Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

Santino Lissoni

11 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #storie di lissonesi

Santino Lissoni

L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Sezione “Emilio Diligenti” di Lissone ricorda Santino Lissoni e ne onora la memoria per la sua opposizione al regime fascista, dapprima come tipografo della cosiddetta “stampa clandestina”, poi come combattente nel Corpo Italiano di Liberazione, “l’Esercito del Sud”, a fianco degli Alleati.

Terminata la guerra, rientrato a Lissone nei giorni successivi alla Liberazione, aveva ripreso subito la sua tanto amata professione di tipografo, prodigandosi, tornata la libertà di stampa, nella realizzazione di manifesti e pubblicazioni, tra cui quelli per la “Festa del Lavoro” del I Maggio 1945, la prima festa dell’Italia liberata.

È stato attivamente impegnato nella vita politica locale, ricoprendo anche l’incarico di Consigliere comunale.

A Santino Lissoni nel gennaio 2007, L’ANPI di Lissone aveva conferito la tessera ad honorem dell’associazione.

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Maria Nella Cazzaniga così lo ricorda:

Cari amici,

in questi giorni è mancato Santino Lissoni, una persona che ho conosciuto quando avevo i calzini corti e mi sento veramente vicina a tutta la famiglia che ha vissuto con riserbo momenti veramente difficili, difficile come sarà l’elaborazione del lutto che si dipanerà nel tempo ma  senza nulla dimenticare. Lo avevo conosciuto mediante la stessa militanza politica, insieme a tanti suoi amici, come Alfredo Pozzi, Rinaldo Comi e tanti altri. Così giovandomi di un prezioso lavoro di vecchi documenti, fotografie, una vera storia del PCI di Lissone fino ai Ds  ho ripercorso un po’ della sua vita. In quel carteggio ho trovato un documento da lui sottoscritto nel 1972, come consigliere comunale dello PSIUP, che  voleva rendere partecipe l’Amministrazione Comunale per la chiusura di alcune fabbriche  e della conseguente  difficoltà per tanti lavoratori e per le loro famiglie: chiusure, ma anche violazioni delle libertà sindacali, con minacce a componenti della commissione interna in questo caso della IVM.  Chiedeva, quella interrogazione un atto di solidarietà da parte del sindaco  e dell’intero consiglio comunale verso i lavoratori e i loro rappresentanti.  Di quanti problemi si occupava a livello istituzionale con quei comunisti dal profilo amendoliano e riformista: dei lavoratori, del problema dei quartieri della produzione e dello sviluppo dell’artigianato mobiliero,  dell’apertura dell’Asilo Nido, etc. Poi aderì al PCI e  operò con tenacia, insieme ad Alfredo ed altri per una vera svolta di apertura culturale, inserendo nelle elezioni del 1975 nella lista comunista, un buon numero di Indipendenti Autonomi, persone non iscritte ai partiti, per un rinnovamento, per “superare le chiusure, per colmare la frattura che si è creata in questi anni fra cittadini lissonesi, partiti e  Amministrazione Comunale, per allargare la classe dirigente, per concorrere ad una maggiore efficienza  ed autorevolezza del  Comune”.   Facevano da apertura nel frontespizio di quei fogli spartani di propaganda elettorale alcune bellissime colombe simbolo di pace disegnate da Gino Meloni, poi candidatosi nell’80 sempre nel Gruppo Autonomo degli Indipendenti.  Quei fogli erano stampati dalla Tipografia Lissoni. Una vita la sua  intensa, passata anche da un fattivo contributo alla lotta di Liberazione, una vita sempre stretta  con gli affetti famigliari e dedita al proprio lavoro. Non sarà strano pensare di vederlo, in qualche pausa dall’attività, parlare animatamente in via Baldironi con tanti amici e conoscenti, sempre attento fino a qualche settimana fa a tutte le cose del mondo e della sua città. Da parte mia e di tanti altri un forte abbraccio  all’amica Cosetta.   

Maria Nella Cazzaniga

Lissone, 9 ottobre 2011

Santino Lissoni Giornale di Monza

Santino Lissoni era nato a Lissone nel 1925.

Il paese, allora, contava quasi 13.000 abitanti.  Da due anni a capo del Governo italiano vi era Benito Mussolini, a cui il re Vittorio Emanuele III aveva dato l’incarico dopo la cosiddetta “marcia su Roma” dei fascisti. Nelle elezioni politiche dell’aprile 1924, il Listone di Mussolini, che su scala nazionale aveva ottenuto una media del 60% dei votanti, in Brianza aveva riscosso un misero 18,7 %, uno dei peggiori risultati elettorali d’Italia. A Lissone il Listone di Mussolini era stato votato solamente da 307 elettori (il 13,2 % dei lissonesi votanti). I voti dei lissonesi erano andati al partito Popolare (1069), al partito socialista (432) e al partito Comunista (326).Allora la furia di Mussolini si era abbattuta sulla Brianza. Una raffica di violenze colpì le istituzioni cattoliche e quelle socialiste. Con l'aiuto di squadre fasciste giunte dalla Bassa milanese e da Milano furono distrutti circoli cattolici e socialisti; a Monza furono devastate le sedi de «Il Cittadino» e della Camera del Lavoro.

A Lissone la vendetta fascista si scatenò sull’Osteria della Passeggiata, con danni materiali e percosse ai presenti, e sul circolo della gioventù cattolica San Filippo Neri.

Inoltre, nel mese di maggio, il leader socialista Giacomo Matteotti, che in un suo discorso alla Camera aveva attaccato Mussolini e le sue squadre di picchiatori, venne barbaramente assassinato da un gruppo di “fedelissimi” del capo del governo. Il delitto Matteotti scosse la coscienza del paese, ma nonostante ciò, il 3 gennaio 1925, Mussolini si presentò alla Camera e si assunse in prima persona la responsabilità dell’uccisione di Matteotti.

Santino Lissoni aveva quindici anni, nel 1940, quando l’Italia venne trascinata in una guerra inutile e sciagurata dal fascismo, che "aveva fatto della guerra un dato fondamentale della propria azione politica e dell'educazione dei giovani”.

In quell’anno Santino inizia la sua attività lavorativa, come apprendista, presso la tipografia Mariani. Frequenta il centro sportivo della Pro Lissone. Il “salone” di Via Dante, in perfetta linea con i principi fascisti del culto del corpo e dell'esercizio fisico, era un punto di riferimento per i giovani lissonesi. Tra gli amici di Santino vi è “Gianni”, Gianfranco De Capitani da Vimercate, a cui è particolarmente legato e con il quale partecipa a diverse gare di corsa campestre.

Nel 1943 la classe 1925 e’ chiamata alla visita militare. Era tradizione che i coscritti, non avendo i soldi per fare dei manifesti, scrivessero sui muri del paese frasi inneggianti alla classe di appartenenza. I lissonesi vi ritrovavano così altre scritte che non fossero quelle di regime con le massime del duce. I coscritti del ’25, nottetempo, scrivono con la calce sui muri della città “W la classe della marmellata” (in periodo di razionamento dei generi alimentari, la marmellata era concessa fino ai ragazzi di età inferiore ai 18 anni) e W la “mica fresca” (mica in dialetto sta per pane).

La notizia in parte distorta arriva a Radio Londra, molto ascoltata in Italia, anche se il regime ne proibisce l’ascolto pena l’arresto e il sequestro dell’apparecchio radio. Durante una delle famose trasmissioni rivolte all’Italia viene trasmessa la notizia che a Lissone vi era stata una “protesta del pane”. E’ anche vero che la fame era tanta soprattutto per dei giovani prestanti frequentatori della palestra della Pro Lissone.

Santino entra in contatto con un gruppo di antifascisti lissonesi che si ritrovano presso la Trattoria con alloggio Ronzoni (nella curt di Gergnit). 

 Domenica 27 Febbraio 1944, Santino e l’amico Gianfranco con altri giovani della Pro Lissone, si ritrovano in stazione e in treno arrivano ad Albate, per partecipare ad una corsa campestre.  E’ una bella giornata di sole, anche se il paesaggio e’ imbiancato per una recente nevicata. Sarà questa l’ultima domenica di libertà per Gianfranco De Capitani da Vimercate, antifascista e renitente alla chiamata alle armi della Repubblica Sociale italiana di Mussolini: Gianfranco viene arrestato, trasportato in Germania dove morirà, dopo pochi mesi, nel lager nazista di Ebensee.

L’arresto del suo amico del cuore è un grave colpo per Santino. Nonostante ciò, diventato ormai un abile tipografo, dà il suo contributo agli antifascisti del circondario di Lissone nella stampa di volantini e giornali di propaganda contro il regime: spesso, nottetempo, viene trasportato in auto, bendato, in stamperie clandestine della zona (precauzione operata dagli antifascisti che operano in clandestinità, per evitare, in caso di arresto di uno dei membri, che venga scoperta la stamperia).

Intanto anche a Lissone, il 15 maggio 1944, si costituì il CLN lissonese i cui compiti principali erano la preparazione e il coordinamento delle azioni di disturbo al nemico, l’aiuto alle vittime del fascismo.

Il gruppo comunista fu il primo in paese a organizzarsi per la lotta clandestina formando le SAP, comprendenti volontari lavoratori con un capo responsabile e affiancate dal Comitato di agitazione e propaganda, da cellule nei vari stabilimenti, dalle Donne Patriote, che diedero così valido aiuto alla causa, il tutto sotto controllo di un commissario politico. In quel periodo a Monza, nel corso di un'azione di raccolta di armi, il socialista Davide Guarenti, che aveva abitato a Lissone per alcuni anni svolgendo l’attività di vigile urbano, venne arrestato con altri attivi antifascisti e portato nel campo di concentramento di Fossoli, dove venne fucilato il 12 luglio.

Alle violenze tedesche si sommavano le ancora peggiori violenze perpetrate dalle varie polizie fasciste che la Repubblica di Salò aveva regalato al padrone nazista per i più bassi servizi.

Intanto gli inviti ai renitenti alla leva si erano fatti pressanti. Su ordine del CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia), l’11 giugno 1944, a Lissone, una squadra delle SAP portò a compimento un attentato: due fascisti vennero fatti oggetto di lancio di bombe a mano; uno morì immediatamente, l'altro dopo qualche giorno. Vennero arrestati quattro patrioti lissonesi: Pierino Erba e Carlo Parravicini, che furono fucilati in piazza a Lissone, Remo Chiusi e Mario Somaschini, che subirono la stessa sorte il giorno dopo in Villa Reale a Monza. Negli stessi giorni fu pure arrestato Giuseppe Parravicini, sindacalista comunista, che, incarcerato a San Vittore e processato, fu deportato ad Auschwitz, da dove riuscì a tornare; debilitato nel fisico, parteciperà comunque come membro del CLN lissonese alle ultime fasi della Liberazione.

Santino allora decise allontanarsi da Lissone e con mezzi di fortuna raggiunse l’Italia centrale già liberata dagli Alleati. Da un suo racconto: «Mi è capitato anche di correre per un giorno intero, rifocillato da qualche contadino: allora ero allenato!» L’ultima notte, prima di superare la linea del fronte, stremato trova rifugio presso un cascinale e trascorre la notte nascosto in una buca sotto del fieno. All'alba, viene risvegliato da colpi di mortaio.

Si unisce ai soldati del Corpo Italiano di Liberazione “l’Esercito del Sud” a fianco degli Alleati.

Arriva il 25 aprile, l’Italia è liberata: finisce la guerra in Italia con la sconfitta tedesca e la fine definitiva del regime fascista.

Dopo qualche giorno Santino ritorna a Lissone e subito riprende il lavoro in tipografia: grande fu la sua gioia per aver contribuito a stampare il manifesto, affisso nelle vie di Lissone, che annunciava la grande manifestazione del I maggio 1945, la prima festa del lavoro nell’Italia finalmente libera.

Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale Santino si impegnò nella vita politica locale, pur attraversando momenti di amarezza perché non vedeva realizzarsi quegli ideali per cui tanti giovani avevano lottato. Diventò anche consigliere comunale, tra i banchi dell’opposizione.

Santino Lissoni, non dimenticando l’amico morto in un lager nazista, si prodigò per fare intitolare un luogo di Lissone a Gianfranco De Capitani da Vimercate.

Nel gennaio 2007, L’ANPI di Lissone gli consegnò la tessera ad honorem dell’associazione.

 

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