recensioni
ORADOUR LE DERNIER TRAM
Per la prima volta appare sulla scena letteraria un libro epico sul massacro di Oradour sur Glane che ci restituisce con precisione e tremenda verità l’aberrazione di un crimine contro l’umanità che ha cancellato in poche ore la vita di 642 innocenti. E che rende oggi postuma giustizia alle vittime del massacro.
de suite la version française
Molti anni sono passati dal 10 Giugno 1944, data del massacro di Oradour sur Glane, sterminio umano orrendo che che non fu mai giudicato come crimine contro l’umanità ma come semplice crimine di guerra. Un giudizio vigliacco e compiacente che ha assassinato le vittime di Oradour per la seconda volta.
Molti anni sono passati non solo dal fuoco e dalle fiamme che hanno divorato 642 corpi di bambini, donne, anziani ed uomini in un pomeriggio di Giugno del 1944, ma quali parole possono validamente farsi veicolo dell’orrore nel dovere di trasmissione e di memoria?
Molti anni sono passati. Molti libri sono stati scritti su questa pagina nera della Seconda Guerra Mondiale che ha visto un villaggio intero immolarsi come martire e simbolo della Resistenza in un raccapricciante atto di rappresaglia. Solamente a causa della sospettata e non provata presenza di alcuni resistenti francesi a Oradour sur Glane i nazisti hanno deciso di dare una lezione al villaggio rasandolo completamente e immolando tutti i suoi abitanti a fuoco e fiamme. Non ci sono parole, o meglio fino ad oggi non c’erano parole per descrivere l’orrore. E tutti i libri scritti su Oradour non sono mai andati al di là della descrizione storica dettagliata, del saggio politico o della semplice commemorazione. Sterilità della parola quando non é veicolata dalla poesia e dall’arte. Impotenza della parola di fronte all’indicibile del male.
Ma questa giustizia che i tribunali non hanno saputo o voluto fare l’ha fatta invece un grande scrittore, raro talento che si iscrive perfettamente in quella nutrita scia di artisti della letteratura francese, scrittori e poeti che partendo da fatti storici reali ne sanno restituire un vissuto narrativo doloroso con uno slancio epico vigoroso ed un pathos particolarmente intenso. E per la prima volta appare sulla scena letteraria un libro epico sul massacro di Oradour sur Glane che ci restituisce con precisione e tremenda verità l’aberrazione di un crimine contro l’umanità che ha cancellato in poche ore la vita di 642 innocenti. E che rende oggi postuma giustizia alle vittime del massacro.
Professore di storia e sociologia alla Facoltà Universitaria di Limoges per molti anni, Franck Linol si dedica attualmente a tempo pieno alla sua principale vocazione di scrittore.
Nel suo testo ORADOUR LE DERNIER TRAM lo scrittore utilizza una tecnica tripartita articolata su tre assi narratologici che si spostano continuamente in modo parallelo e perpendicolare.
1 - L’asse della testimonianza di Camille Senon, una delle rare persone sopravvissute al massacro nazista, asse della forza della verità e della narrazione personale dei fatti
2 - L’asse dell’immagine, le fotografie di Hélène Delarbre dei luoghi o meglio sarebbe dire di quanto poco resta dei luoghi, degli oggetti, delle targhe e di tutto quanto ancora oggi porta il segnale storico del villaggio martire, una documentazione fotografica la cui « pietas » storica stringe il lettore come una possente tenaglia di dolore e di compassione
3 - L’asse del testo linoliano particolarmente ricco e denso di significati incrocia la testimonianza di Camille Senon e l’immagine fotografica di Hélène Delarbre e integra perfettamente la realtà, alla visione e al dolore espresso dalla parola, trait d’union sublime fra la narrazione della sopravvissuta e le immagini della fotografa
Linol apre il libro su cinque parole che a loro stesse contengono la totalità dell’opera e della narrazione:
«Il calore di un braciere »
E’ una nota di inizio di una partizione musicale particolarmente forte e coinvolgente, un giro d’orizzonte rapido di tutto il campo semantico del libro, questo leit-motiv della densità cosi’ tipico della letteratura di Franck Linol scrittore che non dimentica mai l’importanza dello spessore della parola, autore incisivo, sintetico e violento, ad imitazione della violenza che deve essere descritta e veicolata per essere capita e rifiutata.
Si intercalano foto e frammenti narrati da Camille Senon nata a Oradour sur Glane il 5 Giugno 1925.
Come molte ragazze del Limosino, figlie di artigiani e operai, Camille lavora a Limoges nell’assistenza sociale e alloggia in un ostello femminile cattolico la cui direttrice é una nota collaborazionista. Una parte dell’ostello viene concessa alla Gestapo al suo arrivo a Limoges dalla direttrice, fanatica sostenitrice di Petain. Camille lavora duramente tutta la settimana contro un magro salario che le permette a pena di pagare la pensione dell’ostello. Attende solo il fine settimana per prendere il tram che dalla stazione di Limoges Charentes la conduce a Oradour sur Glane dai suoi genitori.
Il suo villaggio é uno dei piu’ ricchi ed operosi di tutta la regione. Negozi, commerci, artigiani decorano una vita sociale prospera, attiva e gaia. Molti esiliati della ex repubblica di Spagna perseguitati dai franchisti sono rifugiati a Oradour dove vivono anche diverse famiglie ebree in piena armonia con gli abitanti del villaggio. Situato in una geografia paradisiaca nelle dolci colline del Limosino e sul torrente Glane, Oradour é uno splendore dell’Occitania del Nord.
Il 10 Giugno 1944 verso le ore 13.30 due colonne di SS partono da St. Junien in direzione di Oradour sur Glane. Il villaggio viene rapidamente accerchiato dalla milizia della seconda divisione della Das Reich e tutti i suoi abitanti vengono rastrellati e condotti sulla piazza del mercato. 152 bambini vengono rastrellati con gli insegnanti nelle scuole e accompagnati dalle SS nella chiesa del villaggio con le donne.
Alle ore 16.00 inizia il massacro a colpi di mitragliatrice contro gli uomini riuniti nella piazza del mercato, le vittime ferite e non uccise ai primi colpi vengono inseguite e massacrate dalle SS. Tutte le case, i commerci, le strade vengono messi a fuoco come pure i cadaveri delle vittime, gli ordini del comandante delle SS Diekmann sono categorici, non devono assolutamente restare tracce del massacro. Accanto all’orrore prospera la viltà dei ladri nazisti che si impossessano dei beni presenti nelle case e che distruggono le tracce del massacro bruciando tutti i corpi.
Nella chiesa dove le donne sono rinchiuse con i bambini viene fatto esplodere un ordigno, le vittime muoiono asfissiate una sull’altra come nelle camere a gas di Auschwitz e Treblinka, arrampicandosi disperatamente l’una sull’altra verso le finestre della chiesa dove le SS bloccano l’uscita continuando a lanciare delle torce incendiate all’interno della navata per bruciare i corpi già morti e le vittime che ancora respirano.
Camille Senon riesce a scendere dal tram con altri abitanti di Oradour e a nascondersi in un villaggio limitrofo a Oradour sur Glane dove trascorrerà la notte del 10 Giugno 1944.
Il tram arriva alle ore 19.15 a Oradour ed i passeggeri restanti saranno massacrati al loro arrivo alla stazione dalle SS.
Alle ore 23.00 la seconda divisione della Das Reich lascia Oradour in un inferno di fuoco, fiamme, carne bruciata e cenere. La cenere ed il fuoco, queste due specialità del nazismo e dei suoi sicari.
Al suo arrivo a Oradour sur Glane il giorno 11 Giugno 1944 Camille Senon troverà solo cenere e rovine.
Nel Settembre 1944 Jean Tardieu scrive
«Oradour non ha piu’ donne
Oradour non ha piu’ uomini
Oradour non ha piu’ foglie
Oradour non ha piu’ pietre
Oradour non ha piu’ chiesa
Oradour non ha piu’ bambini
Oradour non ha piu’ che un grido».
Ed é questo grido che Franck Linol urla nel suo libro.
Omaggio alla memoria dei martiri. Omaggio alla Storia. Omaggio all’Uomo umano.
Questo grido che ricorda a tutti noi che la vigilanza é un impegno attivo continuo.
Perché il ventre della Bestia Immonda é sempre gravido.
Franck Linol
ORADOUR LE DERNIER TRAM
Edizioni GESTE
http://www.gesteditions.com/
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Pour la première fois la force de l’art permet l’écriture d’ un ouvrage qui rend justice aux martyrs du massacre d’Oradour sur Glane, un livre qui nous situe avec terrible force et froide précision dans la scène vivante de ce crime contre l’humanité qui a vu la vie de 642 innocents s’effacer en quelques heures dans un après-midi de Juin 1944.
Tant d’années ont passé depuis le 10 Juin 1944, date du massacre nazi à Oradour sur Glane. Tant d’années ont passé mais rien n’efface la bestialité de cette extermination humaine qui reste à ce jour sans jugement, classée comme un simple crime de guerre alors que la nature de ce massacre est bien celle d’ un crime contre l’humanité. Jugement lâche et vulgaire et deuxième mise à mort des victimes d’Oradour.
Tant d’années ont passé depuis le jour où le feu et les flammes de la barbarie nazie ont dévoré 642 corps d’enfants, de femmes, de vieillards et d’hommes dans un après midi de Juin 1944 certes, mais où trouver au juste les mots capables de valablement véhiculer l’horreur dans le devoir de transmission et de mémoire?
Tant d’années ont passé. Et tant de livre écrits sur ce jour très sombre de la Deuxième Guerre Mondiale lorsqu’un village entier du Limousin se fait martyr et symbole de la Résistance, victime immolée d’un acte de représailles abjecte et répugnant. Oradour sur Glane serait coupable de soutenir ou cacher des résistants, la Bête Immonde décide de donner une leçon à ses habitants exterminant toute la population du village par le feu et les flammes. Et pas de mots pour décrire l’horreur. Et encore et encore des livres et des publications au sujet de ce massacre, hélas que des descriptions détaillées, des essais politiques ou encore des tributs à la mémoire. Mais rien de plus. Stérilité du mot quand le mot n’est pas véhiculé par l’art. Impuissance du mot devant l’indicible du mal sans la médiation de l’art.
Tant d’années ont passé et toujours pas de justice par les tribunaux. Sauf que la justice arrive et se manifeste véhiculée par les pages d’un écrivain de rare talent, splendide homme de lettres contemporain se situant parfaitement dans la lignée de tous ces grands écrivains français capables de grands élans épique et de pathos, maîtres de la narration, vecteurs par leur écriture de toute la douleur du réel et du vécu.
Et pour la première fois la force de l’art permet l’écriture d’ un ouvrage qui rend justice aux martyrs du massacre d’Oradour sur Glane, un livre qui nous situe avec terrible force et froide précision dans la scène vivante de ce crime contre l’humanité qui a vu la vie de 642 innocents s’effacer en quelques heures dans un après-midi de Juin 1944. Un livre qui enfin rend justice posthume aux victimes du massacre. Un livre écrit par un auteur qui est à lui seul un mythe vivant de cette région où il est né et qu’il représente si bien.
Professeur d’Histoire et Sociologie à la Faculté Universitaire de Limoges, Franck Linol se dédie désormais complètement à sa vocation d’écrivain et d’homme de lettres.
Pour ORADOUR LE DERNIER TRAM l’écrivain a utilisé une technique axiale très intéressante, typique de son style littéraire et articulée à trois temps, sur trois axes de narration qui se déplacent sans cesse de manière parallèle et perpendiculaire.
1 - L’axe du témoignage avec le récit de Camille Senon, l’une des rares personnes qui ont survécu au massacre nazi, axe de la force de la vérité et de la narration personnelle des faits.
2 - L’axe de l’image, avec les photos d’Hélène Delarbre, images des lieux ou plutôt images de ce qui reste des lieux, objets, panneaux, tout ce qui encore aujourd’hui porte le nom et le signal du village martyr, une documentation photographique dont la « pietas » visuelle envahit le lecteur de forte douleur et puissante compassion.
3 - L’axe du texte linolien au rythme particulièrement riche et dense, belle diagonale littéraire qui croise constamment le récit de Camille Senon et le visuel d’Hélène Delarbre intégrant parfaitement réalité et image par le biais de la douleur exprimée par la parole de l’auteur tel un sublime trait d’union entre les faits et les images.
Linol ouvre son texte sur quatre mots à forte condensation de pensée
« La chaleur du brasier »
C’est la note de départ d’une partition de musique très forte et prenante, un tour d’horizon rapide du champ sémantique de l’œuvre, c’est la réponse littéraire aux coups de fusil du massacre, le tire d’un sniper littéraire qui n’oublie jamais l’épaisseur du mot, la valeur de ses cadences, un auteur incisif, sec, synthétique et violent, inspiré par effet mimétique par la violence des évènements décrits afin de mieux la véhiculer, la décrire, la transmettre.
Née à Oradour sur Glane le 5 Juin 1925, Camille Senon est l’une des nombreuses jeunes filles du Limousin qui travaillent à Limoges à l’époque de l’occupation nazie. Elle loge dans un foyer catholique dirigé par une collabo fanatique de Pétain. Camille travaille durement toute la semaine pour un maigre salaire qui lui permet à peine de payer son foyer. Chaque fin de semaine, elle retrouve ses parents et sa famille au village. Oradour sur Glane est à l’époque l’un des plus riches et prospères villages du Limousin. Commerces, boutiques, artisans ainsi qu’une vie sociale animée sont le décor d’une communauté de personnes actives et sereines. Nombre de familles juives et d’exilés politiques vivent à Oradour bien intégrés avec ses habitants. Situé au milieu de la géographie paradisiaque des collines du Limousin et traversé par la Glane, Oradour est la splendeur de l’Occitanie du Nord.
Mais les forces du mal ne tarderont pas à arriver. Le 10 Juin 1944 vers 13.30 heures deux colonnes de SS de la deuxième division Das Reich partent de st Junien en direction d’Oradour. Le village est encerclé très rapidement, les habitants raflés et accompagnés sur le champ de foire, les hommes séparés des femmes et des enfants comme à la Aussortierung des camps de concentration. Les SS raflent les enfants et leurs enseignants dans l’école et les amènent dans l’église du village avec les femmes.
A 16.00 heures commence la boucherie et s’allument les buchers de la barbarie nazie. Les hommes seront descendus à coups de mitrailleurs et les victimes blessés et vivantes qui chercheront de s’enfuir seront immédiatement abattues par les balles des SS. Les ordres du commandant Diekmann sont catégoriques, aucune trace du massacre ne doit rester, tout doit passer par le feu et se faire cendre. Cendre et feu ces deux marques de la bête hitlérienne. Le vol et le pillage sans vergogne accompagnent le massacre, les SS vident les maisons et les commerces de manière indigne après la tuerie. Les femmes et les enfants vont mourir asphyxiés ou brûlés dans l’église. A l’instar des victimes des chambres à gaz de Treblinka et Auschwitz les corps des mourants s’empilent l’un sur l’autre à la recherche des fenêtres et d’air.
Le dernier tram en arrivée de Limoges déposera ses passagers à Oradour à 19.15 heures. Ils seront massacrés immédiatement par les SS. Camille Senon descendra avant l’arrivée du tram et pourra se cacher dans la nuit du 10 Juin au 11 Juin dans un village limitrophe.
Le lendemain, à son arrivée à Oradour, elle ne trouvera que les cendres des morts et le village brûlé.
En Septembre 1944 Jean Tardieu a écrit ces vers :
«Oradour n’a plus de femmes
Oradour n’a plus d’hommes
Oradour n’a plus de feuilles
Oradour n’a plus de pierres
Oradour n’a plus d’église
Oradour n’a plus d’enfants
Oradour n’est plus qu’un cri».
Nous remercions Franck Linol d’avoir hurlé ce cri.
Pour rendre enfin hommage et justice aux martyrs, et vérité à l’histoire.
Ce cri qui rappelle à tous les hommes de bonne volonté le devoir de vigilance.
Car le ventre de la Bête est toujours fécond.
Franck Linol
ORADOUR LE DERNIER TRAM
Editions GESTE
http://www.gesteditions.com/