Roma 19 luglio 1943
16 Juillet 2023 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #II guerra mondiale
Le conseguenze furono terrificanti: la cifra esatta dei morti non si saprà mai - secondo Cesare De Simone (Venti angeli sopra Roma-Mursia, 1993) il numero dei deceduti va compreso tra i duemilaottocento e i tremila e seimila feriti, diecimila case in macerie o lesionate, quarantamila cittadini senza tetto. Si dice che al cimitero del Verano duramente colpito si scoperchiassero perfino i sepolcri: mentre i vivi venivano sepolti dalle macerie, i morti con i loro scheletri uscivano fuori dalle tombe. Situazione che ispirò a Giuseppe Ungaretti quella straordinaria poesia “cessate di uccidere i morti, non gridate più, non gridate / Se li volete ancora udire / se sperate di non perire”.
Oggi una targa a terra nei giardini pubblici, lunga decine di metri, reca i nomi delle vittime identificate. I romani rimasero atterriti, perchè divenne lampante a tutti la scarsità delle misure esistenti a difesa della popolazione, l'insufficienza della controaerea italiana e in molti casi anche l'inesistenza di validi rifugi.
I veri eroi furono i vigili del fuoco che lavorarono in condizioni impossibili con la sola forza delle braccia e con pale e picconi, un eroismo umile e nascosto, ne morirono ventiquattro ed anche il comandante dei carabinieri generale Azzolino Hazon che era accorso sul posto. È rimasto nella memoria della città la visita del Papa nel pomeriggio stesso dell'evento Pio XII che si inginocchia davanti alle macerie della basilica di San Lorenzo e benedice la folla che gli si stringe intorno. Ben diversa l'accoglienza riservata al sovrano, la sua limousine fu fatta oggetto di sassate e di grida ostili che gli consigliarono un rapido dietro front mentre un coro di donne gli gridava: "non vogliamo le vostre elemosine, vogliamo la pace, fate la pace”.
Il terrore era l'obiettivo politico che gli Alleati si proponevano di ottenere: e questo fu ampiamente ottenuto. Una settimana dopo il fascismo era franato, Mussolini destituito, l'Italia tornata nelle mani del re e del governo da lui nominato. Ma nei 45 giorni del governo Badoglio, impiegati in trattative segrete, si consumò il vero tradimento dell'Italia non nei confronti dell'alleato tedesco, nei confronti del popolo italiano che non si pensò in nessun modo di proteggere. Questa fu la vera tragedia dell'8 settembre, ma anche la sua grandezza. Come commenta Giorgio Bocca “il popolo restò abbandonato ma libero, ... libero di decidere finalmente di se stesso e da se stesso, cosciente che poteva fare a meno di re, di marescialli e di tutta quell'altra accolita che per anni aveva vissuto alle sue spalle”.
Anna Maria Casavola
Direttore responsabile editoriale
di “Noi dei Lager”
Da “Noi dei Lager” pubblicazione dell’Associazione Nazionale Ex Internati di giugno 2013
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