18 settembre 1943: Mussolini da radio Monaco
22 Mars 2012 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #II guerra mondiale
Mussolini, liberato dal Gran Sasso ad opera di un reparto di paracadutisti tedeschi, mentre partiva sul piccolo aereo verso quelli che sarebbero stati i suoi 600 giorni, dava l'impressione di sentirsi un uomo stanco, insicuro, ormai un sopravvissuto.
L'incontro con Hitler avvenne al quartier generale di Rastenburg: l'amico, che aveva retto i fili dell'impresa, sarebbe presto divenuto esigente e intrattabile, al di là delle affettuose manifestazioni esteriori. A Rastenburg c'era anche il figlio Vittorio, che con tutta la famiglia aveva preceduto il duce in Germania.
Il 18 settembre, da radio Monaco, Mussolini si rivolse agli italiani. Le sue parole sembrava venissero da un mondo di defunti:
«Italiani e italiane, dopo un lungo silenzio ecco che nuovamente vi giunge la mia voce e sono sicuro che voi la riconoscete. È la voce che vi ha chiamato a raccolta in momenti difficili, che ha celebrato con voi le giornate trionfali della Patria. Ho tardato qualche giorno prima di indirizzarmi a voi perché dopo un periodo di isolamento morale era necessario che riprendessi contatto col mondo».
Mussolini intendeva ricostruire il partito fascista, e nello stesso tempo creare un nuovo esercito per riprendere la guerra a fianco della Germania. Il 23 settembre tornò in Italia per stabilirsi alla Rocca delle Caminate, in provincia di Forlì (la sua dimora privata di un tempo), dove s'incontrò con l'ambasciatore tedesco Rahn e quattro giorni dopo presiedette il primo Consiglio dei ministri.
Il problema più spinoso nella formazione del nuovo governo fascista era stata la nomina del ministro della Guerra. In mancanza di altra candidatura, la scelta era caduta sul generale Graziani, che dopo la disfatta da lui subìta nell'inverno 1940-'41 in Libia, era stato posto sotto inchiesta. (Il Gen. Rodolfo Graziani era stato comandante di tutte le forze nell’Africa Settentrionale. Dopo la conquista del villaggio egiziano di Sidi El Barrani, da parte delle truppe italiane al suo comando, in una prima controffensiva britannica, che si era conclusa il 7 febbraio 1941 alle porte di Bengasi, erano cadute Tobruk, Bardia, Derna e gran parte della Cirenaica. Il generale Graziani, l’8 febbraio 1941 aveva inviato al duce il seguente messaggio, decriptato dai servizi segreti inglesi: «Duce, gli ultimi avvenimenti mi hanno depresso al punto di impedirmi di assumere il comando nella pienezza delle mie facoltà. Per questo vi chiedo di richiamarmi e di sostituirmi».
Graziani era sempre stato contrario a Badoglio, quindi non gli dispiaceva la prospettiva di diventarne pubblicamente l'antagonista e alla fine accettò il dicastero.
La ricostituzione del nuovo esercito provocò varie polemiche all'interno del governo, mentre i tedeschi erano decisi a subordinare sia le forze armate che la milizia ai loro programmi.
I primi ordini di presentazione e i bandi di reclutamento cadevano nel vuoto. In pratica il generale Graziani non poteva offrire nessun concreto aiuto al feldmaresciallo Kesselring, il quale, dopo la battaglia di Salerno, era sempre più deciso a resistere da solo nell'Italia centro-meridionale.
Bibliografia:
Manlio Cancogni in AA.VV - Dal 25 luglio alla Repubblica - ERI 1966
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