1 settembre 1939: l'invasione della Polonia
Le prime bombe sparate dalla corazzata tedesca Schleswig-Holstein alle 04.45 del 1° settembre sulla Penisola di Westerplatte sul Mar Baltico, davanti a Danzica, segnarono l'inizio della II guerra mondiale.
Il 1° settembre 1939 l’esercito tedesco, su ordine di Hitler, varca la frontiera polacca.
La seconda guerra mondiale è stata «una catastrofe che si è abbattuta su una parte dell’umanità … E’ arrivata perché c’è stata una guerra nel 1914 che fu una follia della nostra civiltà. Il 1939 è il seguito, la fine dell’Europa». Claude-Lévi-Strauss
L’aumento delle tensioni
I Polacchi cominciano a preoccuparsi della minaccia tedesca dopo l’occupazione di Praga da parte della Wehrmacht, il 15 marzo 1939.
Forte dei suoi primi successi sulla scena internazionale, Hitler non tarda a rivendicare Danzica (Gdansk in polacco), porto polacco sul mar Baltico che divideva il territorio del III Reich e isolava la Prussia orientale dal resto della Germania. Questo "corridoio di Danzica" è un non senso dovuto al trattato di Versailles del 1919, che fu fatalmente destinato a diventare il pomo della discordia tra i due Paesi.
Dal 31 marzo 1939, il primo ministro inglese Nerville Chamberlain aveva dichiarato il suo sostegno alla Polonia. Anche il capo dello Stato Maggiore francese, Maurice Gamelin, aveva rassicurato i suoi omologhi polacchi sulla determinazione della Francia ad aiutarli con tutti i suoi mezzi. Per Londra e per Parigi, non si può indietreggiare di fronte ad Hitler, come a Monaco per la questione dei Sudeti (con gli accordi di Monaco del settembre 1938, le democrazie europee, Inghilterra e Francia, acconsentivano, con la mediazione dell'Italia, che la Germania di Hitler annettesse la regione dei Sudeti. Solo pochi mesi dopo, violando gli accordi, le truppe naziste avrebbero invaso la Cecoslovacchia).
La "guerra lampo"
Il Fürer prende a pretesto un sedicente attacco polacco, che sarebbe avvenuto nella notte alla frontiera orientale della Germania, per attaccare i suoi vicini senza preoccuparsi di una dichiarazione di guerra: in realtà, si era trattato di una macabra messinscena montata dall’esercito tedesco con dei cadaveri di detenuti rivestiti di uniformi polacche.
Il 3 settembre, l’Inghilterra si decide a dichiarare guerra alla Germania, dopo avere sperato fino all’ultimo momento in una pace di compromesso. La Francia fa lo stesso cinque giorni dopo e lancia una ridicola offensiva nella Sarre. Ma il mese seguente i due alleati restano fermi dietro la linea Maginot, quell’insieme di fortificazioni che proteggono la Francia lungo la sua frontiera con la Germania.
Nel frattempo i bombardieri tedeschi distruggono a terra l’aviazione polacca, le infrastrutture, ponti, caserme e stazioni, ostacolando anche la mobilitazione dell’esercito polacco, che era ritenuto essere il quinto in Europa. La metà delle sue 42 divisioni non riescono a raggiungere il fronte!
Sopravvalutando le sue forze, il maresciallo Rydz-Smigly, ispettore generale dell’esercito polacco, concentra le sue truppe all’entrata del corridoio di Danzica, in vista di una marcia su Berlino! Conta sul fatto che alla frontiera settentrionale e meridionale, le paludi ed i rilievi saranno sufficienti per arrestare le truppe tedesche. Ma è proprio in quelle zone che la Wehrmacht concentra i suoi sforzi, utilizzando le divisioni blindate, le famose Panzerdivisionen. Attraverso un’apertura a nord, a partire dalla Prussia orientale, e a sud, dalla Sovacchia e dalla Slesia, chiude i polacchi in una morsa. Si susseguono attacchi combinati di carri armati e di aviazione, che utilizza i suoi Stukas dal sinistro sibilo. Queste azioni di guerra stupiscono gli strateghi europei, che, però, non impareranno la lezione e verranno presi di sorpresa qualche mese dopo, quando Hitler utilizzerà la stessa strategia contro la Francia, l’Olanda ed il Belgio.
Il colpo di grazia
Il 1° settembre, la III armata tedesca, venuta da nord, si ricongiunge ad est di Varsavia con la X, venuta dalla Slesia. La capitale polacca è messa sotto assedio. La sorte della guerra è segnata.
Tre giorni dopo, anche l’Armata Rossa di Stalin entra in Polonia, senza dichiarazione di guerra, in virtù del Patto di non aggressione concordato con Hitler, il 24 agosto precedente, che prevedeva una divisione dello sfortunato Paese.
Il governo polacco si rifugia in Romania e Varsavia cade il 27 settembre, dopo una eroica resistenza.
Un ufficiale polacco consegna i documenti della resa ai tedeschi (foto tratta da La seconda guerra mondiale di Enzo Biagi)
La Polonia viene divisa tra i due stati conformemente ai loro accordi segreti.
Mentre la parte occidentale rimane ai tedeschi, l’Unione Sovietica si annette la parte orientale della Polonia e riporta le sue frontiere sulla "linea Curzon", dal nome di Lord Curzon, segretario del Foreign Office inglese, che, nel 1919, nel folle trattato di Versailles, aveva disegnato le frontiere della ricostituita Polonia. I polacchi, vincitori sulla Russia bolscevica nel 1920, avevano riportato la loro frontiera verso est. Stalin ristabilisce nel 1939 la linea Curzon, che è ancora oggi quella che segna il confine orientale della Polonia.
I numeri non hanno anima, ma quelli dei lager e della guerra contengono tutto il dolore dell’uomo.
La seconda guerra mondiale ha rappresentato il più grave e terrificante conflitto della storia dell'umanità. A descriverlo, prima delle parole, valgano molto di più le cifre.
I militari italiani deceduti in prigionia furono più di 20.000. Se si aggiungono a questi morti i militari italiani che persero la vita durante i trasporti (13.300), 6300 militari trucidati durante le operazioni di disarmo delle truppe italiane, circa 600 uccisi in massacri dell’ultima ora, e 5400 prigionieri di guerra italiani uccisi o dispersi nella zona di operazioni sul fronte orientale, si arriva a circa 45.000 unità.
Il totale di questa immane carneficina che è stata la seconda guerra mondiale è spaventoso: oltre 55 milioni di morti, di cui 25 milioni di soldati e 30 milioni di civili.
Nei 12 anni di regime nazista furono, inoltre, sterminati nei campi di concentramento circa 6.000.000 di ebrei.
Gli internati furono, in totale, 7.500.000.
Ai morti vanno aggiunte le distruzioni materiali, le devastazioni di incalcolabili ricchezze, di un immenso patrimonio creato dal lavoro e dalla intelligenza dell'uomo.
Molti paesi furono ridotti nella più completa rovina, con le città trasformate in un cumulo di macerie, le strutture economiche e le comunicazioni sconvolte, le popolazioni superstiti affamate.
Nel 1945 il costo totale della guerra fu calcolato in 1.154 miliardi di dollari; il costo delle distruzioni provocate dalla guerra in 230 miliardi di dollari. Si è anche calcolato che nella sola Europa occidentale furono completamente distrutti 1.500.000 edifici e danneggiati 7.000.000.
Polonia, 1° settembre 1939
Era la prima volta che il mondo vedeva in azione la macchina militare tedesca.
La blitzkrieg, la “guerra lampo”, era una combinazione di tre tecniche differenti e pienamente sviluppate. La prima era costituita dal reparto d'assalto dei panzer: tutti i mezzi blindati, appoggiati dalla fanteria motorizzata, cioè truppe in motocicletta che ronzavano come vespe intorno alle colonne corazzate eliminando occasionali sacche di resistenza.
La seconda era la fanteria vera e propria, la Wehrmacht che marciava a volte distaccata di molti chilometri dai panzer, ma che alla fine li raggiungeva per occupare il territorio su cui avevano imperversato i mezzi corazzati.
La terza, era l’elemento nuovo: in appoggio a queste truppe di terra c’era la Luftwaffe, la forza aerea. La Luftwaffe forniva sia il fuoco di sbarramento necessario per fiaccare il nemico prima della carica dei panzer sia la copertura aerea per proteggere la fanteria d'appoggio dal contrattacco dell'aviazione nemica.
In sostanza, questa forza aerea era costituita da tre tipi di velivoli: il bombardiere da picchiata Ju-87, lo Sturzkampfflugzeug, detto brevemente “stuka”;
l'aereo da trasporto Ju-52, in grado di atterrare praticamente su qualunque striscia di terreno, pianeggiante e di portare rifornimenti per mantenere in azione gli stuka al fronte,
infine, il caccia Me-109, l'aereo allora più manovrabile in aria, e il più veloce ad eccezione dello Spitfire britannico.
Gli stuka incutevano un particolare timore. Anche se la loro precisione nei bombardamenti era appena mediocre, scendevano in picchiata quasi verticalmente ed erano dotati di una sirena lacerante che, si diceva, una volta udita non si poteva dimenticare mai più. Ogni soldato, a terra, aveva la sensazione che lo stuka puntasse proprio contro di lui, e che non ci fosse scampo. Subito dopo un bombardamento del genere, dover resistere all'assalto dei carri armati era più di quanto un uomo potesse sopportare. Almeno così si dimostrò nel caso della Polonia, che, dovette soccombere dopo una resistenza vigorosa, spesso eroica ma da ultimo infruttuosa.
Bibliografia:
Charles Williams, DE GAULLE L'ultimo Grande di Francia, La Biblioteca di Repubblica, 2006