il contributo del CLN di Lissone alla rinascita del paese dopo la Liberazione
A Lissone il Comitato di Liberazione Nazionale si riunì clandestinamente per l'ultima volta la sera tra il 24 e il 25 aprile 1945. La mattina successiva, emesso il proclama della Liberazione, si insediò come autorità riconosciuta insieme all'Amministrazione comunale scaturita dal Comitato stesso: il paese era controllato dagli insorti e due giorni dopo il commissario prefettizio Ruffini consegnò formalmente l'ufficio e l'amministrazione comunale al nuovo sindaco, Angelo Arosio. La ritirata dei nazisti avvenne lo stesso 27 aprile e, senza incidenti, una colonna motorizzata di circa duemila uomini attraversò le vie del paese. Ma la consapevolezza che la guerra era realmente finita si ebbe solo due giorni più tardi, il 29 aprile, quando la piazza centrale (ribattezzata piazza Libertà) gremita di folla accolse con una ovazione il passaggio di alcuni carri armati americani Sherman, salutati anche dalle autorità cittadine civili e religiose che avevano preso posto sulla balconata della Casa del popolo (l'ex Casa del fascio).
E in piazza Libertà, il l° maggio 1945, si svolse dopo anni una imponente festa del lavoro, alla quale parteciparono in sfilata le formazioni partigiane, i rappresentanti dei ricostituiti sindacati e dei partiti politici.
Il 3 maggio 1945, nella residenza comunale, il Comitato di liberazione nazionale insediò la nuova Giunta municipale, la cui composizione era stata decisa sin dalla riunione clandestina del 12 marzo. Per la scelta del sindaco i comunisti, superando la dura opposizione socialista, avevano comprensibilmente messo «il loro voto a disposizione dei democristiani, appellandosi alla situazione prefascista" e la scelta era caduta su Angelo Arosio, detto Genola. Vicesindaco fu nominato Giuseppe Crippa, comunista, e all'amministrazione andò Federico Costa, socialista. La Giunta fu completata da Mario Carnnasio (Dc) all' annonaria, Emilio Colombo (Psi) ai lavori pubblici e Giulio Meroni (Pci) all'assistenza ai quali si aggiunse il ragionier Giulio Palma, rappresentante del Partito liberale, quale assessore supplente.
Il Comitato di Liberazione Nazionale di Lissone aprì una grande sottoscrizione per garantire l'assistenza ai più poveri; i fondi verranno gestiti ed erogati da una speciale Commissione finanziaria che, oltre dell'assistenza si occuperà anche di sostenere l'ospedale della carità, il patronato scolastico, la scuola professionale di disegno, l' Associazione mutilati e invalidi di guerra e l'Associazione reduci e la Conferenza di San Vincenzo.
La guerra aveva avuto un costo umano ed economico di notevoli proporzioni. Si pensi che solo le spese sostenute dall' Amministrazione comunale di Lissone durante il periodo di occupazione germanica ammontarono a L 214.893.40. Comunque gli USA, una volta vinta la guerra, furono l'unica potenza in condizioni di prosperità di fronte ad un'Europa terribilmente impoverita e devastata. Perciò, con il preciso scopo di combattere l'influenza sovietica e mostrare agli europei il volto del loro possente capitalismo, gli americani programmarono notevoli aiuti ai paesi europei. Uno strumento importante sorto nel novembre 1943 a Washinghton con il fine di pianificare l'aiuto per la ricostruzione delle zone devastate dalla guerra, fu l'United Nation Relief and Rehabilitation administration (UNRRA), formalmente sotto il controllo ONU, ma di fatto frutto dell'intervento economico degli USA. Furono messi a disposizione capitali, materiali e generi alimentari.
A Lissone il problema dell'assistenza aveva determinato la nascita nel dicembre del 1945 del Comitato comunale per l'assistenza post-bellica con lo scopo di favorire la distribuzione di vestiario e generi alimentari, mentre il 9 gennaio 1946 il comune fu incluso nel piano di distribuzione viveri e prodotti tessili del comitato provinciale UNRRA. A tal proposito nello stesso anno si formò il comitato comunale di assistenza UNRRA e nacquero contemporaneamente quattro centri di assistenza, ubicati presso la scuola materna comunale di via G. Marconi, l'asilo infantile Maria Bambina di via Origo, la mensa materna ONMI di via Fiume e lo spaccio comunale ECA di piazza Libertà.
In definitiva nel luglio del 1946 erano assistiti tramite refezione gratuita e distribuzione di generi in natura circa 540 minori e 120 madri, anche se i bisognosi ammontavano in tutto a 900 persone.
L'iniziativa del CLN per lo sviluppo dell'edilizia economica
La guerra e le sue distruzioni avevano determinato una rarefazione di locali di abitazione e la stasi dell'attività edilizia, imputabile alle condizioni di sicurezza, ai divieti di nuove costruzioni e all'aumento del prezzo dei materiali. Il tutto era stato ampliato ulteriormente dalla più generale crisi degli alloggi che interessava direttamente l'Italia.
La crisi venne avvertita particolarmente a Lissone dove, come era già accaduto nel corso degli anni Venti e Trenta, l'edilizia privata si rivelò incapace di rispondere alle esigenze della popolazione economicamente più povera.
D' altra parte, la guerra non fece che peggiorare le cose nonostante non si registrassero distruzioni belliche, la grossa borgata della Brianza, accusava una mancanza di alloggi, dovuta principalmente all'incremento della popolazione locale e all'emergenza sfollati, molti dei quali non potevano più far ritorno nella città di provenienza o addirittura avevano trovato in paese occupazione stabile. La mancanza di abitazioni fece lievitare presto il prezzo degli affitti, mentre cominciarono a registrarsi numerosi casi di sfratto.
Nel corso del 1945 nacque la Commissione tecnico - finanziaria per la costruzione delle case popolari, formata dai rappresentanti delle più importanti realtà produttive locali come l'Incisa, l'Alecta, il Mollificio Cagnola e dell' artigianato a cui si aggiunsero i delegati dell' Associazione combattenti e della Camera del lavoro. La Commissione aveva il preciso scopo di far sorgere un quartiere popolare, per cui si dedicò inizialmente alla ricerca del terreno più adatto e al «sensato finanziamento dell'impresa economica». Contemporaneamente indisse un concorso indirizzato ai tecnici della zona che portò alla realizzazione di numerosi progetti, tra i quali si segnalarono quelli di Enrico Mola e Ferdinando Caiani.
Nonostante le buone intenzioni, mancavano i fondi e fu solo il diretto intervento del CLN, avvenuto nel corso del 1946, a permettere la costruzione del primo complesso di tipo popolare. Si trattava di un caseggiato, di quattro piani posto in via Francesco Ferrucci angolo via XX Settembre su terreno di proprietà del Comune.
La cifra necessaria era stata raggiunta grazie ad una pubblica sottoscrizione indetta dal CLN nel 1946 che fruttò L. 6.032.786, raccolte soprattutto tra i più facoltosi cittadini. Nell'ambito del progetto, venne definitivamente abbandonato il modello tradizionale di casa economica, giudicato poco adeguato a risolvere la crisi degli alloggi, costituito da due piani fuori terra con cucinette e stanze di soggiorno al piano terreno e camera da letto al piano superiore, con scala esterna, caratteristica delle case rurali italiane.
A Lissone, la stanza di soggiorno nelle uniche case popolari realizzate da privati era generalmente sostituita dalla tradizionale bottega del falegname, motivo per cui sembrava più opportuno mantenere il modello tradizionale, anche se alla fine a decidere fu il minor costo unitario, che favoriva la preferenza per il grande caseggiato tipo caserma, a quattro o più piani fuori terra.
L'iniziativa del CLN supportata con forza dal Comune aveva avuto il merito di dare inizio allo sviluppo dell'edilizia economica nel capoluogo; infatti, ad essa seguì tutta una serie di progetti edilizi pubblici e privati destinati ad intensificarsi.
Bibliografia:
- Archivi Comunali
- S. Missaglia, "Lissone racconta"
- Appunti di ricerca di Samuele Tieghi