Inizio dell'occupazione alleata in Italia
A fine settembre 1943 in Sicilia, Calabria, Basilicata e Puglia l'occupazione tedesca era ormai terminata. In Sardegna, le forze naziste, sulla base di un accordo con il generale Antonio Basso, si erano ritirate in Corsica e avevano raggiunto rapidamente la Toscana. Anche gran parte del territorio campano era libero, a eccezione della provincia di Caserta, e in particolare della sua area nord. L'Abruzzo, invece, avrebbe subito, ancora per molti mesi, l'occupazione nazista.
L'esercito anglo-americano, dopo aver raggiunto Napoli, avanzava lentamente incalzando i tedeschi. A metà ottobre infuriò la battaglia sul Volturno cui seguì, in dicembre, la battaglia per la conquista di monte Camino e l'assalto a Monte Lungo.
A metà gennaio 1944, la 5a armata si attestò lungo la linea Gustav. Poi vi fu il lungo stallo di Montecassino.
Per entrambi gli eserciti, le esigenze militari avevano priorità assoluta.
Nel caso dei tedeschi ciò implicava il controllo totale del territorio, al cui interno si collocava la strategia del terrore contro i civili. Per gli anglo-americani - nemici durante la campagna di Sicilia e poi alleati in quella d'Italia - il discorso era più complesso. Essi infatti dovevano contemporaneamente procedere nelle operazioni militari e garantire il governo dei territori liberati, confrontandosi con i bisogni urgenti di una popolazione civile che aveva vissuto tre lunghi anni di guerra. Ma c'era dell'altro. In Italia inglesi e americani giocavano una partita importante anche sul piano degli equilibri interni alla coalizione antifascista in relazione sia all'Unione Sovietica sia al confronto-scontro tra Stati Uniti e Gran Bretagna. L'armistizio dell'8 settembre 1943, la formazione del Regno del Sud e la successiva dichiarazione di guerra alla Germania, la definizione del cosiddetto "armistizio lungo", il riconoscimento da parte sovietica del piccolo staterello italiano sono tutti elementi di un processo complesso, attraverso cui prende corpo, tra conflitti e incertezze, la strategia alleata per l'Italia postfascista.
La campagna d'Italia era stata decisa, dopo molte esitazioni, sulla scia della conferenza di Casablanca del gennaio 1943, in cui venne definito, come obiettivo conclusivo del conflitto, la "resa incondizionata" di tutte le potenze dell'Asse. Tuttavia, tra inglesi e americani c'era una diversità di opinioni circa l'opportunità di aprire un fronte di guerra in Italia, una diversità che può essere intesa nel contesto delle dinamiche militari in Nord Africa, dove la posta in gioco era il controllo del Mediterraneo. In maggio, l'8a armata guidata da Montgomery conquistò Tunisi, occupata nel novembre 1942 dalle truppe di Rommel. L'esercito inglese si ricongiunse con la 1a armata americana che avanzava dopo lo sbarco in Marocco e Algeria. Il 12 maggio 1943 vi fu la resa tedesca: con tutta l'Africa settentrionale libera si riapriva la possibilità di controllare la navigazione nel Mediterraneo".
Nella strategia inglese era necessario che l'avanzata alleata continuasse in Sicilia e, poi, in Italia. Churchill sosteneva con convinzione questa opzione, considerandola una tappa indispensabile in vista di un successivo impegno anglo-americano nei Balcani. Roosevelt era invece un sostenitore assai più tiepido dell'impresa, che peraltro, per molti mesi, costituì l'unico scenario di guerra statunitense in Europa. In ogni caso, una volta intrapresa la campagna d'Italia, il Quartiere generale delle forze armate alleate (AFHQ), dislocato ad Algeri, acquisì un peso determinante anche sul piano politico. Centrale divenne il ruolo del comandante supremo Dwight Eisenhower e gli stessi Affari civili dei territori occupati divennero di competenza militare.
L'operazione Husky iniziò il 10 luglio 1943 e, in oltre un mese, portò alla conquista dell'isola. Subito dopo la proclamazione dell'armistizio, vi fu lo sbarco di Salerno, l'operazione Avalanche. Dalle trattative del cosiddetto "armistizio corto" era stata esclusa l'Unione Sovietica, che rimase fuori anche dalla gestione di quello "lungo", concluso il 29 settembre 1943.
Fin dall'inizio dell'invasione siciliana operò l'AMGOT, il Governo militare alleato, presieduto dal generale inglese Harold Rupert Alexander, comandante delle forze d'occupazione in Italia. L'AMGOT si articolava in sei Divisions (Legal, Finance, Civilian Supply, Public Health, Public Safety, Enemy Property), ma ben presto ne sorsero altre. I territori sotto il controllo dell'AMGOT furono suddivisi in Regions. La Sicilia costituì la Region I e poi, con l'avvio della campagna d'Italia, il Mezzogiorno venne incluso nella Region II (Calabria, Basilicata e Puglia), nella Region III (Campania) e nella Region VI (Sardegna).
Ben presto si pose il problema di scegliere tra un governo d'occupazione militare, di cui erano sostenitori gli americani, e una forma d'occupazione indiretta - l'Indirect Rule proposto dagli inglesi - con compiti di supervisione del rinato Stato italiano. Il 10 novembre 1943 fu istituita l'ACC, la Commissione alleata di controllo prevista dall'articolo 37 dell'”armistizio lungo"; si trattava di una struttura militare che dipendeva dall'AFHQ. A metà dicembre nacque l'ACI, un organismo con funzioni consultive, in cui erano rappresentate anche Unione Sovietica, Francia e, in seguito, Grecia e Jugoslavia.
La scelta del governo indiretto si rivelava una strategia abile e duttile perché favoriva la ricostituzione di uno Stato italiano molto debole, quale, appunto, il Regno del Sud, che di fatto era subordinato agli anglo-americani attraverso il ferreo controllo dell' ACC - che peraltro il 10 gennaio 1944 si fuse con l'AMGOT.
Nel febbraio 1944 e, poi, nel luglio, furono restituiti al governo italiano i territori liberati. Così entrarono nel Regno del Sud Sardegna, Sicilia, Basilicata, Calabria, parte della Campania e poi, ancora, Avellino, Benevento, Campobasso, Foggia. Restavano fuori i territori a ridosso del fronte e alcune zone di particolare interesse logistico, come l'area comunale di Napoli, il cui porto aveva un'enorme importanza per i collegamenti e i rifornimenti militari. Il 20 luglio 1944 l'AFHQ si trasferì a Caserta.
Il governo alleato aveva come obiettivo prioritario garantire la sicurezza e l'ordine pubblico nelle retrovie del fronte. Invece la popolazione civile, che aveva accolto i militari alleati come liberatori, si attendeva che, con la fine del conflitto e dell' occupazione tedesca, si aprisse una nuova fase in cui, oltre ad aver garantita la sopravvivenza fisica, fosse possibile ritornare a una dimensione di normalità nella vita quotidiana. In realtà gli Alleati non avevano intenzione né di farsi carico degli enormi problemi di una popolazione stremata dalla guerra, né di avviare la ricostruzione. Erano costretti però a fronteggiare le urgenze più drammatiche, dalla permanente sotto alimentazione dei civili alle epidemie, alla mancanza di servizi essenziali come l'acqua e la luce, alla paralisi totale dei trasporti e delle attività produttive. Si trattava di interventi di emergenza utili anche a una maggiore efficienza delle operazioni militari, come, per esempio, il ripristino della rete viaria e ferroviaria.
Il sistema amministrativo periferico italiano si era dissolto con il crollo del regime fascista e i Quarantacinque giorni avevano accelerato, anche nel Mezzogiorno, il degrado del governo locale. Mentre nel Centro-Nord, durante i mesi della Resistenza, si sarebbe costruito un nuovo ceto politico e amministrativo, ciò non avvenne nel Sud. Gli "alleati-nemici" si trovarono quindi in grande difficoltà, alle prese con un ceto di amministratori privo di una qualche credibilità. Diventava perciò urgente trovare degli interlocutori e gli anglo-americani attinsero, soprattutto nella prima fase dell'occupazione, al personale politico prefascista, che si andava collocando nei partiti liberale e demoliberale.
Nei mesi del Regno del Sud, in particolare gli inglesi resero esplicita l'esigenza di una transizione postfascista non traumatica individuando come interlocutori la monarchia e il governo Badoglio. Da parte americana, invece, si propendeva per un ricambio del personale politico attraverso misure di defascistizzazione. In rapporto a ciò maturarono elementi di discontinuità come l'ampio ricambio attuato a livello dei prefetti. Fu inoltre avviata l'esperienza di alcune giunte comunali, sulla cui composizione, pur venendo consultati i CLN che andavano moltiplicandosi nel Sud, in realtà decidevano prefetti e Alleati.
In definitiva lo Stato periferico si strutturò sulla base di equilibri che restituirono autorevolezza e legittimità a figure consolidate nella tradizione politica italiana come quella del prefetto, il quale operava in sintonia con le autorità ecclesiastiche e con le forze dell' ordine, in primo luogo i carabinieri.
Con la formazione del governo di coalizione antifascista presieduto da Ivanoe Bonomi, nel rapporto tra Alleati, partiti antifascisti e monarchia si aprì una nuova fase per cui, sul piano del governo locale meridionale, le forze antifasciste e i CLN poterono fruire di maggiori spazi. Al loro interno gli Alleati privilegiarono l'interlocuzione con un blocco moderato di cui, lentamente, la DC andava configurandosi come elemento trainante.
Se lo sguardo si sposta dal piano politico-istituzionale a quello della società, va osservato che, poiché le condizioni di vita miglioravano molto lentamente, nella popolazione si creò uno stato d'animo di profonda delusione che ben presto contribuì a offuscare l'immagine degli Alleati come "liberatori". In una situazione di povertà generalizzata vi erano comunque gruppi sociali che si arricchivano, inserendosi nelle pieghe dell'enorme flusso di merci generato dalla presenza di centinaia di migliaia di soldati che dovevano nutrirsi, vestirsi, curarsi se ammalati o feriti nelle operazioni militari, e anche in qualche modo divertirsi. Fu la stagione d'oro del contrabbando, ma non solo: intorno alle forze alleate si creò una fitta rete di occupazioni saltuarie che consentivano a donne e uomini di sopravvivere. Ripartirono alcuni segmenti produttivi, come l'industria alimentare in Campania e le miniere di carbone in Sardegna, e, soprattutto nei porti, decine di migliaia di lavoratori vennero impiegate nelle operazioni di carico e scarico delle merci. Si trattava tuttavia di una ripresa di attività economiche effimera, totalmente legata alla presenza delle truppe anglo-americane e che si sarebbe bruscamente arrestata con la loro partenza.
Bibliografia:
Gloria Chianese - Quando uscimmo dai rifugi. Il Mezzogiorno tra guerra e dopoguerra (1943-46) - Ed. Carocci sett. 2004
anno scolastico 1937 – 1938
vissuto sui banchi di una scuola elementare di Lissone
Nell’articolo si è preferito, approfittando anche della scrittura chiara del maestro, dare ampio spazio alla cronaca e alle osservazioni sulla vita della scuola da lui riportate sul “Giornale della classe”.
16 ottobre: inaugurazione solenne dell’anno scolastico
18 ottobre: è vacanza per l’inaugurazione della seconda edizione della “Settimana lissonese”
L’episodio a cui si fa riferimento è IL CONVEGNO DELL'8 NOVEMBRE 1917 a Peschiera in cui il re Vittorio Emanuele III lanciò un proclama che incitò la resistenza sul Piave.
dal sito del Museo della palazzina storica
Era una mattina di pioggia sottile e gelida, e la nebbia evaporava dal fiume Mincio coprendo le strade. Ormai da giorni il cielo era coperto da nuvole, che scendevano come lacrime su Peschiera del Garda, in un tempo di guerra e distruzione, dopo la disfatta di Caporetto. E’ l’8 novembre 1917.
Davanti al Palazzo del Comandante inizia pian piano a formarsi una folla di gente, che attende intrepida l’arrivo del Re Vittorio Emanuele III e delle forze alleate di Francia e Inghilterra. La situazione politica è molto tesa e delicata, basta un passo falso per perdere la partita. Il Re Soldato lo sa, ma nonostante tutto scende dalla sua auto, a testa alta, e con passo sicuro entra nel Palazzo del Comandante, oggi conosciuto come Palazzina Storica, seguito dagli altri partecipanti al Convegno. A fianco a lui ci sono i rappresentanti politici dell’Italia Giorgio Sidney Sonnino ministro degli esteri e Vittorio E. Orlando Presidente del consiglio e primo ministro.Per la Gran Bretagna partecipa David Lloyd Gorge e il suo braccio destro Smuts accompagnati dai loro generali Gen. William Robertson e il Gen. Woodrow Wilson. Per la Francia il primo ministro Paul Pailevé e Franklin Bouillon accompagnati dai loro generali Gen. Ferdinand Foch e dal Gen. Camille Barrére. Vittorio Emanuele III voleva fortemente questo incontro, dopo il convegno fallimentare di Rapallo dove Armando Diaz non era riuscito a convincere gli alleati. Il re soldato dirige l'incontro in modo deciso e sicuro, pronunciando il famoso proclama che incitò la resistenza sul Piave, e che avrebbe portato alla vittoria della Guerra:
“Italiani, Cittadini e Soldati ! Siate un esercito solo. Ogni viltà è tradimento, ogni discordia è tradimento, ogni recriminazione è tradimento. Questo mio grido di fede incrollabile nei destini d’Italia suoni così nelle trincee come in ogni remoto lembo della Patria, e sia il grido del Popolo, che combatte, del Popolo che lavora. Al nemico che, ancor più che sulla vittoria militare, conta sul dissolvimento dei nostri spiriti e della nostra compagine, si risponda con una sola coscienza, con una voce sola: Tutti siam pronti a dar tutto, per la Vittoria, per l’onore d’Italia.”
9 novembre: tesseramento all’Opera Nazionale Balilla
cos'era l’Opera Nazionale Balilla?
La scuola, pur ricoprendo un ruolo insostituibile nell'istruzione ed educazione dei giovani, non era sufficiente a formare quell' "italiano nuovo" voluto dal fascismo. Ad integrare e completare l'azione della scuola fu creata l'Opera Nazionale Balilla con il compito di curare l'assistenza e l'educazione fisica e morale della gioventù italiana.
Realizzando una serie di attività a carattere culturale, politico, paramilitare, sportivo e ricreativo, accrebbe il suo ruolo dentro la scuola, richiedendo la collaborazione e il contributo degli insegnanti per il tesseramento dei ragazzi e il loro inquadramento nelle file dell'organizzazione.
L'Opera Nazionale Balilla, introdotta con la legge 3 aprile 1926, prese nome dal leggendario ragazzo genovese Giovanni Battista Perasso, detto il "Balilla", - ogni anno ricordato con solenni celebrazioni - che nel 1746 aveva dato inizio all'insurrezione di Genova, scagliando un sasso contro gli occupanti austriaci.
15 novembre: «vacanza … insperata»
18 novembre: le sanzioni
Augusto fondatore dell’impero romano
18 dicembre 1937: secondo anniversario della giornata della fede
21 dicembre: si ricorda il fratello del dittatore
dal 22 dicembre al 9 gennaio 1938 vacanze natalizie
propaganda antiblasfema
prima radiotrasmissione dell’ente Radio Rurale
seconda trasmissione: «la Sicilia, centro geografico dell’Impero»
28 febbraio 1938: «tenuti ad intervenire alle funzioni religiose»
muore Gabriele d’Annunzio
le assicurazioni popolari
offesa aerea
«la guerra di Spagna e le orde bolsceviche»
23 marzo 1938: i Fasci
Ritrovo Giovanile e Doposcuola
propaganda antitubercolare
Natale di Roma e Festa del Lavoro
Guglielmo Marconi
24 aprile 1938: fondazione di Pomezia
3 maggio: arriva in Italia Hitler ed è festa nazionale!
Roma e l’Impero
il lissonese Giovanni Dorigo, legionario caduto in Spagna
anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia nel 1915
saggio ginnico della G.I.L.
15 giugno 1938: fine degli scrutini e della scuola
Lissone, anno scolastico 1938-1939
Principali avvenimenti nell’anno scolastico 1938-1939
1938 | |
1 settembre | Prima legge razziale italiana contro gli ebrei: divieto "agli stranieri di razza ebraica di dimorare in Italia, in Libia e nei possedimenti dell'Egeo"; revocate le concessioni di cittadinanza italiana rilasciate ad ebrei posteriormente al 1919. |
2 settembre | Esclusione degli ebrei dall'insegnamento e divieto di iscrizione a scuole statali. Espulsi gli ebrei da accademie, istituti scientifici, ecc.. |
28 settembre | Esortato dal premier britannico Chamberlain, Mussolini propone un incontro a Monaco con Hitler e il primo ministro francese Daladier, per risolvere la vertenza sulla Cecoslovacchia. |
30 settembre | L'incontro di Monaco si conclude con l'accettazione delle pretese hitleriane sulla Cecoslovacchia. Si apre la strada alla seconda guerra mondiale. |
9 novembre | "Notte dei cristalli" in Germania: violenti pogroms contro gli ebrei, migliaia di negozi di ebrei distrutti. |
1939 | |
15 marzo | I nazisti entrano senza colpo ferire a Praga e occupano l'intera Boemia. |
28 marzo | Cade Madrid assediata da Franco. Grandi manifestazioni fasciste in Italia. |
1° aprile | Franco annuncia la fine della guerra di Spagna, iniziata nel luglio 1936 |
7 aprile | Truppe italiane sbarcano in Albania. |
8 aprile | Occupazione di Tirana. |
6 maggio | A Milano, incontro Ciano-Ribbentrop. Mussolini e Hitler, consultati per telefono dai due ministri degli Esteri, decidono di annunciare ufficialmente la conclusione del "Patto d'acciaio", l'alleanza politico militare che lega l'Italia fascista alla Germania nazista. |
22 maggio | Ciano e Ribbentrop firmano a Berlino il Patto d'acciaio. |
Nel documento viene trascritto il contenuto del "Giornale della classe" della quinta maschile, sezione A, della scuola elementare "Vittorio Veneto" di Lissone nell’anno scolastico 1938-1939.
Nelle pagine del "Giornale della classe" si alternano le osservazioni del maestro sul comportamento degli alunni e gli argomenti trattati, soprattutto quelli legati agli avvenimenti del Paese.
In queste pagine si può notare come la scuola, attraverso le parole dell’insegnante, costituisca un mezzo importante per inculcare nei giovani l'ideologia del regime; é altresì un potente veicolo di propaganda del fascismo, il più efficace strumento per l’organizzazione del consenso di massa. A questo proposito si vedano, in particolare, le osservazioni del maestro del 27 ottobre, 4 novembre e del 22 marzo.
"La classe è composta da 52 alunni.
27 ottobre 1938: ricordo alla scolaresca la data fatidica che ha iniziato l’Era nuova, cercando di instillare nei loro animi, pieni di vita, la persuasione che la Marcia su Roma non deve segnare un punto fermo, ma la base per altre conquiste : ciò dovrà essere compito delle nuove generazioni.
4 novembre: Anche questa data fu ampiamente ricordata avendo sempre di mira la formazione della coscienza militare.
15 novembre: noto nei miei alunni,alla fine delle quattro ore di lezione, specie verso il sabato, un senso di stanchezza.
18 novembre: dopo aver brevemente ricordato la dolorosa giornata del 18 novembre 1935 (n.d.r. : entrano in vigore le sanzioni economiche che fanno seguito alla condanna dell'Italia da parte della Società delle Nazioni per l'invasione dell'Etiopia), invito gli alunni a svolgere un tema per esprimere le loro impressioni in merito.
5 dicembre: Benché fosse stato ricordato già ieri, da parte del Sig. Segretario Politico, pure non tralascio di rinnovare, anche nella scuola, il ricordo dell’eroico gesto del Balilla.
2 gennaio 1939: ritorniamo a scuola dopo 18 giorni di vacanza. Interrogando i miei scolari mi accorgo che hanno dimenticato gran parte delle cose studiate precedentemente, quindi sono costretto a ripassare la materia già svolta. Questo, secondo me, è il solo frutto delle troppe vacanze.
24 gennaio: colgo l’occasione delle nozze di Maria di Savoia per instillare sempre più nel cuore degli scolari l’amore per la Casa Savoia.
26 gennaio: illustro ampiamente ai miei scolari la splendida vittoria di Barcellona dovuta all’eroismo dei Nazionali spagnoli e specialmente dei legionari italiani. Dopo aver dimostrato loro lo scopo nobilissimo di questa guerra spagnola, insisto soprattutto nel porre in risalto il valore dei nostri legionari perché nei piccoli cuori degli scolari cresca sempre più l’amore per la Patria e il desiderio di incitarli. Il popolo italiano é in giubilo. Stamane l’Egr. Sig. Direttore ha parlato agli scolari sulla redenzione della città; voglia il destino prepararci presto l’annuncio della redenzione di Madrid.
6 febbraio: noto nei miei alunni un senso di stanchezza e di rilassamento nello studio. Questo fatto credo che sia dovuto alla stagione buona che invita i ragazzi ai giochi all’aperto; ne sentono un gran bisogno, dopo il freddo intenso che li ha obbligati a stare rinchiusi nelle case!
12 febbraio: la morte di Papa Pio XI ha causato grande dolore nell’animo di tutti i cattolici e specialmente degli Italiani. Io rievoco, in breve, ai miei scolari, la vita e le opere del grande Pontefice, soffermandomi soprattutto sulla Conciliazione tra lo Stato e la Chiesa.
22 marzo: la fatidica data del 23 marzo 1919, che ha segnato per l’Italia un”Era nuova di prosperità e dibenessere; la commemoro ampiamente illustrando, con una vasta lezione, il disorientamento dell’Italia di allora e il fermo proposito dei Fascisti, con a capo Benito Mussolini, di rifare l’Italia, abbattendo tutte le forze sovversive che volevano gettare la nostra Patria nel caos della rovina completa. Dopo essere stati così preparati, feci udire ai miei scolari la radiotrasmissione del discorso di S. Ecc. Il Ministro Bottai che ha commemorato appunto il Ventennale della Fondazione dei Fasci.
27 marzo: il discorso che il Duce tenne ieri allo stadio Mussolini di Roma, fu questa mattina largamente commentato suscitando nell’animo degli scolari un senso di viva sentita comprensione dell’ora attuale.
29 marzo 1939: Madrid è liberata, è tornata a Dio, all’ordine, alla luce del bene. Commemoro la liberazione della capitale spagnola suscitando amor di patria;
1 aprile 1939: la guerra spagnola è finita. L’ha dichiarato il Caudillo Franco in un suo proclama al popolo. Ritorni il popolo spagnolo alla vera grande verità! Dio e giustizia
11 aprile: commemoro l’entrata delle nostre truppe in Albania, terra nostra redenta dal sacrificio di tanti soldati.
20 aprile: con una breve lezione illustro, ai miei alunni, il Natale di Roma e la Festa del Lavoro. Soprattutto insisto nel dimostrare loro che la fusione delle due feste non fu fatta a caso ma con grande logica; Roma che nasce dal lavoro e che per mezzo di esso diventa grande, ci insegna che la forza delle nazioni e la fiaccola del progresso umano è il lavoro.
26 aprile: ricordo pure la vita e le opere del grande scienziato Guglielmo Marconi che, con le sue scoperte, seppe rendersi molto utile all’umanità.
8 maggio: la proclazmazione dell’Impero mi ha dato modo di esaltare lo spirito guerriero ed eroico dei nostri soldati e la tenace volontà del Duce.
22 maggio: la giornata della Doppia Croce è stata ampiamente illustrata. Cercai di far comprendere ai miei scolari tutta la gravità della malattia della tubercolosi e ne colsi l’occasione per far loro comprendere l’importanza grande che ha l’igiene per la conservazione della nostra salute.
27 maggio 1939: noto con grande soddisfazione che ora i miei scolari si applicano allo studio con maggiore assiduità. Secondo me credo che questo mutamento sia soprattutto dovuto ai buoni consigli che, di tanto in tanto, loro davo”.
materie e argomenti trattati in classe nel mese di Aprile 1939
anno scolastico 1939 – 1940
vissuto sui banchi di una scuola elementare di Lissone.
Il 16 ottobre 1939, quando inizia l’anno scolastico è già scoppiata da più di un mese la seconda guerra mondiale. Dopo l’invasione della Polonia da parte della Germania,
Francia ed Inghilterra sono entrate in guerra.
L’Italia rimane per il momento neutrale, neutralità chiamata pomposamente dal regime fascista "non belligeranza".
A Lissone, l’anno scolastico, come è tradizione, viene inaugurato con una messa in chiesa e con una sfilata degli scolari per le vie del paese.
Un maestro, vedendo che tutte le classi hanno sfilato in buon ordine, scrive sul "Giornale della classe" che ciò è «segno evidente che una salda direttiva ha saputo, con l’aiuto degli insegnanti, inculcare un senso di disciplina e di ordine». Nota altresì nella classe la presenza di «molti elementi che hanno perso l’abitudine alla scuola» forse perché durante le vacanze estive «hanno avuto eccessiva libertà o perché hanno aiutato i genitori a lavorare, in questo paese di bravi artigiani».
In paese è stata costruita la nuova Casa del Fascio,
dove «nell’ampio salone» si svolge, il 22 ottobre 1939, alla presenza di quasi tutti i balilla e le giovani italiane, la XIII leva fascista, alla presenza di tutte le autorità politiche del paese, quelle scolastiche, oltre ad un numeroso pubblico.
Il 28 ottobre 1939, ricorrenza della Marcia su Roma così scrive il maestro:
Circa l’andamento scolastico degli alunni, sottolinea «l’impreparazione in lingua di quasi tutta la massa dei miei scolari, che non sanno scrivere in italiano» in quanto hanno «il brutto vizio di parlare dovunque il dialetto».
Il 4 novembre il maestro scrive sul “Giornale della classe”: «Ho esaltato il nostro esercito, il grande esercito della Vittoria, il soldato italiano che non conosce soste e che non ha rivali nel mondo. I miei scolari sono orgogliosi di essere figli di quei soldati».
7 dicembre 1939: aria di guerra in vista. A seguito di una direttiva dell’Unione Nazionale Protezione Antiaerea (U.N.P.A.), il maestro ricorda agli alunni «la grande necessità della maschera antigas. Agisce con previdenza colui che acquista la maschera fin dal tempo di pace». Conclude la lezione ricordando «l’azione terribile di alcuni gas come i lacrimogeni, i vescicatori, i starnutatori, l’iprite, etc. ».
Con la benedizione della classe da parte del prevosto Don Angelo Gaffuri, iniziano le vacanze natalizie che terminano il 9 gennaio 1940. Dopo 18 giorni di vacanza «ben pochi sono tornati a scuola volontieri». L’inverno è molto rigido; il 22 gennaio 1940 il maestro annota: «il freddo è intenso e nell’aula il termometro segna a fatica i 7,5 gradi».
Una vacanza inaspettata il 26 febbraio 1940 in tutte le scuole del Regno, per ordine del Ministero dell’Educazione Nazionale: è nata, a Napoli, la «la nuova principessina Maria Gabriella che rallegra la beneamata Casa Savoia».
Marzo 1940: la mattina dell’11, in seguito al passaggio di un potente trimotore, «ho ritenuto opportuno svolgere una lezione sulla potenza dell’Arma Aerea».
15 marzo 1940. Prendendo spunto dalla celebrazione in tutta Italia della “Giornata delle due Croci”, «nello sforzo del Regime per assicurare la salute fisica del suo popolo» il maestro scrive: «ho elencato le provvidenze create dal Fascismo: l’enorme sviluppo dato all’educazione fisica della gioventù, l’opera di bonifica agraria, la costruzione di case popolari, le colonie marine e montane, elioterapiche».
Arriva il 9 maggio 1940: è la ricorrenza della celebrazione dell’Impero e l’ispettore scolastico di zona si presenta in pubblico vestito nientemeno che da “legionario di Spagna” ...
Il 15 maggio non si fa il doposcuola: «per ordine della direttrice del doposcuola, tutti si è partiti per il vicino santuario della Misericordia. Lo scopo era di pregare perché torni la pace nel mondo e sia preservata l’umanità dal flagello della guerra».
Mancano ormai pochi giorni al 10 giugno,
quando dal balcone di Palazzo Venezia Mussolini annuncia l’entrata in guerra dell’Italia al fianco della Germania nazista.
Un decreto ministeriale stabilisce la chiusura anticipata dell’anno scolastico al 31 maggio.
anno scolastico 1941-1942
vissuto sui banchi di una scuola elementare di Lissone.
L’anno scolastico inizia il 5 ottobre 1941. Come negli altri anni, tutti gli scolari si recano alle scuole Vittorio Veneto per l’assegnazione delle classi ; poi ogni classe va ad occupare la propria aula nella rispettiva sede scolastica.
In un "Giornale della Classe" di una quinta elementare il maestro scrive: «La mia aula si trova ancora nel caseggiato di Via Aliprandi : è l’aula più infelice che tra le brutte del caseggiato ci siano, umida all’eccesso tanto che io penso essere più adatta a stalla che a ricevere i teneri alunni delle elementari. Ad ogni modo bisogna fare di necessità virtù ed adattarci come si può».
Sono ormai due anni che l’Italia è in guerra: da più di tre mesi è in corso l’operazione "Barbarossa", così Hitler ha chiamato l’attacco alla U.R.S.S. Anche Mussolini ha inviato un corpo di spedizione in Russia, CSIR, Corpo di Spedizione Italiano in Russia.
Un maestro ritiene opportuno fare delle relazioni settimanali circa gli avvenimenti della guerra, notando che «tra gli alunni vi è un grande entusiasmo guerriero che cercherò di aumentare perché questi piccoli lo trasportino anche alle loro famiglie». «Farò uso il più possibile dell’apparecchio radio, poiché è un mezzo molto adatto per completare la mia opera di educatore».
Il 28 ottobre, pur facendo lezione, viene commemorato l’anniversario della "Marcia su Roma". Tutti in divisa assistono alla Messa per i caduti della Rivoluzione Fascista. La cerimonia si conclude davanti al Sacrario dei Caduti alla Casa del Fascio. Un maestro scrive: «Quest’anno tale data è ancora di più festeggiata nei nostri cuori perché ci ricorda la lotta contro il Bolscevismo, che ora si combatte con accanimento sui campi di Russia dai nostri valorosi soldati».
Arriva il 4 novembre, ed essendo in tempo di guerra, «non si interrompe il lavoro neppure in questo giorno che ci ricorda la vittoria». Dopo la cerimonia «ho dimostrato ai miei scolari come la guerra attuale sia una conseguenza della ingiusta pace firmata dopo la guerra 1915-18 e la necessità quindi che ognuno sopporti, con spirito di fede nella vittoria, ogni sacrificio che la guerra ci impone».
Un altro maestro scrive: «il giorno della commemorazione dei defunti mi ha dato l’occasione di invitare i miei scolari a pregare per tutti i morti ma in modo speciale per gli eroi che sacrificano la loro giovinezza per il raggiungimento della vittoria che porterà alla nostra Patria numerosi benefici».
Pearl Harbour, 7 dicembre 1941: attacco giapponese alla flotta degli Stati Uniti d’America.
In classe, il 9 dicembre, il maestro parla ai suoi alunni dell’inizio della guerra fra il Giappone e gli Stati Uniti d’America.
L’11 dicembre Mussolini, da Palazzo Venezia, annuncia che l’Italia scende in campo "a lato dell’eroico Giappone, contro gli Stati Uniti d’America".
E il 12 dicembre «trasmetto ai miei alunni la notizia che l’Italia è entrata in guerra con gli Stati Uniti d’America».
Una circolare del Ministro dell’Educazione Bottai informa che le vacanze natalizie saranno di un mese: le scuole riapriranno il 19 gennaio per "economizzare un po’ di carbone".
Un maestro riceve la cartolina precetto che lo richiama alle armi. Scrive sul "Giornale della Classe": «Sono molto addolorato perché, dovendo partire il giorno 13 gennaio prossimo, non potrò nemmeno rivedere i miei scolari che amavo di un amore paterno e porgere loro il moi saluto. Ma la Patria chiama e qualunque sacrificio deve essere sopportato virilmente».
Alla riapertura delle scuole il 19 gennaio 1942 giungono nuove disposizioni ministeriali circa l’insegnamento del lavoro nelle classi quarte e quinte. In una quinta femminile la maestra annota: «Sabato ho iniziato la prima lezione di taglio. Dati i momenti attuali ho pensato di far eseguire un corredino per neonato così le alunne potranno utilizzare ritagli che possono avere in casa senza dover fare spese o sacrifici. Le alunne hanno appreso con molta gioia la notizia che ogni sabato sarà dedicato al lavoro».
Ogni classe partecipa alla raccolta di materiale vario: «nella mia classe ho raccolto Kg 0,889 di lana, Kg 14 di rottami», inoltre «ho raccolto il denaro per 38 tessere e per le pagelle dell’anno XX, 13 quote per l’iscrizione alla Dante Alighieri e 34 quote per l’iscrizione al Doposcuola».
fronte e retro della tessera della "Dante Alighieri"
Ed un altro maestro: «oggi ho consegnato kg 0,589 di lana suddivisi in Kg 0,164 di filato e Kg 0,425 di fiocco. Gli scolari, tenuto conto della loro indigenza, hanno corrisposto abbastanza con entusiasmo».
fronte e retro della pagella del 1942: le pagelle erano prodotte dall’Opera Nazionale Balilla, poi incorporata nella Gioventù Italiana del Littorio, e dovevano essere acquistate dagli scolari.
Quando la guerra inizia a mettersi male per le truppe dell’Asse, compare sulle pagelle, sulla tessera della "Dante Alighieri", sulla corrispondenza la scritta "Vincere" o "Vinceremo".
Cartolina postale del 1942
Il 3 marzo 1942 muore in prigionia degli Inglesi (verificare) il Duca d’Aosta. Il maestro scrive sul "Giornale della Classe" : «Illustro la grande figura del "… soldato, suscitatore di soldati …" compianto e ammirato dal mondo intero».
Nel frattempo il Federale chiama a rapporto gli insegnanti di Milano e provincia.
Dopo l’incontro un maestro scrive: «intensificherò la mia opera presso i miei scolari, perché portino nelle loro famiglie la convinzione che non vi può essere libertà morale per un popolo senza libertà economica che Noi (è sottolineato nella pagina) raggiungeremo con la sicura Vittoria (è scritta in maiuscolo) sugli Anglo-Americani».
A Lissone, durante la notte del 21 marzo 1942 c’è un allarme aereo. L’indomani il maestro tiene una lezione sulla Protezione Aerea.
Il 2 maggio è la "Giornata della Lana": una classe ha offerto Kg 1,700: è una nuova richiesta della lana nonostante «l’indigenza della massa».
L’anno scolastico sta per terminare. La Banca Popolare di Milano indice un concorso per gli alunni delle classi quinte elementari; titolo del tema: "Anche senza combattere si può contribuire alla vittoria (sacrifici personali, lotta contro gli sprechi, economie, corrispondenze con i combattenti".
31 maggio: saggio ginnico e cori
8 giugno: scrutini
13 giugno: fine degli scrutini e della scuola.
Dall’analisi di diversi "Giornali della Classe" dell’anno scolastico 1941-1942, si può notare che, a differenza di precedenti anni, nelle pagine riservate alle osservazioni sulla classe, alcuni maestri preferiscono dedicare più spazio ad argomenti inerenti il programma scolastico delle varie materie anzichè agli avvenimenti extrascolastici.
anno scolastico 1942 - 1943
vissuto sui banchi di una scuola elementare di Lissone.
Con l’inizio dell’anno scolastico, una maestra annota sul “Giornale della classe”: «dobbiamo lavorare intensamente con tanta serietà: solo così saremo degne dei soldati che valorosamente combattono per la Patria cara».
Cambia il direttore scolastico: con i soldi raccolti per ricordare l a sua permanenza a Lissone viene acquistato un letto per l’ospedale del paese.
28 ottobre 1942.
«È tempo di guerra: le date care alla Patria si commemorano senza interruzioni di lavoro. Ho rievocato oggi il grande avvenimento della Marcia su Roma ed abbiamo rivolto il nostro pensiero riconoscente ai valorosi soldati che, sui lontani fronti, continuano la lotta contro il bolscevismo iniziata dal Fascismo in Patria».
Intanto in Africa l'VIII Armata britannica, al comando di Montgomery, sferra un decisivo attacco, sfondando il fronte all'altezza di El Alamein.
In occasione della festa del Risparmio vengono distribuiti numerosi libretti di risparmio, offerti dalla locale Cassa di Risparmio. La cerimonia ha luogo alla Casa del Fascio, alla presenza di tutte le autorità, con recite di poesie e canti di inni patriottici.
«Continuano le incursioni nemiche sulle nostre città. Sovente, durante le lezioni, il segnale di allarme ci costringe a sospenderle per trovare rifugio nel ricovero della scuola. Quei mascalzoni si accaniscono crudelmente contro la popolazione civile. Che Iddio li punisca come meritano».
Lissone fino ad ora è stata risparmiata. Una postazione antiaerea era in funzione a Lissone, al confine con Monza, nei pressi della frazione Cazzaniga.
Dicembre 1942, una maestra scrive sul “Giornale della classe”: «sarebbe lodevole che si provvedesse almeno saltuariamente al riscaldamento della classe».
Il sabato a scuola è giorno di lavoro e in una classe quinta femminile: «le alunne stanno preparando scarpine, cuffiette, sciarpe con i rimasugli di lana passatici dal locale Fascio Femminile, che verranno distribuite nella festa della Madre e del Fanciullo. Inoltre, a gruppi di sei, le alunne scendono in cucina a dare un po’ di aiuto al personale incaricato della refezione scolastica».
Si avvicina il Natale: le scuole vengono chiuse il 21 dicembre e non riapriranno che il 16 febbraio (quasi due mesi di chiusura per risparmio di combustibile).
3 marzo 1943: «ho commemorato oggi Amedeo di Savoia Aosta, Vicerè d’Europa, nel I annoversario della morte. Egli dopo una vita veramente eroica, è rimasto laggiù nella terra africana ad attendere il ritorno delle nostre truppe vittoriose. E là sicuramente ritorneremo!».
Anche il lissonese Luigi Gelosa, carrista, rimane in terra d’Africa; catturato dagli Inglesi fu portato prigioniero in Sud Africa.
Lo attendeva, dopo molti giorni di navigazione e di trasferimenti forzati, il campo di concentramento di Zonderwater, località presso Pretoria.
A Zonderwater dal 1941 cominciarono ad affluire i prigionieri di guerra italiani provenienti dal Nordafrica, gli arrivi si intensificarono dopo la sconfitta di El Alamein. In quel campo circa 100.000 soldati italiani vennero internati. I prigionieri non ebbero certo una vita agiata, ma tutti sono concordi nel riconoscere che furono trattati con umanità e che il comandante inglese fece di tutto per alleviarne le sofferenze. Durante la prigionia a Zonderwater Luigi era impiegato presso una fattoria all’esterno del campo, e probabilmente lì contrasse una grave forma di tubercolosi. Fu ricoverato presso l’Ospedale Civile di Vereeninging (50 km. a sud di Johannesburg) il 27 febbraio del 1943 ove morì il giorno 8 marzo 1943 a causa di “peritonite tubercolare”.
Fu sepolto nel Cimitero Militare Italiano di Zonderwater – IV Fila, Tomba 89 – e lì riposa.
Intanto a Lissone, con l’aumento del numero degli sfollati provenienti soprattutto dalle città che hanno subito bombardamenti, anche le classi già numerose vedono l’arrivo di nuovi scolari.
Nonostante la situazione economica precaria di molte famiglie lissonesi, la scuola continua a chiedere soldi per i motivi più vari. Scrive una maestra: «anche quest’anno ho ottenuto nella mia classe il tesseramento totalitario alla Dante Alighieri. Anche il tesseramento alla Gioventù Italiana del Littorio è stato completato ed iscrivo una nuova alunna proveniente dalle scuole di Milano».
Il 10 aprile 1943 un maestro annota sul "Giornale della Classe": «Stasera verso le 16 mediante il concorso dei miei alunni abbiamo finito di vangare l’appezzamento di terreno prospiciente la nostra scuola. A dire il vero è stato un lavoro ben arduo poiché il terreno era pieno di sassi e calpestato dai passanti».
12 aprile: inaugurazione e semina dell’orto di guerra alla presenza di tutte le autorità politiche e religiose del paese. «La cerimonia è stata quanto mai suggestiva. Speriamo che le nostre fatiche siano benedette e che il nostro orto dia un buon raccolto».
Nello stesso giorno «Alla presenza delle autorità, verso le ore 10, con una cerimonia semplice, ma tanto significativa, ebbe luogo la semina del granoturco al campo scolastico. Il Rev. Sig. Prevosto benedice i semi; che speriamo diano un abbondante raccolto».
9 maggio 1943: «in questi duri momenti, ci sono ineffabilmente vicini i nostri cari fratelli d’oltremare e d’oltre Alpe. Più sono lontani dalla Patria, più sono vicini al nostro cuore. Ritorneremo, Italiani nel mondo, dove fummo ed oltre. L’Italia riavrà il “suo posto al sole” che è il vostro posto al sole. L’Esercito è sicura speranza dei destini della patria. La nostra fede nei Capi e nei Soldati è incrollabile».
Una maestra scrive il 12 maggio 1943: «la campagna di Tunisia si è chiusa dopo una resistenza veramente leggendaria da parte dei nostri valorosissimi soldati. Le mie alunne che hanno seguito con grande interesse le vicende della guerra in Africa, sentono il dovere di diventare migliori per essere degne degli eroici giovani che hanno, col loro sangue, resa sacra quella terra dove sicuramente torneremo! La vittoria non ci può mancare!».
Ma la realtà è ben diversa: sul fronte orientale le truppe sovietiche, dopo aver resistito nell'assedio di Stalingrado, continuano la loro controffensiva.
Dopo la Russia dove, nel marzo del 1943, i resti di quello che era l’ARMIR erano stati rimpatriati, lasciando in quelle terre circa 100.000 soldati italiani, ora tocca all’Africa: circa 250.000 uomini, tra tedeschi ed italiani, hanno deposto le armi. Gli Alleati avanzano.
Il generale Alexander invia a Churchill il seguente messaggio: “È mio dovere informarla che la campagna di Tunisi è terminata. Ogni forma di resistenza nemica è cessata. Noi controlliamo le spiagge del Nordafrica ...”
Nelle famiglie e a scuola manca di tutto, tanto che una maestra scrive nella relazione finale dell’anno scolastico: «Il materiale didattico, tranne le carte geografiche, il globo e pochi strumenti di fisica, fu tutto costruito dalle alunne medesime: solidi geometrici e relativi sviluppi, telefono rudimentale, camera oscura, ecc. La radio scolastica quest’anno non ha organizzato le belle trasmissioni degli anni di tranquillità, servì quasi solo alla Direzione per ordini e qualche trasmissione di poesie o preghiere da parte degli alunni ... La gran parte delle alunne vennero a scuola coi libri di Stato comperati dalle compagne dell’anno precedente. I libri della biblioteca, pochi e quasi tutti inadatti, non hanno affatto appassionato alla loro lettura. Più simpatia ha goduto il Corriere dei Piccoli».
anno scolastico 1943 - 1944
vissuto sui banchi di una scuola elementare di Lissone.
Dal 10 giugno 1940 l’Italia fascista è in guerra al fianco della Germania nazista.
L’11 giugno 1943 gli Alleati (Stati Uniti, Inghilterra) sbarcano in Sicilia.
Il 25 luglio 1943 Mussolini è destituito e arrestato per ordine del Re che nomina Badoglio a Capo del Governo.
L’inizio dell’anno scolastico per gli insegnanti è fissato per il 1 settembre.
Nell’articolo viene dato ampio risalto a quanto i maestri o le maestre delle classi quinte elementari di Lissone hanno annotato nelle pagine dei “Giornale della classe” riservate alla “Cronaca ed osservazioni sulla vita della scuola”.
Sono perciò riportate in corsivo alcune parti significative che sono state trascritte: in alcuni casi é stata aggiunta un’immagine che riproduce la pagina del “Giornale della classe” redatta di proprio pugno dall’insegnante.
Una maestra scrive sul “Giornale della classe” «La Patria versa in tristissime condizioni: pure gli insegnanti prendono il loro posto di lavoro che è anche di combattimento».
Nell’immagine il Frontespizio di un “Giornale della classe” dell’anno scolastico 1943-1944
Si nota che lo stemma sabaudo di Casa Savoia è stato sbarrato
e così pure la R che indicava Regio. Inoltre scorrendo le pagine di alcuni “Giornali della classe” si ritrovano espressioni del tipo: «circostanze paricolarmente gravi e dolorose per il nostro Paese», «condizioni eccezionali del momento», «in questi durissi momenti», «tormentosa situazione in cui la Patria si trova», «nuovo rinascente esercito».
Durante l’estate 1943 e nei primi giorni di settembre in Italia erano successi degli eventi eccezionali.
L’8 settembre l’Italia firma l'armistizio con gli Alleati.
I nazisti disarmano le truppe italiane e il 10 settembre Roma viene occupata dai tedeschi. Lo stesso succede per le principali città d’Italia.
Il Re Vittorio Emanuele III, con la famiglia e il seguito, fugge a Brindisi.
Il 12 settembre Mussolini, prigioniero sul Gran Sasso, viene liberato da un commando tedesco e viene portato Monaco.
Iniziano le prime forme di resistenza armata contro il regime fascista e l’occupazione nazista.
Il 23 settembre, ridotto a un fantoccio nelle mani di Hitler, Mussolini proclama la “Repubblica Sociale Italiana” formando un nuovo governo fascista la cui autorità si estende sul territorio dell’Italia settentrionale, occupata dai tedeschi.
A Lissone per tutto il mese di settembre procedono le iscrizioni alla scuola elementare. Nella prima settimana di ottobre hanno luogo gli esami di riparazione. Terminati gli esami continuano le iscrizioni soprattutto per i «ritardatari che, dato l’allontanamento di parecchie famiglie dal paese, causa gli allarmi aerei, non furono pochi».
13 ottobre 1943 il governo del Sud, con a capo il Maresciallo Pietro Badoglio, dichiara guerra alla Germania.
A Lissone il 12 novembre la Direttrice scolastica convoca il «corpo magistrale». Tra le varie raccomandazioni fatte agli insegnanti, un invito a «non far sciupare pagine in decorazioni di quaderni o per disegni inutili come quelli ornamentali che alcuni facevano fare sui quaderni di aritmetica per dividere un esercizio dall’altro».
La scuola inizia solamente il 17 novembre «in circostanze particolarmente gravi e dolorose per il nostro Paese. In parecchie province del Piemonte, del Veneto e della stessa Lombardia, le scuole hanno potuto aprire i battenti fin dal 15 ottobre. A Lissone parecchie famiglie di sfollati da Milano e di sinistrati furono ricoverati anche nelle scuole. Per forza maggiore dunque si dovette attendere fino ad oggi per poter iniziare l’anno scolastico».
La direttrice informa che si faranno dei turni il mattino e il pomeriggio, dato l’esiguo numero di aule disponibili. Solo per le classi quinte le lezioni sono di tre ore giornaliere. Le scuole di Via Aliprandi sono «occupate interamente dai sinistrati» e le scuole Vittorio Veneto «in massima parte».
18 novembre: «non è possibile lasciar passare, senza soffermare il nostro orgoglio su questa data, che ha segnato per il nostro popolo l’apogeo della gloria: la vittoria dell’Italia imperiale contro 52 stati ingiustamente sanzionisti».
L’insegnante si riferisce al 18 novembre 1935 quando, per l’Italia, entrarono in vigore le sanzioni economiche, in seguito alla condanna da parte della Società delle Nazioni per l'invasione dell'Etiopia.
Il 4 dicembre alle ore 16, terminata la scuola, la direttrice convoca in direzione tutti gli insegnanti per impartire e chiarire le norme che regolano la discesa nei rifugi durante gli allarmi aerei «a cui purtroppo abbiamo dovuto fare una certa abitudine». Viene fatto divieto ai genitori, per nessun motivo, di ritirare i propri figli dalla scuola durante l’allarme.
Una circolare della direttrice invita gli insegnanti a commemorare, il 5 dicembre, il gesto del Balilla, che «nelle condizioni attuali attraversate dalla nostra Patria diventa sommamente significativa». Scrive allora una maestra: «il gesto eroico di Balilla ha sempre fatto gioire d’entusiasmo e di orgoglio i giovanissimi d’Italia che vorrebbero in massa sostituirsi al fortunato compagno. In quinta poi la comprensione è, si può dire, completa: anche i visetti delle bambine irradiano l’orgoglio d’avere tra i ragazzi della loro età un sì grande Eroe».
7 dicembre: «inizio una fervida propaganda, perché tutti offrano per la “Giornata della Madre e del Fanciullo».
17 dicembre: «gli indumenti per O.N.M.I. sono affluiti con una generosità commovente».
Il 20 dicembre tutti gli insegnanti delle classi quarte e quinte del Circolo didattico di Lissone si riuniscono, convocati dalla Direttrice, che «parla della finalità educativa del lavoro entrato nella scuola come materia fondamentale». La Direttrice illustra l’importanza del “lavoro” nella scuola elementare e raccomanda di sviluppare nel corso delle lezioni l’insegnamento di elementi inerenti la vita pratica quali la compilazione di lettere, vaglia e conti correnti postali.
L’anno scolastico viene diviso in due periodi: il primo dall’inizio al 15 marzo, il secondo dal 1° marzo alla fine.
Con la benedizione del Prevosto iniziano le vacanze natalizie.
Il ritorno a scuola avviene, dopo 20 giorni di vacanza, il 10 gennaio.
Una maestra annota «trovo una nuova scolara: non ha più la casa, gliassassini dell’aria gliela hanno distrutta con le loro bombe micidiali a Milano. È ricoverata con la sua famiglia nelle nostre scuole».
La circolare n° 153 del Ministero dell’Educazione Nazionale del 17 gennaio, “date le condizioni eccezionali del momento”, fissa una diversa ripartizione delle materie di insegnamento nelle scuole elementari oltre a ridurre all’essenziale i programmi.
20 gennaio: «tutti gli scolari hanno pagato la pagella scolastica». Il costo di ogni pagella era di una lira.
Il 25 gennaio inizia la refezione scolastica a cura dell’O.N.B. (Opera Nazionale Balilla). «L’attività assistenziale continua anche in questi durissimi momenti».
Con il 1° febbraio comincia anche il Doposcuola con orario dalle ore 16 alle 17,30. In una sezione speciale sono riuniti gli alunni che si preparano per l’esame di ammissione alla scuola Media.
14 febbraio: «alle ore 13 suona l’allarme. Si scese subito in rifugio ove rimanemmo per un’ora e mezzo. Così il tempo di lezione già breve fu dimezzato ... Ed è certamente il minore male, purtroppo, causato dai cosidetti “Liberatori”! ... ».
22 febbraio: alla Casa del Balilla di Monza, il Provveditore agli Studi “chiama a rapporto” tutti gli insegnanti elementari e della Scuola materna della Circoscrizione: sono 528 insegnanti che “inquadrano” circa 30.000 alunni. Scrive una maestra per questa occasione: «agli insegnanti furono rivolte calde espressioni riguardanti il lavoro svolto nella scuola, umile e silenzioso, compiuto qualche volta, anche in aule quasi fredde senza che si verificasse assenza, grande lavoro di Fede nell’immancabile destino della Patria ... Il Sig. Provveditore, nel suo breve ma incisivo discorso ha denudato l’anima sua di Italiano fervente, erigendosi, nella sua modestia, quale faro luminoso da cui ognuno può, senza tema di fallare, prendere esempio sia nella vita di educatore del popolo, sia nella vita di cittadino e soldato. Egli ha richiamato ognuno alla responsabilità dell’ora presente interrogando la propria coscienza ed a prendere, onestamente ma decisamente posizione perché il vero insegnamento non può essere ombrato da dubbi ... E disse che al di sopra di tutto il maestro deve sentirsi Italiano, e dei suoi scolari deve fare degli Italiani».
In sintesi gli insegnanti vengono richiamati a schierarsi; si devono cioè allineare alla nuova situazione sotto la Repubblica Sociale Italiana!
26 febbraio: «le alunne portano a scuola le illustrazioni di Montecassino. Tutte siamo addolorate dall’infame distruzione. La furia dell’invidia cieca dei barbari anglo-americani che bestialmente come invanamente ridussero ad un cumulo di macerie ... Montecassino: rivivi intatto nel tuo spirito ammonitore, perchè intatto è il vero spirito italiano! ».
1 marzo 1944: la vigilatrice sanitaria visita gli scolari e prende nota di tutti gli alunni gracili.
Intanto in tutto il Nord Italia, dall'1 all'8 marzo 1944, si svolge uno sciopero generale caratterizzato da una precisa matrice di natura politica.
La notizia degli avvenimenti italiani ebbe ampia risonanza e suscitò stupore e ammirazione in tutto il mondo libero.
Il 9 marzo 1944 il "New York Times" pubblicava:
«In fatto di dimostrazione di massa non è avvenuto niente nell'Europa occupata che si possa paragonare alla rivolta degli operai italiani. È il punto culminante di una campagna di sabotaggi, di scioperi locali e di guerriglia ... è una prova impressionante del fatto che gli italiani, disarmati come sono, e sottoposti a una doppia schiavitù, lottano con coraggio e audacia quando hanno una causa per la quale combattere».
10 marzo: «ho commemorato Giuseppe Mazzini, rievocando nell’anniversario della sua morte, la figura del grande Italiano, inquadrandola, soprattutto, negli eventi storici che l’Italia attraversa».
Nell’Italia settentrionale non c’è più la monarchia, ma la Repubblica Sociale Italiana … e la scuola si adegua!
Il 15 marzo, secondo le direttive del Ministero, si chiude il primo periodo dell’anno scolastico: «hanno luogo le prove di chiusura del primo periodo. In generale le mie alunne sono scolare attive, laboriose, cercano di fare del loro meglio per seguirmi nello svolgimento del programma che cerco di far elaborare con quella sollecitudine maggiormente possibile, per timore di essere sorpresa da una chiusura repentina, dato i momenti …».
23 marzo: «ho commemorato la data della fondazione dei Fasci avvenuta a Milano in Piazza S. Sepolcro nel 1919, illustrando lo sforzo che si è compiuto e che si compie dal Partito Fascista, prima per dare incremento alle varie bonifiche ed alle istituzioni del Regime e portare così la Patria alla grandezza voluta, ed ora per condurre a buon esito la guerra che si sta combattendo».
Il 25 marzo la Direttrice comunica alcuni cambiamenti di aula in quanto si sono rese vacanti alcune di quelle finora occupate dai sinistrati. Loda gli insegnanti che hanno raggiunto un buon tesseramento all’O.N.B. «Deve ritenere che le insegnanti che non hanno ancora alcun iscritto a tale associazione, se non hanno svolto opera contraria al Partito Sociale Repubblicano, non hanno però svolto opera di persuasione o almeno che tale opera è stata fatta male. Ha detto poi che il tesseramento è ancora aperto e che le insegnanti si devono mettere di buona volontà a svolgere il loro compito di persuasione voluto dal sentimento patriottico che ognuno deve nutrire».
Insomma gli insegnanti devono svolgere opera di propaganda per la Repubblica Sociale Italiana e convincere gli scolari a tesserarsi all’O.N.B.!
28 marzo, scrive un insegnante sul “Giornale della Classe”: «con dispiacere ho lasciato l’aula più bella del caseggiato, che avevo finora occupato, per passare in un’altra che, oltre ad essere poco pulita e mal arredata, è infestata dai topi».
3 aprile: «alle ore 11,30 la Sig. Direttrice ha dato inizio alla trasmissione antecedentemente annunziata. Dopo aver trasmesso l’inno del Balilla, ha parlato alle scolaresche commemorando l’anniversario della fondazione dell’O.N.B. illustrando l’opera benefica che essa svolge nelle isttuzioni miranti alla scuola ed invitando tutti gli alunni a prendere parte ad una sottoscrizione indetta dal Provveditore di Milano per l’offerta di un aereo da caccia che le scuole della provincia intendono donare al rinascente esercito italiano. Ha terminato la trasmissione con altri inni patriottici».
Un insegnante scrive: «un aereo da caccia alla nostra gloriosissima aviazione. È stata scelta molto bene l’arma, che ognuno di noi vorremmo donare a decine al nuovo Esercito per la difesa del nostro cielo dagli assassini che non sanno fare che la guerra contro gli inermi … Se quel caccia potesse sprigionare nelle sue azioni l’entusiasmo di tutti i giovani cuori che concorsero alla sua formazione, chissà che azioni eroiche e vittoriose compirebbe! …».
20 aprile: «consegno £ 40 quale importo di 40 tesserine della Dante Alighieri, la benemerita associazione … che è inesauribile focolare di pretta Italianità nel mondo. Si chiude la sottoscrizione pro aereo da caccia alla Patria con esito favorevole: la cifra ottenuta è di £ 1976 per le scolaresche, di circa £ 2000 offerte dagli insegnanti e £ 800 dalla scuola materna».
Il 24 aprile ha luogo la cerimonia della semina del granoturco nell’orto di guerra che era stato precedentemente dissodato e vangato dai maschietti della Scuola del Lavoro.
«Le mie alunne hanno proceduto alla semina dell’insalata in un’aiuola riservata alla nostra classe».
L’8 maggio hanno inizio a Monza gli esami di ammissione alla scuola Media.
9 maggio: «Giornata dedicata all’Esercito: al nuovo Esercito a cui spetta il non facile compito di riscattare l’onore della Patria. Un senso di grande riconoscenza ci invade e vorremmo che la “Vittoria” fosse prossima ad arriderci perché proprio in questo giorno il nostro pensiero ricongiunge a noi il Mediterraneo, la Libia e si spinge oltre, in Africa Orientale da cui il grido: “Ritorneremo!” si eleva additandoci il nostro dovere! ».
24 maggio: «in due turni, mattina e pomeriggio, senza perdere le ore di lezione, le scolaresche inquadrate raggiungono il teatro Impero per la visione cinematografica de “I trecento della Settima” raffigurante un episodio della guerra in Grecia ed illustrante lo spirito di sacrificio, di abnegazione e l’eroismo dei soldati italiani».
26 maggio 1944: «cerimonia di chiusura dell’anno scolastico:
1) Messa di ringraziamento a Dio che permise, nella tormentosa situazione in cui la Patria si trova, di svolgere completamente il programma e in un’atmosfera di relativa serenità
2) Saluto alla bandiera e l’appassionato triplice grido Italia, Italia, Italia! ».
Firma dell’insegnante
Bibliografia:
- Documenti conservati negli Archivi Comunali e negli Archivi scolastici di Lissone
- alcune delle immagini sono della mostra “A scuola col duce – l’istruzione primaria nel ventennio fascista” dell’Istituto di Storia Contemporanea "P. A. Perretta" di Como
anno scolastico 1944 - 1945
vissuto sui banchi di una scuola elementare di Lissone
A differenza dei precedenti anni scolastici, le annotazioni sul "Giornale della Classe" sono ridotte all’essenziale.
26 ottobre 1944: «Cerimonia scolastica associata alla funzione funebre delle vittime della barbara incursione aerea del 20 u.s. ».
dal sito: http://www.piccolimartiri.it/index2.htm
"Il 20 ottobre, alle 11,14, nella scuola di Gorla quando suonò il piccolo allarme, le maestre cominciarono a preparare gli alunni per scendere nel rifugio, altre cercarono prima di informarsi in direzione se si trattasse del grande allarme e magari, il piccolo non l'avevano sentito. Quando alle 11,24 suonò veramente il grande, la testa del corteo formato dai bambini era già arrivata nel rifugio, altri si trovavano ancora sulle scale; in quegli attimi i bombardieri erano ormai visibili a tutti: nel cielo azzurro tanti piccoli punti argentei dai quali si staccavano altri punti ancora più piccoli. Le bombe avevano iniziato a cadere sul quartiere. A questo punti alcuni bambini scapparono da scuola cercando di raggiungere la propria casa, con il rischio di essere colpiti per strada (come in alcuni casi avvenne). Trovandosi al piano terreno, la quinta del maestro Modena non dovette percorrere le scale, fu quindi l'unica classe che ebbe la possibilità di salvarsi al completo. Per tutti gli altri il destino fu più tragico: una delle 170 bombe lanciate dagli Alleati su Gorla si infilò nella tromba delle scale ed esplodendo causò il crollo dell'ala dello stabile e delle scale stesse sulla soletta in muratura che sovrastava il rifugio, trascinando con sè tutti i bambini ed i loro insegnanti nel cumulo di macerie. Anche numerosi genitori che al suono del piccolo allarme erano corsi a scuola per riprendere i propri figli, morirono nel crollo”.
Continua il maestro: «La partecipazione a questo lutto segni la riconferma della fede e della certezza che è in tutti che dal sacrificio purissimo di tanti innocenti crudelmente stroncati, risorgerà con l’aiuto di Dio più onorata, più grande, più splendente la Patria».
L’orario scolastico è di sole tre ore e mezzo giornaliere: «cercheremo di trarre il massimo rendimento perché ci verrà ridotto per penuria di aule».
La scuola elementare di Via Aliprandi è in parte adibita ad alloggio per gli sfollati arrivati in paese. Altri 550 sfollati era alloggiati in 185 case private.
La quantità di rifugiati che il comune poteva ospitare, secondo la disponibilità di alloggi registrata nel 1938 era di 1.500 unità, per cui, sin dal dicembre 1942, le autorità si preoccuparono di rendere obbligatoria la denuncia degli alloggi e dei locali non usufruiti e adattabili ad abitazione.
Con il 1° dicembre, per ordine del Provveditore agli Studi, l’orario viene ulteriormente ridotto a tre ore settimanali in due giorni, il martedì ed il venerdì, per mancanza di riscaldamento.
La riduzione dell’orario e i frequenti allarmi aerei rendono problematico lo svolgimento del programma didattico. Scrive una maestra: «la frequenza è buona, ma gli allarmi aerei si susseguono in modo esasperante, da togliere la volontà di affrontare i rigori della stagione per venire a scuola».
«La mancanza completa di riscaldamento rende impossibile una buona lezione, ogni tanto qua e là, sussulta qualcuno con brividi, e quest’oggi per ben due volte si sospende la lezione per gli allarmi, un terzo allarme mi coglie negli ultimi momenti delle lezioni».
«Dalle scuole di Via Aliprandi vengo trasferita in un salone della Casa del Fascio. Si è molto disturbate in tempo di lezione per l’andirivieni di molte e molte persone chè tutte passano davanti alla mia aula. Il freddo è intenso, le bambine hanno quasi tutte la tosse. Da dieci giorni siamo in questa nuova sede, manca inchiostro, coi banchi strettissimi che le bambine ci stanno a mala pena. Nessuna minima comodità ci circonda, così anche le lezioni rimangono frequentemente infruttuose».
Arrivano così le vacanze di Natale. Il numero degli sfollati a Lissone ammonta a 1.738 persone.
I bombardamenti ferivano le principali città dell'Italia settentrionale, ma non colpirono mai Lissone, fatta eccezione per un mitragliamento avvenuto nei pressi della stazione (novembre 1944), senza gravi conseguenze, al di là del comprensibile spavento dei presenti. Le condizioni della popolazione destavano sicuramente apprensioni maggiori, considerato che tra il 1944 e la primavera del 1945 nelle relazioni mensili sull'attività amministrativa e politica del Comune, le preoccupazioni del Commissario prefettizio erano più di natura sociale che politica. L'inquietudine delle locali autorità era generata specialmente dalla penuria di alimenti, particolarmente aggravate dall'insufficienza o totale mancanza dei mezzi di trasporto necessari per ritirare i generi dalle località lontane. La distribuzione alimentare per la popolazione era garantita dai grossisti e dai dettaglianti posti sotto il controllo del Comune che gestiva l’ufficio tesseramento ma non impediva alla borsa nera di prosperare. Tra il novembre del '44 e il marzo del '45 la situazione si aggravò, in quanto vennero a mancare rispettivamente la farina gialla, il riso, i generi da minestra e il sapone, mentre tutti gli altri prodotti arrivavano con sensibile ritardo. Alla fame si aggiunse presto il freddo causato dalla mancata distribuzione della legna da ardere.
8 gennaio: riprendono le lezioni ma sempre a turni bisettimanali.
30 gennaio 1945: l’Ispettore scolastico e il direttore chiamano tutti gli insegnanti per una riunione che si svolge nel salone municipale. Oggetto la lettura di una Circolare Ministeriale circa “il compito ed il costume morale dell’insegnante”. L’Ispettore lamenta la scarsa attività invernale. Raccomanda di “dimostrare alle famiglie come la scuola e l’insegnante siano al loro posto in questi tenebrosi momenti”.
Assicura che farà funzionare la mensa degli insegnanti.
«Per ordine del sig. Direttore ho fatto seminare dai miei scolari, in un piccolo appezzamento nel cortile della scuola, i fagioli. In seguito ho fatto pure seminare il granoturco ma questo fu distrutto dai monelli».
aprile 1945
26 aprile: «chiusura della scuola per movimento insurrezionale e liberazione dell’Italia settentrionale».
La Direzione del Circolo didattico di Lissone viene affidata provvisoriamente al Direttore didattico del Circolo di Desio, in sostituzione della Direttrice, sospesa dal Comitato di Liberazione Nazionale.
Scrive un maestro sul “Giornale della classe” di una quinta elementare, nei giorni seguenti la Liberazione: «il 25 aprile 1945 l’Italia settentrionale veniva liberata dal terrore nazifascista … Da quel giorno, finalmente la Scuola ha ripreso il suo carattere di seria educatrice della gioventù …».
Bibliografia
- Documenti conservati negli Archivi Comunali e negli Archivi scolastici
- S. Missaglia, Lissone racconta
- Appunti di Samuele Tieghi
La Resistenza in Europa: la Polonia
La Resistenza polacca è stata la prima, in ordine di tempo, in Europa. Nessuna popolazione è stata così compatta nella resistenza all’oppressione come quella polacca.
Nessuna parte dell’Europa ha dovuto sopportare così duramente l’occupazione tedesca come la Polonia. La Polonia è stata il solo paese, totalmente posto sotto il giogo nazista, a non avere avuto il suo Quisling.
Nel mese di settembre 1939, nel giro di qualche giorno l’esercito polacco è stato schiacciato nella morsa tra la Wehrmacht e le truppe russe.
Il paese è stato inesorabilmente diviso tra i vincitori. I polacchi diventano l’oggetto di molteplici vessazioni. Non hanno più diritto di possedere niente, né di ricevere un’istruzione che vada oltre la scuola primaria. Per circolare in bicicletta, necessitano di un «Ausweiss», un lasciapassare.
Le élite polacche poco a poco si trovano escluse, depredate; i preti arrestati, e tutti quelli che contano nel paese, vengono considerati come un magma di nemici irriducibili.
Questa politica di distruzione sistematica operata dai nazisti si tinge anche di antisemitismo. Fedele al principio del Mein Kampf, Hitler inizia, nel 1939, l’«arianizzazione» del paese. Gli ebrei non possono più esercitare professioni liberali, essere dipendenti pubblici; vengono sottoposti a censimento, schedati, costretti a portare, per i maggiori di dodici anni, un bracciale di stoffa con la stella di Davide.
Tutto il paese passa alla clandestinità. Lo Stato, con tutti i suoi ingranaggi, passa ad una vita sotterranea e l’occupante trova il vuoto. Subito, il Parlamento, i tribunali, la sanità pubblica, l’istruzione, la stampa, il teatro, la vita letteraria, la vita sociale, spariscono ma per continuare la loro attività “underground”. Niente governo di circostanza, non un ministero di collaborazione, ma semplicemente un governo legale in esilio on a capo il generale Sikorski.
Sikorski si stabilisce dapprima in Francia. Nel 1939 e 1940, ottantamila polacchi combattono al fianco degli Alleati. Due divisioni si trovano sulla linea Maginot, una terza riesce a passare in Svizzera. Altre due, dopo il disastro, riescono a raggiungere l’Inghilterra, dove si uniranno alla brigata Narvik (la battaglia terrestre di Narvik venne combattuta tra il 9 aprile e l'8 giugno 1940 nei dintorni della città norvegese di Narvik). Diversi polacchi che risiedono in Francia costituiscono un’importante rete di servizi segreti.
Il governo Sikorski, per tutta la durata della guerra, si mantiene in contatto con i movimenti clandestini - movimenti clandestini che si trovano nelle due zone di occupazione, la tedesca e la russa – e queste manifestano nei suoi confronti una grande disciplina.
A più riprese alcuni ministri abbandonano il loro rifugio di Londra per tornare in Polonia, dove esiste una delegazione permanente del governo. A Londra si forma un esercito polacco libero che si mette in mostra su diversi teatri di guerra. E, dal 1940, viene organizzata una struttura per consentire ai giovani polacchi di raggiungere la Francia, poi l’Inghilterra. L’esercito polacco clandestino avrà tanti titoli di gloria come quelli di chi combatte in uniforme.
I primi movimenti clandestini si formano nell’inverno del 1939. Portano dei nomi simbolici: «I Vendicatori», «Il Giudizio di Dio», «La mano insanguinata». Queste organizzazioni si fondono, alla fine del 1940, per diventare l’«Associazione per la lotta armata», che diventerà l’«Armata dell’Interno» o l’«Armata del paese», meglio conosciuta con le iniziali A.K.
L’ A.K. non è una formazione perfettamente strutturata, mancando di un inquadramento completo a tutti i livelli.
I polacchi, è anche vero, non hanno bisogno di imparare a vivere in clandestinità. Sono abituati. Certi anziani si ricordano ancora di quegli anni di inizio secolo in cui hanno dovuto far fronte all’Okhrana zarista, così pericolosa ed altrettanto crudele quanto la Gestapo. Come i veterani del P.P.S. (Partito Socialista Polacco) del 1905, come tutti coloro che hanno combattuto, nel 1918, al fianco del generale von Beseler i partigiani, durante gli anni della clandestinità, adottano dei nomi fittizi del tipo «Stanislao» o «Lo Scoiattolo».
Anche se il sostegno all’organizzazione clandestina da parte del governo polacco a Londra è incondizionato, i rapporti sono difficili. Benché vengano effettuate alcune trasmissioni radio dalla Francia e poi da Londra, la ricezione della BBC a Cracovia, Lvov, Varsavia e in quasi tutta la Polonia, è molto difficoltosa. I tedeschi, inoltre, hanno requisito la maggior parte delle radio riceventi. Nella zona di Varsavia una stazione trasmittente clandestina riesce a trasmettere. Dato lo scarso numero di ricevitori radio esistenti in Polonia, la radio non ha avuto quel ruolo che, ad esempio, che ha assunto in Francia. Nonostante tutto, queste trasmissioni hanno una loro utilità: i testi trasmessi vengono trascritti su dei bollettini che vengono poi distribuiti alla popolazione.
Nel 1941, presso lo Stato maggiore polacco a Londra, viene creato un ufficio che, con la sezione polacca del S.O.E. (Secret Operations Executive), è incaricato di guidare la Resistenza e di rifornirla di armi. Ma, sfortunatamente, la distanza che separa il Governo in Inghilterra e il corto raggio d’azione degli aerei dell’epoca rendono difficile e pericolose tutte le missioni. Nei due primi anni di occupazione, centoquattro operazioni sono richieste dalla resistenza, ma dodici solamente sono tentate e solo nove riescono. Una cinquantina di agenti e due tonnellate di materiale sono così paracadutati. La situazione migliora con l’uso di nuovi aerei, Lancaster e Liberator, e soprattutto quando gli aerei possono partire dalle basi poste in Italia.
Al loro arrivo, i tedeschi trasformano le scuole in caserme e ne proibiscono l’apertura di nuove. Uno degli scopi dei nazisti è limitare il livello di istruzione dei polacchi a bassi livelli.
Centinaia di insegnanti e di scienziati vengono arrestati ed inviati nei campi di concentramento. Gli occupanti distruggono le biblioteche, saccheggiano le librerie, chiudono le università. Viene allora creato tutto un sistema di istruzione superiore clandestino, un insegnamento perfettamente organizzato che distribuisce diplomi regolari. Le lezioni continuano in piccoli gruppi, nei luoghi più diversi e raramente due volte nello stesso posto. Gli studenti polacchi, che si stima fossero circa duemilacinquecento, utilizzano granai, depositi di attrezzi, giardini come aule. A Varsavia funziona una università clandestina. Altre sono a Cracovia, a Poznan, dove si studia di tutto tranne il tedesco. Queste università hanno pubblicato clandestinamente più di duecentocinquanta opere o tesi, che hanno contribuito a preservare il capitale culturale e artistico del paese.
La coccinella polacca
Una preghiera dei bambini polacchi apporsa sulla stampa clandestina.
Migliaia di bimbi nella Polonia occupata leggono un giornalino stampato alla macchia, in una cantina, appositamente per loro, Esso viene pubblicato in odio ai tedeschi, i quali, nella loro ossessione di estirpare lo cultura polacca dalle radici, hanno bruciato tutti i libri per l'infanzia in cui era nominata la Polonia.
Questo giomale clandestino si chiama Btedronka, ossia Coccinella. (...) Ne abbiamo sott'occhio un esemplare (...), il primo scritto è una preghiera, che dice: «Figlio di una terra martoriata, ti prego, Signore, di farmi sempre coraggioso. Dammi il coraggio di un uomo vero, e fa' che il mio cuore batta così forte per la Polonia da vincere ogni cosa. Fa' che il mio cuore sia pieno d'un amore di figlio, e d'una fedeltà di soldato. Proteggi la mia casa. Riparala dalla disfatta e dal lutto. E proteggi tutti coloro che lottano per la Polonia in mare, in terra e nell'aria». (...) (dal Daily Mail)
Un altro mezzo che ha contribuito al paese di resistere è la stampa clandestina. Le tipografie non mancano e più di milletrecento periodici clandestini - senza contare quelli che vengono distribuiti durante l’insurrezione di Varsavia - compaiono quasi regolarmente durante i quattro anni di occupazione. Queste pubblicazioni, curate interamente dall’A.K. e dal dalle delegazione del Governo di Varsavia, riflettono tutte le opinioni e trattano gli argomenti più disparati tra cui la teologia, l’agricoltura: su alcuni giornali vengono pubblicate anche delle poesie.
La Resistenza, o meglio l’amministrazione clandestina, organizza un certo numero di attività e si preoccupa di dare alla popolazione un’assistenza economica e sociale e di procurarle una relativa sicurezza. È alla Resistenza che incombe, in parte, assicurare il rifornimento delle grandi città, il controllo dei prezzi, procurare i medicinali ai medici. È la Resistenza che si dà anche una funzione moralizzatrice. Fa chiudere, in alcuni casi anche con la forza, i caffè malfamati, le bische clandestine, i cinema pornografici, attività più o meno incoraggiate dagli occupanti. Tutto è buono per distogliere i polacchi dal loro obiettivo essenziale: la liberazione del paese.
In Polonia, contrariamente a quanto accaduto ad esempio in Italia e in Francia, la politica di collaborazione con i tedeschi occupanti è stata un fiasco completo. Se alcuni polacchi sensibili alla propaganda pangermanica possono essere tentati, per un momento, a lanciarsi in un’esperienza analoga a quella di Vichy, devono ben presto rinunciare davanti alle esigenze di Hitler. In effetti, i tedeschi non hanno mai cercato di accordarsi con qualcuno: hanno piuttosto reclutato dei poliziotti ausiliari e incoraggiato degli individui di dubbia moralità che, per le loro attività, potevano contribuire a depravare il popolo polacco.
Due sono le attività in cui, in un primo tempo, si impegna la Resistenza polacca: la battaglia dei treni (interruzioni di linee ferroviarie, di ponti, distruzione di locomotive, incendi) e la raccolta di informazioni segrete.
La rete dei servizi segreti viene rinforzata da agenti alleati paracadutati. Il colpo più sensazionale realizzato degli uomini dell’A.K. fu la scoperta dei segreti delle basi delle V1 e delle V2, che erano destinate a colpire l’Inghilterra.
Fu così che la base di Peenemünde fu bombardata e annientata.
L’Armata dell’Interno si impegnò anche in veri e propri combattimenti contro i nazisti, oltre ad effettuare attentati contro le forze di occupazione.
I partigiani dell’A.K. nell’insurrezione di Varsavia
Il 1° agosto 1944 inizia l’insurrezione di Varsavia. I partigiani dell’A.K., che portano al braccio dei fazzoletti bianchi e rossi, i colori della Polonia, si battono come diavoli. Incurante del pericolo la popolazione scende per le strade. Si vedono dei ragazzi attaccare dei carri armati con in pugno delle pistole. La risposta è violenta e brutale. Le mitragliatrici crepitano e tirano sulla folla. Solamente un uomo su tre dell’A.K. è armato. Allora vengono preparate bottiglie molotov e si recuperano le grante dei caduti. Verso la fine di agosto la situazione, a poco a poco, diventa drammatica sia per i partigiani dell’A.K. che per gli abitanti di Varsavia. La città manca di tutto e anche l’acqua e l’elettricità cominciano a scarseggiare.
I russi che sono alle porte della città non intervengono in aiuto degli insorti. Solamente l’11 settembre alcuni apparecchi russi sorvolano la città e lanciano dei rifornimenti. Lo stesso giorno, Stalin che fino ad allora si era opposto, accorda la sua autorizzazione ai grossi aerei da trasporto degli Alleati di atterrare in Unione Sovietica, dopo aver paracadutato i loro conteiner di armi e viveri sulla città.
Dopo sei settimane di combattimenti che Varsavia ha condotto da sola, la Russia decide di accordarle il suo aiuto. Le armate sovietiche occuperanno, il 14 settemre, la periferia di Praga (quartiere di Varsavia) situata sulla riva destra della Vistola. L’artiglieria e l’aviazione sovietica cominceranno ad aiutare gli insorti. Gli aerei russi lanciano armi e viveri. L’aiuto sovietico si rivela tardivo ed insufficente e non ha alcuna influenza decisiva sull’ulteriore corso degli avvenimenti. L’insurrezione soccombe. La situazione a Varsavia precipita. Nella città regna la fame, i morti sono abbandonati per le strade, dappertutto vi sono rovine fumanti.
La popolazione è allo stremo dopo due mesi di combattimenti.
Varsavia cade dopo 63 giorni di lotta eroica contro un nemico che ha una superiorità schiacciante.
Distrutta per l’11% nel 1939, al 25% durante l’insurrezione del ghetto, al 25% nell’insurrezione di agosto, Varsavia, di cui non restano che delle rovine, sarà rasa al suolo dai tedeschi.
«Varsavia non è che la definizione geografica di un punto preciso sulla carta geografica. La città non esiste più ...» affermava in quei giorni Adolf Hitler.
Duecentomila polacchi sono morti. Migliaia si trovano deportati, una capitale ridotta a niente. Il solo risultato positivo dell’insurrezione di Varsavia, in quella terribile estate del 1944, è stato quello di immobilizzare un grosso contingente di forze tedesche, che hanno avuto 17.000 morti e 9.000 feriti. I tedeschi hanno perso importanti depositi di materiale, che sono stati occupati dagli insorti o incendiati. Hanno, inoltre perso tutte le officine di riparazione e i loro posti di approvvigionamento, che non sono stati rimpiazzati. Al fronte i soldati tedeschi si sentivano minacciati da questa insurrezione che era scoppiata dietro le loro linee. Questi risultati, benché non trascurabili, non reggono il confronto con quello che è stato il martirio di Varsavia.
Gli insorti erano all’oscuro degli accordi interalleati di Teheran, dove “i tre grandi” avevano diviso il mondo in zone di influenza.
Apparentemente, Stalin ha deliberatamente sacrificato la popolazione polacca, così come Roosevelt. Più vicino al dramma polacco, Churchill l’ha meglio compreso, ma non ha potuto né voluto andare fino in fondo.
Per tre mesi Varsavia rimane terra bruciata, senza più vita. La grande offensiva russa ha inizio il 13 gennaio 1945. Senza incontrare una vera resistenza, l’Armata rossa occupa Kiece il 15 gennaio, Varsavia e Czestochowa il 17 gennaio. Pian piano tutte le altre città vengono via via occupate. Entro la fine di gennaio, quasi tutta la Polonia, come nel 1939, è occupata dai sovietici. La Russia impone la sua autorità politica. Il Comitato di Lublino si trasforma in governo che viene presto riconosciuto da Mosca. Da Lublino, il 18 gennaio 1945, si trasferisce a Varsavia.
Il generale Anders (organizzatore del II Corpo d'Armata polacco che operò ai suoi ordini in Medio Oriente e in Italia, segnalandosi nella battaglia di Montecassino e nella battaglia di Ancona; morto a Londra il 12 maggio 1970, è seppellito, secondo la sua volontà, nel cimitero militare polacco di Montecassino, a fianco dei suoi compagni caduti in battaglia) scrisse:
«La nazione polacca, passando direttamente dall’occupazione tedesca a quella sovietica, non si è potuta opporre. Forse i nostri alleati occidentali, Inghilterra e Stati Uniti non potevano permettersi di ostacolare la Russia? Ma la Polonia sperava, almeno, che le potenze occidentali non riconoscessero questo dato di fatto creato dalla Russia sulle terre polacche.»
Bibliografia:
Eric de Goutel – Histoire secrète des maquis étrangers – Editions de Crémille, Genève