La formazione delle Brigate Garibaldi
6 Décembre 2009 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #Resistenza italiana
Nel novembre del 1943 in un articolo del giornale clandestino, organo del Partito comunista italiano, la «Nostra lotta», dal titolo «Perché dobbiamo agire subito», viene motivata la necessità di “agire subito e il più ampiamente e decisamente possibile”.
“Primo: per poter abbreviare la durata della guerra e liberare al più presto il popolo italiano dall'oppressione tedesca e fascista. L'azione dei partigiani deve diventare l'azione di tutto il popolo italiano ...
In secondo luogo è necessario agire subito ed il più ampiamente e decisamente possibile per risparmiare decine di migliaia di vite umane e la distruzione di tutte le nostre città e villaggi. È vero che la lotta contro i tedeschi ed i fascisti costerà sacrifici, vittime e sangue. Ma questa lotta è necessaria per abbreviare l'occupazione tedesca dell'Italia ...
In terzo luogo è necessario agire subito ed il più ampiamente e decisamente possibile perché solo nella misura in cui il popolo italiano concorrerà attivamente alla cacciata dei tedeschi dall'Italia, alla sconfitta del fascismo e del nazismo, potrà veramente conquistarsi l'indipendenza e la libertà.
In quarto luogo è necessario agire subito ed il più ampiamente possibile per impedire che la reazione tedesca e fascista possa liberamente dispiegarsi indisturbata ... Se noi non passiamo alla lotta subito essi potranno indisturbatamente continuare a saccheggiare il nostro paese ... costringere i nostri operai ad andare in Germania ...
Infine è necessario agire subito ed il più largamente e decisamente possibile perché la nostra organizzazione si consolida e si sviluppa nell'azione ... È dalla lotta e dall'esperienza che sorgeranno i migliori quadri di combattenti contro i tedeschi e contro i fascisti”.
Contemporanea alla pubblicazione dell’articolo di «Nostra lotta» è la mobilitazione del Partito comunista all'interno e all'esterno. All'interno viene stabilito che a partire dalle cellule il maggior numero possibile dei militanti venga indirizzato al «lavoro militare», senza tuttavia sguarnire il fronte altrettanto importante delle fabbriche, all'esterno viene promossa la costituzione dei «distaccamenti d'assalto Garibaldi» non come formazioni di partito, ma come «formazioni modello aperte a tutti i patrioti».
Il primo Comando generale delle Garibaldi fu costituito a Milano fra la fine d'ottobre e il principio di novembre stabilendo le seguenti principali responsabilità: Longo comandante, Secchia commissario, Roasio organizzatore delle formazioni nel Veneto e nell'Emilia; lo stesso compito fu affidato a Scotti per il Piemonte e la Liguria, con particolare impegno per la Lombardia. Fu stabilito che in linea di massima ogni distaccamento fosse «costituito sulla base di nuclei di cinque o sei combattenti, di squadre di due nuclei ciascuna; e quattro o cinque squadre costituivano un distaccamento: 40-45 uomini in tutto ...
Le Garibaldi (prima distaccamenti, poi brigate) costituiscono una svolta nella guerra partigiana.
Il punto fondamentale che distingue l'iniziativa garibaldina è l'istituzione dei «commissari politici», derivata direttamente dalla guerra di Spagna, ed è la distinzione che viene accolta in un primo momento con diffidenza dagli altri settori della Resistenza ...
Spettava al commissario la soluzione di tutti quei problemi che non erano di natura tecnica militare e l'opera di educazione politica delle formazioni. Il commissario agiva all'interno ma anche contemporaneamente all'esterno, allargava la sua opera di convinzione alle popolazioni civili, si poneva costantemente il problema del rapporto fra i partigiani e l'ambiente in cui agivano, rispondeva anche in questo settore alla necessità di non isolare la lotta dei gruppi armati dalla resistenza della popolazione civile.
Come sempre meglio si chiarì nel corso della lotta, non vi fu la temuta interferenza con i compiti del comandante nè una diminuzione della sua autorità, ma una distinzione ben precisa dei compiti.
Il monzese Gianni Citterio, nome di battaglia "Redi", fu commissario politico della banda dell’architetto Filippo Beltrami.
bibliografia:
Roberto Battaglia - "Storia della Resistenza italiana" - Einaudi 1964
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