I nuovi servizi pubblici
23 Novembre 2017 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #Lissone dopo l'Unità d'Italia
Ufficio postale
I primi giorni d'ottobre del 1889 venne aperto un nuovo ufficio postale con residenza in via S. Carlo, mentre nel 1894 fece la sua comparsa il telegrafo, affidato al commesso postale.
Illuminazione pubblica
Pochi anni dopo (1899) il Comune stipulò un contratto con la Società monzese di elettricità affinché fosse installata la conduttura dell'energia elettrica e le relative lampade, garantendo così l'illuminazione del centro abitato, fino a quel momento ancora affidata a lampade a petrolio.
Tuttavia l'arrivo dell'energia elettrica interessò solo il centro del paese.
Le frazioni comunali Aliprandi, Bini e Santa Margherita dovranno attendere il 1925 per avere l'impianto di illuminazione pubblica.
Telefono
Per quanto riguarda il telefono, la Società telefonica comense, concessionaria privata, posò i primi cavi grazie ad un accordo stretto con il Comune che avrebbe garantito il servizio per molti anni.
Nel 1913 Lissone aveva 16 abbonati con apparecchi funzionanti (non dimentichiamo che il paese in quegli anni contava più di 10.000 abitanti), due derivazioni, due allacciamenti in corso di esecuzione. In tutto il territorio comunale esistevano solo due linee private con Monza in concessione al cotonificio Alfonso Pessina e alle Tramvie elettriche Briantee.
L'abbonato Pietro Camnasio era autorizzato dalla società privata a «funzionare da posto pubblico».
Anche il municipio aveva un apparecchio nei propri uffici, con derivazione alle scuole comunali di via Aliprandi, mentre si stavano prendendo accordi per provvedere al collegamento diretto con la caserma dei carabinieri, ospitati in un' ala di Palazzo Magatti.
Impianto per la distribuzione dell'acqua potabile
Fino al 1910, la raccolta dell' acqua a Lissone era stata assicurata soprattutto dai sette pozzi comunali sparsi per il paese, alimentati da sorgenti sotterranee ad una profondità di circa 30 metri. L'utilizzo dei pozzi presentava tuttavia problematiche di una certa gravità, legate in special modo all'igiene.
Capitava frequentemente che la falda acquifera fosse inquinata dalle infiltrazioni di acque sporche provenienti dai fabbricati e dai pozzi neri.
Nel 1864 furono censiti sette pozzi presenti nel territorio comunale, dislocati principalmente nel
centro cittadino.
Il pozzo detto del Roncato, coperto da un tetto spiovente, si trovava sulla piazzetta delimitata dai muri di alcuni caseggiati di Proprietà Magatti, al trivio formato dall'incontro delle vie Baldironi, Paradiso e vicolo del Ronco; invece alla diramazione delle contrade Baldironi e Madonna, si trovava il pozzo di piazza Garibaldi di forma quadrata e con un tetto di tegole.
Seguivano il pozzo di vicolo Verri, privo di copertura, quello del quartiere delle Palazzine anch'esso sprovvisto di copertura e ubicato nella rettangolare piazzetta del Carotto all'estremità settentrionale dell'omonimo rione e quello di via S.Antonio. Infine un altro pozzo si trovava all' estremità settentrionale della piazza Cialdini.
Per ultimo, c'era il pozzo di piazza Cavour. Completamente chiuso da mura, era dotato di due finestre, il cui scopo era quello di evitare aperture libere che potessero favorire la contaminazione dell'acqua.
Oltre ai pozzi vi erano numerose vasche utilizzate per varie mansioni, tra cui quella del lavaggio dei panni. Nel 1872 se ne contavano cinque ed esattamente: vasca del cimitero, vasca lungo la circonvallazione per Monza detta Barus, vasca del Monguzzo, lungo la strada per Desio, vasca lungo la strada per Seregno, a cui si aggiungeva quella sulla medesima strada posta però alla diramazione della strada per Santa Margherita.
Verso la seconda metà degli anni Novanta del XIX secolo, si registrò uno straordinario abbassamento delle falde acquifere; il Comune decise di dotare tutti i sette pozzi comunali di pompe idrauliche: la prova venne effettuata per il pozzo più centrale (pozzo di piazza Garibaldi). Si trattava della prima applicazione di una pompa ad un pozzo lissonese: fino a quel momento la raccolta dell'acqua si faceva servendosi di un secchio attaccato ad una corda scorrevole tramite una carrucola; la pompa permetteva di ottenere l'acqua con un semplice movimento meccanico.
Quattro dei sette pozzi lissonesi furono dotati di pompe.
Il 19 marzo 1910 nello studio del notaio Federico Guasti di Milano si costituì ufficialmente la Società anonima cooperativa con lo scopo di costruire un impianto per la distribuzione dell'acqua potabile.
L'impianto per l'estrazione dell'acqua fu ultimato in maggio, mentre la prima lettura dei consumi presso gli utenti avvenne il 30 settembre 1910.
Ben diversa la situazione nelle frazioni di Santa Margherita, Bini e Aliprandi, dove l'acquedotto fu costruito solo nel 1934.
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