Lissone durante la seconda guerra mondiale: 1945 (parte prima)
28 Janvier 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale
1945
Le condizioni della popolazione lissonese destavano molte apprensioni, considerato che tra il 1944 e la primavera del 1945, nelle relazioni mensili sull'attività amministrativa e politica del Comune, le preoccupazioni del Commissario prefettizio erano più di natura sociale che politica. L'inquietudine delle locali autorità era generata specialmente dalla penuria di alimenti, particolarmente aggravate dall'insufficienza o totale mancanza dei mezzi di trasporto necessari per ritirare i generi dalle località lontane. La distribuzione alimentare per la popolazione era garantita dai grossisti e dai dettaglianti posti sotto il controllo del Comune, che gestiva l’ufficio tesseramento ma non impediva alla borsa nera di prosperare. Tra il novembre del '44 e il marzo del '45 la situazione si aggravò, in quanto vennero a mancare la farina gialla, il riso e il sapone, mentre tutti gli altri prodotti arrivavano con sensibile ritardo. Alla fame si aggiunse presto il freddo causato dalla mancata distribuzione della legna da ardere.
A febbraio si toccò il punto più critico, ben sottolineato dalle parole del commissario prefettizio Giovanni Ruffini, in carica dal 26 luglio del 1944: «Dei generi contingentati è stato distribuito solo il formaggio. E' necessario provvedere, se le disponibilità lo consentono, a qualche distribuzione di carne bovina e conserva di pomodoro».
In marzo venne istituita la quarta mensa di guerra ospitata in territorio comunale.
Grande impegno richiedeva al CLN lissonese anche la scrupolosa preparazione dei quadri dirigenti dell'amministrazione comunale che nell'immediato periodo postinsurrezionale avrebbe dovuto assumere la direzione del paese. A parte la difficoltà di trovare gli uomini che, dopo una mancanza ventennale di democrazia, potessero degnamente rappresentare tutta la popolazione, si trattava di stabilire l'equa rappresentanza dei partiti nel Consiglio Comunale e soprattutto fissare a quale partito dovesse appartenere il Sindaco.
Nei primi mesi del 1945 gli incontri clandestini divennero numerosi. Quelli che avvenivano fra persone che si sapeva essere di idee contrarie al regime non potevano non sollevare sospetti e dovevano effettuarsi con molta cautela: diverse riunioni si svolsero così sulle panchine della stazione di Monza o del piazzale prospiciente la stessa, come fra persone in attesa del treno. Invece le riunioni del CLN avvenivano, specie durante la stagione invernale, nella casa di Gaetano Cavina, la quale offriva, in caso di pericolo, la possibilità di eclissarsi attraverso i tetti.
L'attività relativa alla ricerca di armi e per i collegamenti militari veniva affidata dai singoli partiti del CLN ad un loro incaricato, che si metteva in contatto con il comandante politico della 119a Brigata Garibaldi nella persona del geometra Riccardo Crippa (nome di battaglia Ettore).
Nonostante tutte le precauzioni e le cautele con cui si agiva, proprio nei giorni precedenti la Liberazione si verificò un episodio che portò un certo scompiglio fra i responsabili del movimento clandestino lissonese: l’arresto, avvenuto il 19 aprile, di un gruppo di patrioti. Tradotti alla Villa Reale di Monza, furono sottoposti a duri interrogatori, malmenati, addentati da cani aizzati dagli aguzzini e bastonati per ottenere una confessione. In seguito all'uccisione di un sottufficiale tedesco a Muggiò, per rappresaglia rischiavano la fucilazione. Per quell'arresto Lissone avrebbe potuto piangere altri fucilati. La situazione si fece drammatica anche per i componenti del CLN, che, avvertiti del grave pericolo che correvano perché ormai indiziati, si dispersero spostandosi giorno e notte alla periferia del paese. Ma la fine della guerra in Italia era ormai prossima.
Il 25 aprile 1945, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamò l'insurrezione generale ed emanò il decreto dell'assunzione di tutti i poteri da parte dei Comitati di Liberazione regionali, provinciali e cittadini.
Il CLN lissonese si riunì per l'ultima volta clandestinamente il 24 sera ed il 25 mattina lanciò al popolo il proclama della Liberazione, stilato da Nino Cavina, mentre venivano liberati gli ultimi patrioti detenuti alla Villa Reale.
Il maestro di una quinta elementare di Lissone, nei giorni seguenti la Liberazione, ha scritto sul “Giornale della classe”: «Il 25 aprile 1945 l’Italia settentrionale veniva liberata dal terrore nazifascista … Da quel giorno, finalmente la Scuola ha ripreso il suo carattere di seria educatrice della gioventù …».
I componenti del primo Consiglio Comunale dopo la Liberazione: in primo piano i membri del CLN locale
Il 27 aprile 1945 i membri del Comitato di Liberazione di Lissone, Agostino Frisoni, Attilio Gelosa e Gaetano Cavina, si ritrovarono in mattinata nel palazzo comunale per predisporre l'insediamento del Consiglio che, con i responsabili dei tre partiti, avevano delineato nella clandestinità. Sindaco prescelto fu Angelo Arosio Genola. Lissonese, cattolico, conduceva in proprio una bottega di falegnameria. Nato nel 1891, a vent'anni aveva partecipato alla prima guerra mondiale rimanendo ferito. Moderato, antifascista da sempre, fu tra i primi ad impegnarsi per la ricostruzione del Partito Popolare, che dal 1942 si trasformò in Democrazia Cristiana. Il 28 aprile, Sindaco e giunta si presentarono alla cittadinanza con questo proclama:
«Lissonesi, grazie alle forze della Liberazione e della Insurrezione si inizia per il nostro paese un nuovo ordine che vogliamo sia di Libertà e Giustizia. Nell'assumere oggi per l'autorità del C.L.N.
l'Amministrazione straordinaria del Comune, sentiamo il dovere di rivolgervi un saluto fraterno e amoroso. Portiamo nel cuore i nostri soldati morti, mutilati, prigionieri, internati e reduci ed i lutti e dolori che vi affliggono con un vivo desiderio di operare per il bene di tutti.
Cittadini, il compito è arduo, bando agli individuali risentimenti, collaborate alla restaurazione pronta e duratura delle rovine accumulate dalla disastrosa politica dittatoriale. Certi della buona volontà dei Lissonesi e confidando nell'aiuto di Dio ci mettiamo al lavoro. Viva l'Italia, Viva la Libertà, Viva la Giustizia».
Manifesto del 28 aprile 1945
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