La vita quotidiana dei lavoratori coatti nella Germania nazista
27 Octobre 2010 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #II guerra mondiale
«Ai miei fratelli dei tempi della miseria: Belgi,Olandesi, Cechi, Croati, Polacchi, Italiani e Russi. Nella dura condizione di lavoratori forzati, noi eravamo già l’Europa della fratellanza, coloro che divisero il pane e la speranza».
Jean-Louis Queveillahc,
deportato francese per lavoro coatto in Germania
durante la seconda guerra mondiale
Nel giugno 1942 le armate del III Reich occupano tutta l’Europa, dalla Norvegia alla Grecia, dall’Atlantico al Volga. Hanno anche passato il Mediterraneo e l’Africa Korps di Rommel è alle porte dell’Egitto.
In Germania, oltre alla mobilitazione da parte della Wermacht di uomini dai 17 ai 35 anni per combattere, vi era la necessità di rifornimenti di armi e materiali alle armate: la guerra moderna aveva esigenze enormi. L’aviazione, la marina, l’esercito, il sistema logistico e i trasporti erano grandi consumatori di prodotti industriali che esigevano sempre più manodopera.
Due sono gli uomini che hanno delle responsabilità nella guerra dopo Hitler: Albert Speer (responsabile della produzione industriale) e Fritz Sauckel (fornitore della manodopera). Tutto oppone questi due uomini; il primo è un intellettuale, il secondo un realista fanatico e brutale proveniente dai quadri delle SA (Squadre d’assalto). Speer opta per lo sfruttamento delle industrie situate nei paesi occupati; Sauckel per la deportazione in Germania dei lavoratori da impiegare nelle fabbriche tedesche. Hitler sceglierà la strategia di Sauckel. Da tutti i territori occupati centinaia di migliaia di giovani, maschi e femmine, sono deportati verso i centri industriali tedeschi.
Sauckel, criminale di guerra secondo il tribunale di Norimberga, verrà condannato a morte e impiccato per aver deportato sei milioni di giovani, uomini e donne, nella più grande operazione di riduzione in schiavitù dei tempi moderni.
Appena passato il confine sono avvertiti con un altoparlante:
«Il grande Reich vi augura il benvenuto. Non dimenticate che siete in Germania, sottomessi alle leggi della Germania e non a quelle dei prigionieri di guerra. Tutti gli atti di sabotaggio o di rifiuto del lavoro saranno considerati come una diserzione e puniti come una diserzione. Le aziende in cui sarete impiegati vi rilasceranno una nuova carta d’identità (Ausweiss), la sola valida per la polizia che vigilerà sul vostro comportamento ».
Ciò significa che, ormai, alcuna convenzione internazionale sarà applicata ai lavoratori coatti: né la Croce Rossa né la Convenzione di Ginevra. Essi non sono che dei singoli individui, consegnati ai loro futuri datori di lavoro, i quali applicheranno a loro i regolamenti definiti dagli stessi datori di lavoro: orari di lavoro, riposi, permessi ...
Le guardie interne alla fabbrica (Werkschuss) ed esterne (Gestapo) vigileranno sul rispetto del regolamento.
Allo spaesamento e al miscuglio delle nazionalità si aggiunge la terribile barriera della lingua: rari sono i lavoratori coatti che padroneggiano la lingua tedesca.
La legge del lavoro a cui devono sottostare in tutti gli stabilimenti industriali prevede una settimana lavorativa di 72 ore, di giorno come di notte, in quanto il lavoro non si ferma mai.
A questi orari occorre aggiungere i tempi per percorrere il tragitto che separa il campo dal luogo di lavoro. Questa distanza costituisce un vantaggio in quanto le industri sono un obiettivo dei bombardieri anglo-americani. Nessuna zona della Germania è risparmiata dai bombardamenti. Più il fronte si avvicina, più i bombardamenti sono frequenti, efficaci e terrificanti.
Sui salari che ricevono i lavoratori, le industrie trattengono dal 40 al 50 per cento per l’alloggio e l’alimentazione. I rimanenti sono spesi dai lavoratori in calzature e indumenti acquistati al mercato nero, oltre che per il tabacco e le sigarette che vengono trattate a peso d’oro. Nei rari giorni di riposo, i lavoratori possono incontrarsi con i loro compagni.
La sicurezza tedesca (Sichereitheim) - gendarmeria e polizia – compie frequenti controlli nei campi, col pretesto di proteggere i lavoratori deportati dai comportamenti di alcuni di loro (alcolismo, furti, aggressioni ...).
Le situazioni sono comunque differenti secondo i luoghi e le aziende.
In alcuni casi i lavoratori alloggiano all’interno delle fabbriche. Pur sapendo i rischi che correvano, in molti pensavano di approfittare di un permesso per non ritornare più in fabbrica. Alla fine di novembre 1943 i permessi furono aboliti.
Da giugno 1944, con lo sbarco alleato in Normandia, la condizione dei lavoratori coatti peggiora ulteriormente: non ricevono più né lettere né pacchi; possono solo mandare qualche notizia ai loro parenti.
Dall’attentato a Hitler del 20 luglio 1944 fino alla Liberazione, la Germania, controllata ormai dalle SS di Himler e dalla sua polizia, considera tutti gli stranieri come nemici potenziali e li tratterà come tali.
Dopo il 20 luglio 1944, muta anche lo status degli oltre 600.000 militari italiani internati nei campi di concentramento tedeschi: da IMI diventato per ordine di Hitler lavoratori civili.
Le SS arrivano più frequentemente nei campi, dove gli armadi delle camere sono ispezionati e svuotati a tutte le ore del giorno e della notte: vino, frutta acquistata dai contadini, vestiti e stivali acquistati al mercato nero, ma soprattutto i ricevitori radio costruiti alla meglio per ascoltare “Radio Londra”. La sicherei theimpolizei ha tutti i diritti e effettua arresti, senza giudizio, per una durata da una a tre settimane. Coloro che sono accusati di rifiutare di lavorare o di sabotaggio, vengono giudicati da un tribunale composto da SS. La condanna varia da tre a otto settimane da trascorrere nei campi di punizione e di rieducazione al lavoro, Arbeitserziehmgslager. Si saprà poi che la condanna a sei settimane era sinonimo di condanna a morte. Coloro che scampano vengono riportati ai loro posti di lavoro e servono di esempio per gli altri.
Nel gennaio e febbraio 1945, quando le truppe sovietiche sono ai confini del Reich, la Germania mobilita tutti gli uomini validi compresi i ragazzi della Hitlerjugend (gioventù hitleriana). Ormai non essendoci più nessuno da mobilitare, i lavoratori coatti vengono prelevati dalle fabbriche per andare a scavare le difese anticarro; i lavori erano eseguiti sia di giorno che di notte, con il terreno gelato anche a -20 gradi: dodici ore con pala e piccone in condizioni disumane. Se questa non è schiavitù ...
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