i caduti del Fronte della Gioventù a Monza
2 Octobre 2010 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #Resistenza italiana
Così racconta Vera Gambacorti Passerini in “Monza nella Resistenza” di Vittorio D’Amico:
«26 gennaio 1945. La neve era alta, a Monza, tanto alta. I pochi mezzi di locomozione rimasti in funzione non riuscivano a muoversi: anche il vecchio tram, sobbalzante da un capo all'altro della città, quel giorno era rimasto a casa …
Mi avviavo a piedi, oltre il «Re de sass» verso la Villa Reale, per cercar di sapere. Passai vicino alla cinta esterna della Villa, sulla Via Boccaccio. Il muro portava freschi i segni della scarica assassina.
Il Fronte della Gioventù aveva pagato il suo tributo per la lotta di liberazione. Vittorio Michelini (nato a Monza l'8 maggio 1923), Alfredo Ratti (nato a Carugate il 21 ottobre 1923), Raffaele Criscitiello (nato ad Avellino il 10 giugno 1923), dopo lo strazio di inaudite torture, erano stati portati al muro e giustiziati il 25 gennaio 1945.
Il Fronte della Gioventù aveva avuto così, in Monza, il suo triste riconoscimento ufficiale da parte degli occupanti nazisti e dei loro servi fascisti. Erano stati affissi dei manifesti in cui si diceva che un tribunale misto italo-tedesco aveva condannato a morte alcuni giovani appartenenti ad un sedicente Fronte della Gioventù. …
Il F. d. G., già da parecchi mesi, aveva iniziato la sua vita anche a Monza e in Brianza, raccogliendo e organizzando, con l'osservanza delle più rigide regole cospirative, giovani e giovanissimi, operai, contadini e anche studenti, che volevano dare il loro contributo per l'affrancamento della loro terra. L'organizzazione a catena del F. d. G. mi aveva impedito di conoscere personalmente e anche per nome i nostri tre eroici caduti, prima che la mano assassina ne fermasse il nome per sempre nella storia.
Michelini e Ratti erano già stati per vario tempo con le formazioni partigiane di montagna ed erano poi scesi al piano, al sopraggiungere dell'inverno '44-'45, per la forzata smobilitazione di parte dei reparti: ma l'amore per la loro terra, il desiderio di continuare la lotta li aveva, appena ritornati a Monza, subito portati a mettersi in contatto con le formazioni partigiane di pianura e di città. Raffaele Criscitiello era una guardia di Pubblica Sicurezza: il suo Corpo era stato aggregato ed asservito al fascismo ed all'occupante tedesco. Ma egli aveva ben saputo trovare la via del riscatto per il suo onore personale di giovane e di italiano. Si era messo in contatto con gli elementi del F. d. G.
Michelini e Ratti, che hanno alle spalle un’esperienza di guerriglia sui monti lecchesi conducono l’azione il 24 gennaio. Viene pianificata un’azione diversiva con lancio di volantini e iscrizioni murali mentre i due penetrano nella caserma. La maggior parte degli agenti è fuori per uno spettacolo, il piantone, Raffele Criscitiello, viene legato e imbavagliato per fingere l’aggressione. Le armi vengono così prelevate e portate in un nascondiglio.
Tutto il piano era stato predisposto e studiato nei minimi particolari, e l'ultimo convegno si era tenuto nella sacrestia di una chiesa di via Volturno, con un prete, antifascista, che funzionava da sentinella, avanti e indietro sulla porta della chiesa.
Nel rientro a casa, Michelini e Ratti transitano imprudentemente però per luoghi non previsti dal piano. I due incappano così in una pattuglia di ronda. Fu subito smascherato e arrestato anche Raffele Criscitiello. Un tribunale italo-tedesco li condannò a morte. Il Gruppo monzese, vistosamente mutilato, spostò la sua attività a Sesto S. Giovanni e poi confluì nella 109° Brigata Garibaldi.
L'azione del F. d. G. segnò per la nostra zona una ripresa dell'attività partigiana che da qualche mese languiva: i posti lasciati vuoti dai caduti furono presto occupati da altri. Una lapide eterna nel luogo del sacrificio i nomi dei martiri.
La caserma della P.S. di Monza si intitola dal '45 a Raffaele Criscitiello».
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