Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

Lo sbarco alleato in Sicilia e la fine del regime fascista

10 Novembre 2010 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #II guerra mondiale

L'11 giugno 1943, dopo un forte bombardamento aereo, viene espugnata l'isola di Pantelleria e il giorno dopo cade anche anche Lampedusa. Il primo lembo di territorio nazionale è in mano alleata.

Il 24 giugno, ricevendo un gruppo di gerarchi, Mussolini ostenta un'incredibile sicurezza. Nessuna preoccupazione desta in lui, nemmeno la minaccia d'invasione che già pesa sulla Sicilia. «Bisogna che non appena il nemico tenterà di sbarcare sia congelato su quella linea che i marinai chiamano del bagnasciuga».

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    Il 10 luglio, la sterminata flotta alleata (280 navi da guerra, 2275 navi da trasporto, e 1800 mezzi da sbarco) riversa sulla costa dell'isola l'armata d'invasione, la cui prima ondata d'attacco è costituita da 160.000 uomini: la VII armata americana al comando del generale Patton fra Licata e Pozzallo, l'VIII armata britannica al comando del generale Montgomery fra Capo Passero e Siracusa.

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Sotto l'urto massiccio cadono le difese dell'isola, dove l'esercito italiano è privo d'ogni mezzo moderno di guerra e ha un unico reparto, la «Livorno », dotato d'artiglieria motorizzata: gli unici reparti efficienti o capaci di manovra sono due divisioni tedesche inviate da Hitler in seguito alle pressanti richieste di Mussolini. La campagna, dopo un aspro scontro nella piana di Gela, diventa una lunga rincorsa dell'armata di Patton verso Palermo e lo stretto, mentre l'armata di Montgomery arriva alle falde dell'Etna.

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Vittorio Emanuele III autorizza il generale Ambrosio a preparare l'arresto di Mussolini e la dittatura militare da affidare a Badoglio. Contemporaneamente i gerarchi fascisti riescono ad ottenere la convocazione del Gran Consiglio con l'intento, 
ormai abbastanza esplicito, di togliere ogni potere a Mussolini.

La monarchia intende servirsi ancora di lui per ottenere lo «sganciamento dai tedeschi» in modo pacifico e col consenso stesso di Hitler. Nel convegno di Feltre col dittatore tedesco, Mussolini non osa nemmeno accennare alle questioni della «pace separata». È il 19 luglio e nello stesso giorno, in un'incursione massiccia dell'aviazione angloamericana, muoiono a Roma migliaia di persone.

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Si recano a visitare il quartiere di San Lorenzo, semidistrutto dal bombardamento, Pio XII e anche Vittorio Emanuele III. L'automobile di quest'ultimo è presa a sassate dalla gente infuriata che grida: «E mandaci quell'altro!»

Il 24 aprile alle ore 17 si raduna il Gran Consiglio. Vi sono i gerarchi dissidenti capeggiati da Grandi, Ciano e Bottai che illustrano con abbondanza d'argomenti giuridici la necessità «del ritorno alla legalità», cioè il ripristino delle prerogative della Corona.

Vi sono i fanatici ad oltranza che come Galbiati e Scorza confermano invece la propria fedeltà al duce. Fra queste due ali estreme ondeggiano i minori gerarchi del regime che non sanno ancora da quale parte battersi. Il solo Farinacci è fermo sulle sue posizioni e vuole anche lui l'allontanamento del dittatore per condurre la guerra a fondo, sotto la guida dei suoi camerati tedeschi.

Mussolini, dopo aver illustrato in termini quanto mai vaghi la situazione militare, cerca a un certo momento di far rinviare la riunione del Gran Consiglio.

Alle due del mattino del 25 luglio viene messo in votazione l'ordine del giorno Bottai-Grandi-Ciano che raccoglie 19 si, 7 no, 1 astenuto.

È la fine ma Mussolini ancora cerca nelle ore seguenti d'illudersi sul valore non impegnativo del voto del Gran Consiglio. Con questa speranza si reca dal re nel pomeriggio alle ore 17 e cerca di perorare la sua causa. Il re gli ricorda che: «Così non si va più avanti. L'Italia è in tocchi. L'esercito è moralmente a terra. I soldati non vogliono più battersi. Gli alpini cantano una canzone nella quale dicono di non voler più fare la guerra per conto di Mussolini». Poi il re gli annuncia seccamente che ha già provveduto per sostituirlo con Badoglio.

Mussolini, mentre esce da villa Savoia, viene arrestato da un capitano dei carabinieri ed entra nell'autoambulanza che lo condurrà in prigionia.

I cimiteri di guerra alleati in Sicilia e tedeschi in Italia

da «Patria indipendente» rivista dell’ANPI del 21 maggio 2006

Forze Armate degli StatiUniti d’America

Dal luglio 1943 al maggio 1945 le Forze Armate Americane hanno perduto circa 32.000 uomini in Italia tra morti in combattimento e morti a causa della guerra. La “American Battle Monuments Commission” ha provveduto alla raccolta e sistemazione delle salme rimaste in Italia in due grandi cimiteri monumentali di guerra, uno a Nettuno ed uno a Firenze.

In Italia le tombe sono 12.264 ma altri 4.053 Caduti sono ricordati a parte perché le salme non sono state ritrovate o non è stato possibile identificarle. Per l’edificazione dei suddetti cimiteri lo Stato italiano ha concesso il libero uso delle aree di terreno.

Regno Unito e Impero Britannico

Nella campagna d’Italia il Regno Unito e le forze dell’Impero Britannico dal luglio 1943 al maggio 1945 persero 45.469 militari. L’Italia ha stabilito una convenzione con la Commissione Imperiale per le Tombe di Guerra (The Imperial War Graves Commission), la quale ha provveduto alla raccolta e sistemazione dei Caduti in 41 Cimiteri di Guerra. Occorre ricordare che oltre ai britannici, combattevano sotto la bandiera inglese le truppe dell’Impero, poi Commonwealth, (canadesi, indiani, sudafricani, australiani, neozelandesi, ecc.) e soldati di Paesi occupati dalla Germania, come polacchi, norvegesi, danesi, olandesi, belgi. Le aree di terreno sono state concesse gratuitamente dal Governo italiano. Il totale delle tombe è di 39.948; in alcuni cimiteri sono ricordati anche i Caduti non ritrovati e non identificati che ammontano a 5.511.

Cimitero di Guerra Canadese di Agira

Accoglie 490 tombe. Dopo la conquista della Sicilia, le tombe di tutti i canadesi morti durante le operazioni furono raccolte ad Agira, provincia di Enna. Questo posto fu scelto dal Comando canadese nel settembre 1943.

Cimitero di Guerra di Catania

Accoglie 2.135 Caduti. In questo cimitero sono raccolte le salme dei Caduti dell’ultima fase della campagna di Sicilia, soprattutto nei pesanti combattimenti condotti attorno a Catania e nella battaglia per la testa di ponte del fiume Simeto.

Cimitero di Guerra di Siracusa

Accoglie 1.060 Caduti. Il luogo in cui si trova fu scelto nel 1943 durante le fasi della conquista dell’Isola.

La maggior parte di coloro che sono qui sepolti persero la vita negli sbarchi in Sicilia dal 10 luglio 1943 e nelle fasi della campagna della Sicilia. Un gran numero di tombe appartiene al personale aviotrasportato inglese che atterrò nei dintorni della città nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943.

I dati sono stati ricavati dal volume di Livio Massarotti “Sintesi storica della Guerra di Liberazione 1943-1945. I Cimiteri di Guerra. Sacrari Militari della 2a Guerra Mondiale”, edito dalla Associazione Nazionale Combattenti della Guerra di Liberazione, Sezione di Udine, nel 2006.

Forze Armate Germaniche

La follia nazista ha travolto anche la Germania. Al di là di ogni considerazione, la Germania ed il popolo tedesco hanno pagato duramente questa follia e le violenze e distruzioni causate a tutti i Paesi dell’Europa.

Dovrà passare molto tempo prima che tutto questo sia assorbito dalle coscienze europee.

Le forze armate germaniche in Italia hanno avuto 120.000 Caduti. Di questi 100.043 sono stati raccolti in quattro cimiteri militari maggiori, che sono a Cassino, Costermano, Passo della Futa e Pomezia. I rimanenti 7.199 sono stati ripartiti in Cimiteri minori già esistenti in quanto raccoglievano i Caduti germanici della Prima Guerra Mondiale: Bolzano, Bressanone, Brunico, Cagliari, Feltre, Merano, Milis (Sardegna), Motta S. Anastasia (Sicilia), Pordoi, Quero.

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