Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

I bambini, i ragazzi e i loro "maestri"

13 Janvier 2012 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #la persecuzione degli ebrei

6 milioni di ebrei trovarono la morte nei campi di concentramento e di annientamento, tra i quali un milione di bambini. 

 

Ghetto Terezin senza papà e mamma

La condizione dei bambini

A Terezin non solo venivano separati gli uomini dalle donne, ma anche i bambini e le bambine vivevano in case separate. All'interno degli edifici che li ospitavano vivevano in stanze definite Zimmergemeinschaft ("comunità di camera"). Si trattava di gruppi da 15 fino a 40 bambini, affidati ad adulti che spontaneamente si offrivano per questo compito. Nella maggior parte dei casi si trattava di persone fornite di una preparazione pedagogica, di insegnanti rimossi dal loro ruolo a causa delle leggi razziali. In ogni casa, accanto agli educatori, c'era un medico, un'assistente e del personale ausiliario. Vista così, sembrerebbe una situazione felice! Ma insegnare ai bambini era proibito e chi fosse stato scoperto a farlo sarebbe finito nei trasporti verso Auschwitz. Anche la presenza del medico e dell'infermiera era vanificata dalla mancanza di medicine e di strumenti.

L'opera degli insegnanti

Nonostante la situazione, Irma Lauscherova e i suoi colleghi facevano scuola, riscrivendo a memoria anche i libri di testo, perché non esistevano manuali scolastici. Insegnavano le nozioni di base della matematica, della grammatica, studiavano le poesie insieme ai bambini, li avvicinavano alla letteratura, infondevano passione per la musica, per il teatro, per il disegno.... Si sostituivano ai genitori, ai fratelli maggiori, che spesso erano già stati deportati a est. Si preoccupavano che per i bambini ci fosse cibo a sufficienza, che avessero abiti adatti a proteggersi dal freddo. Vivevano ben consapevoli del loro destino e nella paura continua di essere scoperti e mandati ad Auschwitz con il primo trasporto in partenza.

Friedl Dicker- Brandeis

Intanto i bambini scrivevano, disegnavano, dipingevano ciò che vedevano, ciò che accadeva intorno a loro, ma anche ciò che immaginavano, ciò che desideravano, il piatto della magra zuppa quotidiana, l'SS con il frustino, l'ultimo compleanno, l'ultima festicciola, una passeggiata a Praga o la visita al circo, una grossa torta, un pollo arrosto, una sagra paesana... L'ispiratrice della maggior parte dei disegni fu un'artista e pedagogista nota, Friedl Dicker-Brandeis, deportata a Terezin perché non aveva voluto lasciare i bambini rifugiati che già seguiva a Praga. Nel ghetto pagava con la sua razione di pane la carta e i colori per i bambini e li sosteneva liberandoli dalla paura con l'arteterapia.

Ghetto Terezin nessuna farfalla Ghetto Terezin disegno di Margit Ghetto Terezin disegno farfalla e fiori

Valtr Eisinger

Valtr Eisinger era un insegnante di scuola media superiore deportato a Terezin e responsabile di un gruppo di 42 ragazzi di età compresa fra i 10 e i 15 anni. Li appassionò alla letteratura, alla poesia e li sollecitò ad organizzarsi in una sorta di comunità autonoma, nella quale ognuno era responsabile di un compito (le pulizie, i pasti, l'attenzione ai più piccoli, la cura degli anziani...) Dietro il suo impulso i ragazzi composero poesie e crearono un settimanale interamente autogestito, "Vedem", che usciva in unica copia e veniva letto in soffitta ogni venerdì sera. Il suo direttore era Petr Ginz, un quattordicenne appassionato di fantascienza. Nei quasi due anni di vita del giornalino, nel gruppo di redazione passarono circa un centinaio di ragazzi, ma ne sopravvissero solo 15. Eisinger fu mandato ad Auschwitz e poi a Buchenwald e morì nella marcia della morte. Petr Ginz morì nelle camere a gas di Auschwitz.

Musica e teatro

A Terezin erano stati deportati moltissimi artisti e musicisti. Il maestro Rudi Freudenfeld diresse un coro di bambini e lo preparò a cantare la musica di Hanus Kràsa nell'operetta "Brundibàr", che fu allestita con la scenografia di un grande: Frantisek Zelenka. Fu l'unica opera lirica che poté essere rappresentata in forma teatrale, con scene e costumi. Venne replicata 55 volte e il livello dello spettacolo era tanto elevato, che fu inserita nel documentario di propaganda "Hitler dona una città agli Ebrei". In quell'occasione, "Brundibàr" venne rappresentata in un teatro vero e proprio. Finite le riprese, Hans Krasa, quasi tutti i membri dell'orchestra, i collaboratori, i bambini che avevano partecipato vennero deportati ad Auschwitz.



korczak.jpgJanusz Korczak, medico e scrittore, rimase fino all'ultimo accanto ai bambini orfani che gli erano stati affidati.

Quando deportarono i bambini dalla Casa degli Orfani che lui dirigeva, andò con loro e con loro salì sul vagone. Pare che Korczak avesse la possibilità di passare dalla parte ariana di Varsavia e salvarsi. Era stato tenente colonnello dell'esercito polacco e aveva amici tra gli ariani. Forse avrebbe potuto sopravvivere ma scelse di andare coi bambini.

Il 5 agosto 1942 i nazisti circondarono l’orfanotrofio con Korczak e i suoi duecento bambini. Lo storico del Ghetto di Varsavia Emmanuel Ringelblum che fu testimone oculare di quei momenti scrisse a proposito dei bambini che insieme a Korcazk marciarono verso il treno che li avrebbe portati a Treblinka: «... era una marcia organizzata, una muta protesta contro gli assassini... i bambini marciavano in fila per quattro con a capo Korkzak».

L’anziano pedagogista e i suoi bambini trovarono la morte a Treblinka.

Del resto non fu il solo: quando deportarono i bambini del sanatorio di Miedzeszyn quasi tutto il personale (medici, infermieri, insegnanti) seguì i bambini fino alla fine e andò con loro alla morte.

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