Il fascismo e la radio
23 Novembre 2022 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #il fascismo
Il fascismo seppe fare un abile uso di tutti gli strumenti di propaganda. A questo scopo non poteva sfuggire uno strumento innovativo e potente come la radio. Il fascismo si rese conto progressivamente delle potenzialità della radio e delle possibilità di sfruttarla. A una fase di disinteresse, quando la radio trasmetteva soprattutto musica e l'elemento fascista si limitava al ritornello della canzone Giovinezza, seguì un periodo di grande attenzione e uno sviluppo significativo degli apparati di trasmissione. A poco a poco personalità fasciste di primo piano divennero frequentatori della radio; i programmi letterari erano preceduti da introduzioni che fornivano una interpretazione fascista dei brani letti, i notiziari giornalieri si attenevano alle direttive del regime.
Malgrado la radio fosse principalmente il prodotto dell'opera dell'inventore italiano Guglielmo Marconi, quando, nell'ottobre 1922, Mussolini salì al potere, l'Italia era, quanto a sviluppo di una rete radiofonica nazionale, sensibilmente indietro rispetto agli altri paesi.
Non era stata ancora costruita alcuna emittente che funzionasse continuativamente, e la radiofonia restava, in buona parte, nella fase sperimentale. [...]
Negli Stati Uniti la costruzione di apparecchi radio e la radiofonia erano già un grosso “business”: 11,5 milioni gli apparecchi radio in funzione.
Il fatto che nella penisola la radio si sviluppasse pressoché per intero durante il periodo fascista rese a Mussolini relativamente facile porre questo importante mezzo di comunicazione sotto il suo pieno controllo (erano gli stessi anni in cui si consolidava il suo potere politico sullo Stato italiano). In verità, il valore potenziale della radio come veicolo di propaganda e di standardizzazione culturale non apparve immediatamente chiaro a Mussolini. Ma, una volta riconosciute pienamente le sue implicazioni, i fascisti procedettero a sviluppare e sfruttare la radio facendone uno strumento decisivo della loro politica culturale. [...]
Nel settembre 1929, 6 erano gli impianti in funzione: Roma, Milano, Napoli, Bologna, Genova, Torino.
I poteri di controllo fondamentali - quelli concernenti la selezione e la distribuzione del materiale da trasmettere - erano nelle mani dello Stato, e la struttura amministrativa di questi servizi era destinata a rimanere sostanzialmente immutata, eccettuati ritocchi di minor rilievo, per quasi un decennio. [...] Piuttosto limitato era il numero dei possessori di apparecchi radio che avevano l'obbligo di versare un canone annuale di abbonamento all'EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche).
La concessione del servizio delle radioaudizioni circolari era stata accordata dal Governo (con convenzione 15 dicembre 1927 fino al 15 dicembre 1952) all’URI (che dal 15 gennaio 1928 aveva assunto la nuova denominazione EIAR — Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche).
Nel 1926 gli abbonati ai servizi radiofonici dell'URI (Unione Radiofonica Italiana, prima società di diffusione radiofonica in Italia, fondata nel 1924) erano stati circa 27.000; due anni dopo il totale degli abbonamenti era passato a circa 61.500.
Anche supponendo che ciascun apparecchio servisse una decina di persone, il numero totale degli italiani raggiunti dalle trasmissioni restava modestissimo. Si registrava inoltre una grossa sproporzione nella distribuzione geografica degli apparecchi. [...] Negli anni successivi questa sproporzione si sarebbe alquanto attenuata, ma una certa disparità nella localizzazione geografica degli apparecchi radioriceventi si mantenne durante tutto il periodo fascista.
Prima del 1930 i programmi dell'EIAR non erano troppo appesantiti da una propaganda fascista diretta. Ma a cominciare dal 1926 le trasmissioni andarono sempre più politicizzandosi, e sempre più si fece sentire su di esse l'influenza delle scelte del regime. Mussolini parlò alla radio per la prima volta il 4 novembre 1925 dal teatro Costanzi in Roma, ma la trasmissione fu ostacolata da difficoltà tecniche. In quegli anni il maggior trionfo di Mussolini in fatto di oratoria radiofonica fu il discorso sulla “Battaglia del grano” (10 ottobre 1926).
Gli orari di trasmissione dei programmi erano pubblicati su “Il Radiorario”, che, dal Gennaio 1930, assume la denominazione di Radiocorriere.
Biografia:
Philip Cannistraro - La fabbrica del consenso. Fascismo e mass media - Laterza, Roma-Bari 1970
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