Polonia, 1° settembre 1939
2 Septembre 2019 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #II guerra mondiale
Era la prima volta che il mondo vedeva in azione la macchina militare tedesca.
La blitzkrieg, la “guerra lampo”, era una combinazione di tre tecniche differenti e pienamente sviluppate. La prima era costituita dal reparto d'assalto dei panzer: tutti i mezzi blindati, appoggiati dalla fanteria motorizzata, cioè truppe in motocicletta che ronzavano come vespe intorno alle colonne corazzate eliminando occasionali sacche di resistenza.
La seconda era la fanteria vera e propria, la Wehrmacht che marciava a volte distaccata di molti chilometri dai panzer, ma che alla fine li raggiungeva per occupare il territorio su cui avevano imperversato i mezzi corazzati.
La terza, era l’elemento nuovo: in appoggio a queste truppe di terra c’era la Luftwaffe, la forza aerea. La Luftwaffe forniva sia il fuoco di sbarramento necessario per fiaccare il nemico prima della carica dei panzer sia la copertura aerea per proteggere la fanteria d'appoggio dal contrattacco dell'aviazione nemica.
In sostanza, questa forza aerea era costituita da tre tipi di velivoli: il bombardiere da picchiata Ju-87, lo Sturzkampfflugzeug, detto brevemente “stuka”;
l'aereo da trasporto Ju-52, in grado di atterrare praticamente su qualunque striscia di terreno, pianeggiante e di portare rifornimenti per mantenere in azione gli stuka al fronte,
infine, il caccia Me-109, l'aereo allora più manovrabile in aria, e il più veloce ad eccezione dello Spitfire britannico.
Gli stuka incutevano un particolare timore. Anche se la loro precisione nei bombardamenti era appena mediocre, scendevano in picchiata quasi verticalmente ed erano dotati di una sirena lacerante che, si diceva, una volta udita non si poteva dimenticare mai più. Ogni soldato, a terra, aveva la sensazione che lo stuka puntasse proprio contro di lui, e che non ci fosse scampo. Subito dopo un bombardamento del genere, dover resistere all'assalto dei carri armati era più di quanto un uomo potesse sopportare. Almeno così si dimostrò nel caso della Polonia, che, dovette soccombere dopo una resistenza vigorosa, spesso eroica ma da ultimo infruttuosa.
Bibliografia:
Charles Williams, DE GAULLE L'ultimo Grande di Francia, La Biblioteca di Repubblica, 2006
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