in ricordo della liberazione del Campo di Mauthausen
“Se qualcosa potrà salvare l’umanità, sarà il ricordo: il ricordo del male servirà da difesa contro il male …” Elie Wiesel (premio Nobel per la Pace)
Il 6 e il 7 maggio 2017, Roberto Pellizzoni, insegnante e socio dell’ANPI di Lissone, ha partecipato con una delegazione di studenti di liceo alla cerimonia internazionale in ricordo della liberazione del Campo di Mauthausen.
Il viaggio è stato organizzato dall’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati) di Sesto San Giovanni. Sono stati accompagnati da Milena Bracesco, figlia del partigiano monzese Enrico Bracesco, deportato e ucciso dai nazisti nel Castello di Hartheim, e da Mariela Valota, nipote di Guido Valota, deportato politico morto a Mauthausen.
La prima sosta, in Austria, è stata al castello di Hartheim, vicino a Linz, che nell’inverno 1940 fu trasformato in un edificio per "l’azione-eutanasia" programma nazista di eugenetica che prevedeva la soppressione o la sterilizzazione di persone affette da malattie genetiche, inguaribili o da più o meno gravi malformazioni fisiche.
Nel castello Milena Bracesco ha letto bellissime lettere che suo padre ha scritto a sua madre durante la sua prigionia e Mariela Valota, violinista, ha suonato con una violoncellista brani di musica classica.
Poi hanno raggiunto Gusen, lager dipendente da Mauthausen, dove morirono tra gli altri migliaia di deportati italiani.
Alla presenza di 21 delegazioni da tutta Europa, il presidente federale austriaco, il dottor Alexander van der Bellen (primo presidente austriaco a partecipare a una commemorazione internazionale al Memoriale di Gusen), nel suo discoso ha reso onore al più grande gruppo di vittime del campo di concentramento nazista sul territorio austriaco.
Roberto, con i suoi studenti, si è fermato davanti alla lapide che ricorda il lissonese Attilio Mazzi, deportato e morto nel lager e passato “per il camino” del forno crematorio.
Lì davanti, hanno recitato la poesia di Piero Calamandrei per il generale Kesselring.
Comandante delle truppe tedesche in Italia durante la seconda guerra mondiale, Kesselring, processato a Venezia da un tribunale militare inglese nel 1947, fu condannato alla fucilazione. La condanna fu poi commutata in ergastolo ed infine, nel 1952, Kesselring venne graziato.
Durante il processo ebbe il coraggio di richiedere un monumento in suo onore, visto che, a suo parere, aveva mantenuto durante l'occupazione nazista in Italia un atteggiamento magnanimo nei confronti delle popolazioni civili e dei resistenti.
Lo avrai camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire
Ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo
Su queste strade sé vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
resistenza
Poi visita guidata a Mauthausen.
Un'immagine della liberazione di Mauthausen, tratta dal sito della 11a Divisione americana, i cui uomini entrarono nel campo il 5 maggio 1945. Il comandante Harry Sauders è in piedi sul mezzo corazzato, a sinistra. Alla mitraglia John Slatton. Alla guida Marvin Stark. Sul portone d'ingresso troneggia ancora l'aquila nazista, che di lì a poco sarà abbattuta dai deportati.
Sull’Appelplaz hanno cantato Bella ciao.
A Mauthausen morì il lissonese Mario Bettega.
Il cimitero militare internazionale di Mauthausen
Il 16 maggio 1945, in occasione del rimpatrio del primo contingente di deportati, quello sovietico, si tenne sul piazzale dell'appello una grande manifestazione antinazista, al termine della quale fu approvato il testo di questo appello, noto come il "Giuramento di Mauthausen"
Il "Giuramento di Mauthausen"
«Si aprono le porte di uno dei campi peggiori e più insanguinati: quello di Mauthausen. Stiamo per ritornare nei nostri paesi liberati dal fascismo, sparsi in tutte le direzioni. I detenuti liberi, ancora ieri minacciati di morte dalle mani dei boia della bestia nazista, ringraziano dal più profondo del loro cuore per l'avvenuta liberazione le vittoriose nazioni alleate, e saluta no tutti i popoli con il grido della libertà riconquistata. La pluriennale permanenza nel campo ha rafforzato in noi la consapevolezza del valore della fratellanza tra i popoli.
«Fedeli a questi ideali giuriamo di continuare a combattere, solidali e uniti, contro l'imperialismo e contro l'istigazione tra i popoli. Così come con gli sforzi comuni di tutti i popoli il mondo ha saputo liberarsi dalla minaccia della prepotenza hitleriana, dobbiamo considerare la libertà conseguita con la lotta come un bene comune di tutti i popoli. La pace e la libertà sono garanti della felicità dei popoli, e la ricostruzione del mondo su nuove basi di giustizia sociale e nazionale è la sola via per la collaborazione pacifica tra stati e popoli. Dopo aver conseguito l'agognata nostra libertà e dopo che i nostri paesi sono riusciti a liberarsi con la lotta, vogliamo:
- conservare nella nostra memoria la solidarietà internazionale del campo e trarne i dovuti insegnamenti;
- percorrere una strada comune: quella della libertà indispensabile di tutti i popoli, del rispetto reciproco, della collaborazione nella grande opera di costruzione di un mondo nuovo, libero, giusto per tutti;
«ricorderemo sempre quanti cruenti sacrifici la conquista di questo nuovo mondo è costata a tutte le nazioni.
«Nel ricordo del sangue versato da tutti i popoli, nel ricordo dei milioni di fratelli assassinati dal nazifascismo, giuriamo di non abbandonare mai questa strada. Vogliamo erigere il più bel monumento che si possa dedicare ai soldati caduti per la libertà sulle basi sicure della comunità internazio nale: il mondo degli uomini liberi!
«Ci rivolgiamo al mondo intero, gridando: aiutateci in questa opera!
«Evviva la solidarietà internazionale!
«Evviva la libertà!»
«Il significato del viaggio e la partecipazione alla cerimonia internazionale è “vedere per conoscere e ricordare”. É indispensabile che i giovani sappiano apprezzare il valore della democrazia, della pace e della solidarietà, che sono le fondamenta dell’Unione Europea nata dalle tragiche esperienze che hanno caratterizzato il Novecento. Conoscere la storia per una loro crescita culturale affinchè sappiano difendere il loro futuro da razzismi e violenze che portarono all’immane tragedia dei campi di sterminio e riflettere sui rinnovati pericoli tutt’ora presenti. Solo con una forte e condivisa memoria storica potremo impedire che i fantasmi del passato rivivano».