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Settembre 1943: la nascita del movimento partigiano in Abruzzo

15 Septembre 2009 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #Resistenza italiana

“Anche qui s'addensano gli sbandati e viene formato particolarmente per opera di alcuni ufficiali effettivi un vasto concentramento nella zona di Teramo con la speranza di mantenerlo intatto fino all'arrivo degli angloamericani.

Su 1600 uomini così raccolti sul massiccio di Bosco Martese, a 30 chilometri dalla città
, solo 320 sono effettivamente gli sbandati, circa 100 i prigionieri evasi, slavi e inglesi, e 1200 sono invece i giovani della città di Teramo che accorrono al primo appello in montagna: fenomeno forse unico in tutto il corso della Resistenza italiana, questo dell'emigrazione compatta della parte più attiva di un'intera popolazione in montagna. L'attacco tedesco che non si fa aspettare (25 settembre) incontra una resistenza accanita malgrado che la colonna nemica si faccia precedere, lungo la via d'avanzata, da un ufficiale superiore italiano detenuto come ostaggio. Liberato con azione fulminea quest'ultimo, i partigiani catturano e fucilano sul posto un maggiore tedesco e infliggono dure perdite a tutta la colonna chiudendo in netto vantaggio la prima giornata di combattimento (57 fra morti e feriti tedeschi contro sei caduti partigiani). Il dispositivo di difesa di Bosco Martese, accuratamente collegato nelle varie postazioni, ha funzionato alla perfezione ed ha un carattere militare evoluto, quel carattere che la Resistenza acquisterà nel suo complesso solo nella piena fase della sua maturità: ci sono persino i mortai e una batteria d'artiglieria da montagna che ha centrato in pieno la colonna nemica. La resistenza si protrae accanita per tutto il 26 e solo all'alba del terzo giorno, quando il nemico, ricevuti forti rinforzi, impegna nella battaglia un peso soverchiante di uomini e mezzi (circa un migliaio di Alpenjager), viene sospesa, dopo aver incendiato il materiale e inchiodato i pezzi d'artiglieria. Si scioglie il concentramento di Bosco Martese, ma scaturisce dal suo seno la maggior parte dei quadri del movimento partigiano della regione e il ricordo di quella prima ed eccezionale
impresa fermenterà fino all'ultimo in Abruzzo come motivo d'orgoglio e d'incitamento.

Inoltre un gruppo di giovani nemmeno ventenni, in gran parte studenti di scuola media, prende la via della montagna già il 22 settembre e si stabilisce sulle pendici del Gran Sasso; ma, pressoché inerme, la banda viene immediatamente sorpresa dai tedeschi e nove ragazzi vengono fucilati quali «franchi tiratori ». Così sulle pendici della Maiella, guidati da un insegnante del liceo di Chieti, altri giovani costituiscono la banda di «Palombaro », anch'essa dissoltasi dopo i primi scontri.

A questi e analoghi tentativi segue poi il vigoroso sforzo organizzativo compiuto dal socialista Ettore Troilo, coadiuvato da alcuni ufficiali e la costituzione del gruppo Patrioti della Maiella, la più consistente formazione partigiana abruzzese e anche la prima a prendere contatto con gli alleati.

È ancora l'Abruzzo a pagare il prezzo della sua prococe resistenza e della prossimità della linea del fronte con un ingente e tuttora pressoché ignorato contributo di sacrifici e di sangue. Il 21 novembre 1943 nel villaggio di Pietransieri - che aveva tardato ad eseguire l'ordine di evacuazione impartito dalle autorità germaniche - irrompono le truppe tedesche e fanno strage di 130 civili, in gran parte donne e bambini.

da “Storia della Resistenza italiana” di Roberto Battaglia Einaudi 1964
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