2 Giugno 2020: una Festa della Repubblica particolare
74 anni fa, il 2 giugno 1946, gli Italiani, nel referendum tra la monarchia e la repubblica, votarono in grande maggioranza per la Repubblica.
Nell'anno in cui la pandemia ha stravolto le vite e la società, la Festa della Repubblica è carica di significato per la ripartenza. Dice Carla Nespolo, presidente dell'ANPI: "Il 2 giugno saremo impegnati non solo a celebrare una data storica, ma lanceremo un messaggio forte e chiaro: per risolvere la crisi attuale è fondamentale e imprescindibile attuare pienamente la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza".
LE INIZIATIVE DELL'ANPI PER LA FESTA DELLA REPUBBLICA
La maratona social dell''Anpi sulla Costituzione e 21 rose per le donne che la scrissero
"Ogni giorno pubblicheremo sui social un articolo della Costituzione e il 2 giugno deporremo una rosa rossa sulle tombe delle 21 Costituenti".
"Attuare pienamente i principi e le disposizioni della Carta costituzionale ... a cominciare dall'articolo 3 della Costituzione che recita: "Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale..."
E l'omaggio delle rose per le "madri" costituenti: per Adele Bei, Bianca Bianchi che si battè per il riconoscimento giuridico dei figli naturali, Laura Bianchini che lottò per la scuola pubblica, Elisabetta Conci che si occupò degli statuti speciali e di autonomia regionale, Maria De Unterrichter Jervolino in prima linea sul fronte della scuola, Filomena Delli Castelli, Maria Federici Agamben, Nadia Gallico Spano, che organizzò i "treni della felicità" che trasportarono 70 mila bimbi meridionali orfani nelle famiglie del Nord.
E ancora per Angela Gotelli a cui si deve la sfida per il diritto delle donne di accedere agli alti gradi della magistratura, Angela Guidi Cingolani che gettò le basi della legge di tutela delle lavoratrici madri, Teresa Mattei, Angela Minella Molinari, Maria Nicotra Verzotto, Ottavia Penna Buscemi, Maria Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio.
A queste donne che hanno contribuito a scrivere la nostra Carta Costituzionale avevamo dedicato una mostra dal titolo LIBERE e SOVRANE
Alcuni momenti dell’inaugurazione della mostra
alcuni momenti della nascita della Repubblica Italiana
In un suo discorso, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto:
«Con il 2 giugno 1946 s' inaugurava una fase nuova nella storia del nostro giovane Stato, contrassegnata da grande partecipazione popolare, passione civile, speranza nel futuro.
E, di lì a poco, si schiudeva per l'Italia un periodo di crescita economica, sociale e culturale senza precedenti …
Volgendo lo sguardo al nostro passato ci si accorge di quanto cammino sia stato fatto dalla Repubblica per garantire agli italiani democrazia, libertà, benessere, giustizia, diritti, qualità della vita. Di quanti ostacoli siano stati superati, quando è prevalsa la coesione, il senso di responsabilità, la lungimiranza».
Un messaggio ancora di grande attualità!
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"Sono fiero del mio Paese"
Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del “Concerto dedicato alle vittime del coronavirus” nel 74° anniversario della Festa Nazionale della Repubblica
LA FESTA DELLA REPUBBLICA a LISSONE
Dal sito del Comune di Lissone
► Leggi il discorso del Sindaco
► Manifesto del Comune di Lissone del 2 giugno 2020
Discorso del Sindaco di Lissone 2 giugno 2020
Care concittadine e Cari concittadini,
il prossimo martedì, 2 giugno, festeggeremo la Festa Nazionale della Repubblica, la festa di tutti gli italiani.
È una data che, quest'anno, precede un'ulteriore riapertura in termini economici, commerciali, produttivi, turistici e sociali.
Un giorno importante, emblematico nell'anticipare una ripartenza che, auspichiamo tutti, potrà dare il via ad un nuovo slancio per tutto il nostro Paese.
Il 2 giugno 2020 è davvero carico di speranze, di auspici, di attese. È un giorno che giunge dopo tre mesi di dubbi, di incertezze, di criticità che hanno cambiato per sempre le nostre vite.
Abbiamo maturato decisioni complesse, cambiato stili di vita, modificato le nostre abitudini, riacquistato il valore del bello, del giusto, del semplice, dell'essenziale.
Abbiamo cambiato la nostra quotidianità riscoprendo il senso della libertà, l'imprescindibile forza che spinge ciascuno di noi a cercare spazi, idee, esperienze che siano sempre nuove.
Sarà, senza alcun dubbio, un festeggiamento inusuale e distante, ma non per questo meno intriso del significato di sentirci tutti connazionali e accomunati da identici valori di uguaglianza, di libertà, di solidarietà, di aiuto reciproco.
Parole che, nel periodo di emergenza igienico-sanitaria, abbiamo visto tradotte in azioni concrete, comprendendo ancor più quale sia il significato di uno Stato che agisce per supportare chi si trova in un momento di difficoltà.
L'Italia, pur in un momento di sofferenza, ha saputo reagire con laboriosità e sacrificio, stringendosi in un grande territorio unito, pur nelle proprie diversità, contraddistinto dalla ricchezza d'animo di chi lo abita e lo fa vivere.
In questo 2020 celebriamo quindi il 2 giugno senza il tradizionale appuntamento con il Concerto della Banda che consentiva di trasmetterci quegli ideali che nel dopoguerra ispirarono la rinascita dell'Italia e la crescita della Repubblica.
Non ci saranno eventi pubblici in occasione del 2 giugno, ma io e la mia Amministrazione Comunale vogliamo rimarcare l'importanza di questo evento chiedendo a Voi tutti un gesto concreto: esporre la bandiera tricolore dai vostri balconi.
La bandiera italiana è simbolo di unione e di aiuto reciproco, è stato un mezzo per sentirci meno soli nel periodo di quarantena.
Ha rappresentato un appiglio per sentirsi saldi nei momenti di difficoltà.
In una società che si fa troppo spesso travolgere dalla successione degli eventi, rimane importante soffermarsi su quei fatti che hanno scritto la nostra storia.
Il passaggio da monarchia a Repubblica avvenne a seguito di un referendum istituzionale al quale parteciparono quasi venticinque milioni di elettori, tra cui, per la prima volta, le donne.
La scelta della Repubblica segnò la storia di uno Stato e dei suoi abitanti, e di conseguenza del nostro Comune, delle nostre famiglie e di noi stessi.
Fu una scelta coraggiosa: gli italiani scelsero la forma la più difficile, la più impegnativa, la più innovatrice e riformatrice.
Quella decisione permise alle eccellenze culturali, intellettuali, artistiche, industriali d'Italia di potersi esprimere liberamente, contribuendo da protagonisti allo sviluppo d'Italia. La crescita del nostro Paese divenne inarrestabile, contraddistinta da uno spirito di responsabilità e di presa in carico del proprio destino.
La Repubblica, quando si nutre di partecipazione, è autorevole e non teme il conflitto, perché lo sa governare.
La Repubblica rappresenta quindi uno spazio pubblico in cui le differenti sensibilità e i legittimi interessi di parte trovano una sede per confrontarsi. Un confronto rispettoso dell'opinione altrui, soprattutto quando questa è differente.
Ecco perché è importante che noi tutti, anche oggi, facciamo nostra questa Festa e la sentiamo parte della nostra storia quotidiana.
La Repubblica in questo periodo di emergenza, anche attraverso gli Enti territoriali e locali, ha saputo mostrare vicinanza e sostegno alla popolazione.
La Festa della Repubblica ci ricorda che tutti noi siamo chiamati a metterci al servizio della comunità nella costruzione del bene comune. Mettendoci al servizio dei valori più alti che stanno alla base del benessere comune, realizzeremo gli intenti della nostra Costituzione e renderemo onore ai sacrifici di vite umane e sofferenze che il nostro popolo, il popolo italiano ha dovuto affrontare.
A voi, concittadine e concittadini, chiedo davvero di sentire nostra questa festa, la festa di tutti gli italiani.
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La nota del Presidente emerito dell’ANPI Carlo Smuraglia
Dai valori della Costituzione alla cittadinanza attiva
I "TRE FONTANOT: Spartaco, Nerone, Giacomo
«La patria, per un operaio, è là dove lui lavora»
Spartaco Fontanot rivolto ai suoi giudici, che gli domandano perché, siccome non è francese, si batta per la Francia.
Oggi in una prospettiva di unificazione europea, è importante sottolineare il carattere internazionalista della Resistenza: decine di migliaia di italiani combatterono con i movimenti di resistenza in vari paesi europei, nei Balcani, in Grecia, in Albania, in Jugoslavia e in Francia, terra di emigrazione e di ospitalità di molti fuoriusciti antifascisti. Battersi contro le orde hitleriane: questa lotta comune fu un bell’esempio di fraternità ed eroismo.
rêve d’Europe, traum von Europa, droom van Europa, dream of Europe, όνειρος της Ευρώπης, sonho da Europa, sueño de Europa
Les Italiens du maquis
Non c’è un dipartimento della Francia che non conti dei partigiani italiani tra i suoi morti. Sono numerosi gli italiani caduti nelle insurrezioni di Marsiglia, Lione e Parigi. Ancor più il numero dei caduti e deportati nell'Est (Meurthe-et-Moselle, Moselle, Haut-Rhin, ecc.) dove in alcuni centri furono compiuti massacri di resistenti italiani.
«Dei circa 600 morti di cui ci sono pervenuti i nomi» - scrive Pia Leonetti Carena nel suo libro “Les Italiens du maquis” - «non rappresentano che una parte, dal 30 al 40% degli Italiani caduti in Francia. Tra di loro ci sono uomini di ogni età, la maggior parte sono giovani, anche di molto giovani, dai 15 ai 25 anni. Circa le loro condizioni, esse rispecchiano la grande colonia italiana in Francia composta principalmente da lavoratori, operai e contadini. Nella lunga notte dei combattimenti, di audaci sabotaggi, centinaia sono morti senza lasciare una traccia. I partigiani, i combattenti senza uniforme non portano neanche la povera piccola piastrina di riconoscimento che consente di identificare un soldato caduto in combattimento. Se, per assurdo, si trovasse qualche documento su di loro, molto spesso è un falso. Si trova, nelle gesta di questi combattenti, quel senso dell’azione di tutti i semplici volontari che, in un’ora decisiva, mettono le loro braccia, il loro cuore, il loro pensiero, la loro vita al servizio della libertà».
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In occasione del 75° anniversario della fine dell’occupazione nazista di gran parte dell’Europa,
tra le molte storie di italiani caduti per la liberazione dall’occupazione nazista della Francia, desidero raccontare quelle di tre giovani, conosciuti in Francia come “LES TROIS FONTANOT”.
Nel libro “Contro il fascismo oltre ogni frontiera”, Nerina Fontanot racconta: «L’avventura umana e politica della famiglia Fontanot si svolge attraverso mezza Europa dai primi anni del Novecento sino alla fine della seconda guerra mondiale. I Fontanot sono operai ai cantieri navali di Monfalcone, socialisti ed anarchici, poi comunisti. Un ramo della famiglia combatte nella Resistenza sul confine orientale d’Italia, a contatto con la Resistenza slovena. Un altro ramo si sposta in Francia, e dopo l’invasione tedesca combatte nella Resistenza francese. Tutti pagano prezzi altissimi».
SPARTACO
Spartaco ha due anni quando, all’inizio del 1924, arriva in Francia, da Monfalcone, con il padre Giacomo Fontanot e la madre Lucia Fumis. I Fontanot sono una delle tante famiglie che emigrano in quel periodo in Francia per motivi politici, perché antifascisti. In Italia, nel clima di totale sospensione delle libertà sindacali e civili e di prevaricazione del fascismo, i Fontanot, fin dalla prima ora, avevano assunto un atteggiamento di rifiuto e di opposizione al regime.
A ventidue anni abbandona gli studi di meccanico per impegnarsi, come il padre, corpo e anima, nella lotta contro l’invasore tedesco. Molto apprezzato per le sue qualità di organizzatore e per la sua energia, Spartaco Fontanot è nominato, nel novembre 1942, sottotenente dei Francs-Tireurs et Partisans de la Main d'Oeuvre Immigrée (FTP-MOI) della regione parigina. Fa parte del “gruppo Manouchian”, dal nome del suo comandante, il poeta armeno Missak Manouchian e dal tecnico Joseph Boczov. Il gruppo era composto da uomini e donne di diverse nazionalità. Con un centinaio di membri rispecchiava il microcosmo delle varie comunità immigrate in Francia negli anni Venti e Trenta del Novecento. Si trattava di uomini e donne che rinnegavano il nazismo.
Spartaco Fontanot appare come un capo incontestato. Partecipa all’attacco con bombe a mano di un deposito tedesco a Nanterre, all’assalto di un camion carico di soldati della Wehrmacht, a Parigi; all’attacco della caserma di Rueil e all’esecuzione di un traditore. È anche alla testa di quelli che attaccano von Schaunburg, comandante della “Grande Parigi”, e Ritter, il negriero, capo dello STO (Service Travail Obligatoire, che reclutava manodopera da inviare in Germania a lavorare, in base ad una legge promulgata dal regime di Vichy).
Dopo lunghi pedinamenti, la Gestapo, tramite un provocatore riesce ad arrestarlo, nel novembre 1943, con diversi resistenti. È per la Gestapo l’occasione sperata, del resto abilmente preparata, di organizzare davanti all’opinione pubblica un processo ben orchestrato di «terroristi» e di «comunisti». Così comincia, il 17 febbraio 1944, all’Hotel Continental di Parigi, il «processo dei 23».
Il «gruppo dei 23» è composto, oltre che da Missak Manouchian e Joseph Boczov, da 20 stranieri: una donna rumena, poi deportata in Germania ed uccisa, uno spagnolo, cinque italiani (Spartaco Fontanot, Dino della Negra, Antonio Salvadori, Cesare Luccarini, Amedeo Usseglio), otto polacchi, due armeni, tre ungheresi e tre francesi. Questi partigiani (torturati e condotti nell’aula del processo ammanettati con le mani dietro alla schiena) hanno mostrato davanti ai giudici il coraggio di uomini che hanno fatto la loro scelta, che sapevano perché si battevano e che andavano degnamente alla morte.
Ai giudici che gli domandavano perché, lui che non è francese, si batta per Francia, Spartaco Fontanot risponde che la patria, per un operaio, è là dove lui lavora. Tre giorni dopo la sentenza, il 21 febbraio 1944, viene fucilato insieme ai suoi compagni al Mont Valérien, un’altura sopra Parigi.
L'ingresso del Fort Valerién - La chiesetta sconsacrata dove attendevano la fucilazione e sulle cui pareti alcuni partigiani, in attesa della fucilazione, lasciavano delle scritte - Il fossato dove avvenivano le esecuzioni - La campana che reca incisi i nomi degli oppositori al nazismo fucilati a Mont Valerién
Spartaco al momento della fucilazione aveva 22 anni. Pochi giorni prima della morte aveva scritto un’ultima lettera ai suoi familiari. La lettera è stata inserita nel libro “Lettere di condannati a morte della Resistenza Europea” pubblicato nelle edizioni Einaudi nel 1954.
La lettera scritta da Spartaco Fontanot ai genitori e alla sorella prima della fucilazione (il cugino Nerone era già stato fucilato)
«In questa sua ultima lettera ai genitori, prima della sua esecuzione, Spartaco ha saputo esprimere con tutta semplicità la portata universale del suo sacrificio»
Un’enorme e scandalosa pubblicità viene data al «processo dei 23». Nelle città, nei paesi, i manifesti l’ “Affiche Rouge” si moltiplicano, con la fotografia dei condannati, in cui si faceva credere che i processati non fossero i liberatori della Francia ma facessero parte di un “Armèe du crime” composto da terroristi assassini. Tutto per mostrare i volti dei «terroristi» con a fianco delle riproduzioni di deragliamenti e di uccisioni.
Affiche Rouge - (dall'alto, il secondo a destra è SPARTACO FONTANOT, per evidenziarlo ho aggiunto il suo nome in bianco)
Clamori della stampa asservita, alla quale replica subito la stampa clandestina. In segreto, la popolazione copre di fiori le fotografie, sulle quali incolla dei foglietti con la scritta «Morti per la Francia».
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NERONE
Era figlio di Bepi Fontanot e Gisella Teja, cugino di Spartaco. Nel giugno 1942, Nerone ha 21 anni. Operaio metalmeccanico qualificato, si rifiuta di lavorare per i tedeschi e si rifugia a Châtellerault, nel dipartimento della Vienne, nei pressi di Poitiers, dove diventa nel 1943 uno dei diffusori più attivi della stampa clandestina. Nello stesso anno uccide un noto collaboratore dei tedeschi. Sotto lo pseudonimo di René, diventa poi capo dei F.T.P. (Francs-Tireurs et Partisans) della Vienne. Alla testa dei suoi uomini, partecipa a numerose azioni di sabotaggio: deragliamenti di treni, incendio di convogli carichi di munizioni, incendio di depositi di viveri e di cereali destinati ai tedeschi.
Arrestato nell’agosto 1943, malgrado le torture cui è sottoposto, non parla. Nel settembre comparve davanti al tribunale militare tedesco. Durante il processo, si assume la responsabilità degli atti attribuiti al suo gruppo, riuscendo così a salvare uno dei suoi compatrioti che verrà deportato. Nerone Fontanot viene condannato a morte per “attività in favore del nemico e terrorismo”. Dignitoso e calmo, ascolta la sentenza che lo condanna a morte. In prigione, tenta inutilmente di segare le sbarre della sua cella. Scoperto, è controllato a vista, piedi e mani legate fino all’antivigilia dell’esecuzione. È fucilato, il 27 settembre 1943 a Poitiers, con altri sette compagni francesi. Aveva 23 anni.
La madre Gisella, che era internata nel campo di Poitiers, venne a conoscenza della morte del figlio in modo del tutto casuale: leggendo un giornale, vide in testa a uno degli avvisi che annunciavano l’arresto e la fucilazione di resistenti, il nome di Nerone. La notizia della morte di suo figlio gettò Gisella nella disperazione; solo il conforto delle compagne e la sua forza d’animo la aiutarono a sopportare la sofferenza e a sentire che la sorte di suo figlio era comune a quella di migliaia di altri giovani vittime di una guerra crudele. Per il grande dolore e per le privazioni patite durante la detenzione Gisella si ammalò e, nell’aprile del 1944, venne ricoverata in ospedale a Poitiers. Lì finalmente poté ricevere la visita di Jacques; fu un momento di grande gioia, ma anche di grande dolore perché Jacques seppe della morte di Nerone e portò a sua madre la notizia della morte di Spartaco con la copia della sua ultima lettera.
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GIACOMO detto JACQUES
Figlio di Bepi Fontanot e Gisella Teja, fratello di Nerone.
Nel settembre del 1942, Jacques era studente alla scuola tecnica di Puteaux. Qui iniziò a preparare e a diffondere tra i giovani compagni volantini antitedeschi. Un suo compagno, sorpreso mentre affiggeva un volantino, fu fermato e interrogato. Vennero così arrestati altri studenti, tra cui Jacques. Aveva 16 anni. Subì un processo e, benché assolto, data la giovane età, venne internato nel campo di Tourelles. Nel maggio del 1944, le autorità disposero il trasferimento dei prigionieri da Tourelles al campo di Rouille.
Durante il trasferimento, Jacques riuscì a vedere sua madre che si trovava malata all’ospedale di Poitiers: da lei seppe che Nerone era stato fucilato.
Il 10 giugno del 1944, un’azione dei partigiani riuscì a liberare una cinquantina di internati del campo di Rouille, tra cui Jacques che riuscì a far pervenire un messaggio a sua madre: “Mamma, siamo liberi, i maquisards ci hanno liberati e verremo presto a liberare anche voi”.
Senza né armi né documenti, in territorio controllato dalle truppe tedesche, il gruppo si nascose nella foresta di Saint Sauvant. Informati da spie della polizia francese, i tedeschi, il 27 giugno 1944, circondarono la zona. Iniziò una caccia all’uomo. Una ventina riuscirono a fuggire, gli altri vennero catturati, tra cui Jacques allora diciottenne, e trucidati.
A Vaugeton, il paese più vicino alla foresta, c’è un monumento costruito dopo la guerra in memoria dei giovani caduti. Sul memoriale si legge il nome di Jaques e dei trenta compagni “gloriosi soldati senza uniforme caduti per la Francia e per la liberta“ uccisi nel “massacro di Saint Sauvent”.
immagine da Antonio BECHELLONI - Bulletin N°28 – Les trois Fontanot - Société d’Histoire de Nanterre 27 juin 2002
«La lotta dei Tre Fontanot e, dietro di loro e con loro, della loro famiglia, è emblematica di uno dei momenti più alti della Resistenza straniera, e principalmente italiana, in Francia».
I francesi hanno saputo onorare la memoria dei Tre Fontanot, morti per la liberazione della loro terra, dedicando loro libri, monumenti, manifesti, e intitolando loro vie e piazze a Nanterre e a Parigi.
Breve presentazione del libro: les Trois Fontanot: Nerone, Spartaco et Jacques, nanterriens, fils d’immigrés italiens, morts pour la France
Chant des Partisans
La chanson commence par des bruits et
des voix de soldats allemands qui marchent
sur Paris.
Ami, entends-tu le vol noir des corbeaux sur nos plaines?
Ami, entends-tu les cris sourds du pays qu'on enchaîne?
Ohé, partisans, ouvriers et paysans, c'est l'alarme.
Ce soir l'ennemi connaîtra le prix du sang et les larmes.
Montez de la mine, descendez des collines, camarades!
Sortez de la paille les fusils, la mitraille, les grenades.
Ohé, les tueurs, à la balle et au couteau, tuez vite!
Ohé, saboteur, attention à ton fardeau: dynamite...
C'est nous qui brisons les barreaux des prisons pour nos frères.
La haine à nos trousses et la faim qui nous pousse la misère.
Il y a des pays où les gens au creux de lits font des rêves.
Ici, nous, vois-tu, nous on marche et nous on tue, nous on crève.
Ici chacun sait ce qu'il veut, ce qui'il fait quand il passe.
Ami, si tu tombes un ami sort de l'ombre à ta place.
Demain du sang noir sèchera au grand soleil sur les routes.
Chantez, compagnons, dans la nuit la Liberté nous écoute.
Ami, entends-tu ces cris sourds du pays qu'on enchaîne?
Ami, entends-tu le vol noir des corbeaux sur nos plaines?
Oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh oh...
Bibliografia
AA. VV - L' Italia In Esilio. L' Emigrazione Italiana in Francia tra le due guerre - Archivio Centrale dello Stato Gennaio 1984
Nerina Fontanot - Anna Digianantonio - Marco Puppin - Contro il Fascismo oltre ogni frontiera - ed. KV 2015
Pia Leonetti Carena - Les Italiens du maquis – Ed. del Duca Paris 1948
Lettere dei condannati a morte della Resistenza europea
Giulia Dovi – La forza e la resistenza delle mie radici – Tesi di Maturità 2017-2018
AA.VV. Le Mont-Valérien : Résistance, Répression et Mémoire - Ed. Gourcuff Gradenigo -2010
Antonio BECHELLONI - Bulletin N°28 – Les trois Fontanot - Société d’Histoire de Nanterre 27 juin 2002
Un ciclo di conferenze per il 75° anniversario della Liberazione
In occasione del 75° anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo,
l'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia Sezione Germania
ha proposto un
CICLO DI CONFERENZE ONLINE SUL TEMA
LA RESISTENZA TRA ITALIA E GERMANIA
Studenti, insegnanti, cittadini comuni hanno potuto seguire online dall'Italia, le conferenze tenute dagli storici Alberto Cavaglion, Francesco Corniani, Aldo Agosti, Eric Gobetti e Thomas Schlemmer. Sono stati trattati anche aspetti poco noti della Resistenza italiana al nazifascismo. Data la grande partecipazione e visto l'interesse suscitato, le conferenze sono state messe in rete.
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LA RESISTENZA NELLA STORIA ITALIANA
L’8 settembre 1943, data dell’armistizio con i paesi alleati, agli italiani si presentarono scelte difficili. Una minoranza cospicua si decise per la resistenza attiva, inclusa la lotta armata, all’occupazione tedesca fiancheggiata dai fascisti della Repubblica di Salò. Il significato di quella scelta nel quadro della storia d’Italia.
Alberto Cavaglion, professore dell’Università di Firenze
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DISERTORI DELL’ESERCITO TEDESCO NELLA RESISTENZA ITALIANA
Si esplora un fenomeno poco noto della guerra di liberazione in Italia nel 1943-1945, quello dei disertori dell’esercito d’occupazione tedesco che si unirono alla Resistenza italiana. Mettere a fuoco questo tema consente di riflettere su aspetti di scontro ideologico e di dimensione internazionalista che hanno anche caratterizzato la guerra di liberazione italiana.
Francesco Corniani, ricercatore dell’Università di Colonia
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LA LIBERAZIONE DI TORINO
Episodio cruciale della lotta di Liberazione, allo stesso tempo esito finale della Resistenza armata e viatico per la ricostruzione democratica dello Stato. Con il ricordo del ruolo di Giorgio Agosti, uno dei protagonisti dell’evento, organizzatore delle formazioni partigiane Giustizia e Libertà in Piemonte e primo questore della città liberata.
Aldo Agosti, professore emerito dell’Università di Torino
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LA RESISTENZA ITALIANA NEI BALCANI
Nei Balcani, durante la Seconda guerra mondiale, gli italiani insieme ai tedeschi sono stati per lo più aggressori e occupanti dei paesi della regione. Nell’ultima fase della guerra, però, decine di migliaia di italiani partecipano alla Resistenza di questi paesi, portando un contributo significativo alla liberazione dall’occupazione nazista.
Eric Gobetti, storico e pubblicista
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LA GERMANIA E LA RESISTENZA ITALIANA
A lungo quasi dimenticata o rimossa – e influenzata dalle esperienze dei contemporanei: solo un cambio generazionale negli anni Novanta ha reso possibile in Germania un nuovo sguardo sulla Resistenza come pure sulla conduzione da parte tedesca della guerra in Italia.
Thomas Schlemmer, ricercatore dell’Istituto per la Storia Contemporanea di Monaco-Berlino, Docente della Ludwig-Maximilians-Universität, Monaco
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Ringraziamo gli amici dell'ANPI di Francoforte e di Colonia per l'organizzazione di questa iniziativa, per la scelta degli argomenti da trattare e per la competenza degli storici che vi hanno partecipato, oltre naturalmente alla possibilità di usufruirne anche in rete.
Renato Pellizzoni
I "Viaggi della Memoria" dell'ANPI di Lissone
Dalla sua fondazione, nel 2005, la Sezione “Emilio Diligenti” dell’ANPI di Lissone ha effettuato numerosi “VIAGGI DELLA MEMORIA”.
In questo articolo si vuole presentare una panoramica di questi viaggi.
ANNO 2006
1 ottobre 2006: a Marzabotto con studenti della scuola Media di Nova Milanese; oratore ufficiale Walter Veltroni
ANNO 2007
6 maggio 2007: a Sant'Anna di Stazzema con ANPI Monza
17 giugno 2007: a Fondotoce con ANPI Monza
2 settembre 2007: a Montefiorino (MO) Repubblica partigiana
ANNO 2008
6 aprile 2008: a Sestri Levante per ricordare il partigiano lissonese Arturo Arosio, fucilato dai fascisti
ANNO 2009
27 settembre 2009: a Como, monumento Resistenza europea; a Dongo museo della Resistenza
ANNO 2011
8 maggio 2011: a Coldimosso, frazione di Susa (TO), in ricordo del diciottenne lissonese Ercole Galimberti, fucilato per rappresaglia dai nazifascisti, il 9 marzo 1945
ANNO 2012
13 maggio 2012: al cimitero di Campegine e alla casa dei CERVI a Gattatico
ANNO 2013
14 aprile 2013: a Sestri Levante per ricordare il partigiano Arturo Arosio, fucilato dai fascisti
ANNO 2014
14 settembre 2014: alla casa natale del presidente della Repubblica Sandro Pertini, a Stella (SV)
ANNO 2018
8 aprile 2018: a Sestri Levante a ricordo dei partigiani caduti nell'entroterra, tra cui il lissonese Arturo Arosio
Gli amici dell'ANPI di Sestri Levante, che dal 2008 ci invitano alla cerimonia in cui si ricordano i partigiani caduti a Santa Margherita di Fossa Lupara, sono venuti a Lissone in occasione dell'inaugurazione della piazza dedicata ad Arturo Arosio.
Lissone 22 marzo 2015: inaugurazione del Largo Arturo Arosio