Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

Carlotta Molgora, staffetta partigiana

6 Mars 2017 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #storie di lissonesi

Carlotta Molgora, socia onoraria dell’ANPI ci ha lasciati.

Nel 2015, in occasione del 70° della Liberazione aveva ottenuto un riconoscimento dall’ANPI nazionale e lo scorso anno la medaglia della Liberazione dal ministero della Difesa.

Carlotta durante la Resistenza era stata una staffetta partigiana. Di seguito, la sua storia.

I funerali avranno luogo domani 7 marzo 2017 alle ore 14 presso la Casa di Riposo Agostoni di Lissone.

medaglia della Liberazione

Sabato 11 giugno, a Carlotta Molgora, con una breve cerimonia presso la Casa di riposo dove ora si trova, è stata consegnata da Pierangelo Stucchi, segretario della nostra Sezione, e dal Sindaco di Lissone, Concettina Monguzzi, la medaglia della LIBERAZIONE.

consegna della medaglia della Liberazione a Carlotta Molgora
consegna della medaglia della Liberazione a Carlotta Molgora
consegna della medaglia della Liberazione a Carlotta Molgora
consegna della medaglia della Liberazione a Carlotta Molgora
consegna della medaglia della Liberazione a Carlotta Molgora
consegna della medaglia della Liberazione a Carlotta Molgora
consegna della medaglia della Liberazione a Carlotta Molgora
consegna della medaglia della Liberazione a Carlotta Molgora
consegna della medaglia della Liberazione a Carlotta Molgora

consegna della medaglia della Liberazione a Carlotta Molgora

Nella foto: Carlotta Molgora (a sinistra) un 25 aprile

La storia di Carlotta Molgora

Carlotta, classe 1920, ex operaia in una grossa azienda monzese. Abitante a Lissone, suo paese natio, è figlia di un oppositore del regime fascista fin dagli inizi. Il padre, ferroviere, di idee comuniste, considerato un sovversivo dai fascisti locali, viene sottoposto più volte a maltrattamenti e a veri e propri pestaggi. Decide allora di chiedere un trasferimento. Gli viene assegnata una nuova sede di lavoro, una località nei pressi di Vipiteno, in Alto Adige, dove si trasferisce con la moglie e le due figlie di otto e sei anni. Qui la famiglia riesce a vivere in modo più tranquillo anche se in mezzo ad una comunità prevalentemente di lingua tedesca. Bambina vivace, frequenta le scuole elementari con un buon profitto. Rimane in quel paesino, godendosi le bellezze naturali che lo circondano, per quattro anni. Il padre, colpito da una malattia incurabile, deve riportare la famiglia a Lissone perché costretto a sottoporsi a cure specialistiche presso un ospedale di Milano.

A tredici anni Carlotta rimane orfana di padre. Inizia subito a lavorare per aiutare la madre nel sostentamento della famiglia. In questo periodo uno zio, antifascista di Merate, viene ucciso dai fascisti ed il piccolo cugino, rimasto ferito nell’agguato, perde un occhio.

Crescendo conosce alcuni oppositori al regime fascista della nostra città; alcuni sono gli amici di suo padre, altri sono suoi coetanei. Nell’ambiente di lavoro viene a contatto con membri della Resistenza monzese, tra i quali Enrico Farè, zio di Eugenia Farè (che sarà preside della scuola media di Lissone, a lei poi intitolata), Gianni Citterio, nome di battaglia Redi, avvocato, uomo colto e affabile, ucciso all’età di 35 anni il 18 febbraio 1944 dai tedeschi nella battaglia di Megolo in Val d’Ossola.

Carlotta diventa così una staffetta partigiana. Il suo compito principale è quella di postina: porta ai membri della Resistenza monzese le comunicazioni per gli incontri clandestini, diversi dei quali si svolgono in un locale del vecchio ospedale di Monza. In altri momenti diventa vivandiera di partigiani nascosti in casolari nella campagna nei dintorni di Lissone. È amica dei 4 partigiani lissonesi uccisi il 16 e il 17 Giugno 1944, in particolare di Carlo Parravicini e Remo Chiusi.

Nell’aprile 1945, forse in seguito a una delazione, viene fermata da alcuni repubblichini presso la chiesa dei Frati di Monza, al ritorno di una missione di postina. Con i mitra spianati e puntati contro di lei, le sequestrano la bicicletta e la portano alla caserma San Paolo nel centro di Monza, dove viene picchiata da alcuni giovani appartenenti alla Guardia Nazionale Repubblicana. Si ritrova agli arresti con altri ventidue tra uomini e donne.

Le guardie più anziane stanno abbandonando la caserma; rimangono i più fanatici che imbracciano mitra. Il momento è critico. Rimane in balìa dei fascisti per due giorni.

È il 25 Aprile del 1945. La situazione sta ormai precipitando: Mussolini, dopo essersi recato in arcivescovado a Milano, per trattare la sua resa con i partigiani, decide di tentare, ma inutilmente, la fuga verso la Svizzera.

I partigiani monzesi danno l’assalto alla caserma dai tetti delle case circostanti, così Carlotta viene liberata.

Nel 1946, nel referendum per la scelta tra la monarchia e la repubblica (la prima volta che le donne votano in Italia), fa la scrutatrice in un seggio elettorale presso le scuole di via Aliprandi, guardata con una certa curiosità dalle donne lissonesi.

Da allora è sempre stata presente alle celebrazioni del 25 aprile.

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