Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

pagine di storia locale

Le prime libere elezioni dopo la fine del regime fascista, la scelta tra monarchia e repubblica a Lissone

28 Mai 2021 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

Nel breve spazio di tempo che va dal marzo al giugno 1946, gli italiani furono chiamati alle urne due volte: la prima, per eleggere le amministrazioni comunali, la seconda, il 2 giugno 1946, per scegliere la forma istituzionale dello Stato, monarchia o repubblica, ed eleggere i componenti dell’Assemblea Costituente incaricata di redigere la nuova Costituzione.

 

Lissone 1946

 

A Lissone, il 3 maggio 1945, nella residenza comunale, il Comitato di Liberazione Nazionale insediò la nuova Giunta municipale, la cui composizione era stata decisa sin dalla riunione clandestina del 12 marzo. Per la scelta del sindaco i comunisti, superando la dura opposizione socialista, avevano comprensibilmente messo «il loro voto a disposizione dei democristiani, appellandosi alla situazione prefascista» e la scelta era caduta su Angelo Arosio, detto Genola. Vicesindaco fu nominato Giuseppe Crippa, comunista, e all'amministrazione andò Federico Costa, socialista. La Giunta fu completata da Mario Camnasio (Dc) all'annonaria, Emilio Colombo (Psi) ai lavori pubblici e Giulio Meroni (Pci) all'assistenza ai quali si aggiunse il ragionier Giulio Palma, rappresentante del Partito liberale, quale assessore supplente.

Giunta-di-Lissone-luglio-1945.jpg   

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Il Comitato di Liberazione Nazionale aprì una grande sottoscrizione per garantire l'assistenza ai più poveri; i fondi furono gestiti ed erogati da una speciale Commissione finanziaria che, oltre dell'assistenza si occupò anche di sostenere l'ospedale della Carità, il patronato scolastico, la scuola professionale di disegno, l'Associazione mutilati e invalidi di guerra e l'Associazione reduci e la Conferenza di San Vincenzo.

La guerra aveva avuto un costo umano ed economico di grandi proporzioni. Notevoli furono le spese sostenute dall'Amministrazione comunale lissonese durante il periodo dell’occupazione tedesca.

In campo internazionale, gli USA, una volta vinta la guerra, furono l'unica potenza in condizioni di prosperità di fronte ad un'Europa terribilmente impoverita e devastata. Perciò, con il preciso scopo di combattere l'influenza sovietica e mostrare agli europei il volto del loro possente capitalismo, gli americani programmarono notevoli aiuti ai paesi europei. Uno strumento importante sorto nel novembre 1943 a Washinghton con il fine di pianificare l'aiuto per la ricostruzione delle zone devastate dalla guerra, fu l'United Nation Relief and Rehabilitation Administration (UNRRA), formalmente sotto il controllo ONU, ma di fatto frutto dell'intervento economico degli USA. Furono messi a disposizione capitali, materiali e generi alimentari.

A Lissone il problema dell'assistenza aveva determinato la nascita nel dicembre del 1945 del Comitato comunale per l'assistenza post-bellica con lo scopo di favorire la distribuzione di vestiario e generi alimentari, mentre il 9 gennaio 1946 il comune fu incluso nel piano di distribuzione viveri e prodotti tessili del comitato provinciale UNRRA. A tal proposito nello stesso anno si formò il comitato comunale di assistenza UNRRA e nacquero contemporaneamente quattro centri di assistenza, ubicati presso la scuola materna comunale di via G. Marconi, l'asilo infantile Maria Bambina di via Origo, la mensa materna ONMI di via Fiume e lo spaccio comunale ECA di piazza Libertà.

aiuti-UNRRA.jpg

In definitiva nel luglio del 1946 erano assistiti tramite refezione gratuita e distribuzione di generi in natura circa 540 minori e 120 madri, anche se i bisognosi ammontavano in tutto a 900 persone. 

Le prime elezioni libere dopo la fine del regime fascista furono quelle amministrative che furono fissate per il 7 aprile 1946; 5.700 furono i Comuni italiani interessati dal voto.

Alla vigilia delle prime elezioni in cui anche le donne vennero chiamate ad esprimere il proprio parere, nessuna forza politica poté ignorare quale enorme importanza avrebbe assunto l’elettorato femminile, che, con 14.610.845 persone che acquisirono il diritto a recarsi per la prima volta in una cabina elettorale, costituiva circa il 53% del totale.

De Gasperi e Togliatti erano fondamentalmente concordi sull’estensione del suffragio, ma dovettero scontrarsi con la diffidenza che il provvedimento suscitò, per motivi diversi, all’interno dei loro partiti.

De Gasperi Nenni Togliatti

Nel PCI i dubbi circa i risultati delle urne erano legati al timore che le donne si lasciassero troppo influenzare dai loro parroci e dalla Chiesa.

Le perplessità democristiane erano invece legate alla possibilità che, con la nuova partecipazione alla vita politica, esse si allontanassero progressivamente dai valori tradizionali, incrinando così l’unità della famiglia.

Per Nenni e per i socialisti il voto femminile era sicuramente un fatto positivo, ma potenzialmente pericoloso. Il Partito Liberale, il Partito Repubblicano e il Partito d'Azione si mostrarono a volte indifferenti, a volte diffidenti verso il voto alle donne, per timore che risultasse un vantaggio per i partiti di massa.

In Brianza si affermò la Democrazia cristiana, che vinse in tutti i paesi ad eccezione di Albiate e Nova.

Nonostante le preoccupazioni della Questura di Milano, che temendo incidenti, inviò una circolare contenente le direttive per mantenere l'ordine pubblico, anche a Lissone la giornata elettorale trascorse «da parte della cittadinanza in una atmosfera di disciplina e compostezza e di esemplare senso civico».

torre Casa del popolo dopoguerra-comizio.jpg 1948 Comizio

A Lissone, i seggi elettorali erano insediati in piazza IV Novembre, alle scuole di via Aliprandi, alla cascina Santa Margherita. Verso sera, alle 18, l'altoparlante della casa del popolo comunicò i dati riassuntivi: la Dc prese il 58,45% (e 24 seggi), l'Unione dei partiti di sinistra il 36,7% (6 seggi), e infine gli indipendenti con soli 411 voti presero il 4% e nessun seggio in Consiglio comunale. Ma il dato più significativo fu l'affluenza alle urne, che raggiunse il 92% degli iscritti (gli aventi diritto al voto erano oltre 11.000).

Il 17 aprile 1946 si insediò quindi il nuovo Consiglio comunale, e dopo il doveroso ricordo dei caduti della liberazione in un clima di grande rispetto reciproco e di consapevolezza delle difficoltà del momento, la maggioranza, per voce di Bruno Muschiato (che lo presiedeva nella sua qualità di consigliere capolista), chiese «ai colleghi della minoranza [...] la loro collaborazione e specific[ò] che [era] intenzione di riserbare un posto di assessore effettivo al consigliere Federico Costa nella sua qualità di capo riconosciuto dalla minoranza stessa». Dopo il rifiuto del Costa, motivato dalla necessità «di poter svolgere liberamente il compito di controllo e di critica costruttiva che in regime veramente democratico sono indispensabili», Mario Camnasio fu eletto sindaco. 

1949 Lissone Amministrazione comunale 1  1949 Lissone Amministrazione comunale 2

 

Angelo-Arosio-Genola.jpg

«Il lavoro da compiere - sostenne il sindaco uscente Angelo Arosio - è oltremodo difficoltoso e non si può certamente sperare che una bacchetta magica lo possa immediatamente risolvere; il pareggio di bilancio, ad esempio, appariva ben distante da raggiungere. E nonostante si dovesse operare, secondo la Giunta, «più con la riduzione delle spese che con eccessivi inasprimenti di tributi locali o con l'assunzione di mutui, furono applicate dall'amministrazione comunale «la sovraimposta al 3° limite [e] tutte le altre imposte e tasse comunali [...] con le aliquote e nelle misure massime stabilite dalle vigenti disposizioni di legge in materia, e [...] pure sono state applicate le addizionali sulla imposta di famiglia e sulla imposta industria, arti, commercio e professioni». Malgrado gli sforzi e le nuove imposizioni il risultato fu tuttavia sconsolante, poiché «benché applicate al massimo le imposte non hanno seguito il vertiginoso aumento dei prezzi. Infatti [...] le entrate non potranno pareggiare le uscite».

In questa situazione la Giunta affrontò il problema degli alloggi nominando una apposita Commissione comunale, con «mansioni principalmente conciliative per la disciplina dell'importante servizio» e programmando sistemazioni anche precarie per le famiglie degli sfrattati. Inoltre, «constatata la necessità da parte della popolazione e particolarmente dei ceti meno abbienti, di disporre di generi alimentari non razionati di più largo consumo e prezzi equi», fu istituito l'Ente comunale di consumo e programmato un piano organico di opere pubbliche a «sollievo della disoccupazione, sempre più preoccupante in ogni categoria operaia», con il contributo dello Stato. 

2 giugno 1946 file ai seggi manifesto PCI per la repubblica

Il 2 giugno 1946 il corpo elettorale venne nuovamente chiamato alle urne. Gli elettori dovevano scegliere con un referendum tra la monarchia e la repubblica ed eleggere i loro rappresentanti all'assemblea costituente. Vittorio Emanuele III, in un ultimo disperato tentativo di salvare la monarchia aveva meno di un mese prima abdicato in favore di suo figlio, Umberto.

1946-9-maggio-abdicazione-Re-V-E-III.JPG 1946-2-giugno-Umberto-II-vota.JPG

1946-manifestanti-pro-Repubblica.JPG

Ma fu vana impresa e con 12.717.923 (il 54,2%) contro 10.719.284 (il 45,8%) l’Italia divenne una repubblica. Ufficializzata la votazione Umberto inizialmente chiese tempo, affermando che le preferenze per la Repubblica costituivano la maggioranza dei voti validi, ma non la maggioranza della totalità degli aventi diritto al voto.

1946-giugno-Corriere-Repubblica-a.JPG 1946-risultati-Referendum-per-regione.JPG

Furono giorni carichi di tensione, e circolarono voci di un possibile colpo di stato dell' esercito in appoggio al re. Tuttavia De Gasperi e gli altri ministri rimasero fermi al loro posto e infine il 13 giugno il «re di maggio», come venne poi soprannominato, prese la via dell'esilio.

1946-Torino-W-la-Repubblica.JPG 1946 re Umberto II lascia Quirinale

Enrico De Nicola, l'ultimo presidente della Camera prefascista, fu, quindici giorni più tardi, eletto capo provvisorio dello Stato.

Enrico De Nicola I presidente

A Lissone le elezioni si svolsero «in un clima di concordia e di consapevolezza dell'importanza e della gravità» del momento.

scheda elettorale monarchia repubblica Lissone-referendum-2-giugno-1946.jpg

Anche il corpo elettorale cittadino votò in grande maggioranza per la Repubblica (76,2% contro il 23,8% per la Monarchia) e Federico Costa, il 17 giugno, alla prima adunanza del Consiglio comunale dopo il referendum, sottolineò con forza che «la superata crisi dei giorni scorsi per merito dei nostri dirigenti democratici e per la maturità politica di tutto il popolo dimostra quanto fosse retrograda e reazionaria la dinastia che resse i destini del nostro paese per tanti anni».

manifesto per Costituente giugno 1946 lavori Costituente

L'elezione per l'Assemblea Costituente dette inoltre per la prima volta una indicazione precisa della forza dei partiti. A livello nazionale la Dc emerse come primo partito con il 35,2%, seguito dai socialisti con il 20,7% e dal Pci con il 19%. I tre grandi partiti ebbero da soli quasi il 75 per cento dei voti, presentandosi come i dominatori della Costituente. A Lissone la percentuale ottenuta dai tre partiti fu addirittura maggiore, il 94,13%, e lo scrutinio non presentò particolari stravolgimenti rispetto a due mesi prima. La Dc tuttavia perse quattro punti percentuali, e con 5.577 voti ottenne il 54,2%; i socialisti con 3.086 voti ottennero il 29,99%, il Pci con 1.023 voti ebbe il 9,94%. Gli altri partiti si spartirono il 6% rimanente (Democrazia repubblicana ebbe 84 voti; i repubblicani 93; i comunisti internazionalisti 9; il Blocco libertà 41; l'Unione democratico liberale 199 e lo Schieramento nazionale 8. Da notare che nettamente inferiore al dato nazionale fu il risultato raggiunto a Lissone dal Fronte dell'Uomo qualunque, che con 169 voti ottennero un misero 1,64%).

l Unità W la Repubblica ministro Romita vittoria repubblica 

Ricominciava quindi definitivamente la vita democratica, era nata la Repubblica, e la classe dirigente lissonese si rendeva conto che anche dalla rappresentanza comunale «dipende[va] che questa istituzione di liberi cittadini prosperi e si rafforzi in un clima di democrazia, di giustizia, di moralità e di progresso sociale». La minoranza socialista, attraverso Federico Costa, offrì «all'uopo un sincero appoggio» alla Giunta democristiana «in tutte quelle deliberazioni che devono tradursi in un miglioramento delle condizioni del popolo», consci che in città «i problemi da risolvere [erano] numerosi e difficili» e che necessario era soprattutto un riordinamento della materia tributaria, in cui «occorre oculatezza e massima rigidezza, [e] bisogna gravare senza tema di ostilità quelle persone che molto hanno e che nulla vogliono dare per il bene comune».

1946-via-simboli-monarchici.JPG 2 giugno 1946

 

Bibliografia:

Archivi comunali di Lissone

Antonio Maria Orecchia in “La seconda guerra mondiale, la Resistenza, la Liberazione”

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16 e 17 giugno 1944: la fucilazione di 4 partigiani lissonesi

13 Juin 2020 , Rédigé par Renato Publié dans #pagine di storia locale

Un uomo muore solo quando più nessuno si ricorda di lui

Lissone 16 giugno 2020: l'ANPI ricorda i quattro giovani partigiani lissonesi fucilati il 16 e 17 giugno 1944.

 

Pierino Erba     Carlo Parravicini      Remo Chiusi     Mario SomaschiniPierino Erba     Carlo Parravicini      Remo Chiusi     Mario Somaschini
Pierino Erba     Carlo Parravicini      Remo Chiusi     Mario SomaschiniPierino Erba     Carlo Parravicini      Remo Chiusi     Mario Somaschini

Pierino Erba Carlo Parravicini Remo Chiusi Mario Somaschini

Giovedì 15 giugno 1944

Sono ormai quattro anni che l’Italia è in guerra, fino all’ 8 settembre 1943 al fianco dei tedeschi, ora con gli Alleati, che il 4 giugno hanno liberato Roma. Mentre l’avanzata degli Alleati procede lentamente lungo la penisola, il nord Italia è sotto occupazione nazista: i tedeschi, alla fine di settembre 1943, hanno contribuito alla formazione della Repubblica Sociale Italiana con a capo Mussolini, che ha la capitale a Salò, sul lago di Garda.

Da dieci giorni le truppe alleate, formate da americani, inglesi e canadesi, sono sul territorio francese. L’operazione Overlord, che ha portato più di 1.200.000 soldati sulle coste della Normandia, è in corso anche se la resistenza tedesca si sta rivelando più dura del previsto.

A Lissone da un mese si è formato il locale Comitato di Liberazione Nazionale.

Lo sciopero generale del marzo 1944 (a cui avevano partecipato anche gli operai dell’Incisa, che contava circa 1200 dipendenti e dell’Alecta, 500 dipendenti) aveva ottenuto un grande e lusinghiero successo così da scuotere in Lissone l'assenteismo della popolazione, interessandola alla lotta per la liberazione e a coloro che combattevano per ottenerla.

Lissone, Venerdì 16 giugno 1944

Da alcune ore i quattro partigiani lissonesi Remo Chiusi, Mario Somaschini, Pierino Erba e Carlo Parravicini, accusati dell’attentato in Corso Milano contro due militi fascisti (avvenuto in tarda serata di ieri), sono nelle mani dei nazifascisti: Erba e Parravicini sono presso la Casa del Fascio di Lissone (l’attuale Palazzo Terragni), Chiusi e Somaschini in Villa Reale a Monza.

Nell'ora di uscita degli operai dal lavoro, gli altoparlanti chiamano a raccolta la popolazione in piazza Ettore Muti (l'attuale piazza della Libertà) per assistere ad uno spettacolo. La gente, ignara di quanto stava per accadere, si ferma e s'infittisce in una sospettosa attesa. Ad un certo punto, dalla scalinata della Casa del Fascio scendono due giovani quasi incapaci di reggersi in piedi per le torture subite: sono Pierino Erba (di 28 anni) e Carlo Parravicini di anni 23. I due partigiani vengono messi davanti alla fontana e fucilati tra lo sgomento della popolazione.

L'incredulità e lo sbigottimento della folla attonita lasciano il posto all'orrore ed al terrore ed in un attimo la piazza si svuota mentre altre raffiche di mitra solcano l'aria.

Ed inizia una sera impregnata di spavento, la gente si chiude nelle proprie case ed in paese sembra che il coprifuoco sia calato in anticipo tanto le vie sono deserte: si sentono solo le scarpe chiodate delle ronde che perlustrano le strade facendo scoppiare qualche bomba a mano o sventagliando contro l'acciottolato delle raffiche di mitra per il sadico gusto di intimidire maggiormente la gente.

L’indomani alla Villa Reale di Monza, Remo Chiusi e Mario Somaschini, entrambi ventitreenni, subiscono la stessa sorte dei loro amici.

certificati fucilazionecertificati fucilazionecertificati fucilazione

certificati fucilazione

Nei giorni seguenti anche Radio Londra nella trasmissione "La Voce della Libertà" ricordava il tragico episodio esaltando il martirio dei quattro patrioti. Finita la guerra, i solenni funerali dei quattro partigiani lissonesi furono celebrati il 13 Maggio 1945 nella chiesa di San Carlo.

alcuni momenti dei funerali nella chiesa di San Carloalcuni momenti dei funerali nella chiesa di San Carlo

alcuni momenti dei funerali nella chiesa di San Carlo

A guerra terminata, sulla tomba a loro dedicata presso il cimitero urbano

i Lissonesi scrissero:

LIBERTÀ E UMANITÀ

FU PER QUESTI MARTIRI

ANELITO DI VITA INSOFFERENZA DI TIRANNIA

ASSASSINATI DA PIOMBO FASCISTA

E DA SEVIZIA NAZISTA

LOR GIOVINEZZA IMMOLATA È MONITO

DI PACE E DI GIUSTIZIA

CITTADINI MEDITATE ED IMPARATE

L’anno successivo fu posta sul luogo della fucilazione una targa commemorativa in marmo, recante la scritta “Parravicini Carlo, Erba Pierino, Chiusi Remo, Somaschini Mario nel nome della libertà caddero trucidati dai nazifascisti il 16 -17 giugno 1944”.

La cerimonia di inaugurazione avvenne alla presenza del Sindaco ing. Mario Camnasio (1946-1951).

La lapide commemorativa originaria, nel 2005, iniziati i lavori di riqualificazione di Piazza Libertà, è stata ricollocata al cimitero urbano.

Inoltre i dipendenti delle O.E.B. Officine Egidio Brugola, a ricordo dei loro colleghi, posero una lapide all’interno dello stabilimento in Via Dante.

Nel 1985, in occasione del 40° anniversario della Liberazione, l’Amministrazione Comunale, Sindaco Angelo Cerizzi, e la Direzione aziendale realizzarono un nuovo monumento in acciaio che reca la scritta ” “Gli operai di questo stabilimento pongono a ricordo dei loro compagni di lavoro SOMASHINI MARIO, ERBA PIERINO, CHIUSI REMO caduti per la libertà”. Ancora oggi nelle ore notturne viene illuminato, a perenne ricordo.

Dopo il 25 Aprile 1945, la piazza principale della nostra città (Piazza Fontana per i lissonesi), per un breve periodo fu chiamata Piazza IV Martiri prima di assumere la denominazione attuale di Piazza Libertà. Nel corso del XX secolo la piazza, ha cambiato nome diverse volte: dapprima Piazza della Chiesa (per la presenza della vecchia chiesa), poi, dopo la I guerra mondiale, Piazza Trento e Trieste, in seguito, dal 1934 Piazza Vittorio Emanuele II, quindi Piazza Ettore Muti.

I Maggio 1945 in Piazza IV Martiri. Dal balcone di Palazzo Terragni, il socialista monzese Ettore Reina parla ai lissonesi, attorniato dai membri della locale Sezione del C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale)

L’A.N.P.I. lissonese, mentre ricorda il sacrificio di questi quattro giovani concittadini, desidera dedicare anche un pensiero a tutti i lissonesi che in vari modi si opposero al fascismo. Vogliamo ricordare anche chi attuò la cosiddetta Resistenza silenziosa ed i cui nomi non sono riportati nei libri di storia o nei documenti ufficiali, chi lottò nelle file della Resistenza armata, chi fu internato nei campi di concentramento in Germania, tutti coloro che persero la vita perché anche Lissone divenisse una città libera e democratica.

documento originale sulla fucilazione di Pierino Erba e Carlo Parravicini

documento originale sulla fucilazione di Remo Chiusi e Mario Somaschini

16 e 17 giugno 1944: la fucilazione di 4 partigiani lissonesi16 e 17 giugno 1944: la fucilazione di 4 partigiani lissonesi16 e 17 giugno 1944: la fucilazione di 4 partigiani lissonesi
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a ricordo di Valerio Renzi maresciallo dei Carabinieri a Lissone

16 Juillet 2018 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

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Il 16 luglio 1982 veniva ucciso dalle Brigate Rosse il Maresciallo dei Carabinieri di Lissone Valerio Renzi.

Purtroppo anche Lissone ha avuto una vittima di quegli “anni di piombo”: il maresciallo dei Carabinieri Valerio Renzi.

Valerio Renzi nato a Rieti nel 1938, era comandante della stazione dei Carabinieri di Lissone, sposato e padre di due bambini.

 



La mattina del 16 Luglio 1982, Renzi si recò, come era solito fare, da solo, con la sua Alfetta di servizio, presso l'ufficio postale di Lissone per ritirare la corrispondenza.

Proprio in quegli attimi, un gruppo di terroristi stavano compiendo una rapina (un’ "operazione di esproprio proletario" nel gergo delle Brigate Rosse, come scrissero nella rivendicazione dell’attentato).

Alla vista dell’auto dei Carabinieri i terroristi sparavano raffiche di mitra contro il maresciallo Renzi. L'Alfetta venne crivellata di colpi.

Il suo omicidio venne rivendicato dalla colonna Walter Alasia, un ramo delle Brigate Rosse.

 

 

 

Un’involontaria testimone oculare di quella tragica mattina del 16 luglio 1982, la lissonese Carlotta Molgora, così ci ha raccontato:

Ormai pensionata, ogni due mesi mi recavo presso l’Ufficio postale per ritirare la pensione. Era Venerdì 16 luglio 1982. Mentre ero in fila davanti allo sportello e discutevo con altre mie conoscenti, entrò un giovane con un mitra spianato ordinando a tutti i presenti di sdraiarsi per terra. Un altro giovane si affacciò sulla porta dell’ufficio postale, imbracciando anche lui un mitra. Tutti pensarono ad una rapina. Qualcuno svenne. Poi improvvisamente si sentì il crepitio di una raffica di mitra. In un attimo gli assalitori si dileguarono. Qualcuno uscì dall’ufficio postale. Ai suoi occhi apparve una scena raccapricciante: all’interno di un’auto dei Carabinieri, un graduato era stato colpito a morte. Era il maresciallo della stazione dei Carabinieri di Lissone, Valerio Renzi. I brigatisti lo avevano ammazzato. Il giorno prima a Napoli allo stesso modo era stato massacrato il capo della squadra mobile. Erano gli anni del terrorismo che aveva seminato terrore e morte nel nostro Paese e che fu sconfitto solo dopo aver lasciato una scia di sangue”.

 



Maresciallo Renzi manifesto




L'Arma dei Carabinieri conferì la Medaglia d'argento al valor civile alla memoria a Valerio Renzi e fece erigere sul luogo dell'attentato, di fronte all’Ufficio Postale di Lissone, un monumento in sua memoria, opera della scultrice Virginia Frisoni.

 

 

Nel 1988 la Provincia di Milano conferì il Premio Isimbardi alla memoria di Valerio Renzi con la seguente motivazione:

“Maresciallo capo, comandante della stazione dei carabinieri di Lissone ucciso dai terroristi nel corso di una rapina all'Ufficio postale di Lissone nel 1982. Il suo esempio ha onorato l'arma cui apparteneva e ha contribuito alla lotta contro la criminalità politica per la dedizione e l'impegno dimostrati fino all'estremo sacrificio.”

 

La rassegna stampa dell'epoca


 

 

 

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anno scolastico 1940 - 1941

10 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

vissuto sui banchi di una scuola elementare di Lissone.



Quando il 16 ottobre 1940 inizia l’anno scolastico, da quattro mesi i nazisti hanno occupato Parigi.
Parigi-giugno-1940.jpg
Il maresciallo Petain, dopo il crollo dell’esercito francese, ha firmato l’armistizio con i tedeschi. Pochi giorni dopo, l’anziano militare veniva nominato presidente della Repubblica di Vichy, istituita come governo collaborazionista della Germania. Dall’Inghilterra il generale De Gaulle annunciava alla popolazione francese attraverso la radio: “Qualunque cosa succeda la fiamma della resistenza francese non deve spegnersi e non si spegnerà”.

Quando i tedeschi erano a pochi chilometri da Parigi, il 10 giugno 1940, dal balcone di Palazzo Venezia, Mussolini aveva annunciato di aver dichiarato guerra alle “democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente” e iniziava l’offensiva italiana sulle Alpi che costava all’Italia notevoli perdite e fruttava ben poco in termini di territorio conquistato. “Una pugnalata alle spalle” che costringeva la Francia a chiedere l’armistizio all’Italia.

A Lissone, le classi delle scuole elementari sono composte mediamente da cinquanta alunni.
Nella scuola della frazione Santa Margherita, classificata come scuola rurale, la cerimonia di apertura viene così descritta: «gli alunni, inquadrati, si recano con i loro insegnanti alla chiesa della vicina frazione Bareggia. Poi inquadrati davanti al monumento ai Caduti, rispondono al saluto al Re, al Duce e all’appello ai Caduti».
quaderno scuola rurale

Il 28 ottobre, nell’anniversario della Marcia su Roma, il Duce del fascismo ordinava l’inizio delle operazioni belliche contro la Grecia.


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Quest’anno l’Italia è in guerra e il 4 novembre è giorno di scuola. Un maestro
«ne approfitto per commemorare la giornata che ricorda la più strepitosa vittoria italiana, ricordando gli eoi che seppero dare la vita per la grandezza dell’Italia e invitando gli scolari a saperli imitare, se la difesa della nostra patria lo richiedesse». E un’altro insegnante della scuola elementare di Santa Margherita «infioriamo il quadro del Milite Ignoto, soldato nel quale la Patria ha esaltato tutti i suoi Eroi» e «vorrei proporre al Sig. Direttore che si intitoli l’aula ad uno dei Caduti della frazione».

7 novembre 1940: Il Federale di Milano visita gli stabilimenti industriali di Lissone.
Federale-a-Lissone.jpgLissone-Podesta-Cagnola.jpgLissone-il-popolo-ascolta.jpg


Scrive il maestro sul “Giornale della classe”: «Da parecchi giorni avevo invitato i miei scolari a prepararsi la divisa e infatti per le ore 14 ho potuto averne un bel numero in perfetta divisa di balilla. Alle 14,15 noi eravamo schierati di fronte alla Casa del Fascio ad attendere il capo del partito della Provincia.
Lissone ex casa del fascio
Appena arrivato gli furono presentate tutte le Autorità locali quindi, presa la bicicletta, si diresse a visitare gli stabilimenti. I balilla rimasero un po’ mortificati perché il federale non li passò in rassegna e quindi non tutti lo poterono vedere
».


Lissone municipio anni 4018 novembre 1940: «Oggi ho avuto un’altra grande soddisfazione perché ho potuto completare il pagamento delle tessere di balilla. Ho insistito molto per far portare i soldi ma sono riuscito nel mio intento. Ho anche ricordato l’anniversario delle inique sanzioni col dimostrare il perfido desiderio dei nostri nemici, specialmente della Francia e dell’Inghilterra di affamarci ed impedirci così di conquistare un posto al sole. Alle ore 10 poi, accompagnai tutti i balilla in divisa delle classi terze, quarte e quinte nel cortile del Municipio, dove sta murata la lapide ricordo, per la cerimonia commemorativa».


umberto di savoiaIl 13 dicembre 1940 arriva a Lissone nientemeno che Sua Altezza Reale il Principe di Piemonte, Umberto di Savoia, per visitare le caserme del paese.

distaccamento-militare.jpg delibera-11-12-1940.jpg

Il direttore ordina di sospendere le lezioni alle ore 12
«per consentire agli scolari di ritornare in divisa alle scuole Vittorio Veneto per le ore 13,30». Inquadrati vengono condotti davanti alla caserma principale, in via Besozzi, dove vengono schierati. La giornata non è particolarmente fredda, ma «il dover rimanere immobili per due ore non era particolarmente simpatico». Finalmente alle ore 16 il Principe arriva. «La lunga attesa li ha stancati un po’ ma quando il Principe li passò in rivista seppero stare sull’attenti come altrettanti soldati. Nei loro occhi si leggeva la gioia grande di aver visto da vicino un così nobile personaggio e il sacrificio della lunga attesa era completamente dimenticato».

principe Umberto Lissone 1940 b

principe Umberto Lissone 1940

principe Umberto Lissone 1940 a

 

Si avvicina il Natale ma a scuola si fanno prove di incursione aerea. Il 20 dicembre «al segnale d’allarme, dato dal Sig. Direttore con 3 suoni di fischietto, tutte le classi, secondo gli ordini impartiti, in silenzio sono scesi nel sotterraneo e là sono rimaste fino al segnale del cessato allarme dato con un suono prolungato di fischietto».

Le vacanze natalizie sono ridotte a tre giorni: il 24, 25 e 26 dicembre. Il 27 si ritorna a scuola: «per le eccezionali condizioni della nostra Patria, non si deve parlare di vacanza». Un altro maestro annota nel “Giornale della classe”: «le lunghe vacanze natalizie dovrebbero essere tolte anche negli anni venturi poiché lo studio ne trae maggior vantaggio».

8 gennaio 1941: «ricorre il genetliaco di S.M. la Regina Imperatrice. Immustro la figura nobile e magnanima della nostra Regina. Illustro poi le mplteplici attività della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e il largo contributo che ha dato nella guerra per la conquista dell’Impero, nella Spagna, in Albania e nell’attuale conflitto».


La guerra costa e allora si chiedono ulteriori sacrifici alle famiglie. Una circolare del segretario del Fascio di Lissone invita gli scolari ad essere generosi verso i soldati in guerra; in una quinta maschile
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Nelle classi femminili si procede alla raccolta di indumenti di lana per i militari. La maestra scrive: «nessuna delle mie scolare è in condizioni finanziarie tali da poter offrire neppure un capo di lana. Invito quindi le scolare ad offrire qualche lira per poter comperare della lana e confezionare poi con essa qualche paio di calze». È da sottolineare che in una pagina del “Giornale della classe”, di fianco al nome e ai dati anagrafici di ogni scolaro, vi era uno spazio in cui veniva indicata la condizione economica della famiglia!

E in un’altra quinta femminile: «con le mie alunne felicissime ho preparato il pacco con gli indumenti e altri oggetti destinati ai combattenti, che nel pomeriggio verrà portato al fascio. Contiene 12 paia di calze di lana, 9 paia di guanti, 1 passamontagna, molte buste con fogli di carta da lettera, biglietti postali, cioccolato, sigarette. Non mi aspettavo tanto! ».

Nelle classi femminili si procede alla raccolta di indumenti di lana per i militari. La maestra scrive: «nessuna delle mie scolare è in condizioni finanziarie tali da poter offrire neppure un capo di lana. Invito quindi le scolare ad offrire qualche lira per poter comperare della lana e confezionare poi con essa qualche paio di calze». È da sottolineare che in una pagina del “Giornale della classe”, di fianco al nome e ai dati anagrafici di ogni scolaro, vi era uno spazio in cui veniva indicata la condizione economica della famiglia!

E in un’altra quinta femminile: «con le mie alunne felicissime ho preparato il pacco con gli indumenti e altri oggetti destinati ai combattenti, che nel pomeriggio verrà portato al fascio. Contiene 12 paia di calze di lana, 9 paia di guanti, 1 passamontagna, molte buste con fogli di carta da lettera, biglietti postali, cioccolato, sigarette. Non mi aspettavo tanto! ».

 

20 febbraio 1941:
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«
Anche alla Cascina Santa Margherita si sente l’eco della guerra. Tutti i bambini hanno parenti prossimi e lontani richiamati alle armi. Parlo del sacrificio compiuto dai nostri soldati e del dovere, da parte nostra, di collaborare alla buona riuscita delle armi. I bimbi devono, come quattro anni orsono, offrire i rottami di ferro che possono sembrare inutili. Come durante la guerra per la conquista dell’Impero, anche ora la Patria saprà trasformare i rottami in potenti armi contro il nemico. Siamo lieti di aver partecipato anche noi alla vittoria finale». Un incaricato della Gioventù Italiana del Littorio ritira 50 chilogrammi di rottami offerti alla patria dagli alunni di Santa Margherita.
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E nel primo anno di guerra, per ricordare l’anniversario della Fondazione dei Fasci di combattimento (furono fondati il 23 marzo 1919 a Milano in Piazza San Sepolcro) un grande avvenimento per la scuola lissonese: «inaugurazione del gagliardetto dei Balilla e delle Piccole Italiane, che è intitolato a Giulio Venini, un caduto del fronte greco-albanese, proposto per la medaglia d’oro, già figlio di una Medaglia d’oro della Grande Guerra».

Dato il susseguirsi degli avvenimenti bellici, un maestro decide di dedicare il lunedì di ogni settimana per raccontare agli scolari quanto sta accadendo sui vari fronti.
K aprile 1941 Bengasi yugoslavia epiro macedonia 

4 aprile 1941: «Oggi ho dato la notizia ai miei scolari della riconquista di Bengasi».

7 aprile 1941: «Spiego ai miei alunni la ragione per cui l’Italia e la Germania hanno iniziato la guerra contro la Jugoslavia».

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21 aprile 1941: «
Commemoro la fondazione di Roma e la festa del lavoro. Inoltre do notizia della caduta della Jugoslavia che si è arresa».

24 aprile 1941: «Comunico ai miei scolari la notizia che le Armate dell’Epiro e della Macedonia sono capitolate».

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I soldati che sono impiegati in Albania hanno risposto alle lettere inviate dalle bambine di quinta. 

Una in particolare «è veramente interessante: un Alpino racconta un poco le vicende gloriose di laggiù».

21 aprile 1941: «Per commemorare il Natale di Roma e la festa del Lavoro, ascoltiamo una trasmissione organizzata dall’Ente Radio Rurale». Ciò è stato possibile grazie all’apparecchio radiomicrogrammofonico donato dall’Egr. Podestà Cav. Angelo Cagnola.

E per il 9 maggio, anniversario della fondazione dell’impero, il maestro scrive: «ricordo alla scolaresca la rapida e gloriosa conquista dell’Etiopia, inutilmente ostacolata dall’Inghilterra. In questo momento in cui si accende sempre più la speranza di una emancipazione del Mar Mediterraneo dal dominio britannico e si consolida la nostra fiducia nella vittoria finale e nel rafforzamento del potere italiano nell’Africa Orientale italiana, volgiamo ai nostri soldati, che in quelle terre combattono per la gloria d’Italia, il nostro affettuoso saluto ed il nostro ringraziamento».

In realtà in Africa gli inglesi erano passati al contrattacco, dilagando in tutti i possedimenti orientali italiani, Etiopia, Somalia, Eritrea, tanto che, dall’aprile 1941, il negus era ritornato trionfalmente ad Addis Abeba.

La scuola sta per finire. Come lo scorso anno termina il 15 maggio e non ci saranno gli esami di terza e di quinta. Gli alunni verranno giudicati solo attraverso lo scrutinio. Scrive sul “Giornale della classe” una maestra di quinta femminile: «Dedico questi ultimi giorni di scuola a lezioni di igiene ed economia domestica, che riusciranno certo tanto utili a queste donnine, molte delle quali lasceranno fra poco definitivamente la scuola».


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pagine del programma didattico di una V classe femminile
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Lissone, anno scolastico 1936-1937

10 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

Nel seguente articolo vengono pubblicate le pagine contenenti la "Cronaca e le osservazioni dell’insegnante sulla vita della scuola"  del «Giornale di classe» di una quinta elementare della scuola "Vittorio Veneto" di Lissone nell’anno scolastico 1936-1937.

Dalla loro lettura è possibile avere uno spaccato della vita della scuola: ogni giorno gli insegnanti e i dirigenti scolastici cercano di plasmare gli animi dei piccoli scolari inculcando in loro gli ideali del regime.

L’istituzione scolastica fu un potente veicolo di propaganda del fascismo, uno dei più efficaci strumenti per l’organizzazione del consenso di massa.

 

In particolare si notino le cronache dei seguenti giorni :

 

18 novembre 1936: primo anniversario delle sanzioni inflitte dalla Società delle Nazioni all’Italia per la guerra d’Etiopia

 


18 dicembre 1936: primo anniversario in cui tutte le donne d’Italia dovettero donare il proprio anello nuziale per sostenere il paese in guerra

 


26 febbraio 1937: nella guerra di aggressione all’Etiopia, chi si oppone all’occupazione del proprio paese, in questo caso il Ras Destà, viene definito ribelle ed eliminato

 


20 marzo 1937: il maestro esalta la figura del Duce in terra d’Africa

 


7 maggio 1937: l’Ispettore scolastico cerca di mettere in rilievo, davanti agli scolari radunati, «i motivi altamente civili della conquista dell’Impero»


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"Cronaca e le osservazioni dell’insegnante sulla vita della scuola"  del «Giornale di classe» di una quinta elementare della scuola "Vittorio Veneto" di Lissone nell’anno scolastico 1936-1937.

       

 
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anno scolastico 1934 - 1935 (continuazione)

10 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

Dal 23 al  28 gennaio: «ciclo di lezioni per la propaganda del riso».

Tra le iniziative del Regime, oltre alla "battaglia del grano",
battaglia del grano 
che aveva il preciso scopo di realizzare l'indipendenza economica dell'Italia attraverso l'incremento dell'agricoltura e che occupava un posto di primissimo piano nella didattica della scuola elementare,
battaglia-del-grano-copie-1.jpg Campagna per il consumo di zuccheo (1937)

 

si aggiunse , nel febbraio 1928 quella del riso, con la celebrazione della "giornata del riso" il 19 febbraio. Una circolare raccomandava ai capi delle scuole la più attiva propaganda per il consumo del riso, per evitare la crisi di sovrapproduzione di quel cereale.

 

31 gennaio: «per interessamento delle autorità locali e per gentile concessione del proprietario, oggi le scolaresche di quarta e di quinta hanno gratuitamente assistito al film “La camicia nera”. La film veramente bella non poteva essere più bella ed interessante, tanto dal lato morale quanto patriottico».

 

31 gennaio: «nel pomeriggio saggio ginnico guida presso la Casa del Balilla di Monza».
ginnastica3 ginnastica4

L’insegnante  vende i  francobolli della Refezione scolastica, le tessere di Piccole Italiane, raccoglie le iscrizioni alla Mutualità scolastica (anche con pagamenti a rate), è riuscita a convincere le sue alunne tanto che «quasi tutte si sono fatte la divisa di Piccole Italiane».
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25 marzo 1935: festa degli alberi
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La festa degli alberi, pur non essendo una creazione del fascismo - la sua istituzione risale al 1902 - venne sfruttata e piegata dal Regime all'opera di intensa propaganda intrapresa per la salvaguardia e l'incremento del patrimonio forestale italiano.

Con la circolare del 15 ottobre 1928 tutta la scuola era chiamata a celebrare questa festa per la quale venivano scelti il luogo e la data più adatti per l'occasione.
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Giornata delle due croci: quinta campagna nazionale per il francobollo antitubercolare
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28 aprile 1935: la nuova città di Guidonia
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12 maggio 1935: visita di Starace a Lissone
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12 mag 1935 Starace a Lissone


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14 maggio 1935: visita dell’Ispettore di Religione. Il maestro riporta a penna, in rosso, una citazione di Mussolini sulla religione
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la Leva fascista
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Cos’era la leva fascista?

Ogni anno con la Leva Fascista veniva solennizzato il rito di passaggio dei Balilla che avevano compiuto 14 anni nelle Avanguardie, mentre gli Avanguardisti che compivano i 18 anni passavano nei Fasci Giovanili (da dove, a 21 anni, sarebbero entrati nella Milizia e nel Partito).

Dal 1935 al gradino più basso vi erano i Figli della lupa

Nello stesso modo, con la Leva Fascista Femminile, avveniva il passaggio delle Piccole Italiane nelle file delle Giovani Italiane e di queste nel gruppo delle Giovani Fasciste.

La Leva fascista si celebrava il 24 maggio, nell'anniversario dell'entrata in guerra dell'Italia. Nello stesso giorno, a partire dal 1934, aveva luogo in tutti i Comuni la Festa ginnastica nazionale, organizzata dall'O.N.B. Balilla e Piccole Italiane si esibivano negli esercizi ginnici seguendo gli ordini trasmessi per radio da un istruttore dell'O.N.B. che li guidava dal Foro Mussolini in Roma.

 

Saggio ginnico ed esercizi obbligatori
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Esami e fine dell’anno scolastico:
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Lissone, anno scolastico 1935-1936

10 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

Alla metà degli anni trenta del novecento, tre regimi totalitari sono al potere rispettivamente in URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche), in Germania e in Italia.

Nell’Unione Sovietica, Stalin, da circa dieci anni alla guida del Paese, dopo aver attuato la collettivizzazione forzata nelle campagne e fatto spostare manodopera dalla campagna all’industria, stava procedendo alla repressione dei suoi oppositori all’interno del partito comunista, mediante le “purghe” (processi senza garanzie processuali che vedevano come imputati dirigenti di partito).

In Germania Hitler, diventato cancelliere del Reich nel 1933, reprimeva il dissenso; venivano emanate le “leggi di Norimberga” (1935), con funzione soprattutto antisemita, che prevedevano la privazione dei diritti civili e politici.

In Italia il regime fascista di Mussolini era al culmine della sua potenza, tanto che desiderava provare all’estero che l’Italia era pacificata e che gli ultimi oppositori si erano arresi (con insidiose proposte, il Ministero della Giustizia faceva sapere di essere disposto a concedere ai detenuti politici la libertà condizionale in cambio dell’impegno di non occuparsi più di politica). In politica estera, la guerra d’Etiopia, svolta fondamentale nell’evoluzione della dittatura fascista, provoca il riavvicinamento tra l’Italia e la Germania. Il gioco delle alleanze europee risulta così suggellato per parecchio tempo.

 

Attraverso la cronaca dei giorni di scuola, scritta dal maestro sul “Giornale di Classe” di una quinta elementare, possiamo seguire gli avvenimenti riguardanti non solo Lissone, nell’anno scolastico 1935-1936, ma anche quelli dell’Italia nel contesto internazionale.

 

trascrizione del "Giornale della classe"

25 settembre 1935:
La mia classe è composta da 48 iscritti di cui 13 ripetenti. I primi giorni di scuola li spesi per un indispensabile riepilogo delle norme di pulizia, ordine, disciplina. Parlai inoltre dell’importanza dello studio e del rispetto che si deve all’Autorità. Cercai la forma più chiara e convincente, ma chissà quante volte dovrò ripetermi. Non mancai di aggiungere che la migliore preparazione al nuovo anno scolastico era quella di assecondare la lodevole iniziativa di assistere a una apposita S. Messa, chiamata dello scolaro.


2 ottobre 1935:
Oggi la scuola è terminata alle 3 per la memorabile adunata voluta dal Duce. Tutto il popolo italiano è con lui.

5 ottobre: Inaugurazione dell’anno scolastico e S. Messa.

12 ottobre: da lunedì l’orario è stabilito come segue:

8,30 – 8,45 ingresso                   

8,45 – 12 lezione

13,30 – 13,45 ingresso

13,45 – 15,30 lezione


26 ottobre:
fu ascoltata la radiotrasmissione ordinata dal segretario del P.N.F. agli scolari d’Italia. “Saluto al Re, saluto al Duce” “Visita a un campo di camice nere in partenza per l’Africa Orientale.


28 ottobre:
Anniversario della Marcia su Roma. Ho parlato in proposito ai miei scolari facendo rilevare tutto il bene che Mussolini ha fatto e continua a fare per la grandezza della nostra Italia.

Tutte le scolaresche, accompagnate dai rispettivi insegnanti, sono sfilate in corteo per le vie del paese indi si recarono in chiesa per assistere la Messa ai Caduti della Rivoluzione, poi il corteo si recò al Parco delle Rimembranze indi in Piazza Vittorio Emanuele III ove parlò il segretario politico. Dopo il saluto al Re e al Duce il corteo si sciolse.


4 novembre:
Anniversario della Vittoria. Corteo dei Balilla e delle Piccole Italiane al cimitero per la traslazione della salma di un glorioso caduto decorato di medaglia d’argento. Messa da campo e discorso analogo. Il corteo ha poi sostato al Monumento ai caduti per la lettura del Bollettino della Vittoria e furono deposte le solite corone.


8 novembre:
solenne ingresso a Macallè del generale De Bono

11 novembre: genetliaco del Re


originale del "Giornale della classe" del 18 novembre 1935

18 novembre:
Tutti i tricolori d’Italia sventolano, non per un lieto evento o per commemorare una data gloriosa, ma per protesta contro le sanzioni. Faccio scrivere le parole del Duce: Davanti alla minaccia di un assedio economico che la storia bollerà come un crimine assurdo, tutti gli italiani degni di questo nome, lotteranno organizzandosi nella più accanita delle difese.  – Spiego che siano le sanzioni e quale dovrà essere la nostra lotta per vincerle.

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5 dicembre:
Commemorazione di Balilla; narrazione e conseguenza storica.


18 dicembre:
Giornata della fede; colla donazione dell’anello nuziale da parte delle donne d’Italia,
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fu entusiastica quella dei rottami di metallo fatta anche dai miei scolari. 
Inaugurazione di Pontinia, terzo comune dell’Agro Pontino.


23 dicembre: dal 24 al 2 gennaio vacanze natalizie


21 gennaio 1936:
abbiamo sentito la trasmissione della radio sull’argomento: disfatta di Macallè 1896 – Macallè italiana 1936. Presa di Neghelli. Ritornata in classe, dopo la spiegazione data in merito alla radiotrasmissione, ho assegnato per casa il riassunto delle cose udite.


11 febbraio:
sesto anniversario della firma del Trattato del Laterano e del Concordato dell’Italia e la Santa Sede. Per l’annuale solennità civile, le scuole hanno fatto vacanza.


12 febbraio:
causa l’influenza ho segnato in questo periodo il maggior numero di assenze dei miei alunni.

16 febbraio: morte di Augusta Mussolini, moglie del compianto Arnaldo, donna di elette virtù.


originale del "Giornale della classe" del 19 febbraio 1936

19 febbraio: oggi la Nazione è imbandierata per celebrare la vittoria di Ambra Aradam. Illustro alla scolaresca la grande battaglia, leggo il comunicato, si partecipa al giubilo di tutti gli Italiani per la magnifica vittoria delle nostre armi. Il nostro pensiero si rivolge con gratitudine al Duce al Re a S.E.  Badoglio a tutti i capi e combattenti morti in terra d’Africa.


28 febbraio:
la bandiera italiana sventola sul nuovo bastione conquistato: l’Amba Alagi. Faccio partecipare gli scolari al giubilo del popolo italiano scrivendo un pensiero riconoscente al Duce ed ai nostri eroici soldati.

29 febbraio: sabato, ultimo di carnevale si fece vacanza.


3 marzo:
Commemorazione del quarantesimo anno della battaglia di Adua. Parlo alla scolaresca della Messa al campo fatta a Roma sull’Altare della Patria il 1° marzo con la partecipazione del Re, del Duce e di tutte le autorità militari e politiche, assumendo così carattere nazionale per la commemorazione suddetta.  I morti di Adua sono finalmente vendicati.

23 marzo:
Commemorazione del 17° anniversario della fondazione dei primi Fasci di combattimento per opera di Benito Mussolini in Piazza San Sepolcro a Milano. Quest’anno la celebrazione è più vibrante perché fatta sotto l’ala della vittoria africana.


26 marzo:
Il popolo italiano porge il suo commosso saluto e augurio a Maria di Piemonte, l’augusta crocerossina che parte domani per l’Africa Orientale e si appresta a dare l’opera personale di volontario sacrificio sulla nave ospedale Cesarea. Ancora una volta la Casa Reale dà l’esempio più alto e magnifico e porta laggiù la voce amorosa della Patria. Tutte unite nel sentimento e nel valore.


28 marzo:
consegno £ 10 per l’iscrizione della mia classe alla Croce Rossa Italiana.


2  aprile:
Dopo aver distribuito ai miei scolari il medaglione con l’effige del Duce, li ho fatti marciare inquadrati al Campo Sportivo, dove hanno compiuto qualche esercizio di ginnastica e cantato gli inni della Patria. La cerimonia è finita con il saluto al Re l Duce e all’on. Ricci. Era presente il Segretario Politico.

3 aprile: Celebrazione del decennale dell’Opera Nazionale Balilla.

La scolaresca, accompagnata dai rispettivi maestri, si radunarono in cortile; erano presenti le autorità religiose e civili. Balilla e Piccole Italiane e insegnanti erano in divisa, ascoltarono attentamente le parole pronunciate prima dal comandante la coorte Balilla poi dal nostro esimio Sig. Ispettore.

4 aprile: Domani giornata della doppia croce: parlo dei benefici apportati dalla lotta contro la tubercolosi.
 



dal 9 al 14 aprile: vacanze pasquali

28 aprile: Celebrazione del Natale di Roma e festa del lavoro. Continuo ad impartire notizie sul censimento.


5 maggio 1936:
Badoglio è entrato in Addis Abeba. Annuncio del Duce a tutto il mondo.Leggo il discorso del Duce (si commenta) e faccio cantare un inno alla Patria. Alle 10 e mezzo tutte le scolaresche accompagnate dai rispettivi insegnanti si recarono al Parco delle Rimembranze.


9 maggio 1936:
Proclamazione per radio dell’Impero italiano d’Etiopia. Illustro alla scolaresca la fondazione dell’Impero. Solenne Te Deum di ringraziamento, coll’intervento delle Autorità, Balilla, Piccole Italiane e Combattenti

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24 maggio 1936: Commemorazione dell’entrata in guerra e della leva Fascista. Tutte le scolaresche, accompagnate dai rispettivi insegnanti, parteciparono al corteo che si recò al Parco delle Rimembranze e poi in piazza dove il Segretario Politico celebrò la data memorabile e lesse il discorso del Duce pronunziato in occasione della fondazione dell’Impero.


26 maggio:
Siamo andati in cortile ad ascoltare l’ultima trasmissione dell’Ente Radio Rurale. Abbiamo sentito il saggio di canto corale eseguito da lacune scolaresche di Roma.


2 giugno: Quest’oggi la mia scolaresca ebbe la visita del Sig. Prevosto per la prova annuale di Religione. Tutti gli interrogati risposero molto bene. Il Sig. Prevosto ne fu molto contento

12 giugno 1936: Saggio ginnico al Campo Sportivo eseguito dalle classi 3a 4a e 5a . Furono eseguiti gli esercizi obbligatori dell’Opera Nazionale Balilla ed alcuni canti patriottici. Erano presenti le Autorità locali, il Segretario Politico e il Capo Zona di Lissone.


22 giugno 1936: termine delle lezioni

23-24-26-27 giugno: Si svolgono le operazioni di esame. Risultato: presenti 45 – approvati 34 – non approvati 5 – rimandati a settembre 6

materiale didattico
 

   

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Lissone: un secolo tra i banchi di scuola

10 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

Ricercando negli archivi comunali, Renato Pellizzoni, appassionato studioso della storia del XX secolo, e Maurizio Parma, profondo conoscitore di storia locale, hanno visionato documenti riguardanti la scuola pubblica a Lissone, dai più antichi risalenti alla seconda metà del XIX secolo (1860 – 1900) fino a quelli del ventennio fascista (1922 - 1945).

Di particolare interesse, negli anni dal 1930 al 1945, sono le notizie contenute nel “Giornale della classe" (così era chiamato il registro), dove gli insegnanti riportavano la cronaca e le osservazioni sulla vita scolastica. Analizzando questi giornali classe, soprattutto delle quarte e quinte classi delle elementari, si constata come “la rivoluzione nasceva non sulle piazze, ma nelle aule delle scuole elementari, quando ai giovani veniva tolto il senso della libertà individuale e la prospettiva del loro futuro obbligatoriamente si allineava a quella del cittadino-soldato. Il fascismo coltivò la propria dottrina in modo massiccio tra i ragazzi tentando di creare una generazione di ‘italiani nuovi’ .

Il ventennio ha prodotto un proprio sistema pedagogico che ricalca e continua quello comune a tutti i regimi totalitari, in cui la scuola costituisce un mezzo importante per inculcare nei giovani gli ideali del regime.

L’istituzione scolastica diventò ben presto un potente veicolo di propaganda del fascismo, il più efficace strumento per l’organizzazione del consenso di massa.

È proprio la scuola elementare, infatti, il primo e più importante gradino del lungo processo di irreggimentazione e indottrinamento, il cui obiettivo primario era quello di costruire futuri soldati, uomini ciecamente pronti a “credere, obbedire e combattere(1)”.   


 

“Fondamentale nello sviluppo di questa operazione di ingabbiamento della gioventù fu l'adesione supina e consapevole dei maestri e delle maestre che non fecero mai opposizione. Il fascismo li blandì ed onorò la loro opera (2)”.



   

In un articolo sono pubblicate immagini di documenti della scuola pubblica di Lissone negli anni successivi all’Unità d’Italia fino alla fine dell’ottocento.

Per gli anni del fascismo, invece, sono state trascritte alcune pagine del “Giornale della classe”: la loro lettura consente di avere uno spaccato della vita non solo degli studenti e della scuola ma anche del paese e della nazione.

 

(1) Elena D'Ambrosio ricercatrice Istituto di Storia Contemporanea "P. A. Perretta" autrice di “A scuola col duce – l’istruzione primaria nel ventennio fascista”

(2) Ricciotti Lazzero nell’introduzione al libro di Elena D'Ambrosio “A scuola col duce – l’istruzione primaria nel ventennio fascista”

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i primi documenti sulla scuola a Lissone

10 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

Da una ricerca sulla scuola pubblica, effettuata negli archivi comunali di Lissone, da Renato Pellizzoni, appassionato studioso di storia del XX secolo, e Maurizio Parma, profondo conoscitore di storia locale.

  
Risalgono al 1861 (anno dell'Unità d'Italia) i primi documenti rinvenuti negli archivi comunali. Anno scolastico 1861-1862

Regnava Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia.

E’ il registro di due classi : prima e seconda superiore maschile.

Vi erano due esami: a metà anno scolastico e alla fine.

Il maestro si chiamava Giovanni Mussi.

Le due classi erano composte da 51 alunni (iscritti al 15 ottobre 1861)

Presenti all’esame di metà anno 43 e a quello di fine anno 44

Approvati a metà anno 30; non approvati 13

Presenti all’esame di fine anno 44

Promossi 40; non promossi 4

 

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L’organizzazione scolastica si basava su una legge del 1859, la legge Casati, che regolava l’insieme delle norme, fino all’università, stabilendo il principio di una scuola elementare unica, gratuita e obbligatoria per i ragazzi e le ragazze, e dipendente finanziariamente dai Comuni, mentre le scuole superiori e le università dipendevano dallo Stato.

 


anno scolastico 1864 - 1865
 

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Nel 1870 le principali attività degli abitanti erano l’agricoltura, la tessitura casalinga con i telai a mano, pochi erano ancora i falegnami. Gran parte della popolazione aveva qualche pezzo di terreno che in parte coltivava a granoturco, frumento, patate, piccolo orto. Su molti terreni si piantavano e coltivavano i gelsi necessari per produrre col loro fogliame il cibo per i bachi da seta.
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Molti lissonesi si dedicavano a questo lavoro che durava circa due mesi, dalla metà di maggio alla fine di giugno, senza perdere il normale lavoro. Raccolti i bozzoli, si portavano alla filanda.


Nel 1870 nacque anche la Sociètà di Mutuo Soccorso fra operai e contadini. La Società oltre allo scopo della mutualità aveva anche quello dell’elevamento morale e intellettuale dei lavoratori ed era un punto principale e speciale quello della cultura e istruzione.

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La prima sede della Società di Mutuo Soccorso

 

anno scolastico 1873 - 1874

1873 74 registro 1873 74 relazione finale fronte

 

il documento è firmato dal sindaco di allora, Angelo Meroni  

 

1873 74 relazione finale 1873 74 relazione finale pag2 1873 74 relazione finale pag3

 

Nella sua relazione annuale il maestro segnala al Sindaco del Comune le numerose assenze degli scolari:

«L’insegnante non può tacere che tali assenze vennero occasionate per la massima parte dalla indulgenza dei genitori  e dalla costumanza combattuta sempre dal sottoscritto, ma non del tutto ancor vinta, di tenere lontano i figli dalla scuola ogni volta giovi servirsi dell’opera di essi nelle officine e nelle casalinghe occupazioni ed è per questo che si ebbero a lamentare anche le solite assenze nelle singole ..... nei mesi di maggio, giugno e parte di luglio in occasione dell’allevamento dei bachi da seta e dei lavori campestri».

 

scuola comunale mista maschile di Santa Margherita, frazione di Lissone, anno scolastico 1876 - 1877

La maestra è tenuta, in base al regolamento scolastico, a informare il Sindaco sull'andamento della classe:

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relazione della maestra Agostoni Marietta (6 settembre 1878) 

 

Illustrissimo Signor Sindaco

In omaggio all’articolo 95 del vigente regolamento scolastico, la scrivente si fa premuroso dovere di trasmettere a V. S. I. la relazione sull’andamento della classe prima sezione inferiore di questa scuola maschile communale da lei diretta e condotta nell’ora spirato anno scolastico 1877-78.

Apertura della scuola 6 novembre

Alunni inscritti 138

Presenti all’esame della prima metà dell’anno 130

Presenti all’esame della seconda metà dell’anno 90

Promossi 43

Frequenza media nella prima metà dell’anno 120 nella seconda metà 100

Orario delle lezioni dalle 2 alle 5 pomeridiane diviso come sègue :

Dalle 2 alle 3 ½ per la prima metà degli alunni e dalle 3 ½ alle 5 dalla seconda metà.

Profitto sodisfacente, non ostante la poca durata dell’orario.

Disciplina degli alunni lodevole, sicome fu costatato da Onorevole Soprintendenza scolastico e dall’Illustrissimo SiG. Sindaco che presenziò l’esame

Col massimo ossequio si rassegna

Maestra Agostoni Marietta

Lissone li 6 settembre 1878



Nel 1878 si inaugurava la Scuola di Disegno e Intaglio

Lissone nel 1878 non aveva ancora la stazione ferroviaria, benchè già passasse nel suo territorio la linea Milano-Como.   (classe III maschile e II femminile)

La stazione «Lissone-Muggiò» venne costruita, infatti, tra il settembre 1881 e il maggio del 1882.

La linea ferroviaria Milano-Monza di 13 Km, la prima strada ferrata dell'Italia settentrionale, era stata realizzata nel 1840. Nel 1861 la linea ferroviaria venne prolungata sino a Como, ponendo il borgo di.Lissone direttamente sulla tratto ferroviario, compreso tra le due stazioni di Monza e Desio.
1882 stazione di Lissone


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Anno scolastico 1898 -1899 alla scuola elementare di Via Aliprandi


E nel 1899 arriva l'energia elettrica: il Comune di Lissone stipulò un contratto con la Società monzese di elettricità affinché fosse impiantata la conduttura dell' energia elettrica e le relative lampade, garantendo così l'illuminazione del centro abitato, fino a quel momento ancora affidata a lampade a petrolio.
Tuttavia l'arrivo dell'energia elettrica interessò solo il centro, lasciando le frazioni Aliprandi e Bareggia per lungo tempo ancora soggette alla scarsa illuminazione di qualche lampada a petrolio.

 


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Anno scolastico 1903 -1904 scuola elementare di Via Aliprandi 

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Anno scolastico 1934 - 1935

10 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

vissuto sui banchi di una scuola elementare di Lissone.

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Dalla lettura del “Giornale della classe” di alcune quarte e quinte scaturiscono alcune osservazioni (le parti in corsivo sono tratte fedelmente dalle pagine scritte di proprio pugno dal maestro o dalla maestra):

all’insegnante viene affidato il compito di fare della propaganda al regime fascista. Nel messaggio radiotrasmesso, il 17 novembre 1934, il ministro dell’Educazione Nazionale Ercole ricorda «la delicatissima missione che il regime ha affidato agli insegnanti» e «quanto si aspetti dalla loro opera». Dal 18 novembre 1934 per gli insegnanti vige l’obbligo di indossare la divisa durante le ore di lezione.


Durante le ore di lezione è un continuo richiedere con insistenza da parte degli insegnanti, sia di soldi per il regime e per le sue opere (per l’acquisto delle tessere di Piccole Italiane,nelle sezioni femminili, per quelle dell’Opera Nazionale Balilla, per «l’Albo di cultura fascista, in vendita in classe per ordine superiore», per il pagamento delle pagelle, per la Mutualità scolastica, per i francobolli pro refezione scolastica e per la campagna antitubercolare, per l’iscrizione alla Dante Alighieri, per la biblioteca scolastica), sia di materiale, come, ad esempio, indumenti a beneficio dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia.
A questo proposito scrive una maestra «consegno il pacco di indumenti raccolti nella mia classe e confesso che sono stata assai contenta del modo come hanno risposto le mie alunne. Benché povere hanno offerto 31 capi di indumenti completamente nuovi». Un altro maestro segnala: «la mia classe è composta di elementi molto poveri» tante che pagano la tessera di iscrizione all’Opera Nazionale Balilla «a rate di 10 centesimi alla settimana».
In un pagina del “Giornale della classe”, per ogni alunno, erano indicate le condizioni economiche della famiglia! Ed una maestra «conscia del compito che incombe all’Insegnante fascista, farò del mio meglio affinché la totalità delle mie alunne sia iscritta sia all’O.N.B. sia alla Mutualità scolastica».

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cos'era l’Opera Nazionale Balilla?

La scuola, pur ricoprendo un ruolo insostituibile nell'istruzione ed educazione dei giovani, non era sufficiente a formare quell' "italiano nuovo" voluto dal fascismo. Ad integrare e completare l'azione della scuola fu creata l'Opera Nazionale Balilla con il compito di curare l'assistenza e l'educazione fisica e morale della gioventù italiana.

Realizzando una serie di attività a carattere culturale, politico, paramilitare, sportivo e ricreativo, accrebbe il suo ruolo dentro la scuola, richiedendo la collaborazione e il contributo degli insegnanti per il tesseramento dei ragazzi e il loro inquadramento nelle file dell'organizzazione.

L'Opera Nazionale Balilla, introdotta con la legge 3 aprile 1926, prese nome dal leggendario ragazzo genovese Giovanni Battista Perasso, detto il "Balilla", - ogni anno ricordato con solenni celebrazioni - che nel 1746 aveva dato inizio all'insurrezione di Genova, scagliando un sasso contro gli occupanti austriaci.

 

e la Mutualità scolastica?

La Mutualità scolastica ebbe origine a Milano, nel marzo del 1907, quando alcuni socialisti, insegnanti ed ex alunni della scuola elementare di via Giulio Romano, fondarono la società di ginnastica "Sempre Uniti" e strinsero "vincoli di fraternità" istituendo un Mutuo Soccorso scolastico. L'iniziativa fu presa ad esempio da molte altre scuole, in breve tempo ebbe carattere nazionale e tre anni dopo il Parlamento promulgò la legge sulla Mutualità Scolastica.

Nel 1929 la Mutualità scolastica entrò a far parte del programma fascista sull'assistenza: la legge n.17 del 3 gennaio istituì l'Ente Nazionale per la Mutualità scolastica che inglobò tutte le società locali e regolamentò il versamento dei contributi per il sussidio di malattia agli allievi.

Con il versamento di 10 lire annue corrisposte a rate, 25 centesimi ogni marchetta settimanale che veniva appiccicata sull'apposita tessera, i soci che cadevano malati ricevevano il sussidio per tutte le malattie acute e croniche insorte dopo l'iscrizione alla Mutualità.

L'Ente Nazionale per la Mutualità scolastica fu sciolto nel 1938.

Per la propaganda e di conseguenza la diffusione della mutualità scolastica le autorità facevano affidamento sull'azione dei maestri elementari, per i quali il servizio era obbligatorio. Essi avrebbero per questo ricevuto "un segno di approvazione e di riconoscimento".

 

la “Dante Alighieri” per gli Italiani all'estero

Particolare attenzione veniva riservata alla propaganda nelle scuole della Società "Dante Alighieri", sorta nel 1889 per la diffusione della lingua e della cultura italiana all'estero, attiva soprattutto nei Paesi dove si era indirizzata l'emigrazione italiana. La tessera di iscrizione all'associazione veniva rilasciata dietro il contributo di una lira all'anno. Ancora nel 1934 il ministro Ercole esortava i responsabili scolastici a continuare la loro opera di propaganda a favore di tale società.

Il 25 settembre 1934 inizia la scuola; scrive un maestro di quinta «la mia classe è composta di soli 48 alunni. Alcuni ragazzi quest’anno non frequentano più perché vanno a bottega».

In una sezione femminile invece: «mi viene affidata una terza di 60 alunne di cui 20 ripetenti. Numero forte ma ormai legale per Lissone». Quasi tutte le alunne indossano il grembiule bianco «che dà alla classe un aspetto di ordine e pulizia mai ottenuto con il grembiule nero».

 

5 ottobre: «Domani vacanza per l’arrivo del Duce a Monza. Riesce più che naturale che la giornata si passi tratteggiando la figura e le opere di questo grande Uomo che sa dimostrare al mondo intero che cosa è il Fascismo».

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27 ottobre: «Domani anniversario della marcia su Roma. Illustro le ragioni che condussero a tale data ed i vantaggi non solo nazionali ma mondiali che portò il fascismo con l’avvento al potere».
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28 ottobre: «tutta la scolaresca in divisa in Piazza Vittorio Emanuele II».

 

Il 31 ottobre, in occasione della “Giornata del Risparmio”, alla fine delle lezioni pomeridiane, nel cortile della scuola, alla presenza di tutte le autorità politiche, civili e religiose locali, vengono premiati 50 alunni più poveri e meritevoli con un libretto della “Cassa di Risparmio delle Province Lombarde”.

 

Tessere di Piccole Italiane
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Dal 18 novembre 1934 per gli insegnanti vige l’obbligo di indossare la divisa durante le ore di lezione.
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19 novembre: nessuno si presenta a scuola
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26 novembre: l’insegnante insiste per  far iscrivere gli alunni alla Mutualità Scolastica, ma ...
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27 novembre 1934: si deve vendere per ordine superiore!!!
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poi l’insegnante cerca di farsi promotrice delle assicurazioni i.N.A.
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e per la “Giornata della Madre e del Fanciullo”
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L'Opera Nazionale per la Protezione della Maternità e dell'Infanzia

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La speciale attenzione rivolta al problema demografico e alla sanità fisica e morale dell'infanzia fu una delle ragioni che spinse il fascismo alla istituzione, con la Legge 10 dicembre 1925, dell'Opera Nazionale per la protezione della Maternità ed Infanzia (O.N.M.I.).

Ogni 23 dicembre veniva celebrata la Giornata della Madre e del Bambino dedicata alla "esaltazione della maternità e dell'infanzia". In questo giorno venivano distribuiti in tutta Italia, a cura dell'Opera, vestiario e corredini per le gestanti in difficoltà, premi di nuzialità e natalità.


continua

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