Ercole Galimberti
9 Mars 2014 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #storie di lissonesi
Nei giorni di calma, come erano belle le serate, tutti uniti a cantare le nostre canzoni, a scherzare, a ridere.
un giovane partigiano diciottenne
Ercole Galimberti, nome di battaglia "Balilla"
Come Attilio Meroni, anche Ercole Galimberti, nato a Lissone il 9 aprile 1926, abitante in Via don Minzoni, decide di non rispondere alla chiamata alle armi della Repubblica Sociale di Mussolini, maturando la scelta di unirsi alle forze partigiane in montagna. Viene indirizzato verso il Piemonte dove è in continuo aumento il numero di partigiani. Ormai le loro azioni si susseguono una dietro l’altra: sono combattimenti locali, trasporto di armi e stampa clandestina, sabotaggi alle macchine nemiche lungo le autostrade, scritte murali, lanci di manifestini in città, scorta alle frontiere dei prigionieri alleati sbandati nel nostro territorio e degli antifascisti che, essendosi troppo esposti, sono ricercati attivamente dalla polizia tedesca e fascista. Ercole Galimberti opera in Val di Susa, con il nome di battaglia di "Balilla".
Entra a far parte della 42a Brigata Garibaldi "Walter Fontan", comandata da Alessandro Ciamei, nome di battaglia "Falco", a sua volta inquadrata nella III Divisione Garibaldi ''Piemonte".
Dalla Val di Susa passa la linea ferroviaria che, tramite il traforo del Frejus, collega Torino e il Nord Italia con l'Europa centro-settentrionale, permettendo così all'esercito tedesco di ricevere rifornimenti. Diventano di fondamentale importanza le azioni partigiane di sabotaggio. Nonostante gli sforzi dei tedeschi per presidiare il percorso dei treni, in particolare tra l'inverno del 1944 e la primavera del 1945 è un susseguirsi di sabotaggi contro tralicci, binari, ponti.
Il 16 febbraio 1945, nella zona di Chianocchio, piccolo paese a dieci chilometri da Susa, le basi della 42a Brigata Garibaldi sono oggetto di un attacco nazifascista.
In un combattimento presso Pavaglione, frazione montana di Chianocchio, Ercole Galimberti viene catturato. Insieme ad altri partigiani della Brigata caduti nelle mani dei nazifascisti, viene portato in stato di arresto a Bussoleno e qui detenuto.
Il 24 febbraio, in uno scontro tra partigiani e truppe tedesche, rimane ucciso un soldato tedesco, mentre continuano le azioni di sabotaggio da parte dei partigiani: i binari dell’importante linea ferroviaria che attraversa la Val di Susa vengono fatti saltare in due tratti nelle vicinanze del comune di Coldimosso.
Per rappresaglia, il Comando tedesco ordina la fucilazione di cinque partigiani detenuti, tra cui Ercole Galimberti. Informati del loro tragico destino, vengono condotti da un plotone tedesco da Bussoleno verso il centro abitato di Coldimosso. L’esecuzione avviene il 9 marzo 1945, alle 16,30, in un prato adiacente la centrale elettrica.
Esattamente un mese dopo, Ercole, "Balilla", avrebbe compiuto diciannove anni. Mancano quarantacinque giorni alla Liberazione dell’Italia: la guerra per i tedeschi e i loro alleati fascisti della Repubblica Sociale è ormai persa, ma la loro violenza continua.
manifesto del Comando tedesco che informa dell’esecuzione dei cinque partigiani
Banditen era il nome con cui i nazisti chiamavano i partigiani nei manifesti rivolti alla popolazione civile. «Achtung Banditen!» era il cartello che veniva appeso nelle campagne e nelle zone in cui più forte era la presenza dei gruppi resistenziali, e che spesso veniva anche appeso al collo dei partigiani catturati e impiccati.
Il comandante della Brigata partigiana, “Falco”, e il commissario politico, nome di battaglia “Ugo”, nel rapporto redatto il giorno seguente la fucilazione per il Comando della III Divisione Garibaldi “Piemonte” (il documento originale è conservato negli archivi dell’ Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti” di Torino) così scrivono:
«Arrivati in località Coldimosso (Susa) i cinque Patrioti vengono allineati in un prato … La popolazione subito intuisce ... atterrita si ritira nelle proprie abitazioni» ... «i Patrioti vengono trucidati». Dopo la fucilazione «viene ordinato alla popolazione», di portare, «entro due ore», i corpi dei cinque partigiani al cimitero di Susa e seppellirli «in un'unica fossa, senza cassa e cerimonia alcuna». … Poco dopo «alcuni si avvicinano … sono due giovani ragazze della frazione che caricano le cinque salme sopra un carro … e si avviano verso il cimitero di Susa». Come ordinato dai tedeschi, i cinque corpi sono deposti in una fossa comune. Più tardi alcuni abitanti del luogo «sotto la loro personale responsabilità, li rimuovono», e li seppelliscono in cinque bare coprendo le loro tombe di fiori.
A Coldimosso, sul luogo dell’esecuzione, una lapide li ricorda.
Il corpo di Ercole Galimberti, nel maggio 1945, fu trasportato a Lissone e sepolto con gli altri partigiani lissonesi fucilati.
Nel 1963, l’Amministrazione Comunale, sindaco Fausto Meroni, gli ha intitolato una via.
Bella ciao
Bella Ciao è una delle canzoni più conosciute. Durante la Resistenza veniva cantata da alcuni gruppi di partigiani dell’Emilia Romagna.
Una mattina mi son svegliato
o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
una mattina mi son svegliato
e ho trovato l'invasor.
O partigiano, portami via
o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
o partigiano, portami via,
che mi sento di morir.
E se io muoio da partigiano
o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
e se io muoio da partigiano
tu mi devi seppellir.
E seppellire lassù in montagna,
o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
seppellire lassù in montagna,
sotto l'ombra di un bel fior.
E le genti che passeranno,
o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
e le genti che passeranno
mi diranno: " Che bel fior ".
È questo il fiore del partigiano,
o bella ciao, bella ciao, bella ciao, ciao, ciao,
è questo il fiore del partigiano
morto per la libertà.
in memoria di Ercole Galimberti, partigiano lissonese
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