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"Soldati delle paludi", il canto del ricordo dei crimini contro l'umanità

28 Novembre 2020 , Rédigé par Renato Publié dans #Resistenza europea

Soldati delle paludi.

Lontano all'infinito si estendono

grandi prati paludosi.

Non un uccello canta

sugli alberi secchi e cavi.

 O terra di afflizione

dove dobbiamo senza sosta zappare,

zappare!

In questo campo cupo e selvaggio,

circondato da mura di ferro,

ci sembra di vivere in gabbia

in mezzo a un grande deserto.

O terra di afflizione ...

Rumore di passi e rumore di armi,

sentinelle giorno e notte

e sangue, grida, lacrime,

la morte per chi fugge.

 O terra di afflizione ...

Ma un giorno della nostra vita

la primavera rifiorirà.

Libero allora, o Patria!

Dirò: sei mia.

 O terra infine libera

dove potremo rivivere, amare!

O terra infine libera

dove potremo rivivere, amare,

amare.

 

Il canto Soldati delle paludi fu composto nel 1934 in uno dei primi campi creati nelle paludi, alla frontiera tedesco-olandese, da un detenuto minatore, Johan Esser; fu messo in versi dal poeta Wolfgang Langhoff e musicato da Rudi Goguel, anch'essi prigionieri.

Soldati delle paludi fu cantato già nel 1936 in Spagna dalla Brigata internazionale.

Questo canto è diventato per i deportati di tutti gli altri Paesi l'inno della speranza e, in seguito, del ricordo dei crimini contro l'umanità.

Tratto da:

Qui non ci sono bambini. Un'infanzia ad Auschwitz di Thomas Geve - Einaudi 2011 Yad Vashem Publications.

 

Thomas Geve nasce a Stettino, sulle rive del Baltico, nel 1929. A cinque anni si trasferisce con la madre a Berlino presso i nonni, mentre il padre è costretto a emigrare in Inghilterra. Nel 1943, a poco più di tredici anni, viene deportato ad Auschwitz e in seguito a Gross-Rosen e Buchenwald, dove finalmente, nell'aprile del 1945, irrompe l'esercito alleato che libera gli internati. Geve chiede delle matite e dei fogli con cui fissa in 79 disegni il ricordo della prigionia. Riunitosi al padre, dopo la guerra si trasferisce prima a Londra e poi in Israele, dedicandosi alla carriera di ingegnere civile. Nel 1985 dona i suoi disegni al museo Yad Vashem, il memoriale ufficiale di Israele delle vittime ebree dell'Olocausto, dove vengono raccolti, restaurati e conservati.

Da quei giorni del 1945 Thomas Geve non ha mai più disegnato.

 

Thomas-Geve-1945.jpg 

Thomas Geve, nel 1945, nel centro di convalescenza svizzero; ha quindici anni e sta scrivendo a suo padre.

Due dei disegni di  Thomas Geve:

la-porta-di-Birkenau.jpg 

Un altro mondo – la porta di Birkenau.

È da questa porta del campo di Birkenau che passavano le vittime.

 

La-cultura-ad-Auschwitz.jpg 

La cultura ad Auschwitz.

Impiccagione di dodici polacchi, sospettati di aver tentato la fuga.

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