Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

In memoria di FRANCESCO NAPPO

9 Septembre 2024 , Rédigé par anpi-lissone

In memoria di FRANCESCO NAPPO

7 settembre 2024

Francesco ci ha lasciati.

La nostra Sezione è onorata di averlo avuto come membro del direttivo e di lui sentiremo la mancanza.

Durante la cerimonia in forma civile che si è svolta sabato 7 settembre, Giovanni Missaglia, vicepresidente della nostra Sezione, così lo ha ricordato:

«Siamo qui oggi a dare un ultimo saluto a un grande militante, a un cittadino esemplare; e poi, certo, anche a un compagno, nel senso più politicamente connotato del termine. Ma prima di tutto è giusto ricordare Franco come militante e come cittadino; l’appartenenza e lo schieramento, il compagno, vengono dopo.

Franco ha militato, ha militato tutta la vita. È stato un soldato, un combattente, ma un soldato e un combattente di pace, per la pace, per la giustizia sociale, per l’uguaglianza, per i grandi valori scolpiti nella nostra Costituzione. Franco sapeva che in qualche modo vivere in società significa lottare e che il conflitto è un momento ineliminabile della crescita personale e collettiva. Ma Franco è stato anche la testimonianza vivente che si può benissimo lottare e vivere il conflitto con gentilezza, con pulizia, con trasparenza, nel pieno rispetto delle regole democratiche e delle persone.

Franco è stato perciò un cittadino esemplare, se è vero che essere cittadini significa soprattutto partecipare. Il cittadino consapevole non si isola, non si rifugia nel privato, ma, appunto, partecipa, prende parte. Franco sapeva, come cantava Giorgio Gaber, che la libertà non è “star sopra un albero”, non è “il volo di un moscone”, ma è partecipazione. L’articolo 3 della Costituzione impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che impediscono – è scritto proprio così – “l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. E davvero la partecipazione di Franco è stata effettiva: non ha mai fatto mancare né la sua testa né le sue mani, né le idee né l’impegno concreto e fattivo per realizzarle. E lo ha fatto fino alla fine, senza mai smettere, neppure quando sono cominciati i problemi di salute. Era sempre e comunque in prima fila: nel proporre, nel realizzare, nel sostenere.

Partecipare, prendere parte, parteggiare anche. Il militante, il cittadino, il compagno. Lascio per ultima questa dimensione, non perché sia meno importante, ma perché non deve essere equivocata. Certamente Franco era un uomo di parte, un uomo schierato, un uomo di sinistra, un compagno. Prendere parte, schierarsi, non far finta di essere al di sopra delle parti è doveroso. Ma c’è modo e modo di parteggiare e di schierarsi. Lo si può fare in modo cieco e fazioso, dogmatico, oppure in modo intelligente e aperto, come Franco ha sempre fatto: il compagno non ha mai accecato il cittadino. Franco aveva capito davvero la lezione dei partigiani, che si sono schierati contro un avversario tremendo e hanno scelto una parte ben precisa, ma non lo hanno fatto solo per sé, per la propria parte, ma per tutti, per un Paese intero. Non per niente Franco conosceva l’arte del prendere parte. Lui, uomo di sinistra, militante del PCI e poi di qualcuno dei partiti che sono derivati dalla fine di quella storia, della CGIL e dell’ANPI, ha sempre saputo distinguere con acume queste appartenenze. Io ne sono stato testimone diretto, perché ho avuto la fortuna di vederlo all’opera nel partito, nel sindacato, la FLC-CGIL (Franco era un insegnante. E non per caso: sapeva che è velleitario pensare di cambiare il mondo senza passare in primo luogo attraverso l’educazione dei giovani) e nell’Anpi. Su uno sfondo comune di valori democratici e antifascisti, bisogna poi sapere che fare politica in un partito è una cosa, l’impegno sindacale è una cosa diversa e quello associazionistico è una cosa ancora diversa. Bisogna ogni volta saper individuare alleati e avversari, bisogna avere il senso dell’opportunità, del contesto, bisogna ogni volta capire dove stanno i punti di mediazione e le linee che non possono invece essere varcate. Franco possedeva quest’arte.

L’ha condivisa per una vita con Graziella, di cui è stato in ogni senso, nuovamente, compagno. Compagni nelle gioie e nelle fatiche della quotidianità privata e compagni nelle lotte collettive. Il marito, il padre, però, appartengono a voi, Graziella, Roberta. Noi, insieme a voi, vogliamo rendere onore al militante, al cittadino, al compagno. Grazie, Franco, dal profondo del cuore».

 

E così ha scritto Walter Consonni, che è stato collega di scuola di Francesco:

«Cara Graziella, cari amici dell'ANPI di Lissone.

Ho saputo della morte di Franco e sono davvero costernato e triste, ancora incredulo anche se ero informato delle sue tribolazioni di salute.

Franco non è stato soltanto un docente, serio e autorevole con gli studenti, allegro e disponibile con noi colleghi, ma un amico vero. Da buon partigiano era sempre attento alle esigenze del sociale e fu lui a portarmi alla "Diligenti", con mio grande piacere. Sapeva che avrei potuto partecipare alla vita della Sezione in modo sporadico, a distanza forzata. Ma lui mi è sempre stato molto vicino.

Franco continuerà a vivere nel mio cuore e nel nostro ideale più bello e supremo.

Non potendo essere presente alla funzione laica, invio un abbraccio affettuoso a Graziella e a tutti voi. Con sincera affezione».

 

E massimo Martinengo così lo ricorda:

Francesco l'ho conosciuto prima dell'ANPI.

Prima del militante e del compagno lo ricorderò per una caratteristica sempre più rara oggi: il garbo.

Un modo di porsi civile mai disgiunto dalla fermezza delle idee e delle azioni.

Una fortuna averlo incontrato
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