livelli di fanatismo, tanto che l'autore scriveva: "Anche noi possiamo rivelarvi tutta la nostra legge e tutta la nostra fede di fascisti, in un istante. Basta una parola sola: Duce!" Seguivano poi la cronaca, le storie, le cerimonie ed i riti, le organizzazioni giovanili, le realizzazioni e le opere pubbliche, insomma tutto lo stile di vita del fascista perfetto.

-        Un'altra importante parte del libro era riservata ad argomenti religiosi, che con 37 pagine (16,8%) tenevano il secondo posto: si trattava di una religione sempre in sintonia con lo Stato e con il partito, conforme allo spirito ed al dettato del Concordato tra Chiesa e Stato fascista.

-        C'erano quindi i 26 fogli (11,8%) riservati all'esaltazione della grande guerra, che proponevano, attraverso gli eroi ardimentosi, quell'interpretazione mitico-risorgimentale del conflitto.

-        Un altro settore considerevole (22 pagine, il 10%) era dedicato all'impresa d'Etiopia, alle "gloriose gesta" dei nostri soldati contro "le orde del Negus", anche questo argomento serviva per magnificare "il grande valore degli italiani", guidati alla vittoria dal Duce. Leggermente distanziati (7 pagine, il 3%), ma sempre presenti anche nei racconti non espressamente dedicati a loro, erano i membri di casa Savoia, fra i quali risaltava ... "il più bell'ufficiale dell'esercito italiano".

-        Concludendo, l'analisi quantitativa delle pagine del libro risulta che ben 156 fogli su 219 erano dedicati alla propaganda, diretta o indiretta, di regime con una percentuale del 71%. I restanti 63 fogli (28,7%) trattavano, in modo consueto, argomenti come le stagioni, poesiole (risparmio, frugalità, coraggio e tenacia nel sacrificio) e storie di animali. 

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Dal “Breviario del maestro”:

 

Aritmetica

Prodotti di più fattori

Quanti balilla sono 8 colonne di balilla, ciascuna di 30 sestiglie? (6 x 30 x 8)

Problemi

Diciotto Balilla partecipano ad una gita: se tutti pagassero, la quota di ciascuno sareb­be di L. 17.50. Siccome pagano soltanto 15 balilla, quanto paga ciascuno di essi?

S.: L. (17,5 x 18) = L. 315 (spesa totale)

L. (315 : 15) = L. 21 (spesa unitaria)

R.  Ciascuno di essi paga L. 21

 

Quattro balilla stanno giocando con le biglie. Il primo di essi ne ha 28; il secondo il doppio del primo; il terzo quanto il primo ed il secondo insieme; il quarto la metà terzo. Quante biglie hanno insieme?

S.:

I balilla biglie                         28

II balilla biglie                        28 x 2       56

III balilla biglie                       28 + 56     84

IV balilla biglie                        84: 2        42

                         biglie            (28+ 56+84+42) = biglie 210

R. Quei quattro balilla hanno insieme 210 biglie. 

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da pagina 318 del libro di III elementare: "... per la santa impresa di sgominare i senzapatria era necessario un capo ... il salvatore ..."
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Gioco dell’Oca guerra d’Etiopia

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Storia: da pagina 327 del libro di III elementare

"Gli eroi …. della Rivoluzione Fascista hanno fatto la Patria libera, unita, prospera e forte. Spetta ora a voi crescere sani di mente e di corpo per continuarne l'opera, in modo che l'Italia sia, ancora una volta, splen­dido faro di civiltà; pronti, come i vostri padri ed i vostri avi, se la Patria chiamasse, a balzare alle armi, ed a cadere serenamente, se la sua salvezza e la sua grandezza esigesse da voi il sacrificio supremo."

Nonostante tutto, quell’imponente complesso creato per preparare i ragazzi al futuro combattimento si sfasciò. La scuola fascista fallì. L’educazione guerriera - con i manuali "manipolati", le adunate, le marce, gli inni, i canti rivoluzionari - non lasciò traccia sulla crescita morale di buona parte della gioventù di allora.

Purtroppo ci fu chi, con la guerra, finì in Russia, in Albania, in Cireneaica, in Somalia, in Tunisia. Molti non fecero più ritorno. E sotto quella "cappa nera" che aveva soffocato il libero pensiero si formarono gli uomini che alla fine del ventennio avrebbero guidato la democrazia.

 "Esaminando ciò che il fascismo ha fatto sui banchi di scuola – ha scritto Ricciotti Lazzero nell’introduzione al libro "A scuola col duce", - si possono trarre gli elementi per capire e giudicare qualunque ideologia totalitaria nata o che nasca intorno a noi."


a Lissone una mostra sulla scuola primaria durante il regime fascista

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i primi documenti sulla scuola a Lissone

10 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

Da una ricerca sulla scuola pubblica, effettuata negli archivi comunali di Lissone, da Renato Pellizzoni, appassionato studioso di storia del XX secolo, e Maurizio Parma, profondo conoscitore di storia locale.

  
Risalgono al 1861 (anno dell'Unità d'Italia) i primi documenti rinvenuti negli archivi comunali. Anno scolastico 1861-1862

Regnava Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia.

E’ il registro di due classi : prima e seconda superiore maschile.

Vi erano due esami: a metà anno scolastico e alla fine.

Il maestro si chiamava Giovanni Mussi.

Le due classi erano composte da 51 alunni (iscritti al 15 ottobre 1861)

Presenti all’esame di metà anno 43 e a quello di fine anno 44

Approvati a metà anno 30; non approvati 13

Presenti all’esame di fine anno 44

Promossi 40; non promossi 4

 

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L’organizzazione scolastica si basava su una legge del 1859, la legge Casati, che regolava l’insieme delle norme, fino all’università, stabilendo il principio di una scuola elementare unica, gratuita e obbligatoria per i ragazzi e le ragazze, e dipendente finanziariamente dai Comuni, mentre le scuole superiori e le università dipendevano dallo Stato.

 


anno scolastico 1864 - 1865
 

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Nel 1870 le principali attività degli abitanti erano l’agricoltura, la tessitura casalinga con i telai a mano, pochi erano ancora i falegnami. Gran parte della popolazione aveva qualche pezzo di terreno che in parte coltivava a granoturco, frumento, patate, piccolo orto. Su molti terreni si piantavano e coltivavano i gelsi necessari per produrre col loro fogliame il cibo per i bachi da seta.
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Molti lissonesi si dedicavano a questo lavoro che durava circa due mesi, dalla metà di maggio alla fine di giugno, senza perdere il normale lavoro. Raccolti i bozzoli, si portavano alla filanda.


Nel 1870 nacque anche la Sociètà di Mutuo Soccorso fra operai e contadini. La Società oltre allo scopo della mutualità aveva anche quello dell’elevamento morale e intellettuale dei lavoratori ed era un punto principale e speciale quello della cultura e istruzione.

società mutuo soccorso fronte
La prima sede della Società di Mutuo Soccorso

 

anno scolastico 1873 - 1874

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il documento è firmato dal sindaco di allora, Angelo Meroni  

 

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Nella sua relazione annuale il maestro segnala al Sindaco del Comune le numerose assenze degli scolari:

«L’insegnante non può tacere che tali assenze vennero occasionate per la massima parte dalla indulgenza dei genitori  e dalla costumanza combattuta sempre dal sottoscritto, ma non del tutto ancor vinta, di tenere lontano i figli dalla scuola ogni volta giovi servirsi dell’opera di essi nelle officine e nelle casalinghe occupazioni ed è per questo che si ebbero a lamentare anche le solite assenze nelle singole ..... nei mesi di maggio, giugno e parte di luglio in occasione dell’allevamento dei bachi da seta e dei lavori campestri».

 

scuola comunale mista maschile di Santa Margherita, frazione di Lissone, anno scolastico 1876 - 1877

La maestra è tenuta, in base al regolamento scolastico, a informare il Sindaco sull'andamento della classe:

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relazione della maestra Agostoni Marietta (6 settembre 1878) 

 

Illustrissimo Signor Sindaco

In omaggio all’articolo 95 del vigente regolamento scolastico, la scrivente si fa premuroso dovere di trasmettere a V. S. I. la relazione sull’andamento della classe prima sezione inferiore di questa scuola maschile communale da lei diretta e condotta nell’ora spirato anno scolastico 1877-78.

Apertura della scuola 6 novembre

Alunni inscritti 138

Presenti all’esame della prima metà dell’anno 130

Presenti all’esame della seconda metà dell’anno 90

Promossi 43

Frequenza media nella prima metà dell’anno 120 nella seconda metà 100

Orario delle lezioni dalle 2 alle 5 pomeridiane diviso come sègue :

Dalle 2 alle 3 ½ per la prima metà degli alunni e dalle 3 ½ alle 5 dalla seconda metà.

Profitto sodisfacente, non ostante la poca durata dell’orario.

Disciplina degli alunni lodevole, sicome fu costatato da Onorevole Soprintendenza scolastico e dall’Illustrissimo SiG. Sindaco che presenziò l’esame

Col massimo ossequio si rassegna

Maestra Agostoni Marietta

Lissone li 6 settembre 1878



Nel 1878 si inaugurava la Scuola di Disegno e Intaglio

Lissone nel 1878 non aveva ancora la stazione ferroviaria, benchè già passasse nel suo territorio la linea Milano-Como.   (classe III maschile e II femminile)

La stazione «Lissone-Muggiò» venne costruita, infatti, tra il settembre 1881 e il maggio del 1882.

La linea ferroviaria Milano-Monza di 13 Km, la prima strada ferrata dell'Italia settentrionale, era stata realizzata nel 1840. Nel 1861 la linea ferroviaria venne prolungata sino a Como, ponendo il borgo di.Lissone direttamente sulla tratto ferroviario, compreso tra le due stazioni di Monza e Desio.
1882 stazione di Lissone


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Anno scolastico 1898 -1899 alla scuola elementare di Via Aliprandi


E nel 1899 arriva l'energia elettrica: il Comune di Lissone stipulò un contratto con la Società monzese di elettricità affinché fosse impiantata la conduttura dell' energia elettrica e le relative lampade, garantendo così l'illuminazione del centro abitato, fino a quel momento ancora affidata a lampade a petrolio.
Tuttavia l'arrivo dell'energia elettrica interessò solo il centro, lasciando le frazioni Aliprandi e Bareggia per lungo tempo ancora soggette alla scarsa illuminazione di qualche lampada a petrolio.

 


1903 04 registro

Anno scolastico 1903 -1904 scuola elementare di Via Aliprandi 

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Anno scolastico 1934 - 1935

10 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

vissuto sui banchi di una scuola elementare di Lissone.

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Dalla lettura del “Giornale della classe” di alcune quarte e quinte scaturiscono alcune osservazioni (le parti in corsivo sono tratte fedelmente dalle pagine scritte di proprio pugno dal maestro o dalla maestra):

all’insegnante viene affidato il compito di fare della propaganda al regime fascista. Nel messaggio radiotrasmesso, il 17 novembre 1934, il ministro dell’Educazione Nazionale Ercole ricorda «la delicatissima missione che il regime ha affidato agli insegnanti» e «quanto si aspetti dalla loro opera». Dal 18 novembre 1934 per gli insegnanti vige l’obbligo di indossare la divisa durante le ore di lezione.


Durante le ore di lezione è un continuo richiedere con insistenza da parte degli insegnanti, sia di soldi per il regime e per le sue opere (per l’acquisto delle tessere di Piccole Italiane,nelle sezioni femminili, per quelle dell’Opera Nazionale Balilla, per «l’Albo di cultura fascista, in vendita in classe per ordine superiore», per il pagamento delle pagelle, per la Mutualità scolastica, per i francobolli pro refezione scolastica e per la campagna antitubercolare, per l’iscrizione alla Dante Alighieri, per la biblioteca scolastica), sia di materiale, come, ad esempio, indumenti a beneficio dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia.
A questo proposito scrive una maestra «consegno il pacco di indumenti raccolti nella mia classe e confesso che sono stata assai contenta del modo come hanno risposto le mie alunne. Benché povere hanno offerto 31 capi di indumenti completamente nuovi». Un altro maestro segnala: «la mia classe è composta di elementi molto poveri» tante che pagano la tessera di iscrizione all’Opera Nazionale Balilla «a rate di 10 centesimi alla settimana».
In un pagina del “Giornale della classe”, per ogni alunno, erano indicate le condizioni economiche della famiglia! Ed una maestra «conscia del compito che incombe all’Insegnante fascista, farò del mio meglio affinché la totalità delle mie alunne sia iscritta sia all’O.N.B. sia alla Mutualità scolastica».

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cos'era l’Opera Nazionale Balilla?

La scuola, pur ricoprendo un ruolo insostituibile nell'istruzione ed educazione dei giovani, non era sufficiente a formare quell' "italiano nuovo" voluto dal fascismo. Ad integrare e completare l'azione della scuola fu creata l'Opera Nazionale Balilla con il compito di curare l'assistenza e l'educazione fisica e morale della gioventù italiana.

Realizzando una serie di attività a carattere culturale, politico, paramilitare, sportivo e ricreativo, accrebbe il suo ruolo dentro la scuola, richiedendo la collaborazione e il contributo degli insegnanti per il tesseramento dei ragazzi e il loro inquadramento nelle file dell'organizzazione.

L'Opera Nazionale Balilla, introdotta con la legge 3 aprile 1926, prese nome dal leggendario ragazzo genovese Giovanni Battista Perasso, detto il "Balilla", - ogni anno ricordato con solenni celebrazioni - che nel 1746 aveva dato inizio all'insurrezione di Genova, scagliando un sasso contro gli occupanti austriaci.

 

e la Mutualità scolastica?

La Mutualità scolastica ebbe origine a Milano, nel marzo del 1907, quando alcuni socialisti, insegnanti ed ex alunni della scuola elementare di via Giulio Romano, fondarono la società di ginnastica "Sempre Uniti" e strinsero "vincoli di fraternità" istituendo un Mutuo Soccorso scolastico. L'iniziativa fu presa ad esempio da molte altre scuole, in breve tempo ebbe carattere nazionale e tre anni dopo il Parlamento promulgò la legge sulla Mutualità Scolastica.

Nel 1929 la Mutualità scolastica entrò a far parte del programma fascista sull'assistenza: la legge n.17 del 3 gennaio istituì l'Ente Nazionale per la Mutualità scolastica che inglobò tutte le società locali e regolamentò il versamento dei contributi per il sussidio di malattia agli allievi.

Con il versamento di 10 lire annue corrisposte a rate, 25 centesimi ogni marchetta settimanale che veniva appiccicata sull'apposita tessera, i soci che cadevano malati ricevevano il sussidio per tutte le malattie acute e croniche insorte dopo l'iscrizione alla Mutualità.

L'Ente Nazionale per la Mutualità scolastica fu sciolto nel 1938.

Per la propaganda e di conseguenza la diffusione della mutualità scolastica le autorità facevano affidamento sull'azione dei maestri elementari, per i quali il servizio era obbligatorio. Essi avrebbero per questo ricevuto "un segno di approvazione e di riconoscimento".

 

la “Dante Alighieri” per gli Italiani all'estero

Particolare attenzione veniva riservata alla propaganda nelle scuole della Società "Dante Alighieri", sorta nel 1889 per la diffusione della lingua e della cultura italiana all'estero, attiva soprattutto nei Paesi dove si era indirizzata l'emigrazione italiana. La tessera di iscrizione all'associazione veniva rilasciata dietro il contributo di una lira all'anno. Ancora nel 1934 il ministro Ercole esortava i responsabili scolastici a continuare la loro opera di propaganda a favore di tale società.

Il 25 settembre 1934 inizia la scuola; scrive un maestro di quinta «la mia classe è composta di soli 48 alunni. Alcuni ragazzi quest’anno non frequentano più perché vanno a bottega».

In una sezione femminile invece: «mi viene affidata una terza di 60 alunne di cui 20 ripetenti. Numero forte ma ormai legale per Lissone». Quasi tutte le alunne indossano il grembiule bianco «che dà alla classe un aspetto di ordine e pulizia mai ottenuto con il grembiule nero».

 

5 ottobre: «Domani vacanza per l’arrivo del Duce a Monza. Riesce più che naturale che la giornata si passi tratteggiando la figura e le opere di questo grande Uomo che sa dimostrare al mondo intero che cosa è il Fascismo».

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27 ottobre: «Domani anniversario della marcia su Roma. Illustro le ragioni che condussero a tale data ed i vantaggi non solo nazionali ma mondiali che portò il fascismo con l’avvento al potere».
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28 ottobre: «tutta la scolaresca in divisa in Piazza Vittorio Emanuele II».

 

Il 31 ottobre, in occasione della “Giornata del Risparmio”, alla fine delle lezioni pomeridiane, nel cortile della scuola, alla presenza di tutte le autorità politiche, civili e religiose locali, vengono premiati 50 alunni più poveri e meritevoli con un libretto della “Cassa di Risparmio delle Province Lombarde”.

 

Tessere di Piccole Italiane
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Dal 18 novembre 1934 per gli insegnanti vige l’obbligo di indossare la divisa durante le ore di lezione.
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19 novembre: nessuno si presenta a scuola
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26 novembre: l’insegnante insiste per  far iscrivere gli alunni alla Mutualità Scolastica, ma ...
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27 novembre 1934: si deve vendere per ordine superiore!!!
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poi l’insegnante cerca di farsi promotrice delle assicurazioni i.N.A.
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e per la “Giornata della Madre e del Fanciullo”
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L'Opera Nazionale per la Protezione della Maternità e dell'Infanzia

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La speciale attenzione rivolta al problema demografico e alla sanità fisica e morale dell'infanzia fu una delle ragioni che spinse il fascismo alla istituzione, con la Legge 10 dicembre 1925, dell'Opera Nazionale per la protezione della Maternità ed Infanzia (O.N.M.I.).

Ogni 23 dicembre veniva celebrata la Giornata della Madre e del Bambino dedicata alla "esaltazione della maternità e dell'infanzia". In questo giorno venivano distribuiti in tutta Italia, a cura dell'Opera, vestiario e corredini per le gestanti in difficoltà, premi di nuzialità e natalità.


continua

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