Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

La Resistenza a Lissone (III parte)

15 Juillet 2008 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

Il gruppo comunista fu il primo in paese a organizzarsi per la lotta clandestina formando le SAP, comprendenti volontari lavoratori con un capo responsabile, affiancate dal Comitato di agitazione e propaganda, da cellule nei vari stabilimenti, dalle Donne Patriote, che diedero così valido aiuto alla causa, il tutto sotto controllo del commissario politico. Successivamente le SAP furono aggregate al Corpo Volontari della Libertà come parte attiva della 119a Brigata Garibaldina Di Vona.

In quel periodo di grande abnegazione per il proprio ideale, a Monza nel corso di un'azione di raccolta di armi, il socialista Davide Guarenti venne tradito dal suo esuberante entusiasmo, arrestato con altri attivi antifascisti, tradotto nelle carceri, finì all'infame campo di Fossoli, dove la sua giovinezza venne falciata dalla barbarie fascista il 12 luglio 1944 per illuminarsi della luce del martirio unitamente a molti altri.

Intanto gli inviti ai renitenti alla leva si erano fatti pressanti; il richiamo con il passare del tempo passò dalle lusinghe alle promesse. Visto inutile l'uso della convinzione i fascisti emanarono ordini severissimi: aggiunsero minacce e vessazioni ai familiari ritenendoli responsabili delle diserzioni. Poi si iniziò una caccia che veniva effettuata soprattutto di notte con perquisizioni improvvise presso famiglie sospettate di nasconderli, con rastrellamento di tutti i luoghi di possibile rifugio. Quella caccia all'uomo era accompagnata da spari intimidatori, così da elevare la tensione al livello di esasperazione.

Il CLNAI informato della gravità della situazione passò l'ordine di agire. Una squadra delle SAP portò a compimento l'attentato che avvenne il giorno 11 giugno in via Milano (attuale via Matteotti): i due militi fascisti che più si accanivano nella lotta ai renitenti vennero fatti oggetto di lancio di bombe a mano: uno morì immediatamente, l'altro dopo qualche giorno. L'autorità fascista lanciò i suoi sgherri ovunque un indizio potesse svelare l'organizzazione: tutto fu messo in opera, ma solo attraverso una spia si giunse all'arresto dei quattro patrioti.

Il loro sacrificio risulta infinitamente più grande per aver subito raffinate e volgari pressioni fino alle torture più inumane senza denunciare i compagni di altre squadre

Du
e, Remo Chiusi e Mario Somaschini, furono tradotti a Monza alla famigerata Villa Reale e per ordine del sadico torturatore Gatti capo della Guardia Nazionale Repubblicana, dopo le immancabili sevizie subirono la fucilazione il 17 giugno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(continua)

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