NO alla guerra
2 Mars 2022 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #varia
Intervento dell’ANPI al presidio per la pace in Ucraina
La pace è un valore inestimabili per tutti i cittadini del mondo. Per tutti è la condizione di una vita degna: lavorare, studiare, curarsi, conoscere e conoscersi e più in generale una vita degna di essere vissuta diventano mete irraggiungibili in mezzo al frastuono delle armi.
Per noi dell’Anpi la pace è, più nello specifico, un irrinunciabile principio costituzionale: l’articolo 11 stabilisce che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. La Russia ha attaccato e invaso un Paese sovrano e sta utilizzando la guerra come strumento di offesa alla libertà di un altro popolo. Non ci possono essere dubbi, perciò, sulla condanna più ferma di questa scelta sciagurata. Bisogna aggiungere, per rimanere allo spirito e alla lettera dell’articolo 11 della Costituzione, che la guerra non può essere giustificata neppure come “mezzo di risoluzione” della controversia che da molti anni oppone Ucraina e Russia in merito allo statuto della Crimea e del Donbass.
Ma occorre anche aggiungere che la pace non è e un semplice atto di volontà, una pura proclamazione di principio. Essa è soprattutto una costruzione politica: la costruzione faticosa ma indispensabile di un ordine internazionale, di un equilibrio complessivo, sempre difficile e delicato, che riesca a mediare tra aspirazioni e interessi non semplici da comporre. Da questo punto di vista, la comunità internazionale tutta, e non solo Russia e Ucraina, è chiamata a un lavoro di mediazione la cui sola alternativa è, come drammaticamente vediamo in questi giorni, una guerra già devastante che rischia addirittura di allargarsi con conseguenze angoscianti e imprevedibili.
Ci preoccupano, perciò, quelle forme di solidarietà col popolo ucraino che di fatto spingono nella sola direzione di un sostegno militare, che di fatto significherebbe estendere il conflitto in corso a tutta l’Europa. Auspichiamo perciò che, insieme con le dure sanzioni economiche alla Russia, i governi dell’Unione Europea e gli organi dirigenti della Nato abbiano la saggezza di incoraggiare qualsiasi sforzo diplomatico volto a salvaguardare, insieme, l’indipendenza e la sovranità dell’Ucraina, i diritti delle popolazioni russofone dell’Ucraina stessa e la sicurezza russa.
Sappiamo bene che la Russia è un’autocrazia e che Putin utilizza strumentalmente l’argomento della sicurezza. Ma bisogna avere la lucidità politica di riconoscere anche che il problema del ruolo geopolitico di una gigantesca potenza nucleare si pone e si porrebbe comunque, a prescindere dall’assetto istituzionale di quel paese. L’ordinamento interno della Russia, come dimostra la sorte di molti dei coraggiosi cittadini russi che si stanno opponendo alla guerra, è lontanissimo dagli standard di una democrazia liberale decente. Ma le esperienze del passato recente ci dimostrano in abbondanza che una democrazia non si esporta.
Impegniamoci tutti, allora, a organizzare la nostra solidarietà concreta per i cittadini ucraini, in primis i profughi, a sostenere ogni forma di opposizione interna alla Russia putiniana e a incoraggiare i governi occidentali ad appoggiare ed anzi a promuovere tutti gli sforzi diplomatici indispensabili ad aprire un negoziato.
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