2015
70° anniversario della liberazione dell'Italia dal nazifascismo
Auguri anche a tutti i nostri lettori
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Come è indicato nella pagina iniziale, oltre ad articoli riguardanti le attività dell’ANPI e della nostra Sezione lissonese, il sito contiene numerosi articoli di storia d’Italia e di storia locale della nostra città, Lissone.
Auguriamo un buon Natale e un felice 2015 ai 95 iscritti della nostra Sezione ANPI di Lissone e a tutti coloro che ci seguono.
Nell’immagine, la cartolina che ci hanno inviato gli amici del Comitato Resistenza Colle del Lys che ringraziamo e ai quali contraccambiamo gli auguri.
Il Comitato Resistenza Colle del Lys è un’associazione democratica e apartitica, di promozione sociale, senza fini di lucro, che riafferma e persegue gli ideali perenni di Libertà, Giustizia e Pace, che sono gli obiettivi della Resistenza.
Tessera ANPI 2015
dallo STATUTO dell’A.N.P.I. ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA
Articolo 23
Possono altresì essere ammessi come soci con diritto al voto, qualora ne facciano domanda scritta, coloro che, condividendo il patrimonio ideale, i valori e le finalità dell’A.N.P.I., intendono contribuire, in qualità di antifascisti, ... con il proprio impegno concreto alla realizzazione e alla continuità nel tempo degli scopi associativi, con il fine di conservare, tutelare e diffondere la conoscenza delle vicende e dei valori che la Resistenza, con la lotta e con l’impegno civile e democratico, ha consegnato alle nuove generazioni, come elemento fondante della Repubblica, della Costituzione e della Unione Europea e come patrimonio essenziale della memoria del Paese.
Il documento Wilson
7 dicembre 1944
La soluzione della crisi governativa incide anche in un altro settore decisivo: pone fine alla lunga attesa della missione del CLNAI, venuta a Roma alla fine di novembre, allo scopo di ottenere una chiarificazione definitiva dei rapporti sia con gli alleati, sia con il governo stesso italiano. La missione era stata originariamente sollecitata dagli alleati, cioè dai loro rappresentanti in Svizzera, quando ancora si sperava nella conclusione vittoriosa dell'offensiva sulla gotica, ma dagli stessi alleati ristretta alle persone di proprio gradimento, a Pizzoni, per le questioni finanziarie e -«Franchi» (Edgardo Sogno), per le questioni politico-militari. Deludendo questa impostazione, essa era stata costituita invece da Parri, Giancarlo Pajetta e Pizzoni, con la partecipazione ormai divenuta secondaria del suddetto Franchi. Arrivata a Roma, aveva ricevuto una accoglienza freddissima da parte di Bonomi il quale s'era affrettato a dichiarare la propria incompetenza, rinviandola agli alleati. Con questi ultimi essa aveva pertanto iniziato una fitta serie di colloqui, dovendo rinunciare - per lo scoppio stesso della crisi - ad avere un qualsiasi appoggio da parte del governo italiano.
Finalmente il 7 dicembre
nella sala del Grand Hotel, da un canto, imponente maestoso come un proconsole, Sir W. Maitland Wilson, dall'altro, - riferisce Parri, - noi quattro si procedeva alla firma al testo dell'accordo in sei punti. Al primo punto la definizione pregiudiziale dei rapporti fra il comandante supremo alleato e il CLNAI: «Il comandante supremo alleato desidera che la più completa cooperazione militare sia stabilita e sia mantenuta fra gli elementi che svolgono attività nel movimento della resistenza; il CLNAI stabilirà e manterrà tale cooperazione in modo da riunire tutti gli elementi che svolgono attività nel movimento della resistenza sia che appartengano ai partiti antifascisti del CLNAI o ad altre organizzazioni antifasciste».
Successivamente, gli impegni assunti dal CLNAI: di far eseguire da parte del CVL «tutte le istruzioni date dal comandante in capo AAI il quale agisce in nome del comandante supremo alleato»; di mantenere al posto di «capo militare del Comando generale del CVL un ufficiale accetto al comandante in capo AAI», di «garantire la legge e l'ordine al momento della ritirata del tedesco e di salvaguardare le risorse economiche del paese in attesa che venga istituito un governo militare alleato ...», di «fare cessione a tale governo di ogni autorità e di tutti i poteri di governo e di amministrazione, precedentemente assunti», di accettare infine che i partigiani nel territorio liberato passassero alle dipendenze dirette del comandante in capo AAI «eseguendo qualsiasi ordine dato da lui o dal governo militare alleato in suo nome compresi gli ordini di scioglimento e di consegna delle armi, quando ciò venisse richiesto».
Il documento concludeva con l'obbligo di « consultare le missioni alleate ... in tutte le questioni riguardanti la resistenza armata, le misure antiincendi e il mantenimento dell'ordine».
In cambio di tanti impegni, garanzie e oneri,«un'assegnazione mensile non eccedente 160 milioni di lire» veniva «consentita per conto del comando supremo alleato per far fronte alle spese del CLNAI e di tutte le altre organizzazioni antifasciste». Ma anche sul modo d'erogazione di tale somma e sulle quote spettanti alle varie zone sanciva il controllo del solito «comandante in capo AAI».
Il documento può apparire deludente, in taluni punti persino umiliante per la Resistenza. Ben si comprendono le reazioni immediate che esso suscitò al momento della firma nei rappresentanti del CLNAI («Ad un certo momento, - testimonia Parri, - ci domandammo se convenisse firmare») e anche quelle meno immediate, ma ancor più aspre che la sua lettura suscitò in seno al CLNAI (i rappresentanti socialisti arrivarono al punto di giudicarlo «un documento di asservimento del CLNAI alla politica britannica»).
«Ma, - continua lo stesso Parri, - firmammo. Troppo grande, troppo importante, quella che avevamo ottenuto per non lasciare in seconda linea le altre considerazioni». Al di là della forma, la sostanza era questa: che gli alleati riconoscevano di fatto al CLNAI il compito di guidare la lotto armata nel Nord e rinunciavano definitivamente alla loro politica di trattare con questo o quel settore del movimento partigiano (si ricordi quali erano state le richieste iniziali degli alleati per la formazione della stessa missione), Il finanziamento - certo utile e prezioso anche in se stesso - aveva tuttavia validità in quanto sanciva questa nuovo corso nei rapporti fra alleati e Resistenza: i primi ottenevano in cambio una serie d'impegni a garanzia che non si ripetesse in Italia una «soluzione tipo Grecia» (situazione già esclusa pregiudizialmente da tutta la condotta politica del CLNAI); la seconda vedeva infine riconosciuta a accettata la propria validità o la propria impostazione politica e militare; gli alleati erano costretti a riconoscere l'esistenza dell'esercito popolare dopo che in tanti modi s'erano adoperati per impedirne la nascita e lo sviluppo, prima sostenendo la tesi dei piccoli gruppi di «informatori e di sabotatori», poi limitando al minimo o negando del tutto i propri aiuti.
Il 26 dicembre vi fu una dichiarazione bipartita tra governo italiano e CLNAI.
Eccone il testo nella sua integrità:
Il Governo italiano riconosce il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia (CLNAI) quale organo dei partiti antifascisti nel territorio occupato dal nemico. Il governo italiano delega il CLNAI a rappresentarlo nella lotta che i patrioti hanno impegnato contro i fascisti e i tedeschi nell'Italia non ancora liberata. Il CLNAI accetta di agire a tal fine come delegato dal governo italiano il quale è riconosciuto dai governi alleati come successore del governo che firmò le condizioni di armistizio ed è la sola autorità legittima in quella parte d'Italia che è già stata o sarà in seguito restituita al governo italiano dal governo militare alleato.
Bibliografia:
Roberto Battaglia - Storia della Resistenza italiana – Einaudi 1964
Il secondo Governo Bonomi
Dicembre 1944: la crisi del primo governo Bonomi, che si era aperta con le dimissioni di Bonomi il 26 novembre 1944, toccava il suo punto culminante nei primi giorni di dicembre. Il tentativo del CLN d'avocare a sé la soluzione della crisi, designando il nuovo capo di governo nella persona del conte Sforza era andato completamente a vuoto: poiché sul nome di Sforza s'era rinnovato - e in forma ancor più brusca che nel giugno - il veto inglese. Scavalcando il CLN, il luogotenente aveva dato il reincarico a Bonomi, che l'aveva accettato essendo ormai in posizione di forza e avendo la massima possibilità di manovra dinanzi a un CLN disgregato. Il 2 dicembre i liberali dichiaravano d'esser disposti ad andare al governo anche senza la partecipazione di altri partiti. Il 4 dicembre Bonomi, forse preoccupato d'aver teso troppo la corda, rivolgeva un appello ai tre partiti di massa, invitandoli a collaborare con lui e offrendo loro due vicepresidenze che « avrebbero permesso di condividere più da vicino con lui... la responsabilità della direzione politica del governo ». Avendo i partiti socialista e comunista risposto all'invito negativamente, sia pure con diverse accentuazioni, nei giorni successivi si prospettava come soluzione più probabile della crisi la formazione d'un governo che escludesse da sé ogni rappresentanza della sinistra o d'un «governo a tre» (democrazia cristiana, liberali, democrazia del lavoro). Il 7 dicembre Togliatti aderiva alle proposte di Bonomi e pertanto si costituiva il nuovo governo, restando all'opposizione i socialisti e gli azionisti.
Bibliografia:
Roberto Battaglia - Storia della Resistenza italiana – Einaudi 1964