Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

pagine di storia locale

anno scolastico 1937 – 1938

10 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

vissuto sui banchi di una scuola elementare di Lissone


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Nell’articolo si è preferito, approfittando anche della scrittura chiara del maestro, dare ampio spazio alla cronaca e alle osservazioni sulla vita della scuola da lui riportate sul “Giornale della classe”.

 

16 ottobre: inaugurazione solenne dell’anno scolastico
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18 ottobre: è vacanza per l’inaugurazione della seconda edizione della “Settimana lissonese”
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e il 28 ottobre:
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4 novembre:
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5 novembre:
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L’episodio a cui si fa riferimento è IL CONVEGNO DELL'8 NOVEMBRE 1917 a Peschiera in cui il re Vittorio Emanuele III lanciò un proclama che incitò la resistenza sul Piave.

dal sito del Museo della palazzina storica

 

Era una mattina di pioggia sottile e gelida, e la nebbia evaporava dal fiume Mincio coprendo le strade. Ormai da giorni il cielo era coperto da nuvole, che scendevano come lacrime su Peschiera del Garda, in un tempo di guerra e distruzione, dopo la disfatta di Caporetto. E’ l’8 novembre 1917.

Davanti al Palazzo del Comandante inizia pian piano a formarsi una folla di gente, che attende intrepida l’arrivo del Re Vittorio Emanuele III e delle forze alleate di Francia e Inghilterra. La situazione politica è molto tesa e delicata, basta un passo falso per perdere la partita. Il Re Soldato lo sa, ma nonostante tutto scende dalla sua auto, a testa alta, e con passo sicuro entra nel Palazzo del Comandante, oggi conosciuto come Palazzina Storica, seguito dagli altri partecipanti al Convegno. A fianco a lui ci sono i rappresentanti politici dell’Italia Giorgio Sidney Sonnino ministro degli esteri e Vittorio E. Orlando Presidente del consiglio e primo ministro.Per la Gran Bretagna partecipa David Lloyd Gorge e il suo braccio destro Smuts accompagnati dai loro generali Gen. William Robertson e il Gen. Woodrow Wilson. Per la Francia il primo ministro Paul Pailevé e Franklin Bouillon accompagnati dai loro generali Gen. Ferdinand Foch e dal Gen. Camille Barrére. Vittorio Emanuele III voleva fortemente questo incontro, dopo il convegno fallimentare di Rapallo dove Armando Diaz non era riuscito a convincere gli alleati. Il re soldato dirige l'incontro in modo deciso e sicuro, pronunciando il famoso proclama che incitò la resistenza sul Piave, e che avrebbe portato alla vittoria della Guerra:

“Italiani, Cittadini e Soldati ! Siate un esercito solo. Ogni viltà è tradimento, ogni discordia è tradimento, ogni recriminazione è tradimento. Questo mio grido di fede incrollabile nei destini d’Italia suoni così nelle trincee come in ogni remoto lembo della Patria, e sia il grido del Popolo, che combatte, del Popolo che lavora. Al nemico che, ancor più che sulla vittoria militare, conta sul dissolvimento dei nostri spiriti e della nostra compagine, si risponda con una sola coscienza, con una voce sola: Tutti siam pronti a dar tutto, per la Vittoria, per l’onore d’Italia.”

 

9 novembre: tesseramento all’Opera Nazionale Balilla


cos'era l’Opera Nazionale Balilla?

La scuola, pur ricoprendo un ruolo insostituibile nell'istruzione ed educazione dei giovani, non era sufficiente a formare quell' "italiano nuovo" voluto dal fascismo. Ad integrare e completare l'azione della scuola fu creata l'Opera Nazionale Balilla con il compito di curare l'assistenza e l'educazione fisica e morale della gioventù italiana.

Realizzando una serie di attività a carattere culturale, politico, paramilitare, sportivo e ricreativo, accrebbe il suo ruolo dentro la scuola, richiedendo la collaborazione e il contributo degli insegnanti per il tesseramento dei ragazzi e il loro inquadramento nelle file dell'organizzazione.

L'Opera Nazionale Balilla, introdotta con la legge 3 aprile 1926, prese nome dal leggendario ragazzo genovese Giovanni Battista Perasso, detto il "Balilla", - ogni anno ricordato con solenni celebrazioni - che nel 1746 aveva dato inizio all'insurrezione di Genova, scagliando un sasso contro gli occupanti austriaci.



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15 novembre: «vacanza … insperata»
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18 novembre: le sanzioni
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Augusto fondatore dell’impero romano
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libri usati
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il Balilla alla radio
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18 dicembre 1937: secondo anniversario della giornata della fede
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21 dicembre: si ricorda il fratello del dittatore
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dal 22 dicembre al 9 gennaio 1938 vacanze natalizie
 
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refezione scolastica
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trasvolata Italia Brasile
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la Milizia
1 feb 1938

 

prima radiotrasmissione dell’ente Radio Rurale
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seconda trasmissione: «la Sicilia, centro geografico dell’Impero»
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la Conciliazione
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la guerra di Spagna
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28 febbraio 1938: «tenuti ad intervenire alle funzioni religiose»
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muore Gabriele d’Annunzio
2 marzo 1938


le assicurazioni popolari
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offesa aerea
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«la guerra di Spagna e le orde bolsceviche»
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23 marzo 1938: i Fasci
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Ritrovo Giovanile e Doposcuola
4 apr 1938 

propaganda antitubercolare
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Natale di Roma e Festa del Lavoro
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Guglielmo Marconi
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24 aprile 1938: fondazione di Pomezia
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3 maggio: arriva in Italia Hitler ed è festa nazionale!
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Roma e l’Impero
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il lissonese Giovanni Dorigo, legionario caduto in Spagna
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anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia nel 1915
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saggio ginnico della G.I.L.
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15 giugno 1938: fine degli scrutini e della scuola
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Lissone, anno scolastico 1938-1939

10 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

Principali avvenimenti nell’anno scolastico 1938-1939

1938

1 settembre

Prima legge razziale italiana contro gli ebrei: divieto "agli stranieri di razza ebraica di dimorare in Italia, in Libia e nei possedimenti dell'Egeo"; revocate le concessioni di cittadinanza italiana rilasciate ad ebrei posteriormente al 1919.

2 settembre

Esclusione degli ebrei dall'insegnamento e divieto di iscrizione a scuole statali. Espulsi gli ebrei da accademie, istituti scientifici, ecc..

28 settembre

Esortato dal premier britannico Chamberlain, Mussolini propone un incontro a Monaco con Hitler e il primo ministro francese Daladier, per risolvere la vertenza sulla Cecoslovacchia.

30 settembre

L'incontro di Monaco si conclude con l'accettazione delle pretese hitleriane sulla Cecoslovacchia. Si apre la strada alla seconda guerra mondiale.

9 novembre

"Notte dei cristalli" in Germania: violenti pogroms contro gli ebrei, migliaia di negozi di ebrei distrutti.

1939

15 marzo

I nazisti entrano senza colpo ferire a Praga e occupano l'intera Boemia.

28 marzo

Cade Madrid assediata da Franco. Grandi manifestazioni fasciste in Italia.

1° aprile

Franco annuncia la fine della guerra di Spagna, iniziata nel luglio 1936

7 aprile

Truppe italiane sbarcano in Albania.

8 aprile

Occupazione di Tirana.

6 maggio

A Milano, incontro Ciano-Ribbentrop. Mussolini e Hitler, consultati per telefono dai due ministri degli Esteri, decidono di annunciare ufficialmente la conclusione del "Patto d'acciaio", l'alleanza politico militare che lega l'Italia fascista alla Germania nazista.

22 maggio

Ciano e Ribbentrop firmano a Berlino il Patto d'acciaio.



Nel documento viene trascritto il contenuto del "Giornale della classe" della quinta maschile, sezione A, della scuola elementare "Vittorio Veneto" di Lissone nell’anno scolastico 1938-1939.

Nelle pagine del "Giornale della classe" si alternano le osservazioni del maestro sul comportamento degli alunni e gli argomenti trattati, soprattutto quelli legati agli avvenimenti del Paese.

In queste pagine si può notare come la scuola, attraverso le parole dell’insegnante, costituisca un mezzo importante per inculcare nei giovani l'ideologia del regime; é altresì un potente veicolo di propaganda del fascismo, il più efficace strumento per l’organizzazione del consenso di massa. A questo proposito si vedano, in particolare, le osservazioni del maestro del 27 ottobre, 4 novembre e del 22 marzo.

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"La classe è composta da 52 alunni.

27 ottobre 1938: ricordo alla scolaresca la data fatidica che ha iniziato l’Era nuova, cercando di instillare nei loro animi, pieni di vita, la persuasione che la Marcia su Roma non deve segnare un punto fermo, ma la base per altre conquiste : ciò dovrà essere compito delle nuove generazioni.

4 novembre: Anche questa data fu ampiamente ricordata avendo sempre di mira la formazione della coscienza militare.

15 novembre: noto nei miei alunni,alla fine delle quattro ore di lezione, specie verso il sabato, un senso di stanchezza.

18 novembre: dopo aver brevemente ricordato la dolorosa giornata del 18 novembre 1935 (n.d.r. : entrano in vigore le sanzioni economiche che fanno seguito alla condanna dell'Italia da parte della Società delle Nazioni per l'invasione dell'Etiopia), invito gli alunni a svolgere un tema per esprimere le loro impressioni in merito.

5 dicembre: Benché fosse stato ricordato già ieri, da parte del Sig. Segretario Politico, pure non tralascio di rinnovare, anche nella scuola, il ricordo dell’eroico gesto del Balilla.

2 gennaio 1939: ritorniamo a scuola dopo 18 giorni di vacanza. Interrogando i miei scolari mi accorgo che hanno dimenticato gran parte delle cose studiate precedentemente, quindi sono costretto a ripassare la materia già svolta. Questo, secondo me, è il solo frutto delle troppe vacanze.

24 gennaio: colgo l’occasione delle nozze di Maria di Savoia per instillare sempre più nel cuore degli scolari l’amore per la Casa Savoia.

2­6 gennaio: illustro ampiamente ai miei scolari la splendida vittoria di Barcellona dovuta all’eroismo dei Nazionali spagnoli e specialmente dei legionari italiani. Dopo aver dimostrato loro lo scopo nobilissimo di questa guerra spagnola, insisto soprattutto nel porre in risalto il valore dei nostri legionari perché nei piccoli cuori degli scolari cresca sempre più l’amore per la Patria e il desiderio di incitarli. Il popolo italiano é in giubilo. Stamane l’Egr. Sig. Direttore ha parlato agli scolari sulla redenzione della città; voglia il destino prepararci presto l’annuncio della redenzione di Madrid.

6 febbraio: noto nei miei alunni un senso di stanchezza e di rilassamento nello studio. Questo fatto credo che sia dovuto alla stagione buona che invita i ragazzi ai giochi all’aperto; ne sentono un gran bisogno, dopo il freddo intenso che li ha obbligati a stare rinchiusi nelle case!

12 febbraio: la morte di Papa Pio XI ha causato grande dolore nell’animo di tutti i cattolici e specialmente degli Italiani. Io rievoco, in breve, ai miei scolari, la vita e le opere del grande Pontefice, soffermandomi soprattutto sulla Conciliazione tra lo Stato e la Chiesa.

22 marzo: la fatidica data del 23 marzo 1919, che ha segnato per l’Italia un”Era nuova di prosperità e dibenessere; la commemoro ampiamente illustrando, con una vasta lezione, il disorientamento dell’Italia di allora e il fermo proposito dei Fascisti, con a capo Benito Mussolini, di rifare l’Italia, abbattendo tutte le forze sovversive che volevano gettare la nostra Patria nel caos della rovina completa. Dopo essere stati così preparati, feci udire ai miei scolari la radiotrasmissione del discorso di S. Ecc. Il Ministro Bottai che ha commemorato appunto il Ventennale della Fondazione dei Fasci.

27 marzo: il discorso che il Duce tenne ieri allo stadio Mussolini di Roma, fu questa mattina largamente commentato suscitando nell’animo degli scolari un senso di viva sentita comprensione dell’ora attuale.

29 marzo 1939: Madrid è liberata, è tornata a Dio, all’ordine, alla luce del bene. Commemoro la liberazione della capitale spagnola suscitando amor di patria;

1 aprile 1939: la guerra spagnola è finita. L’ha dichiarato il Caudillo Franco in un suo proclama al popolo. Ritorni il popolo spagnolo alla vera grande verità! Dio e giustizia

11 aprile: commemoro l’entrata delle nostre truppe in Albania, terra nostra redenta dal sacrificio di tanti soldati.

20 aprile: con una breve lezione illustro, ai miei alunni, il Natale di Roma e la Festa del Lavoro. Soprattutto insisto nel dimostrare loro che la fusione delle due feste non fu fatta a caso ma con grande logica; Roma che nasce dal lavoro e che per mezzo di esso diventa grande, ci insegna che la forza delle nazioni e la fiaccola del progresso umano è il lavoro.

26 aprile: ricordo pure la vita e le opere del grande scienziato Guglielmo Marconi che, con le sue scoperte, seppe rendersi molto utile all’umanità.

8 maggio: la proclazmazione dell’Impero mi ha dato modo di esaltare lo spirito guerriero ed eroico dei nostri soldati e la tenace volontà del Duce.

22 maggio: la giornata della Doppia Croce è stata ampiamente illustrata. Cercai di far comprendere ai miei scolari tutta la gravità della malattia della tubercolosi e ne colsi l’occasione per far loro comprendere l’importanza grande che ha l’igiene per la conservazione della nostra salute.

27 maggio 1939: noto con grande soddisfazione che ora i miei scolari si applicano allo studio con maggiore assiduità. Secondo me credo che questo mutamento sia soprattutto dovuto ai buoni consigli che, di tanto in tanto, loro davo”.

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materie e argomenti trattati in classe nel mese di Aprile 1939
  

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anno scolastico 1939 – 1940

10 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

vissuto sui banchi di una scuola elementare di Lissone.


Il 16 ottobre 1939, quando inizia l’anno scolastico è già scoppiata da più di un mese la seconda guerra mondiale. Dopo l’invasione della Polonia da parte della Germania,
Germans invade Poland

Francia ed Inghilterra sono entrate in guerra.
 Francia e inghilterra in guerra Britain at war
Britain at war 3

L’Italia rimane per il momento neutrale, neutralità chiamata pomposamente dal regime fascista "non belligeranza".


A Lissone, l’anno scolastico, come è tradizione, viene inaugurato con una messa in chiesa e con una sfilata degli scolari per le vie del paese.
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Un maestro, vedendo che tutte le classi hanno sfilato in buon ordine, scrive sul "Giornale della classe" che ciò è «
segno evidente che una salda direttiva ha saputo, con l’aiuto degli insegnanti, inculcare un senso di disciplina e di ordine». Nota altresì nella classe la presenza di «molti elementi che hanno perso l’abitudine alla scuola» forse perché durante le vacanze estive «hanno avuto eccessiva libertà o perché hanno aiutato i genitori a lavorare, in questo paese di bravi artigiani».

In paese è stata costruita la nuova Casa del Fascio,
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dove «
nell’ampio salone» si svolge, il 22 ottobre 1939, alla presenza di quasi tutti i balilla e le giovani italiane, la XIII leva fascista, alla presenza di tutte le autorità politiche del paese, quelle scolastiche, oltre ad un numeroso pubblico.
Il 28 ottobre 1939, ricorrenza della Marcia su Roma così scrive il maestro:
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Circa l’andamento scolastico degli alunni, sottolinea «l’impreparazione in lingua di quasi tutta la massa dei miei scolari, che non sanno scrivere in italiano» in quanto hanno «il brutto vizio di parlare dovunque il dialetto».

Il 4 novembre il maestro scrive sul “Giornale della classe”: «Ho esaltato il nostro esercito, il grande esercito della Vittoria, il soldato italiano che non conosce soste e che non ha rivali nel mondo. I miei scolari sono orgogliosi di essere figli di quei soldati».

scolari-con-maschere-antigas.jpg7 dicembre 1939: aria di guerra in vista. A seguito di una direttiva dell’Unione Nazionale Protezione Antiaerea (U.N.P.A.), il maestro ricorda agli alunni «la grande necessità della maschera antigas. Agisce con previdenza colui che acquista la maschera fin dal tempo di pace». Conclude la lezione ricordando «l’azione terribile di alcuni gas come i lacrimogeni, i vescicatori, i starnutatori, l’iprite, etc. ».
Con la benedizione della classe da parte del prevosto Don Angelo Gaffuri, iniziano le vacanze natalizie che terminano il 9 gennaio 1940. Dopo 18 giorni di vacanza «ben pochi sono tornati  a scuola volontieri». L’inverno è molto rigido; il 22 gennaio 1940 il maestro annota: «il freddo è intenso e nell’aula il termometro segna a fatica i 7,5 gradi».

Una vacanza inaspettata il 26 febbraio 1940 in tutte le scuole del Regno, per ordine del Ministero dell’Educazione Nazionale: è nata, a Napoli, la «la nuova principessina Maria Gabriella che rallegra la beneamata Casa Savoia».

Marzo 1940: la mattina dell’11, in seguito al passaggio di un potente trimotore, «ho ritenuto opportuno svolgere una lezione sulla potenza dell’Arma Aerea».

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15 marzo 1940. Prendendo spunto dalla celebrazione in tutta Italia della “Giornata delle due Croci”, «nello sforzo del Regime per assicurare la salute fisica del suo popolo» il maestro scrive: «ho elencato le provvidenze create dal Fascismo: l’enorme sviluppo dato all’educazione fisica della gioventù, l’opera di bonifica agraria, la costruzione di case popolari, le colonie marine e montane, elioterapiche».
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Arriva il 9 maggio 1940: è la ricorrenza della celebrazione dell’Impero e l’ispettore scolastico di zona si presenta in pubblico vestito nientemeno che da “legionario di Spagna” ...
1940 g 9 maggio ispettore divisa legionario
 

Il 15 maggio non si fa il doposcuola: «per ordine della direttrice del doposcuola, tutti si è partiti per il vicino santuario della Misericordia. Lo scopo era di pregare perché torni la pace nel mondo e sia preservata l’umanità dal flagello della guerra».

Mancano ormai pochi giorni al 10 giugno,
il popolo d italia giornale
quando dal balcone di Palazzo Venezia Mussolini annuncia l’entrata in guerra dell’Italia al fianco della Germania nazista.

Un decreto ministeriale stabilisce la chiusura anticipata dell’anno scolastico al 31 maggio.

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anno scolastico 1941-1942

9 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

vissuto sui banchi di una scuola elementare di Lissone.



L’anno scolastico inizia il 5 ottobre 1941. Come negli altri anni, tutti gli scolari si recano alle scuole Vittorio Veneto per l’assegnazione delle classi ; poi ogni classe va ad occupare la propria aula nella rispettiva sede scolastica.

In un "Giornale della Classe" di una quinta elementare il maestro scrive: «La mia aula si trova ancora nel caseggiato di Via Aliprandi : è l’aula più infelice che tra le brutte del caseggiato ci siano, umida all’eccesso tanto che io penso essere più adatta a stalla che a ricevere i teneri alunni delle elementari. Ad ogni modo bisogna fare di necessità virtù ed adattarci come si può».

 

operazione BarbarossaSono ormai due anni che l’Italia è in guerra: da più di tre mesi è in corso l’operazione "Barbarossa", così Hitler ha chiamato l’attacco alla U.R.S.S. Anche Mussolini ha inviato un corpo di spedizione in Russia, CSIR, Corpo di Spedizione Italiano in Russia.


















Un maestro ritiene opportuno fare delle relazioni settimanali circa gli avvenimenti della guerra, notando che «tra gli alunni vi è un grande entusiasmo guerriero che cercherò di aumentare perché questi piccoli lo trasportino anche alle loro famiglie». «Farò uso il più possibile dell’apparecchio radio, poiché è un mezzo molto adatto per completare la mia opera di educatore».

Il 28 ottobre, pur facendo lezione, viene commemorato l’anniversario della "Marcia su Roma". Tutti in divisa assistono alla Messa per i caduti della Rivoluzione Fascista. La cerimonia si conclude davanti al Sacrario dei Caduti alla Casa del Fascio. Un maestro scrive: «Quest’anno tale data è ancora di più festeggiata nei nostri cuori perché ci ricorda la lotta contro il Bolscevismo, che ora si combatte con accanimento sui campi di Russia dai nostri valorosi soldati».

Arriva il 4 novembre, ed essendo in tempo di guerra, «non si interrompe il lavoro neppure in questo giorno che ci ricorda la vittoria». Dopo la cerimonia «ho dimostrato ai miei scolari come la guerra attuale sia una conseguenza della ingiusta pace firmata dopo la guerra 1915-18 e la necessità quindi che ognuno sopporti, con spirito di fede nella vittoria, ogni sacrificio che la guerra ci impone».
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Un altro maestro scrive: «il giorno della commemorazione dei defunti mi ha dato l’occasione di invitare i miei scolari a pregare per tutti i morti ma in modo speciale per gli eroi che sacrificano la loro giovinezza per il raggiungimento della vittoria che porterà alla nostra Patria numerosi benefici».
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Pearl Harbour, 7 dicembre 1941: attacco giapponese alla flotta degli Stati Uniti d’America.

Pearl Harbor 

In classe, il 9 dicembre, il maestro parla ai suoi alunni dell’inizio della guerra fra il Giappone e gli Stati Uniti d’America.

L’11 dicembre Mussolini, da Palazzo Venezia, annuncia che l’Italia scende in campo "a lato dell’eroico Giappone, contro gli Stati Uniti d’America".

E il 12 dicembre «trasmetto ai miei alunni la notizia che l’Italia è entrata in guerra con gli Stati Uniti d’America».

Una circolare del Ministro dell’Educazione Bottai informa che le vacanze natalizie saranno di un mese: le scuole riapriranno il 19 gennaio per "economizzare un po’ di carbone".

Un maestro riceve la cartolina precetto che lo richiama alle armi. Scrive sul "Giornale della Classe": «Sono molto addolorato perché, dovendo partire il giorno 13 gennaio prossimo, non potrò nemmeno rivedere i miei scolari che amavo di un amore paterno e porgere loro il moi saluto. Ma la Patria chiama e qualunque sacrificio deve essere sopportato virilmente».

Alla riapertura delle scuole il 19 gennaio 1942 giungono nuove disposizioni ministeriali circa l’insegnamento del lavoro nelle classi quarte e quinte. In una quinta femminile la maestra annota: «Sabato ho iniziato la prima lezione di taglio. Dati i momenti attuali ho pensato di far eseguire un corredino per neonato così le alunne potranno utilizzare ritagli che possono avere in casa senza dover fare spese o sacrifici. Le alunne hanno appreso con molta gioia la notizia che ogni sabato sarà dedicato al lavoro».

Ogni classe partecipa alla raccolta di materiale vario: «nella mia classe ho raccolto Kg 0,889 di lana, Kg 14 di rottami», inoltre «ho raccolto il denaro per 38 tessere e per le pagelle dell’anno XX, 13 quote per l’iscrizione alla Dante Alighieri e 34 quote per l’iscrizione al Doposcuola».
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fronte e retro della tessera della "Dante Alighieri"

Ed un altro maestro: «
oggi ho consegnato kg 0,589 di lana suddivisi in Kg 0,164 di filato e Kg 0,425 di fiocco. Gli scolari, tenuto conto della loro indigenza, hanno corrisposto abbastanza con entusiasmo».


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fronte e retro della pagella del 1942: le pagelle erano prodotte dall’Opera Nazionale Balilla, poi incorporata nella Gioventù Italiana del Littorio, e dovevano essere acquistate dagli scolari.

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Quando la guerra inizia a mettersi male per le truppe dell’Asse, compare sulle pagelle, sulla tessera della "Dante Alighieri", sulla corrispondenza la scritta "Vincere" o "Vinceremo".

 

Cartolina postale del 1942

Vinceremo
 

Il 3 marzo 1942 muore in prigionia degli Inglesi (verificare) il Duca d’Aosta. Il maestro scrive sul "Giornale della Classe" : «Illustro la grande figura del "… soldato, suscitatore di soldati …" compianto e ammirato dal mondo intero».

Nel frattempo il Federale chiama a rapporto gli insegnanti di Milano e provincia.
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Dopo l’incontro un maestro scrive: «
intensificherò la mia opera presso i miei scolari, perché portino nelle loro famiglie la convinzione che non vi può essere libertà morale per un popolo senza libertà economica che Noi (è sottolineato nella pagina) raggiungeremo con la sicura Vittoria (è scritta in maiuscolo) sugli Anglo-Americani».
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A Lissone, durante la notte del 21 marzo 1942 c’è un allarme aereo. L’indomani il maestro tiene una lezione sulla Protezione Aerea.

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Il 2 maggio è la "Giornata della Lana": una classe ha offerto Kg 1,700: è una nuova richiesta della lana nonostante  «
l’indigenza della massa».

L’anno scolastico sta per terminare. La Banca Popolare di Milano indice un concorso per gli alunni delle classi quinte elementari; titolo del tema: "Anche senza combattere si può contribuire alla vittoria (sacrifici personali, lotta contro gli sprechi, economie, corrispondenze con i combattenti".

31 maggio: saggio ginnico e cori

8 giugno: scrutini

13 giugno: fine degli scrutini e della scuola.

 

Dall’analisi di diversi "Giornali della Classe" dell’anno scolastico 1941-1942, si può notare che, a differenza di precedenti anni, nelle pagine riservate alle osservazioni sulla classe, alcuni maestri preferiscono dedicare più spazio ad argomenti inerenti il programma scolastico delle varie materie anzichè agli avvenimenti extrascolastici.

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anno scolastico 1942 - 1943

9 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

vissuto sui banchi di una scuola elementare di Lissone.



Giornale della Classe

Con l’inizio dell’anno scolastico, una maestra annota sul “Giornale della classe”: «dobbiamo lavorare intensamente con tanta serietà: solo così saremo degne dei soldati che valorosamente combattono per la Patria cara».

Cambia il direttore scolastico: con i soldi raccolti per ricordare l a sua permanenza a Lissone viene acquistato un letto per l’ospedale del paese.

28 ottobre 1942.
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«È tempo di guerra: le date care alla Patria si commemorano senza interruzioni di lavoro. Ho rievocato oggi il grande avvenimento della Marcia su Roma ed abbiamo rivolto il nostro pensiero riconoscente ai valorosi soldati che, sui lontani fronti, continuano la lotta contro il bolscevismo iniziata dal Fascismo in Patria».
Intanto in Africa l'VIII Armata britannica, al comando di Montgomery, sferra un decisivo attacco, sfondando il fronte all'altezza di El Alamein.

In occasione della festa del Risparmio vengono distribuiti numerosi libretti di risparmio, offerti dalla locale Cassa di Risparmio. La cerimonia ha luogo alla Casa del Fascio, alla presenza di tutte le autorità, con recite di poesie e canti di inni patriottici.

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E nel novembre 1942:
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«Continuano le incursioni nemiche sulle nostre città. Sovente, durante le lezioni, il segnale di allarme ci costringe a sospenderle per trovare rifugio nel ricovero della scuola. Quei mascalzoni si accaniscono crudelmente contro la popolazione civile. Che Iddio li punisca come meritano».

Lissone fino ad ora è stata risparmiata. Una postazione antiaerea era in funzione a Lissone, al confine con Monza, nei pressi della frazione Cazzaniga.

Dicembre 1942, una maestra scrive sul “Giornale della classe”: «sarebbe lodevole che si provvedesse almeno saltuariamente al riscaldamento della classe».

Il sabato a scuola è giorno di lavoro e in una classe quinta femminile: «le alunne stanno preparando scarpine, cuffiette, sciarpe con i rimasugli di lana passatici dal locale Fascio Femminile, che verranno distribuite nella festa della Madre e del Fanciullo. Inoltre, a gruppi di sei, le alunne scendono in cucina a dare un po’ di aiuto al personale incaricato della refezione scolastica».
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Si avvicina il Natale: le scuole vengono chiuse il 21 dicembre e non riapriranno che il 16 febbraio (quasi due mesi di chiusura per risparmio di combustibile).

 

3 marzo 1943: «ho commemorato oggi Amedeo di Savoia Aosta, Vicerè d’Europa, nel I annoversario della morte. Egli dopo una vita veramente eroica, è rimasto laggiù nella terra africana ad attendere il ritorno delle nostre truppe vittoriose. E là sicuramente ritorneremo!».
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Anche il lissonese Luigi Gelosa, carrista, rimane in terra d’Africa; catturato dagli Inglesi fu portato prigioniero in Sud Africa.

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Lo attendeva, dopo molti giorni di navigazione e di trasferimenti forzati, il campo di concentramento di Zonderwater, località presso Pretoria.

A Zonderwater  dal 1941 cominciarono ad affluire i prigionieri di guerra italiani provenienti dal Nordafrica, gli arrivi si intensificarono dopo la sconfitta di El Alamein. In quel campo circa  100.000 soldati italiani vennero internati. I prigionieri non ebbero certo una vita agiata, ma tutti sono concordi nel riconoscere che furono trattati con umanità e che il comandante inglese fece di tutto per alleviarne le sofferenze. Durante la prigionia a Zonderwater Luigi era impiegato presso una fattoria all’esterno del campo, e probabilmente lì contrasse una grave forma di tubercolosi. Fu ricoverato presso l’Ospedale Civile di Vereeninging (50 km. a sud di Johannesburg) il 27 febbraio del 1943 ove morì il giorno 8 marzo 1943 a causa di “peritonite tubercolare”.

Fu sepolto nel Cimitero Militare Italiano di Zonderwater – IV Fila, Tomba 89 – e lì riposa.

Intanto a Lissone, con l’aumento del numero degli sfollati provenienti soprattutto dalle città che hanno subito bombardamenti, anche le classi già numerose vedono l’arrivo di nuovi scolari.

 

Nonostante la situazione economica precaria di molte famiglie lissonesi, la scuola continua a chiedere soldi per i motivi più vari. Scrive una maestra: «anche quest’anno ho ottenuto nella mia classe il tesseramento totalitario alla Dante Alighieri. Anche il tesseramento alla Gioventù Italiana del Littorio è stato completato ed iscrivo una nuova alunna proveniente dalle scuole di Milano».
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Il 10 aprile 1943 un maestro annota sul "Giornale della Classe": «Stasera verso le 16 mediante il concorso dei miei alunni abbiamo finito di vangare l’appezzamento di terreno prospiciente la nostra scuola. A dire il vero è stato un lavoro ben arduo poiché il terreno era pieno di sassi e calpestato dai passanti».

12 aprile: inaugurazione e semina dell’orto di guerra alla presenza di tutte le autorità politiche e religiose del paese. «La cerimonia è stata quanto mai suggestiva. Speriamo che le nostre fatiche siano benedette e che il nostro orto dia un buon raccolto».

Nello stesso giorno «Alla presenza delle autorità, verso le ore 10, con una cerimonia semplice, ma tanto significativa, ebbe luogo la semina del granoturco al campo scolastico. Il Rev. Sig. Prevosto benedice i semi; che speriamo diano un abbondante raccolto».
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9 maggio 1943: «in questi duri momenti, ci sono ineffabilmente vicini i nostri cari fratelli d’oltremare e d’oltre Alpe. Più sono lontani dalla Patria, più sono vicini al nostro cuore. Ritorneremo, Italiani nel mondo, dove fummo ed oltre. L’Italia riavrà il “suo posto al sole” che è il vostro posto al sole. L’Esercito è sicura speranza dei destini della patria. La nostra fede nei Capi e nei Soldati è incrollabile».
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Una maestra scrive il 12 maggio 1943: «la campagna di Tunisia si è chiusa dopo una resistenza veramente leggendaria da parte dei nostri valorosissimi soldati. Le mie alunne che hanno seguito con grande interesse le vicende della guerra in Africa, sentono il dovere di diventare migliori per essere degne degli eroici giovani che hanno, col loro sangue, resa sacra quella terra dove sicuramente torneremo! La vittoria non ci può mancare!».
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Ma la realtà è ben diversa: sul fronte orientale le truppe sovietiche, dopo aver resistito nell'assedio di Stalingrado, continuano la loro controffensiva.

Dopo la Russia dove, nel marzo del 1943, i resti di quello che era l’ARMIR erano stati rimpatriati, lasciando in quelle terre circa 100.000 soldati italiani, ora tocca all’Africa: circa 250.000 uomini, tra tedeschi ed italiani, hanno deposto le armi. Gli Alleati avanzano.

Il generale Alexander invia a Churchill il seguente messaggio: “È mio dovere informarla che la campagna di Tunisi è terminata. Ogni forma di resistenza nemica è cessata. Noi controlliamo le spiagge del Nordafrica ...”

 

Nelle famiglie e a scuola manca di tutto, tanto che una maestra scrive nella relazione finale dell’anno scolastico: «Il materiale didattico, tranne le carte geografiche, il globo e pochi strumenti di fisica, fu tutto costruito dalle alunne medesime: solidi geometrici e relativi sviluppi, telefono rudimentale, camera oscura, ecc. La radio scolastica quest’anno non ha organizzato le belle trasmissioni degli anni di tranquillità, servì quasi solo alla Direzione per ordini e qualche trasmissione di poesie o preghiere da parte degli alunni ... La gran parte delle alunne vennero a scuola coi libri di Stato comperati dalle compagne dell’anno precedente. I libri della biblioteca, pochi e quasi tutti inadatti, non hanno affatto appassionato alla loro lettura. Più simpatia ha goduto il Corriere dei Piccoli».

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anno scolastico 1943 - 1944

9 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

vissuto sui banchi di una scuola elementare di Lissone.

 

Dal 10 giugno 1940 l’Italia fascista è in guerra al fianco della Germania nazista.

L’11 giugno 1943 gli Alleati (Stati Uniti, Inghilterra) sbarcano in Sicilia.

Il 25 luglio 1943 Mussolini è destituito e arrestato per ordine del Re che nomina Badoglio a Capo del Governo.

 

L’inizio dell’anno scolastico per gli insegnanti è fissato per il 1 settembre.

 

Nell’articolo viene dato ampio risalto a quanto i maestri o le maestre delle classi quinte elementari di Lissone hanno annotato nelle pagine dei “Giornale della classe” riservate alla “Cronaca ed osservazioni sulla vita della scuola”.

intestazione pagina 

Sono perciò riportate in corsivo alcune parti significative che sono state trascritte: in alcuni casi é stata aggiunta un’immagine che riproduce la pagina del “Giornale della classe” redatta di proprio pugno dall’insegnante.

 

Una maestra scrive sul “Giornale della classe” «La Patria versa in tristissime condizioni: pure gli insegnanti prendono il loro posto di lavoro che è anche di combattimento».

 

1 settembre 1943 

 

Nell’immagine il Frontespizio di un “Giornale della classe” dell’anno scolastico 1943-1944

frontespizio giornale classe 43 44 

 

Si nota che lo stemma sabaudo di Casa Savoia è stato sbarrato

stemma savoia  particolare frontespizio

e così pure la R che indicava Regio. Inoltre scorrendo le pagine di alcuni “Giornali della classe” si ritrovano espressioni del tipo: «circostanze paricolarmente gravi e dolorose per il nostro Paese», «condizioni eccezionali del momento», «in questi durissi momenti», «tormentosa situazione in cui la Patria si trova», «nuovo rinascente esercito».

Durante l’estate 1943 e nei primi giorni di settembre in Italia erano successi degli eventi eccezionali.

L’8 settembre l’Italia firma l'armistizio con gli Alleati.

I nazisti disarmano le truppe italiane e il 10 settembre Roma viene occupata dai tedeschi. Lo stesso succede per le principali città d’Italia.

Il Re Vittorio Emanuele III, con la famiglia e il seguito, fugge a Brindisi.

Il 12 settembre Mussolini, prigioniero sul Gran Sasso, viene liberato da un commando tedesco e viene portato Monaco.

Iniziano le prime forme di resistenza armata contro il regime fascista e l’occupazione nazista.

Il 23 settembre, ridotto a un fantoccio nelle mani di Hitler, Mussolini proclama la “Repubblica Sociale Italiana” formando un nuovo governo fascista la cui autorità si estende sul territorio dell’Italia settentrionale, occupata dai tedeschi.

 

A Lissone per tutto il mese di settembre procedono le iscrizioni alla scuola elementare. Nella prima settimana di ottobre hanno luogo gli esami di riparazione. Terminati gli esami continuano le iscrizioni soprattutto per i «ritardatari che, dato l’allontanamento di parecchie famiglie dal paese, causa gli allarmi aerei, non furono pochi».

 

13 ottobre 1943 il governo del Sud, con a capo il Maresciallo Pietro Badoglio, dichiara guerra alla Germania.

 

A Lissone il 12 novembre la Direttrice scolastica convoca il «corpo magistrale». Tra le varie raccomandazioni fatte agli insegnanti, un invito a «non far sciupare pagine in decorazioni di quaderni o per disegni inutili come quelli ornamentali che alcuni facevano fare sui quaderni di aritmetica per dividere un esercizio dall’altro».

 

La scuola inizia solamente il 17 novembre «in circostanze particolarmente gravi e dolorose per il nostro Paese. In parecchie province del Piemonte, del Veneto e della stessa Lombardia, le scuole hanno potuto aprire i battenti fin dal 15 ottobre. A Lissone parecchie famiglie di sfollati da Milano e di sinistrati furono ricoverati anche nelle scuole. Per forza maggiore dunque si dovette attendere fino ad oggi per poter iniziare l’anno scolastico».

 

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La direttrice informa che si faranno dei turni il mattino e il pomeriggio, dato l’esiguo numero di aule disponibili. Solo per le classi quinte le lezioni sono di tre ore giornaliere. Le scuole di Via Aliprandi sono «occupate interamente dai sinistrati» e le scuole Vittorio Veneto «in massima parte».

 

18 novembre: «non è possibile lasciar passare, senza soffermare il nostro orgoglio su questa data, che ha segnato per il nostro popolo l’apogeo della gloria: la vittoria dell’Italia imperiale contro 52 stati ingiustamente sanzionisti».

L’insegnante si riferisce al 18 novembre 1935 quando, per l’Italia, entrarono in vigore le sanzioni economiche, in seguito alla condanna da parte della Società delle Nazioni per l'invasione dell'Etiopia.

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Il 4 dicembre alle ore 16, terminata la scuola, la direttrice convoca in direzione tutti gli insegnanti per impartire e chiarire le norme che regolano la discesa nei rifugi durante gli allarmi aerei «a cui purtroppo abbiamo dovuto fare una certa abitudine». Viene fatto divieto ai genitori, per nessun motivo, di ritirare i propri figli dalla scuola durante l’allarme.

Una circolare della direttrice invita gli insegnanti a commemorare, il 5 dicembre, il gesto del Balilla, che «nelle condizioni attuali attraversate dalla nostra Patria diventa sommamente significativa». Scrive allora una maestra: «il gesto eroico di Balilla ha sempre fatto gioire d’entusiasmo e di orgoglio i giovanissimi d’Italia che vorrebbero in massa sostituirsi al fortunato compagno. In quinta poi la comprensione è, si può dire, completa: anche i visetti delle bambine irradiano l’orgoglio d’avere tra i ragazzi della loro età un sì grande Eroe».

7 dicembre: «inizio una fervida propaganda, perché tutti offrano per la “Giornata della Madre e del Fanciullo».

17 dicembre: «gli indumenti per O.N.M.I. sono affluiti con una generosità commovente».

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Il 20 dicembre tutti gli insegnanti delle classi quarte e quinte del Circolo didattico di Lissone si riuniscono, convocati dalla Direttrice, che «parla della finalità educativa del lavoro entrato nella scuola come materia fondamentale». La Direttrice illustra l’importanza del “lavoro” nella scuola elementare e raccomanda di sviluppare nel corso delle lezioni l’insegnamento di elementi inerenti la vita pratica quali la compilazione di lettere, vaglia e conti correnti postali.

L’anno scolastico viene diviso in due periodi: il primo dall’inizio al 15 marzo, il secondo dal 1° marzo alla fine.

Con la benedizione del Prevosto iniziano le vacanze natalizie.

Il ritorno a scuola avviene, dopo 20 giorni di vacanza, il 10 gennaio.

Una maestra annota «trovo una nuova scolara: non ha più la casa, gliassassini dell’aria gliela hanno distrutta con le loro bombe micidiali a Milano. È ricoverata con la sua famiglia nelle nostre scuole».

La circolare n° 153 del Ministero dell’Educazione Nazionale del 17 gennaio, “date le condizioni eccezionali del momento”, fissa una diversa ripartizione delle materie di insegnamento nelle scuole elementari oltre a ridurre all’essenziale i programmi.

20 gennaio: «tutti gli scolari hanno pagato la pagella scolastica». Il costo di ogni pagella era di una lira.

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Il 25 gennaio inizia la refezione scolastica a cura dell’O.N.B. (Opera Nazionale Balilla). «L’attività assistenziale continua anche in questi durissimi momenti».

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Con il 1° febbraio comincia anche il Doposcuola con orario dalle ore 16 alle 17,30. In una sezione speciale sono riuniti gli alunni che si preparano per l’esame di ammissione alla scuola Media.

14 febbraio: «alle ore 13 suona l’allarme. Si scese subito in rifugio ove rimanemmo per un’ora e mezzo. Così il tempo di lezione già breve fu dimezzato ... Ed è certamente il minore male, purtroppo, causato dai cosidetti “Liberatori”! ... ».

22 febbraio: alla Casa del Balilla di Monza, il Provveditore agli Studi “chiama a rapporto” tutti gli insegnanti elementari e della Scuola materna della Circoscrizione: sono 528 insegnanti che “inquadrano” circa 30.000 alunni. Scrive una maestra per questa occasione: «agli insegnanti furono rivolte calde espressioni riguardanti il lavoro svolto nella scuola, umile e silenzioso, compiuto qualche volta, anche in aule quasi fredde senza che si verificasse assenza, grande lavoro di Fede nell’immancabile destino della Patria ... Il Sig. Provveditore, nel suo breve ma incisivo discorso ha denudato l’anima sua di Italiano fervente, erigendosi, nella sua modestia, quale faro luminoso da cui ognuno può, senza tema di fallare, prendere esempio sia nella vita di educatore del popolo, sia nella vita di cittadino e soldato. Egli ha richiamato ognuno alla responsabilità dell’ora presente interrogando la propria coscienza ed a prendere, onestamente ma decisamente posizione perché il vero insegnamento non può essere ombrato da dubbi ... E disse che al di sopra di tutto il maestro deve sentirsi Italiano, e dei suoi scolari deve fare degli Italiani».

25 febb 1944 pagina 

 

In sintesi gli insegnanti vengono richiamati a schierarsi; si devono cioè allineare alla nuova situazione sotto la Repubblica Sociale Italiana!

 

26 febbraio: «le alunne portano a scuola le illustrazioni di Montecassino. Tutte siamo addolorate dall’infame distruzione. La furia dell’invidia cieca dei barbari anglo-americani che bestialmente come invanamente ridussero ad un cumulo di macerie ... Montecassino: rivivi intatto nel tuo spirito ammonitore, perchè intatto è il vero spirito italiano! ».

 

1 marzo 1944: la vigilatrice sanitaria visita gli scolari e prende nota di tutti gli alunni gracili.

 

Intanto in tutto il Nord Italia, dall'1 all'8 marzo 1944, si svolge uno sciopero generale caratterizzato da una precisa matrice di natura politica.

La notizia degli avvenimenti italiani ebbe ampia risonanza e suscitò stupore e ammirazione in tutto il mondo libero.

Il 9 marzo 1944 il "New York Times" pubblicava:

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«In fatto di dimostrazione di massa non è avvenuto niente nell'Europa occupata che si possa paragonare alla rivolta degli operai italiani. È il punto culminante di una campagna di sabotaggi, di scioperi locali e di guerriglia ... è una prova impressionante del fatto che gli italiani, disarmati come sono, e sottoposti a una doppia schiavitù, lottano con coraggio e audacia quando hanno una causa per la quale combattere».

10 marzo: «ho commemorato Giuseppe Mazzini, rievocando nell’anniversario della sua morte, la figura del grande Italiano, inquadrandola, soprattutto, negli eventi storici che l’Italia attraversa».
Nell’Italia settentrionale non c’è più la monarchia, ma la Repubblica Sociale Italiana … e la scuola si adegua!


Il 15 marzo, secondo le direttive del Ministero, si chiude il primo periodo dell’anno scolastico: «hanno luogo le prove di chiusura del primo periodo. In generale le mie alunne sono scolare attive, laboriose, cercano di fare del loro meglio per seguirmi nello svolgimento del programma che cerco di far elaborare con quella sollecitudine maggiormente possibile, per timore di essere sorpresa da una chiusura repentina, dato i momenti …».

23 marzo: «ho commemorato la data della fondazione dei Fasci avvenuta a Milano in Piazza S. Sepolcro nel 1919, illustrando lo sforzo che si è compiuto e che si compie dal Partito Fascista, prima per dare incremento alle varie bonifiche ed alle istituzioni del Regime e portare così la Patria alla grandezza voluta, ed ora per condurre a buon esito la guerra che si sta combattendo».

23 marzo 1944 

 

Il 25 marzo la Direttrice comunica alcuni cambiamenti di aula in quanto si sono rese vacanti alcune di quelle finora occupate dai sinistrati. Loda gli insegnanti che hanno raggiunto un buon tesseramento all’O.N.B. «Deve ritenere che le insegnanti che non hanno ancora alcun iscritto a tale associazione, se non hanno svolto opera contraria al Partito Sociale Repubblicano, non hanno però svolto opera di persuasione o almeno che tale opera è stata fatta male. Ha detto poi che il tesseramento è ancora aperto e che le insegnanti si devono mettere di buona volontà a svolgere il loro compito di persuasione voluto dal sentimento patriottico che ognuno deve nutrire».

Insomma gli insegnanti devono svolgere opera di propaganda per la Repubblica Sociale Italiana e convincere gli scolari a tesserarsi all’O.N.B.!

 

28 marzo, scrive un insegnante sul “Giornale della Classe”: «con dispiacere ho lasciato l’aula più bella del caseggiato, che avevo finora occupato, per passare in un’altra che, oltre ad essere poco pulita e mal arredata, è infestata dai topi».

28 marzo 

 

3 aprile: «alle ore 11,30 la Sig. Direttrice ha dato inizio alla trasmissione antecedentemente annunziata. Dopo aver trasmesso l’inno del Balilla, ha parlato alle scolaresche commemorando l’anniversario della fondazione dell’O.N.B. illustrando l’opera benefica che essa svolge nelle isttuzioni miranti alla scuola ed invitando tutti gli alunni a prendere parte ad una sottoscrizione indetta dal Provveditore di Milano per l’offerta di un aereo da caccia che le scuole della provincia intendono donare al rinascente esercito italiano. Ha terminato la trasmissione con altri inni patriottici».

Un insegnante scrive: «un aereo da caccia alla nostra gloriosissima aviazione. È stata scelta molto bene l’arma, che ognuno di noi vorremmo donare a decine al nuovo Esercito per la difesa del nostro cielo dagli assassini che non sanno fare che la guerra contro gli inermi … Se quel caccia potesse sprigionare nelle sue azioni l’entusiasmo di tutti i giovani cuori che concorsero alla sua formazione, chissà che azioni eroiche e vittoriose compirebbe! …».

20 aprile: «consegno £ 40 quale importo di 40 tesserine della Dante Alighieri, la benemerita associazione … che è inesauribile focolare di pretta Italianità nel mondo. Si chiude la sottoscrizione pro aereo da caccia alla Patria con esito favorevole: la cifra ottenuta è di £ 1976 per le scolaresche, di circa £ 2000 offerte dagli insegnanti e £ 800 dalla scuola materna».

Il 24 aprile ha luogo la cerimonia della semina del granoturco nell’orto di guerra che era stato precedentemente dissodato e vangato dai maschietti della Scuola del Lavoro.

«Le mie alunne hanno proceduto alla semina dell’insalata in un’aiuola riservata alla nostra classe».

L’8 maggio hanno inizio a Monza gli esami di ammissione alla scuola Media.

9 maggio: «Giornata dedicata all’Esercito: al nuovo Esercito a cui spetta il non facile compito di riscattare l’onore della       Patria. Un senso di grande riconoscenza ci invade e vorremmo che la “Vittoria” fosse prossima ad arriderci perché proprio in questo giorno il nostro pensiero ricongiunge a noi il Mediterraneo, la Libia e si spinge oltre, in Africa Orientale da cui il grido: “Ritorneremo!” si eleva additandoci il nostro dovere! ».

9 maggio 1944 

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24 maggio: «in due turni, mattina e pomeriggio, senza perdere le ore di lezione, le scolaresche inquadrate raggiungono il teatro Impero per la visione cinematografica de “I trecento della Settima” raffigurante un episodio della guerra in Grecia ed illustrante lo spirito di sacrificio, di abnegazione e l’eroismo dei soldati italiani».

26 maggio 1944: «cerimonia di chiusura dell’anno scolastico:

1)     Messa di ringraziamento a Dio che permise, nella tormentosa situazione in cui la Patria si trova, di svolgere completamente il programma e in un’atmosfera di relativa serenità

2)    Saluto alla bandiera e l’appassionato triplice grido Italia, Italia, Italia! ».

Firma dell’insegnante

 

 

 

Bibliografia:

- Documenti conservati negli Archivi Comunali e negli Archivi scolastici di Lissone 

- alcune delle immagini sono della mostra “A scuola col duce – l’istruzione primaria nel ventennio fascista” dell’Istituto di Storia Contemporanea "P. A. Perretta" di Como

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anno scolastico 1944 - 1945

9 Octobre 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

vissuto sui banchi di una scuola elementare di Lissone

44 45 giorn clas II ciclo lavoro

A differenza dei precedenti anni scolastici, le annotazioni sul "Giornale della Classe" sono ridotte all’essenziale.

26 ottobre 1944: «Cerimonia scolastica associata alla funzione funebre delle vittime della barbara incursione aerea del 20 u.s. ».

 

dal sito: http://www.piccolimartiri.it/index2.htm
scuola di Gorla bombardatascuola di Gorla bombardata aula

"Il 20 ottobre, alle 11,14, nella scuola di Gorla quando suonò il piccolo allarme, le maestre cominciarono a preparare gli alunni per scendere nel rifugio, altre cercarono prima di informarsi in direzione se si trattasse del grande allarme e magari, il piccolo non l'avevano sentito. Quando alle 11,24 suonò veramente il grande, la testa del corteo formato dai bambini era già arrivata nel rifugio, altri si trovavano ancora sulle scale; in quegli attimi i bombardieri erano ormai visibili a tutti: nel cielo azzurro tanti piccoli punti argentei dai quali si staccavano altri punti ancora più piccoli. Le bombe avevano iniziato a cadere sul quartiere. A questo punti alcuni bambini scapparono da scuola cercando di raggiungere la propria casa, con il rischio di essere colpiti per strada (come in alcuni casi avvenne). Trovandosi al piano terreno, la quinta del maestro Modena non dovette percorrere le scale, fu quindi l'unica classe che ebbe la possibilità di salvarsi al completo. Per tutti gli altri il destino fu più tragico: una delle 170 bombe lanciate dagli Alleati su Gorla si infilò nella tromba delle scale ed esplodendo causò il crollo dell'ala dello stabile e delle scale stesse sulla soletta in muratura che sovrastava il rifugio, trascinando con sè tutti i bambini ed i loro insegnanti nel cumulo di macerie. Anche numerosi genitori che al suono del piccolo allarme erano corsi a scuola per riprendere i propri figli, morirono nel crollo”.


Continua il maestro: «
La partecipazione a questo lutto segni la riconferma della fede e della certezza che è in tutti che dal sacrificio purissimo di tanti innocenti crudelmente stroncati, risorgerà con l’aiuto di Dio più onorata, più grande, più splendente la Patria».
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L’orario scolastico è di sole tre ore e mezzo giornaliere: «
cercheremo di trarre il massimo rendimento perché ci verrà ridotto per penuria di aule».

La scuola elementare di Via Aliprandi è in parte adibita ad alloggio per gli sfollati arrivati in paese. Altri 550 sfollati era alloggiati in 185 case private.
elenco sfollati
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La quantità di rifugiati che il comune poteva ospitare, secondo la disponibilità di alloggi registrata nel 1938 era di 1.500 unità, per cui, sin dal dicembre 1942, le autorità si preoccuparono di rendere obbligatoria la denuncia degli alloggi e dei locali non usufruiti e adattabili ad abitazione.

Con il 1° dicembre, per ordine del Provveditore agli Studi, l’orario viene ulteriormente ridotto a tre ore settimanali in due giorni, il martedì ed il venerdì, per mancanza di riscaldamento.
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La riduzione dell’orario e i frequenti allarmi aerei rendono problematico lo svolgimento del programma didattico. Scrive una maestra: «la frequenza è buona, ma gli allarmi aerei si susseguono in modo esasperante, da togliere la volontà di affrontare i rigori della stagione per venire a scuola».

 

«La mancanza completa di riscaldamento rende impossibile una buona lezione, ogni tanto qua e là, sussulta qualcuno con brividi, e quest’oggi per ben due volte si sospende la lezione per gli allarmi, un terzo allarme mi coglie negli ultimi momenti delle lezioni».

«Dalle scuole di Via Aliprandi vengo trasferita in un salone della Casa del Fascio. Si è molto disturbate in tempo di lezione per l’andirivieni di molte e molte persone chè tutte passano davanti alla mia aula. Il freddo è intenso, le bambine hanno quasi tutte la tosse. Da dieci giorni siamo in questa nuova sede, manca inchiostro, coi banchi strettissimi che le bambine ci stanno a mala pena. Nessuna minima comodità ci circonda, così anche le lezioni rimangono frequentemente infruttuose».
c 17nov44 situazione classe nuova sede

 

Arrivano così le vacanze di Natale. Il numero degli sfollati a Lissone ammonta a 1.738 persone.

I bombardamenti ferivano le principali città dell'Italia settentrionale, ma non colpirono mai Lissone, fatta eccezione per un mitragliamento avvenuto nei pressi della stazione (novembre 1944), senza gravi conseguenze, al di là del comprensibile spavento dei presenti. Le condizioni della popolazione destavano sicuramente apprensioni maggiori, considerato che tra il 1944 e la primavera del 1945 nelle relazioni mensili sull'attività amministrativa e politica del Comune, le preoccupazioni del Commissario prefettizio erano più di natura sociale che politica. L'inquietudine delle locali autorità era generata specialmente dalla penuria di alimenti, particolarmente aggravate dall'insufficienza o totale mancanza dei mezzi di trasporto necessari per ritirare i generi dalle località lontane. La distribuzione alimentare per la popolazione era garantita dai grossisti e dai dettaglianti posti sotto il controllo del Comune che gestiva l’ufficio tesseramento ma non impediva alla borsa nera di prosperare. Tra il novembre del '44 e il marzo del '45 la situazione si aggravò, in quanto vennero a mancare rispettivamente la farina gialla, il riso, i generi da minestra e il sapone, mentre tutti gli altri prodotti arrivavano con sensibile ritardo. Alla fame si aggiunse presto il freddo causato dalla mancata distribuzione della legna da ardere. 


8 gennaio: riprendono le lezioni ma sempre a turni bisettimanali.


30 gennaio 1945: l’Ispettore scolastico e il direttore chiamano tutti gli insegnanti per una riunione che si svolge nel salone municipale. Oggetto la lettura di una Circolare Ministeriale circa “il compito ed il costume morale dell’insegnante”. L’Ispettore lamenta la scarsa attività invernale. Raccomanda di “dimostrare alle famiglie come la scuola e l’insegnante siano al loro posto in questi tenebrosi momenti”.

Assicura che farà funzionare la mensa degli insegnanti.
30gen45 mensa insegnanti


«Per ordine del sig. Direttore ho fatto seminare dai miei scolari, in un piccolo appezzamento nel cortile della scuola, i fagioli. In seguito ho fatto pure seminare il granoturco ma questo fu distrutto dai monelli».
1945 fagioli mais disagi

 

aprile 1945

26 aprile: «chiusura della scuola per movimento insurrezionale e liberazione dell’Italia settentrionale».
I maggio 1945 b
I maggio 1945 f

 

La Direzione del Circolo didattico di Lissone viene affidata provvisoriamente al Direttore didattico del Circolo di Desio, in sostituzione della Direttrice, sospesa dal Comitato di Liberazione Nazionale.


Scrive un maestro sul “Giornale della classe” di una quinta elementare, nei giorni seguenti la Liberazione: «il 25 aprile 1945 l’Italia settentrionale veniva liberata dal terrore nazifascista … Da quel giorno, finalmente la Scuola ha ripreso il suo carattere di seria educatrice della gioventù …». 

 



liberazione dal terrore nazifascista

Bibliografia

- Documenti conservati negli Archivi Comunali e negli Archivi scolastici

- S. Missaglia, Lissone racconta

- Appunti di Samuele Tieghi

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Lissone durante la seconda guerra mondiale (1939 - 1940)

28 Janvier 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

 N° 1 Piazza Libertà fine anni 30

Piazza Vittorio Emanuele III, ora Piazza Libertà, alla fine degli anni ‘30

Alle 04.45 del 1° settembre 1939, i primi colpi sparati da una corazzata tedesca davanti a Danzica segnarono l'inizio della seconda guerra mondiale. Nello stesso giorno, su ordine di Hitler, l’esercito tedesco varcò la frontiera polacca. Il 3 settembre Francia ed Inghilterra dichiararono guerra alla Germania. L’Italia rimase momentaneamente neutrale, neutralità chiamata dal regime fascista "non belligeranza".

XVII anno del regime fascista

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La pubblicazione stampata in occasione della “IV Settimana lissonese del Mobile” fornisce uno spaccato della realtà artigianale e industriale lissonese di allora, oltre a mettere in evidenza la laboriosità dei suoi abitanti. Anche se i dati, presentati a volte con una certa enfasi tipica del regime fascista, non erano frutto di un vero censimento, risulta che gli abitanti erano 16.290, la popolazione attiva 7.450 persone (pari al 46%). Le botteghe artigiane erano oltre 900, 12 le industrie addette alla lavorazione del legno, 8 quelle meccaniche, 6 gli opifici tessili.

Qual era la consistenza numerica delle organizzazioni fasciste in Lissone? Secondo i dati contenuti nella relazione del segretario del fascio di Lissone, Luciano Mori, gli iscritti al partito sarebbero stati 510, circa 1.000 le tessere del Fascio Femminile, 3.530 le adesioni all’Opera Nazionale Dopolavoro, associazione che si occupava del tempo libero dei lavoratori. «Il Dopolavoro Comunale lissonese ha organizzato una gita di pellegrinaggio a Predappio comprendente 1.100 Dopolavoristi». Predappio era il paese natale di Mussolini.

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Nel settore giovanile, la situazione della cosiddetta”Gioventù Italiana del Littorio” era la seguente: Figli e Figlie della Lupa 772; Piccole Italiane 625; Balilla 530; Giovani Italiane 156; Giovani Fasciste 233; Avanguardisti 848; Giovani Fascisti 344.

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Da sei anni l’Amministrazione comunale era guidata dal podestà Angelo Cagnola, proprietario dell’omonimo mollificio:

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 a sue spese il Podestà aveva fatto erigere l’Asilo Infantile Umberto I, in Via Guglielmo Marconi (ora scuola materna a lui dedicata).

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Negli anni Trenta la piazza principale del paese, Piazza Vittorio Emanuele III (che diventerà nel dopoguerra Piazza Libertà), aveva subìto una profonda trasformazione: abbattuta la vecchia chiesa, al centro era stata posta una fontana ed era stata costruita la “Casa del Fascio” (l’attuale Palazzo Terragni) su progetto di Giuseppe Terragni e Antonio Carminati, giovani architetti “razionalisti”.

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In un articolo della pubblicazione, stampata in occasione dell’inaugurazione, dal titolo “Un’architettura del Partito”, così si esprimeva l’architetto Terragni: «Il compito suggestivo di noi architetti italiani che abbiamo il privilegio di vivere uno straordinario periodo dello Storia del nostro Paese che si identifica giorno per giorno nella storia della nuova civiltà europea - inizia il secolo in cui l'Europa sarà fascista o fascistizzata – è quello di collaborare alla preparazione dell'ambiente e alla costruzione della scena nella quale le generazioni costruite dal Fascismo abbiano a muoversi, vivere, lavorare … Dall'Arengo duro ... che si stacca dalla scura massa della Torre Littoria, questo popolo esemplare attende la parola di fede e di combattimento che il Duce ha promesso di rivolgergli quando presto sarà fra noi».

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E l’architetto Carminati, suo collaboratore, così descrive la loro realizzazione:

«Nello studio per il Progetto della Casa del Fascio di Lissone ... i progettisti hanno tenuto conto delle diverse funzioni alle quali tale Edificio rappresentativo del Regime doveva soddisfare: sede del Partito e delle più importanti organizzazioni del Partito ... La Torre Littoria contiene il Sacrario dei Caduti ... dedicato ai morti delle guerre e della rivoluzione ... Sulla testata dell'Arengario sta inciso il motto: Credere - Obbedire - Combattere».

Sulla parete tra la Casa del Fascio e la torre era riportata una delle frasi farneticanti di Mussolini:

«Il popolo italiano ha creato col suo sangue l'Impero. Lo feconderà con il suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue armi. In questa certezza suprema levate in alto, legionari, le insegne, il ferro e i cuori a salutare dopo XV secoli la riapparizione dell'Impero sui colli fatali di Roma. Ne sarete voi degni? Sì! Questo grido è come un giuramento sacro che vi impegna dinnanzi a Dio e dinnanzi agli uomini per la vita e per la morte».

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La Casa del Fascio, attuale Palazzo Terragni

 

Ed è proprio nell’”ampio salone” della Casa del Fascio che si svolge, il 22 ottobre 1939, la Leva fascista alla presenza delle autorità politiche del paese e di quelle scolastiche, oltre che di un numeroso pubblico. Ogni anno con la Leva fascista veniva solennizzato il rito di passaggio dei Balilla nelle Avanguardie, mentre gli Avanguardisti che compivano i 18 anni passavano nei Fasci Giovanili (da dove, a 21 anni, sarebbero entrati nella Milizia e nel Partito). Occorre ricordare che l'educazione paramilitare costituiva una parte fondamentale della pedagogia fascista. I maschietti e le bambine venivano iscritti a 5 anni ai "Figli della Lupa", da 8 a 14 anni rispettivamente ai "Balilla" e alle “Piccole italiane”, da 15 a 18 agli "Avanguardisti" e alle “Giovani italiane”, oltre i 18 anni alla "Gioventù Fascista".

L’anno scolastico 1939-1940, come da  tradizione, era stato inaugurato con una Messa in chiesa e con una sfilata degli scolari per le vie del paese. Un maestro, vedendo che tutte le classi avevano sfilato in buon ordine, scrive sul "Giornale della classe"

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che ciò è «segno evidente che una salda direttiva ha saputo, con l’aiuto degli insegnanti, inculcare un senso di disciplina e di ordine». Nota altresì nella classe la presenza di «molti elementi che hanno perso l’abitudine alla scuola ... forse perché durante le vacanze estive hanno avuto eccessiva libertà o perché hanno aiutato i genitori a lavorare, in questo paese di bravi artigiani».

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Aria di guerra

Il 7 dicembre 1939, a seguito di una direttiva dell’Unione Nazionale Protezione Antiaerea (U.N.P.A.), il maestro ricorda agli alunni «la grande necessità della maschera antigas. Agisce con previdenza colui che acquista la maschera fin dal tempo di pace». Conclude la lezione ricordando «l’azione terribile di alcuni gas come i lacrimogeni, i vescicatori, gli starnutatori, l’iprite, etc.».

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Con una delibera del podestà Cagnola il Comune aveva già provveduto da un anno all'acquisto di trenta maschere antigas «per esperimenti tra la cittadinanza e specie nelle scuole elementari».

1940

L’inverno è il più rigido degli ultimi trent’anni; il 22 gennaio 1940 una maestra annota: «Il freddo è intenso e nell’aula il termometro segna a fatica i 7,5 gradi».

Arriva la primavera: un decreto ministeriale stabilisce la chiusura anticipata dell’anno scolastico al 31 maggio. A metà maggio «per ordine della direttrice, tutti si è partiti per il vicino santuario della Misericordia. Lo scopo era di pregare perché torni la pace nel mondo e sia preservata l’umanità dal flagello della guerra».

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Purtroppo pochi giorni dopo, il 10 giugno, dal balcone di Palazzo Venezia, Mussolini annunciava l’entrata in guerra dell’Italia al fianco della Germania nazista. Iniziava l’offensiva italiana sulle Alpi che costava all’Italia notevoli perdite e fruttava ben poco in termini di territorio conquistato. “Una pugnalata alle spalle” che costringeva la Francia a chiedere l’armistizio all’Italia.

Quando il 16 ottobre 1940 inizia l’anno scolastico, da quattro mesi i nazisti hanno occupato Parigi. Il maresciallo Pétain, dopo il crollo dell’esercito francese, ha firmato l’armistizio con i tedeschi. Poco dopo, l’anziano militare veniva nominato presidente della Repubblica di Vichy, istituita come governo collaborazionista della Germania. Dall’Inghilterra il generale De Gaulle annunciava alla popolazione francese attraverso la radio: «Qualunque cosa succeda la fiamma della resistenza francese non deve spegnersi e non si spegnerà».

Nell’anniversario della Marcia su Roma, il Duce del fascismo ordinava, il 28 ottobre, l’inizio delle operazioni belliche contro la Grecia.

Scrivono Diligenti e Pozzi in La Brianza in un secolo di storia d’Italia:

«Dopo il discorso di Mussolini l'antifascismo brianzolo si mobilitò per far conoscere, mediante scritte murali, volantini e manifesti, una presa di posizione unitaria che sostanzialmente si limitava a segnalare alle popolazioni due date: 10 giugno 1924, assassinio Matteotti - 10 giugno 1940, guerra fascista». L'entrata in guerra «non provocò reazioni pubbliche, proteste come ai tempi della prima guerra mondiale ... La vita quotidiana non subì grandi cambiamenti: aumentarono soltanto i motivi di ansia e di preoccupazione, ma senza drammi, anche perché in Brianza molti ormai avevano fatto l'abitudine al pensiero della guerra».

Poiché l’Italia è in guerra, il 4 novembre, data che ricorda la vittoria nella prima guerra mondiale, è giorno di scuola. Un maestro scrive: «Ne approfitto per commemorare la giornata che ricorda la più strepitosa vittoria italiana, ricordando gli eroi che seppero dare la vita per la grandezza dell’Italia e invitando gli scolari a saperli imitare, se la difesa della nostra patria lo richiedesse». E un altro insegnante della scuola elementare di Santa Margherita: «Infioriamo il quadro del Milite Ignoto, soldato nel quale la Patria ha esaltato tutti i suoi Eroi» e «vorrei proporre al Sig. Direttore che si intitoli l’aula ad uno dei Caduti della frazione».

Intanto si annunciano visite di importanti personaggi della vita politica italiana. Il 7 novembre 1940 il Federale di Milano visita gli stabilimenti industriali di Lissone.

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 Per l’occasione un maestro scrive sul “Giornale della classe”: «Da parecchi giorni avevo invitato i miei scolari a prepararsi la divisa e infatti per le ore 14 ho potuto averne un bel numero in perfetta divisa di balilla. Alle 14,15 noi eravamo schierati di fronte alla Casa del Fascio ad attendere il capo del partito della Provincia. Appena arrivato gli furono presentate tutte le Autorità locali, quindi, presa la bicicletta, si diresse a visitare gli stabilimenti. I balilla rimasero un po’ mortificati perché il Federale non li passò in rassegna e quindi non tutti lo poterono vedere».

Il 13 dicembre 1940 arriva a Lissone nientemeno che Sua Altezza Reale il Principe di Piemonte, Umberto di Savoia, per visitare le caserme del paese. Le lezioni sono sospese alle ore 12 «per consentire agli scolari di ritornare in divisa alle scuole Vittorio Veneto per le ore 13,30». Inquadrati gli scolari raggiungono via Besozzi, dove si schierano. La giornata non è particolarmente fredda, ma «il dover rimanere immobili per due ore non era particolarmente simpatico». Finalmente alle ore 16 il Principe arriva. «La lunga attesa li ha stancati un po’, ma quando il Principe li passò in rivista seppero stare sull’attenti come altrettanti soldati. Nei loro occhi si leggeva la gioia grande di aver visto da vicino un così nobile personaggio e il sacrificio della lunga attesa era completamente dimenticato».

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 il Principe di Piemonte Umberto di Savoia in visita a Lissone il 13 dicembre 1940

 

Si avvicina il Natale ma a scuola si fanno prove di incursione aerea. Il 20 dicembre «al segnale d’allarme, dato dal Sig. Direttore con 3 suoni di fischietto, tutte le classi, secondo gli ordini impartiti, in silenzio sono scese nel sotterraneo e là sono rimaste fino al segnale del cessato allarme dato con un suono prolungato di fischietto».

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Le vacanze natalizie sono ridotte a tre giorni: il 24, 25 e 26 dicembre. Il 27 si ritorna a scuola: «Per le eccezionali condizioni della nostra Patria, non si deve parlare di vacanza».

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Il testo degli articoli riguardanti la storia di Lissone durante la seconda guerra mondiale sono tratti dal libro di Renato Pellizzoni:

Lissone 1939 – 1945. Storie di guerra e di Resistenza

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Lissone durante la seconda guerra mondiale (1941 - 1942)

28 Janvier 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

1941

La guerra costa, e allora si chiedono ulteriori sacrifici alle famiglie. Una circolare del segretario del Fascio di Lissone invita gli scolari ad essere generosi verso i soldati in guerra. Nelle classi femminili si procede alla raccolta di indumenti di lana per i militari. La maestra scrive: «Nessuna delle mie scolare è in condizioni finanziarie tali da poter offrire neppure un capo di lana. Invito quindi le scolare ad offrire qualche lira per poter comperare della lana e confezionare poi con essa qualche paio di calze». È da sottolineare che in una pagina del “Giornale della classe”, di fianco al nome e ai dati anagrafici di ogni scolaro, vi era uno spazio in cui veniva indicata la condizione economica della famiglia!

E in un’altra quinta femminile: «Con le mie alunne felicissime ho preparato il pacco con gli indumenti e altri oggetti destinati ai combattenti. Contiene 12 paia di calze di lana, 9 paia di guanti, 1 passamontagna, molte buste con fogli di carta da lettera, biglietti postali, cioccolato, sigarette. Non mi aspettavo tanto!».

20 febbraio 1941: «Anche alla Cascina Santa Margherita si sente l’eco della guerra. Tutti i bambini hanno parenti prossimi o lontani richiamati alle armi. Parlo del sacrificio compiuto dai nostri soldati e del dovere, da parte nostra, di collaborare alla buona riuscita delle armi. I bimbi devono, come quattro anni or sono, offrire i rottami di ferro che possono sembrare inutili. Come durante la guerra per la conquista dell’Impero, anche ora la Patria saprà trasformare i rottami in potenti armi contro il nemico. Siamo lieti di aver partecipato anche noi alla vittoria finale». Un incaricato della Gioventù Italiana del Littorio ritira 50 chilogrammi di rottami offerti alla patria dagli alunni di Santa Margherita.

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Una pagina del “Giornale della classe”: scuola elementare di Santa Margherita

Dato il susseguirsi degli avvenimenti bellici, un maestro decide di informare regolarmente gli scolari su quanto sta accadendo sui vari fronti.

4 aprile 1941: «Oggi ho dato la notizia ai miei scolari della riconquista di Bengasi».

7 aprile 1941: «Spiego ai miei alunni la ragione per cui l’Italia e la Germania hanno iniziato la guerra contro la Jugoslavia».

21 aprile 1941: «Commemoro la fondazione di Roma e la festa del lavoro [il fascismo aveva abolito la festa del primo maggio]. Inoltre li informo della caduta della Jugoslavia che si è arresa. Ascoltiamo una trasmissione organizzata dall’Ente Radio Rurale. Ciò è stato possibile grazie all’apparecchio radiomicrogrammofonico donato dall’Egr. Podestà Cav. Angelo Cagnola».

24 aprile 1941: «Comunico ai miei scolari la notizia che le Armate dell’Epiro e della Macedonia sono capitolate».

E per il 9 maggio, anniversario della fondazione dell’impero (9 maggio 1936), il maestro scrive: «Ricordo alla scolaresca la rapida e gloriosa conquista dell’Etiopia, inutilmente ostacolata dall’Inghilterra. In questo momento in cui si accende sempre più la speranza di una emancipazione del Mar Mediterraneo dal dominio britannico e si consolida la nostra fiducia nella vittoria finale e nel rafforzamento del potere italiano nell’Africa Orientale italiana, volgiamo ai nostri soldati, che in quelle terre combattono per la gloria d’Italia, il nostro affettuoso saluto ed il nostro ringraziamento». In realtà in Africa gli inglesi erano passati al contrattacco, dilagando in tutti i possedimenti orientali italiani, Etiopia, Somalia, Eritrea.

Come l’anno precedente, la scuola termina il 15 maggio e non ci saranno gli esami di terza e di quinta elementare.

Intanto in paese comparvero nuovamente le tessere annonarie (negli ultimi mesi del 1940 il personale comunale iniziò a prepararne 17.000 per il pane), mentre cominciavano a registrarsi episodi di accaparramento di generi alimentari.

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La penuria delle derrate, che i lissonesi avevano già conosciuto durante la prima guerra mondiale, impose a tutti nuovi sacrifici. Divennero rapidamente rari i prodotti alimentari di prima necessità come il pane, lo zucchero, la pasta, il riso, la farina; il sapone e l'abbigliamento subirono, di lì a poco, la stessa sorte.

Seguirono le disposizioni prefettizie affinché non avesse più luogo l'illuminazione di gala dei pubblici edifici in nessuna delle ricorrenze nelle quali essa era disposta.

Lissone si adeguò prima con l'adozione del razionamento e in seguito con la realizzazione dell'Ente comunale legna da ardere (novembre del 1941), finalizzato a disciplinare la distribuzione e i consumi in previsione dell'inverno. Contemporaneamente furono incoraggiati gli allevamenti domestici (pollame, conigli e piccioni) e nacquero i primi orti di guerra. Così il piazzale IV Novembre, posto di fronte alle scuole Vittorio Veneto, divenne un ampio campo di grano.

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 I Vigili del fuoco seminano il grano in Piazza IV Novembre

Lo stato di guerra aveva delle necessità inderogabili che prevedevano anche la raccolta dei metalli necessari alla produzione bellica. Per questo il Comune nel giugno del 1941 provvide al censimento delle campane: a Lissone erano nove sul campanile della chiesa prepositurale e vennero requisite; ad esse si aggiunse anche la campana del campanile demolito con la vecchia Chiesa prepositurale nel 1933 e destinata all'erigenda chiesa dell'oratorio maschile.

L’anno scolastico inizia il 5 ottobre 1941. Una maestra scrive: «La mia aula si trova ancora nel caseggiato di Via Aliprandi: è l’aula più infelice che tra le brutte del caseggiato ci siano, umida all’eccesso tanto che io penso essere più adatta a stalla che a ricevere i teneri alunni delle elementari. Ad ogni modo bisogna fare di necessità virtù ed adattarci come si può».

Sono ormai due anni che l’Italia è in guerra: da più di tre mesi è in corso l’operazione "Barbarossa", così Hitler ha chiamato l’attacco all’U.R.S.S. Anche Mussolini ha inviato un corpo di spedizione in Russia.

Una maestra ritiene opportuno fare delle relazioni settimanali circa gli avvenimenti della guerra, notando che «tra gli alunni vi è un grande entusiasmo guerriero che cercherò di aumentare perché questi piccoli lo trasportino anche alle loro famiglie. Farò uso il più possibile dell’apparecchio radio, poiché è un mezzo molto adatto per completare la mia opera educatrice».

I giapponesi attaccano la flotta degli Stati Uniti d’America a Pearl Harbour il 7 dicembre 1941.

In classe, il maestro parla ai suoi alunni dell’inizio della guerra fra il Giappone e gli Stati Uniti d’America.

L’11 dicembre Mussolini, da Palazzo Venezia, annuncia che l’Italia scende in campo «a lato dell’eroico Giappone, contro gli Stati Uniti d’America». E il 12 dicembre lo stesso maestro annota: «Trasmetto ai miei alunni la notizia che l’Italia è entrata in guerra con gli Stati Uniti d’America».

Una circolare del Ministro dell’Educazione Bottai informa che le vacanze natalizie saranno di un mese: le scuole riapriranno il 19 gennaio per «economizzare un po’ di carbone».

1942

Ogni classe partecipa alla raccolta di materiale vario: «Nella mia classe ho raccolto kg 0,889 di lana, kg 14 di rottami».

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Ed un altro maestro: «Oggi ho consegnato kg 0,589 di lana suddivisi in kg 0,164 di filato e kg 0,425 di fiocco. Gli scolari, tenuto conto della loro indigenza, hanno corrisposto abbastanza con entusiasmo».

Quando la guerra inizia a mettersi male per le truppe dell’Asse, compare sulle pagelle la scritta "Vincere" o "Vinceremo".

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Frontespizio di una pagella scolastica del 1942

Alla requisizione delle campane di bronzo seguì, nel febbraio del 1942, la raccolta del rame, che il Comune dispose ricevendo le denunce obbligatorie dei cittadini e procedendo alle operazioni di raccolta.

Di sera, l'oscuramento a causa dei bombardamenti aerei sconsigliava di uscire di casa.

Durante la notte del 21 marzo 1942, in paese c’è un allarme aereo. L’indomani il maestro tiene una lezione sulla Protezione Aerea.

L’anno scolastico termina con il saggio ginnico e canti patriottici.

Il 28 ottobre 1942 un insegnante annota: «È tempo di guerra: le date care alla Patria si commemorano senza interruzioni di lavoro. Ho rievocato oggi il grande avvenimento della Marcia su Roma ed abbiamo rivolto il nostro pensiero riconoscente ai valorosi soldati che, sui lontani fronti, continuano la lotta contro il bolscevismo iniziata dal Fascismo in Patria». (Il 28 ottobre 1922, dopo la cosiddetta “marcia su Roma”, Mussolini era stato nominato Capo del Governo dal Re Vittorio Emanuele III).

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Intanto in Africa l'VIII Armata britannica, al comando del generale Montgomery, sferra un decisivo attacco, sfondando il fronte all'altezza di El Alamein.

Da un “Giornale della classe” del novembre 1942: «Continuano le incursioni nemiche sulle nostre città. Sovente, durante le lezioni, il segnale di allarme ci costringe a sospenderle per trovare rifugio nel ricovero della scuola».

Lissone fino ad ora è stata risparmiata. Una postazione antiaerea è in funzione, al confine con Monza, nei pressi della frazione Cazzaniga.

Dicembre 1942, una maestra scrive: «Sarebbe lodevole che si provvedesse almeno saltuariamente al riscaldamento della classe».

Il sabato a scuola è giorno di lavoro e in una classe quinta femminile «le alunne stanno preparando scarpine, cuffiette, sciarpe con i rimasugli di lana passatici dal locale Fascio Femminile, che verranno distribuite nella festa della Madre e del Fanciullo. Inoltre, a gruppi di sei, le alunne scendono in cucina a dare un po’ di aiuto al personale incaricato della refezione scolastica».

Si avvicina il Natale: le scuole vengono chiuse il 21 dicembre e non riapriranno che il 16 febbraio (quasi due mesi di chiusura per risparmio di combustibile).

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Lissone durante la seconda guerra mondiale: 1943

28 Janvier 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

1943

3 marzo 1943: «Ho commemorato oggi Amedeo di Savoia Aosta, Viceré d’Europa, nel primo anniversario della morte. Egli, dopo una vita veramente eroica, è rimasto laggiù nella terra africana ad attendere il ritorno delle nostre truppe vittoriose. E là sicuramente ritorneremo!».

Anche il lissonese Luigi Gelosa, carrista, rimane in Sudafrica nel campo di concentramento di Zonderwater, località presso Pretoria: muore il giorno 8 marzo 1943 e lì riposa nel Cimitero Militare Italiano.

Intanto a Lissone, con l’aumento del numero degli sfollati provenienti soprattutto dalle città che hanno subito bombardamenti, anche le classi già numerose vedono l’arrivo di nuovi scolari.

La quantità di rifugiati che il comune poteva ospitare secondo la disponibilità di alloggi registrata nel 1938 era di 1.500 unità, per cui, sin dal dicembre 1942, le autorità si preoccuparono di rendere obbligatoria la denuncia degli alloggi e dei locali non usufruiti e adattabili ad abitazione.

Gli sfollati portarono anche notizie sul reale andamento della guerra; informazioni che velocemente si diffusero in paese. Nel marzo del 1943 sopraggiunsero gli scioperi delle industrie dell'Italia settentrionale, che videro la partecipazione anche degli operai dell'Incisa (1200 dipendenti) e dell'Alecta (500 dipendenti), e che contribuirono attivamente alla crisi delle istituzioni, crisi che doveva portare alla caduta del fascismo il 25 luglio.

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Anche a Lissone aumentarono notevolmente le preoccupazioni e le ansie per gli arruolati, alimentate dalla totale mancanza di notizie sulla loro sorte. Come testimonianza, restano le molte cartoline dell'ufficio prigionieri della Croce Rossa italiana indirizzate ai lissonesi per segnalare la presenza di compaesani nei campi di prigionia tedeschi e americani. Alle ricerche spesso partecipavano anche i programmi radiofonici dell'EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche), ma non sempre con esito positivo.

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Lettera di richiesta di informazioni sulla sorte di un militare in Russia

 

Il 10 aprile 1943 un maestro annota: «Nel pomeriggio mediante il concorso dei miei alunni abbiamo finito di vangare l’appezzamento di terreno prospiciente la nostra scuola. A dire il vero è stato un lavoro ben arduo poiché il terreno era pieno di sassi e calpestato dai passanti».

12 aprile: «Alla presenza delle autorità, verso le ore 10, con una cerimonia semplice ma tanto significativa, ebbe luogo la semina del granoturco al campo scolastico. Il Rev. Sig. Prevosto benedice i semi, che speriamo diano un abbondante raccolto».

9 maggio 1943: «In questi duri momenti, ci sono ineffabilmente vicini i nostri cari fratelli d’oltremare e d’oltre Alpe. Più sono lontani dalla Patria, più sono vicini al nostro cuore. Ritorneremo, Italiani nel mondo, dove fummo ed oltre. L’Italia riavrà il “suo posto al sole” che è il vostro posto al sole. L’Esercito è sicura speranza dei destini della patria. La nostra fede nei Capi e nei Soldati è incrollabile».

Una maestra scrive il 12 maggio 1943: «La campagna di Tunisia si è chiusa dopo una resistenza veramente leggendaria da parte dei nostri valorosissimi soldati. Le mie alunne che hanno seguito con grande interesse le vicende della guerra in Africa, sentono il dovere di diventare migliori per essere degne degli eroici giovani che hanno, col loro sangue, resa sacra quella terra dove sicuramente torneremo! La vittoria non ci può mancare!».

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Ma la realtà è ben diversa: sul fronte orientale le truppe sovietiche, dopo aver resistito nell'assedio di Stalingrado, continuano la loro controffensiva. Dopo la Russia dove, nel marzo del 1943, i resti di quello che era l’ARMIR, il corpo di spedizione italiano, erano stati rimpatriati (vedi le testimonianze di Gabriele Cavenago e di Evelino Mazzola in “Testimonianze”), lasciando in quelle terre circa 100.000 soldati italiani (60 i lissonesi non tornati dal fronte russo), ora tocca all’Africa: circa 250.000 uomini, tra tedeschi ed italiani, hanno deposto le armi. Gli Alleati avanzano. Il generale Alexander invia a Churchill il seguente messaggio: “È mio dovere informarla che la campagna di Tunisi è terminata. Ogni forma di resistenza nemica è cessata. Noi controlliamo le spiagge del Nordafrica ...”

Nonostante i divieti e il rischio di severe sanzioni, non pochi erano coloro che nascostamente ascoltavano i messaggi del colonnello Stevens da Radio Londra.

Nelle famiglie e a scuola manca tutto, tanto che una maestra scrive nella relazione finale dell’anno scolastico: «Il materiale didattico, tranne le carte geografiche, il globo e pochi strumenti di fisica, fu tutto costruito dalle alunne medesime: solidi geometrici e relativi sviluppi, telefono rudimentale, camera oscura, ecc. La radio scolastica quest’anno non ha organizzato le belle trasmissioni degli anni di tranquillità, servì quasi solo alla Direzione per ordini e qualche trasmissione di poesie o preghiere da parte degli alunni ... La gran parte delle alunne vennero a scuola coi libri di Stato comperati dalle compagne dell’anno precedente. I libri della biblioteca, pochi e quasi tutti inadatti, non hanno affatto appassionato alla loro lettura. Più simpatia ha goduto il Corriere dei Piccoli».

L’11 giugno 1943 erano i diecimila soldati italiani di Pantelleria ad arrendersi. All'indomani la stessa sorte toccava ai quattromila uomini della guarnigione di Lampedusa. Nella notte del 10 luglio, gli Alleati, con la settima armata americana del generale Patton e l'ottava armata inglese del generale Montgomery, sbarcavano in Sicilia e procedevano rapidamente all’occupazione dell'isola con il favore della popolazione.

Il 25 luglio 1943 Mussolini è destituito e arrestato per ordine del Re che nomina Badoglio a Capo del Governo.

N° 9 La Stampa luglio 43  N° 9A 26 luglio 1943

N° 9 La Stampa luglio 43.jpg                                                                                               Torino

 

I moti spontanei di piazza, che anche a Lissone salutarono la fine del Ventennio, furono presto stroncati dal governo Badoglio. Il nuovo spazio di libertà, che finalmente sembrava schiudersi con l’arresto del Duce, e la speranza di pace, che avevano animato le manifestazioni in molte città d’Italia, si rivelarono delle illusioni.

Il telegramma inviato dai prefetti ai podestà era estremamente chiaro: «Italiani, dopo l'appello di S.M. il Re e Imperatore degli italiani, ognuno riprenderà il suo posto di lavoro e di responsabilità. Non è il momento di abbandonarsi a manifestazioni che non saranno tollerate. L'ora grave che volge impone ad ognuno serietà, disciplina patriottismo fatto di dedizione ai supremi interessi della Nazione. Sono vietati gli assembramenti e la forza pubblica ha l'ordine di disperderli inesorabilmente».

La sola ed esclusiva preoccupazione del re era che si verificasse una sollevazione di popolo, che avrebbe ostacolato il pacifico trapasso dei poteri dal governo fascista al governo militare di Badoglio e quindi messo in pericolo le sorti della corona. Avvenne perciò che alla folla in tripudio si rispose con lo stato di assedio. L'ordine venne mantenuto al prezzo di 83 morti, 308 feriti e 1554 arrestati, per la quasi totalità operai scioperanti e dimostranti.

Il 26 luglio, i lissonesi Francesco Mazzilli, Attilio Gattoni e Carlo Arosio, che erano stati arrestati ed incarcerati a San Vittore alla fine di giugno per le loro idee contrarie al regime, vengono liberati. A Lissone, Attilio Mazzi, un benestante milanese ma veronese di nascita che aveva uno stabilimento per la tranciatura del legno in Via Roma, sfila per le vie del paese, innalzando un cartello con l’immagine di Badoglio e mettendosi a capo di un breve corteo che manifesta apertamente a favore del nuovo governo. Percorre Via Sant'Antonio, attraversa Piazza Vittorio Emanuele III (l’attuale Piazza Libertà), sino alla Casa del Fascio, dove vengono strappate le immagini di Mussolini e distrutti i simboli del fascismo.

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Dopo l’avvento della Repubblica Sociale Italiana, Attilio Mazzi, per il suo dichiarato antifascismo, verrà arrestato: dal campo di concentramento di Fossoli, venne trasportato in Germania nel lager di Mauthausen-Gusen dove morì.

Agosto 1943: nella notte tra il 14 e il 15 agosto altro terribile bombardamento su Milano.

Gli appelli alla pace e alla fraternizzazione fra popolo e soldati si fecero più pressanti dopo i grandi scioperi che agitarono le fabbriche del nord dal 17 al 20 agosto 1943 e che assunsero un carattere spiccatamente politico in virtù delle richieste di liberazione dei detenuti politici e degli operai arrestati, di allontanamento dalle fabbriche non solo dei fascisti ma anche delle truppe, di costituzione delle commissioni interne, mentre su tutto sovrastava la manifestazione di una chiara volontà contro la prosecuzione della guerra.

8 Settembre 1943: il generale statunitense Eisenhower fece trasmettere da Radio Algeri il comunicato che il Governo italiano aveva chiesto la resa incondizionata delle sue Forze Armate. In serata Pietro Badoglio, capo del governo italiano, annuncia  alla radio la firma dell'armistizio avvenuta segretamente cinque giorni prima.

N° 9B annuncio armistizio 

L’annuncio dell’armistizio

 

10 settembre 1943: i tedeschi occupano Roma dopo brevi scontri con le truppe italiane. Nel giro di pochi giorni tutte le principali città del nord e del centro Italia vengono occupate. I nazisti disarmano le truppe italiane nei vari scenari di guerra. Inizia la deportazione in Germania di 700.000 soldati italiani da utilizzare come lavoratori coatti nelle industrie del Reich (vedi le storie dei lissonesi Arnaldo Pellizzoni, Oreste Parma, Aldo Fumagalli, Ferdinando Cassanmagnago, Evelino Mazzola). Il Re Vittorio Emanuele III con la famiglia e il seguito fugge da Roma e giunge a Brindisi.

Le persone tacciate di tradimento furono il re e Badoglio, che apparvero traditori ai tedeschi, ai fascisti, a larga parte dei resistenti, a un numero più o meno ampio degli internati in Germania. Agli Alleati essi apparvero almeno come degli utili voltagabbana, sembrando rinnovarsi l’antica prassi che vedeva i Savoia non concludere mai una guerra dalla stessa parte in cui l’avevano iniziata, a meno che, come anche si diceva, non avessero cambiato fronte due volte.

12 settembre 1943: Mussolini, prigioniero sul Gran Sasso, viene liberato da un Commando tedesco e raggiunge Monaco. La mattina del 15 settembre la radio italiana trasmette un comunicato dell'Agenzia Stefani: «Benito Mussolini ha ripreso oggi la suprema direzione del fascismo in Italia».

Si diffusero i bandi minacciosi del comando tedesco, insediato a Monza, che comminavano la pena di morte per atti di sabotaggio, che vietavano ogni assembramento e che imponevano il coprifuoco dalle ore 9 di sera sino alle 5 del mattino.

N° 10 proclama tedesco 170943 

17 settembre 1943: manifesto del comando tedesco affisso nelle vie del paese

 

23 settembre 1943: ridotto a un fantoccio nelle mani di Hitler, Mussolini proclama la “Repubblica Sociale Italiana”, formando un nuovo governo fascista la cui autorità si estende sul territorio della penisola occupato dai tedeschi.

A Lissone, dall'11 agosto del 1943 (pochi giorni dopo la caduta di Mussolini), l'ing. Aldo Varenna aveva sostituito il podestà Angelo Cagnola, dimissionario per “diplomatici” motivi di salute.

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Intanto verso la fine di settembre 1943 si formano i primi nuclei di partigiani sulle montagne lombarde. Il Partito Comunista inizia la mobilitazione di un gruppo dei suoi quadri più preparati e degli iscritti per dar vita senza troppi indugi alla guerra per bande in montagna; queste bande, estese a tutto il territorio nazionale occupato dai tedeschi, avrebbero assunto la denominazione di Brigate Garibaldi in ricordo della guerra antifranchista di Spagna: il compagno Gallo (Luigi Longo) presiedeva alla loro organizzazione e ne avrebbe assunto il comando. Le Brigate Garibaldi saranno composte da battaglioni, a loro volta formati da distaccamenti.

A Lissone alcuni antifascisti si ritrovano settimanalmente presso il bar della stazione, il cui gestore è un oppositore del regime.

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Una maestra scrive: «La Patria versa in tristissime condizioni: pure gli insegnanti prendono il loro posto di lavoro che è anche di combattimento».

Inoltre scorrendo le pagine di alcuni “Giornali della classe” si ritrovano espressioni del tipo: «Circostanze particolarmente gravi e dolorose per il nostro Paese», «condizioni eccezionali del momento», «in questi durissimi momenti», «tormentosa situazione in cui la Patria si trova», «nuovo rinascente esercito».

Dai documenti ufficiali viene cancellato lo stemma sabaudo di Casa Savoia.

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Le iscrizioni alla scuola elementare di Lissone si devono protrarre per tutto il mese di ottobre per i «ritardatari che, dato l’allontanamento di parecchie famiglie dal paese, causa gli allarmi aerei, non furono pochi».

Il 13 ottobre 1943 il governo del Sud, con a capo il Maresciallo Pietro Badoglio, dichiara guerra alla Germania.

A Lissone, il 12 novembre, la Direttrice scolastica convoca il «corpo magistrale». Tra le varie raccomandazioni fatte agli insegnanti, un invito a «non far sciupare pagine di quaderno in decorazioni o per disegni inutili come quelli ornamentali che alcuni facevano fare per dividere un esercizio dall’altro».

La scuola inizia solamente il 17 novembre «in circostanze particolarmente gravi e dolorose per il nostro Paese. Nel nostro paese parecchie famiglie di sfollati da Milano e di sinistrati furono ricoverati anche nelle scuole. Per forza maggiore dunque si dovette attendere per poter iniziare l’anno scolastico».

Inoltre la Direttrice informa che si faranno dei turni il mattino e il pomeriggio, dato l’esiguo numero di aule disponibili. Solo per le classi quinte le lezioni sono di tre ore giornaliere. Le scuole di Via Aliprandi sono «occupate interamente dai sinistrati» e le scuole Vittorio Veneto «in massima parte».

Il 4 dicembre alle ore 16, terminata la scuola, la direttrice convoca in direzione tutti gli insegnanti per impartire e chiarire le norme che regolano la discesa nei rifugi durante gli allarmi aerei «a cui purtroppo abbiamo dovuto fare una certa abitudine». Viene fatto divieto ai genitori, per nessun motivo, di ritirare i propri figli dalla scuola durante l’allarme.

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Manifesto con le norme di protezione antiaerea del 23 febbraio 1944

 

La Direttrice illustra l’importanza del “lavoro” nella scuola elementare e raccomanda di sviluppare nel corso delle lezioni l’insegnamento di elementi inerenti la vita pratica quali la compilazione di lettere, vaglia e conti correnti postali.

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