Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

da "Questo Novecento" di Vittorio Foa

22 Janvier 2012 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #la persecuzione degli ebrei

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Nel 1938 il Governo italiano decise la campagna antisemita: gli ebrei adulti furono cacciati dal lavoro, gli ebrei ragazzi e bambini furono cacciati dalle scuole. La discriminazione colpì ogni aspetto della vita quotidiana.

In confronto ai nazisti, che uccidevano scientificamente gli ebrei, i razzisti italiani si limitavano a togliere loro le possibilità materiali di lavoro e di formazione, anche se più tardi i fascisti della Repubblica Sociale Italiana avrebbero dato la caccia agli ebrei per farli uccidere dai tedeschi.

 

In Italia gli ebrei erano come tutti gli italiani: c’erano dei fascisti più o meno accesi, degli indifferenti, degli antifascisti più o meno impegnati.

 

Sono ebreo e soffrivo per quello che succedeva agli ebrei, ai miei fratelli che perdevano il lavoro ed erano costretti a una incerta emigrazione, ai molti che conoscevo e a quella moltitudine che in Italia, e ormai in gran parte d’Europa, era gettata nel buio. Dalla mia cella di Regina Coeli non potevo manifestare la mia protesta se non nelle lettere a mia madre e mio padre.

 

Nel gennaio 1942 (il 20 gennaio dei 1942 si svolse la conferenza dei Wannsee, nel corso della quale si programmò la "soluzione finale") i nazisti decisero di sterminare, senza eccezione alcuna tutti gli ebrei e ne disposero, con una organizzazione su scala industriale di massa, la cattura, il trasporto a est e l’uccisione. Ma già prima della cosiddetta "soluzione finale", le condizioni, imposte agli ebrei avevano come sbocco la morte, attraverso un percorso di efferata disumanità.

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