Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

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Natale 2022

8 Décembre 2022 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #varia

In occasione del Natale, la nostra Sezione è in piazza Libertà con la casetta di legno messa a disposizione dall'Amministrazione comunale per le associazioni, sabato 10 e domenica 18 dicembre. Per l’occasione troverete libri, magliette ed altri gadget, oltre all'amaro partigiano. Venite a trovarci. Sarà possibile fare nuove iscrizioni e prenotare la tessera 2023.

È una delle numerose iniziative previste per il Natale lissonese.

 

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Festa dell'ANPI provinciale di Monza e Brianza

11 Juin 2022 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #varia

per il programma della festa vedi: http://www.anpimonzabrianza.it/festa2022.html

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Carlo Smuraglia, Presidente Emerito dell’Anpi nazionale ci ha lasciato

1 Juin 2022 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #varia

Con immenso dolore annunciamo la scomparsa del nostro Presidente emerito Carlo Smuraglia. Il suo nome resterà nella storia di questo Paese per l'appassionata partecipazione alla Resistenza, lo strenuo impegno per la piena attuazione della Costituzione, dei diritti, della democrazia.

 "Grazie di tutto, caro Carlo. Grazie per la tua ininterrotta battaglia per la Costituzione. Grazie per essere stato sempre dalla parte dei lavoratori. Grazie di essere stato partigiano, oramai uno degli ultimi. Grazie per aver sempre difeso in modo rigoroso l'autonomia dell'Anpi. Grazie di una vita al servizio degli ideali che ci accomunano. Che la terra ti sia lieve, compagno Carlo Smuraglia".

Il Presidente nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo

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Lissone 2 giugno 2022

30 Mai 2022 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #varia

In occasione della Festa della Repubblica, un banchetto in Piazza Libertà dalle ore 10 alle 12.

 

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È morto Boris Pahor

30 Mai 2022 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #varia

Lo avevamo incontrato in Biblioteca a Lissone nel gennaio 2013, in occasione del Giorno della Memoria, e ci aveva parlato del suo libro “Necropoli”.

Boris Pahor, era nato nel 1913 a Trieste. 

A sette anni assisté all'incendio del Narodni dom (Casa del Popolo), sede centrale delle organizzazioni della comunità slovena di Trieste.

Dopo la laurea a Padova ha insegnato Lettere italiane e slovene nella città giuliana. Durante la seconda guerra mondiale ha collaborato con la resistenza antifascista slovena ed è stato deportato nei campi di concentramento nazisti, esperienza che lo ha segnato fortemente e di cui si trova traccia in gran parte della sua ricchissima produzione letteraria. I suoi libri, scritti in sloveno, sono stati tradotti in francese, inglese, tedesco, spagnolo e perfino in esperanto. Segnalato più volte all’Accademia di Svezia che assegna il Nobel per la letteratura, insignito nel 1992 del Premio Preseren, il massimo riconoscimento sloveno, per la sua attività letteraria, già nominato in Francia Officier de l’Ordre des Arts e des Lettres dal ministero della Cultura, nel 2007 Boris Pahor ha ricevuto la Legion d’Onore da parte del presidente della Repubblica francese. In italiano, oltre a Necropoli (Fazi Editore 2008), sono stati pubblicati Il rogo nel porto, La villa sul lago e Il petalo giallo. Nel 2008 Boris Pahor ha vinto il Premio Internazionale Viareggio Versilia, il Premio Napoli e il Premio Latisana per il Nordest e Necropoli è stato nominato “Libro dell’anno” di Fahreneit – Radio 3.

Campo di concentramento di Natzweiler-Struhof sui Vosgi. L'uomo che vi arriva, una domenica pomeriggio insieme a un gruppo di turisti, non è un visitatore qualsiasi: è un ex deportato che a distanza di anni è voluto tornare nei luoghi dove era stato internato. Subito, di fronte alle baracche e al filo spinato trasformati in museo, il flusso della memoria comincia a scorrere e i ricordi riaffiorano con il loro carico di dolore e di rabbia. Ritornano la sofferenza per la fame e il freddo, l'umiliazione per le percosse e gli insulti, la pena profondissima per quanti, i più, non ce l'hanno fatta. E come fotogrammi di una pellicola, impressa nel corpo e nell'anima, si snodano le infinite vicende che parlano di un orrore che in nessun modo si riesce a spiegare, ma insieme i tanti episodi di solidarietà tra prigionieri, di una umanità mai del tutto sconfitta, di un desiderio di vivere che neanche in circostanze così drammatiche si è mai perso completamente.

“Necropoli, annoverato da decenni fra i capolavori della letteratura dello sterminio, è un libro eccezionale, che riesce a fondere l’assoluto dell’orrore – sempre qui e ora, presente e bruciante, eterno davanti a Dio – con la complessità della storia, la relatività delle situazioni e i limiti dell’intelligenza e della comprensione umana.”  Claudio Magris

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È morto Egeo Mantovani

11 Mai 2022 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #varia

Figlio di braccianti agricoli, trasferitisi a Carpi e poi nell'Agro Pontino, a undici anni inizia a lavorare come bracciante e meccanico. Mobilitato durante la Seconda guerra mondiale, Mantovani fa parte della divisione Ariete, di stanza nell'Africa settentrionale, e partecipa anche alla battaglia di El Alamein. L'8 Settembre 1943 si trova a Bologna; la sua caserma è occupata dai nazisti, ma lui riesce a scappare. Si rifugia prima da una zia (che con altre donne aiutava i soldati sbandati, fornendo loro abiti e calzature borghesi), ma presto entra nelle formazioni partigiane che si vanno organizzando sulle montagne tosco-emiliane. Partecipa così a numerose azioni contro i nazifascisti e ha modo di salvare molti soldati inglesi. Mantovani, che è stato fra i protagonisti della liberazione della sua città, ha ricevuto dal comune di Carpi un riconoscimento ufficiale del contributo dato alla Resistenza. Entrato nel 1946 alla "Magneti Marelli", dal 1954 al 1970 è stato membro della commissione interna. rendendosi protagonista di numerose conquiste sindacali. In quegli stessi anni ha ricoperto numerosi incarichi, tra cui quello di presidente della Cooperativa "Carlo Cattaneo" di Monza, membro del direttivo provinciale della Fiom, segretario del Coordinamento nazionale della Magneti-Marelli. Per diversi anni è stato l'anima e il punto di riferimento dell'ANPI di Monza e della Brianza. Nel 2008 è stato eletto Presidente onorario della nuova ANPI provinciale di Monza-Brianza. Fu instancabile nella sua quotidiana attività di coordinatore e divulgatore dei principi dell'antifascismo.

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Concorso "Sulle ALI della LIBERTÀ"

14 Avril 2022 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #varia

Donne e uomini che hanno dato la propria vita per la libertà.

Presentazione dei video realizzati dagli studenti della classi quinte dell’indirizzo tecnico “Grafica e Comunicazione” dell’Istituto Meroni di Lissone in occasione del 77mo anniversario della Liberazione.

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8 Marzo

8 Mars 2022 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #varia

Al fianco delle donne rifugiate e sfollate

Oggi, in cui il mondo celebra la Giornata Internazione della Donna, il nostro pensiero non può che rivolgersi alle donne ucraine: a quante tra di loro fuggono abbandonando tutto pur di portare in salvo i propri figli e a tante altre che sono ancora all’interno del Paese.

 

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NO alla guerra

2 Mars 2022 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #varia

 

NO alla guerra
NO alla guerra
NO alla guerra
NO alla guerra
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Intervento dell’ANPI al presidio per la pace in Ucraina

La pace è un valore inestimabili per tutti i cittadini del mondo. Per tutti è la condizione di una vita degna: lavorare, studiare, curarsi, conoscere e conoscersi e più in generale una vita degna di essere vissuta diventano mete irraggiungibili in mezzo al frastuono delle armi.

Per noi dell’Anpi la pace è, più nello specifico, un irrinunciabile principio costituzionale: l’articolo 11 stabilisce che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. La Russia ha attaccato e invaso un Paese sovrano e sta utilizzando la guerra come strumento di offesa alla libertà di un altro popolo. Non ci possono essere dubbi, perciò, sulla condanna più ferma di questa scelta sciagurata. Bisogna aggiungere, per rimanere allo spirito e alla lettera dell’articolo 11 della Costituzione, che la guerra non può essere giustificata neppure come “mezzo di risoluzione” della controversia che da molti anni oppone Ucraina e Russia in merito allo statuto della Crimea e del Donbass.

Ma occorre anche aggiungere che la pace non è e un semplice atto di volontà, una pura proclamazione di principio. Essa è soprattutto una costruzione politica: la costruzione faticosa ma indispensabile di un ordine internazionale, di un equilibrio complessivo, sempre difficile e delicato, che riesca a mediare tra aspirazioni e interessi non semplici da comporre. Da questo punto di vista, la comunità internazionale tutta, e non solo Russia e Ucraina, è chiamata a un lavoro di mediazione la cui sola alternativa è, come drammaticamente vediamo in questi giorni, una guerra già devastante che rischia addirittura di allargarsi con conseguenze angoscianti e imprevedibili.

Ci preoccupano, perciò, quelle forme di solidarietà col popolo ucraino che di fatto spingono nella sola direzione di un sostegno militare, che di fatto significherebbe estendere il conflitto in corso a tutta l’Europa. Auspichiamo perciò che, insieme con le dure sanzioni economiche alla Russia, i governi dell’Unione Europea e gli organi dirigenti della Nato abbiano la saggezza di incoraggiare qualsiasi sforzo diplomatico volto a salvaguardare, insieme, l’indipendenza e la sovranità dell’Ucraina, i diritti delle popolazioni russofone dell’Ucraina stessa e la sicurezza russa.

Sappiamo bene che la Russia è un’autocrazia e che Putin utilizza strumentalmente l’argomento della sicurezza. Ma bisogna avere la lucidità politica di riconoscere anche che il problema del ruolo geopolitico di una gigantesca potenza nucleare si pone e si porrebbe comunque, a prescindere dall’assetto istituzionale di quel paese. L’ordinamento interno della Russia, come dimostra la sorte di molti dei coraggiosi cittadini russi che si stanno opponendo alla guerra, è lontanissimo dagli standard di una democrazia liberale decente. Ma le esperienze del passato recente ci dimostrano in abbondanza che una democrazia non si esporta.

Impegniamoci tutti, allora, a organizzare la nostra solidarietà concreta per i cittadini ucraini, in primis i profughi, a sostenere ogni forma di opposizione interna alla Russia putiniana e a incoraggiare i governi occidentali ad appoggiare ed anzi a promuovere tutti gli sforzi diplomatici indispensabili ad aprire un negoziato.

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Per il Giorno della Memoria 2022

25 Janvier 2022 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #varia

Due Pietre d’inciampo, realizzate in memoria dei lissonesi Gianfranco De Capitani da Vimercate e Giulio Colzani morti nei campi di concentramento nazisti,  verranno posate a cura dell’Amministrazione comunale di Lissone (il Comune di Lissone è fra i promotori del Comitato di Monza e Brianza per le Pietre d’inciampo, costituitosi proprio allo scopo di mantenere viva la memoria di tutti i deportati nei lager nazisti durante la seconda guerra mondiale).

Per il Giorno della Memoria 2022
Per il Giorno della Memoria 2022Per il Giorno della Memoria 2022
Per il Giorno della Memoria 2022
Per il Giorno della Memoria 2022

La testimonianza della nipote di Giulio Colzani, Cinzia.

“Giulio Colzani nacque a Lissone da Carlo e da Giulia Vismara il 12 febbraio 1911.

La sua è una storia che dimostra quello che gli storici hanno capito da tempo: che le forme di resistenza furono molteplici e non si lasciano ridurre alla pur importantissima Resistenza armata.

Giulio Colzani era un artigiano lucidatore di mobili, celibe. Nel settembre del 1943, non si trovava al fronte per motivi di salute, in quanto come tutta la famiglia, soffriva di vene varicose, veniva curato dal Dottor Borello, ed era stato perciò esentato dalla partecipazione alla guerra.

Era un gran lavoratore, un lucidatore che viveva ed aveva la sua bottega proprio qui in via Piave.

Venne arrestato tra la fine del 1943 e l'inizio del 1944, dunque in un momento storico successivo all'8 settembre, quando i fascisti della Repubblica Sociale Italiana stanno provando a ricostruire uno Stato fascista, la Repubblica di Salò appunto, collaborando con la Germania nazista nella deportazione di ebrei, di oppositori politici e di tutta quell'umanità che la loro ideologia considerava indegna di vivere.

Un giorno tre uomini si presentano a casa Colzani per cercarlo e i genitori lo mandano a chiamare dalla nipotina di dieci anni al famoso "CASERMACC " (ove si recava dopo il lavoro, e si incontrava con amici) un negozio di alimentari con annessa osteria sito in via Mazzini.

Cercano un lucidatore, dicono, perché dovevano commissionargli del lavoro, per una delle loro ville in Brianza, località Briosco; si tratta in realtà di agenti della polizia venuti per arrestarlo.

Lo zio in realtà era così stanco, dalle ore di lavoro e dallo stato di salute precario, che la nipotina dovette insistere e trascinarlo verso casa, ove una volta giunto, viene trascinato dagli agenti su un'automobile direzione Monza VILLA REALE, in quegli anni sede della famigerata Guardia Nazionale Repubblicana.

E lì conosce le sevizie dei fascisti. Fu addentato da cani aizzati dagli aguzzini, bastonato per ottenere una confessione. Vane furono le richieste del Dottor Borello e familiari con tanto di certificati medici , che dimostravano il suo stato di salute. Poi viene deportato nel lager di Buchenwald dove rimane 16 mesi, fino all'aprile del 1945, e dove tra l'altro conosce due cittadini di Desio che fortunatamente riusciranno a tornare e a raccontare le sue vicende.

La sua colpa? Quella di dare aiuto a due amici partigiani, costretti a vivere in clandestinità presso Casa Irene e perciò bisognosi di tutto il supporto materiale necessario in quelle circostanze estreme. E Giulio non si tirò indietro.

Qualcuno, invece, aveva fatto la spia.

La lotta che in quei mesi drammatici si svolgeva nel Paese, non potrebbe essere rappresentata meglio: da una parte l'Italia di Giulio, che in nome dei valori di umanità e di solidarietà sta gettando le basi di un Paese ricostruito materialmente ma anche moralmente e, dall'altra parte, l'Italia dei Regime e delle spie che vede nella Germania di Hitler il "modello" del futuro.

Il campo viene liberato l'11 aprile, ma già dai primi di aprile i tedeschi organizzarono le famigerate marce della morte per evacuare il campo. Marce pesantissime per chiunque ma a maggior ragione per Giulio che soffriva di pesanti problemi per le vene varicose. E durante la marcia, forse a pochi passi dalla libertà, il 24 aprile 1945 Giulio viene assassinato a colpi di mitra da una guardia tedesca.

Non ci fu modo di riavere neppure il suo cadavere e Giulio venne dichiarato disperso in guerra all'età di 33 anni.

Oggi questa pietra di inciampo ci consente almeno in un certo senso di ritrovarlo, di tributare a lui il riconoscimento per il suo sacrificio e di ricordare a noi che l'umanità, la giustizia e la democrazia sono beni preziosi ma fragili, che l'esempio di Giulio ci può aiutare a custodire.”

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