La conferenza di Jalta
15 Juin 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #II guerra mondiale
Roosevelt, Stalin e Churchill si incontrarono a Jalta, stazione climatica della Crimea, dal 4 all' 11 febbraio 1945.
I cosiddetti «tre Grandi», cioè appunto Roosevelt, Stalin e Churchill, si erano già incontrati a Teheran dal 28 novembre al 1° dicembre 1943, per decidere l'attacco finale alla Germania, la cui sconfitta appariva ormai certa, ma era ancora lontana. Quasi un anno dopo, dal 9 al 19 ottobre 1944, c'era stato un altro incontro a Mosca, questa volta tra Stalin e Churchill, con gli Stati Uniti rappresentati dall'ambasciatore Averell Harriman, in qualità di «osservatore». E semmai proprio in quell'occasione ci fu qualcosa di simile a un mercanteggiamento tra Est e Ovest sulle future aree d'influenza (il famoso appunto di Churchill sul 90 per cento d'influenza sovietica in Romania contro il 90 per gli occidentali in Grecia, più il 75 per l'Urss in Bulgaria e il 50 a testa in Ungheria e Jugoslavia, appunto che Stalin approvò con un tratto di matita blu).
A quel tempo, vigeva ancora la promessa o l'impegno di Roosevelt, secondo cui le truppe americane si sarebbero ritirate dall'Europa entro due anni dalla fine della guerra; e quindi, in teoria, era la Gran Bretagna la più diretta interessata a quel che sarebbe successo nel continente, una volta chiusa la partita col nazismo.
Dominante, per Roosevelt, era quello di un'organizzazione internazionale capace di tenere sotto controllo le crisi future in tutto il mondo, e tale anche da essere approvata dal Congresso di Washington, fugando il pericolo di un nuovo isolazionismo, come quello che si era manifestato, col rifiuto della Società delle Nazioni, dopo la prima guerra mondiale.
Il presidente americano, nonostante le sue declinanti condizioni di salute, si sottopose a un lungo viaggio per mare,. con una tappa a Malta, per definire con Churchill una posizione comune, per poi proseguire insieme in aereo da Malta a Jalta.
Diverse furono le decisioni prese, dal 4 all'11 febbraio, a Jalta.
Sulla Germania, ormai prossima alla disfatta, fu abbandonata di fatto !'idea di uno «smembramento» e prevalse quella di una divisione in zone di occupazione, in attesa di definire lo status futuro (una zona, ricavata da quelle anglo-americane, fu accordata anche alla Francia).
Il tema centrale fu la Polonia, che era già interamente occupata dalle truppe sovietiche. Il suo governo in esilio, a Londra, il governo antinazista, era stato sconfessato da Mosca, che aveva concesso il suo riconoscimento al cosiddetto Comitato di Lublino, filocomunista, trasformato in governo provvisorio. L'obiettivo occidentale, scartata l'ipotesi di resuscitare il governo in esilio, era quello di dare vita a una formazione politica nuova e diversa. Il compromesso consistette in questo, che il Comitato-governo di Lublino sarebbe stato «riorganizzato su base più ampia», includendovi anche elementi «dell'emigrazione polacca» (Londra) e avrebbe quindi preparato libere elezioni «con tutti i partiti democratici e antinazisti». L'accettabilità del compromesso era rafforzata da una «Dichiarazione sull'Europa liberata», che prevedeva per tutti i Paesi usciti dal tunnel nazifascista «l'istituzione, il più presto, mediante libere elezioni, di governi rappresentativi della volontà della popolazione».
Un altro tema fu l'Onu, la cui conferenza istitutiva si sarebbe aperta a San Francisco il 25 aprile. Come sistema di voto nel Consiglio di sicurezza, venne stabilito che sarebbe stato necessario il voto unanime dei membri permanenti.
Infine, la conferma di Stalin dell'imminente entrata in guerra (peraltro strategicamente ormai inutile) contro il Giappone.
Roosevelt e Churchill ripartirono da Jalta molto soddisfatti. La delusione fu rapida. Passato un mese, si cominciò a vedere in che conto Stalin tenesse l'accordo sulla Polonia.
Il presidente degli Stati Uniti, ormai alla vigilia della morte, scrisse a sua volta a Stalin che, se fosse continuato il tentativo sovietico di dare tutto il potere al governo filocomunista di Lublino, «il popolo americano avrebbe considerato l'accordo di Jalta un fallimento».
Franklin Delano Roosevelt morì il 12 aprile, due mesi dopo la chiusura a Jalta.
Sotto la sua guida, (eletto quattro volte alla Casa Bianca, fu considerato un grande presidente per ragioni di politica interna oltre che estera, per aver salvato il sistema economico americano e anche occidentale dalla grande crisi degli anni Trenta, prima di portare definitivamente la potenza d'oltreoceano nell'agone mondiale), gli Stati Uniti sperarono in una ragionevole intesa post-bellica con l'alleato sovietico. E infatti lasciarono che l'Armata Rossa, che certo veniva da prove tremende e che aveva dato un contributo enorme al rovesciamento delle fortune hitleriane, dilagasse nell'Europa centro-orientale fin nel cuore della Germania, a Berlino.
Con la sua morte si aprì una nuova fase, molto più acuta, del confronto russo-americano, sulla testa dell'Europa, mentre stava per uscire di scena lo stesso Churchill.
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