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25 settembre: anniversario della nascita di Sandro Pertini
La nostra associazione, in un “Viaggio della Memoria” si è recata a Stella, in provincia di Savona, per visitare la casa natale di Pertini, oggi trasformata in un piccolo museo e ha depositato dei fiori sulla tomba dove il “partigiano Pert” è sepolto con la moglie Carla Voltolina.
Alessandro Pertini è nato a Stella (Savona) il 25 settembre 1896.
Laureato in giurisprudenza e in scienze politiche e sociali.
Coniugato con Carla Voltolina.
Ha partecipato alla prima guerra mondiale; ha intrapreso la professione forense e, dopo la prima condanna a otto mesi di carcere per la sua attività politica, nel 1926 è condannato a cinque anni di confino.
Sottrattosi alla cattura, si è rifugiato a Milano e successivamente in Francia, dove ha chiesto e ottenuto asilo politico, lavorando a Parigi.
Anche in Francia ha subito due processi per la sua attività politica.
Tornato in Italia nel 1929, è stato arrestato e nuovamente processato dal tribunale speciale per la difesa dello Stato e condannato a 11 anni di reclusione.
Scontati i primi sette, è stato assegnato per otto anni al confino: ha rifiutato di impetrare la grazia anche quando la domanda è stata firmata da sua madre.
Lettera di Pertini, scritta dal confino di Pianosa, il 23 febbraio 1933, in cui rinuncia alla domanda di grazia presentata dalla madre.
Tornato libero nell'agosto 1943, è entrato a far parte del primo esecutivo del Partito socialista. Catturato dalla SS, è stato condannato a morte.
La sentenza non ha luogo. Nel 1944 è evaso dal carcere assieme a Giuseppe Saragat, ed ha raggiunto Milano per assumere la carica di segretario del Partito Socialista nei territori occupati dal Tedeschi e poi dirigere la lotta partigiana: è stato insignito della Medaglia d'Oro.
Il discorso di Sandro Pertini, segretario del Partito Socialista nell'Italia occupata, pronunciato la sera del 27 aprile 1945 dal microfono di Radio Milano, liberata dalle formazioni “Matteotti”.
I Maggio 1945: Pertini parla a Milano per la prima festa del Lavoro nell'Italia libera
Conclusa la lotta armata, si è dedicato alla vita politica e al giornalismo.
E' stato eletto Segretario del Partito Socialista Italiano di unità proletaria nel 1945. E' stato eletto Deputato all'Assemblea Costituente.
E' stato eletto Senatore della Repubblica nel 1948 e presidente del relativo gruppo parlamentare.
Direttore dell'"Avanti" dal 1945 al 1946 e dal 1950 al 1952, nel 1947 ha assunto la direzione del quotidiano genovese "Il Lavoro".
E' stato eletto Deputato al Parlamento nel 1953, 1958, 1963, 1968, 1972, 1976.
E' stato eletto Vice-Presidente della Camera dei Deputati nel 1963.
E 'stato eletto Presidente della Camera dei Deputati nel 1968 e nel 1972.
Dopo il fallimento della riunificazione tra P.S.I. e P.S.D.I,. aveva rassegnato le dimissioni, respinte da tutti i gruppi parlamentari.
E' stato eletto Presidente della Repubblica l'8 luglio 1978 (al sedicesimo scrutinio con 832 voti su 995). Ha prestato giuramento il giorno successivo.
Ha rassegnato le dimissioni il 29 giugno 1985: è divenuto Senatore a vita quale ex Presidente della Repubblica. E' deceduto il 24 febbraio 1990.
Natale 2022
In occasione del Natale, la nostra Sezione è in piazza Libertà con la casetta di legno messa a disposizione dall'Amministrazione comunale per le associazioni, sabato 10 e domenica 18 dicembre. Per l’occasione troverete libri, magliette ed altri gadget, oltre all'amaro partigiano. Venite a trovarci. Sarà possibile fare nuove iscrizioni e prenotare la tessera 2023.
È una delle numerose iniziative previste per il Natale lissonese.
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Festa dell'ANPI provinciale di Monza e Brianza
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per il programma della festa vedi: http://www.anpimonzabrianza.it/festa2022.html
Carlo Smuraglia, Presidente Emerito dell’Anpi nazionale ci ha lasciato
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Con immenso dolore annunciamo la scomparsa del nostro Presidente emerito Carlo Smuraglia. Il suo nome resterà nella storia di questo Paese per l'appassionata partecipazione alla Resistenza, lo strenuo impegno per la piena attuazione della Costituzione, dei diritti, della democrazia.
"Grazie di tutto, caro Carlo. Grazie per la tua ininterrotta battaglia per la Costituzione. Grazie per essere stato sempre dalla parte dei lavoratori. Grazie di essere stato partigiano, oramai uno degli ultimi. Grazie per aver sempre difeso in modo rigoroso l'autonomia dell'Anpi. Grazie di una vita al servizio degli ideali che ci accomunano. Che la terra ti sia lieve, compagno Carlo Smuraglia".
Il Presidente nazionale ANPI, Gianfranco Pagliarulo
Lissone 2 giugno 2022
In occasione della Festa della Repubblica, un banchetto in Piazza Libertà dalle ore 10 alle 12.
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È morto Boris Pahor
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Lo avevamo incontrato in Biblioteca a Lissone nel gennaio 2013, in occasione del Giorno della Memoria, e ci aveva parlato del suo libro “Necropoli”.
Boris Pahor, era nato nel 1913 a Trieste.
A sette anni assisté all'incendio del Narodni dom (Casa del Popolo), sede centrale delle organizzazioni della comunità slovena di Trieste.
Dopo la laurea a Padova ha insegnato Lettere italiane e slovene nella città giuliana. Durante la seconda guerra mondiale ha collaborato con la resistenza antifascista slovena ed è stato deportato nei campi di concentramento nazisti, esperienza che lo ha segnato fortemente e di cui si trova traccia in gran parte della sua ricchissima produzione letteraria. I suoi libri, scritti in sloveno, sono stati tradotti in francese, inglese, tedesco, spagnolo e perfino in esperanto. Segnalato più volte all’Accademia di Svezia che assegna il Nobel per la letteratura, insignito nel 1992 del Premio Preseren, il massimo riconoscimento sloveno, per la sua attività letteraria, già nominato in Francia Officier de l’Ordre des Arts e des Lettres dal ministero della Cultura, nel 2007 Boris Pahor ha ricevuto la Legion d’Onore da parte del presidente della Repubblica francese. In italiano, oltre a Necropoli (Fazi Editore 2008), sono stati pubblicati Il rogo nel porto, La villa sul lago e Il petalo giallo. Nel 2008 Boris Pahor ha vinto il Premio Internazionale Viareggio Versilia, il Premio Napoli e il Premio Latisana per il Nordest e Necropoli è stato nominato “Libro dell’anno” di Fahreneit – Radio 3.
Campo di concentramento di Natzweiler-Struhof sui Vosgi. L'uomo che vi arriva, una domenica pomeriggio insieme a un gruppo di turisti, non è un visitatore qualsiasi: è un ex deportato che a distanza di anni è voluto tornare nei luoghi dove era stato internato. Subito, di fronte alle baracche e al filo spinato trasformati in museo, il flusso della memoria comincia a scorrere e i ricordi riaffiorano con il loro carico di dolore e di rabbia. Ritornano la sofferenza per la fame e il freddo, l'umiliazione per le percosse e gli insulti, la pena profondissima per quanti, i più, non ce l'hanno fatta. E come fotogrammi di una pellicola, impressa nel corpo e nell'anima, si snodano le infinite vicende che parlano di un orrore che in nessun modo si riesce a spiegare, ma insieme i tanti episodi di solidarietà tra prigionieri, di una umanità mai del tutto sconfitta, di un desiderio di vivere che neanche in circostanze così drammatiche si è mai perso completamente.
“Necropoli, annoverato da decenni fra i capolavori della letteratura dello sterminio, è un libro eccezionale, che riesce a fondere l’assoluto dell’orrore – sempre qui e ora, presente e bruciante, eterno davanti a Dio – con la complessità della storia, la relatività delle situazioni e i limiti dell’intelligenza e della comprensione umana.” Claudio Magris
È morto Egeo Mantovani
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Figlio di braccianti agricoli, trasferitisi a Carpi e poi nell'Agro Pontino, a undici anni inizia a lavorare come bracciante e meccanico. Mobilitato durante la Seconda guerra mondiale, Mantovani fa parte della divisione Ariete, di stanza nell'Africa settentrionale, e partecipa anche alla battaglia di El Alamein. L'8 Settembre 1943 si trova a Bologna; la sua caserma è occupata dai nazisti, ma lui riesce a scappare. Si rifugia prima da una zia (che con altre donne aiutava i soldati sbandati, fornendo loro abiti e calzature borghesi), ma presto entra nelle formazioni partigiane che si vanno organizzando sulle montagne tosco-emiliane. Partecipa così a numerose azioni contro i nazifascisti e ha modo di salvare molti soldati inglesi. Mantovani, che è stato fra i protagonisti della liberazione della sua città, ha ricevuto dal comune di Carpi un riconoscimento ufficiale del contributo dato alla Resistenza. Entrato nel 1946 alla "Magneti Marelli", dal 1954 al 1970 è stato membro della commissione interna. rendendosi protagonista di numerose conquiste sindacali. In quegli stessi anni ha ricoperto numerosi incarichi, tra cui quello di presidente della Cooperativa "Carlo Cattaneo" di Monza, membro del direttivo provinciale della Fiom, segretario del Coordinamento nazionale della Magneti-Marelli. Per diversi anni è stato l'anima e il punto di riferimento dell'ANPI di Monza e della Brianza. Nel 2008 è stato eletto Presidente onorario della nuova ANPI provinciale di Monza-Brianza. Fu instancabile nella sua quotidiana attività di coordinatore e divulgatore dei principi dell'antifascismo.
Concorso "Sulle ALI della LIBERTÀ"
Donne e uomini che hanno dato la propria vita per la libertà.
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Presentazione dei video realizzati dagli studenti della classi quinte dell’indirizzo tecnico “Grafica e Comunicazione” dell’Istituto Meroni di Lissone in occasione del 77mo anniversario della Liberazione.
NO alla guerra
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Intervento dell’ANPI al presidio per la pace in Ucraina
La pace è un valore inestimabili per tutti i cittadini del mondo. Per tutti è la condizione di una vita degna: lavorare, studiare, curarsi, conoscere e conoscersi e più in generale una vita degna di essere vissuta diventano mete irraggiungibili in mezzo al frastuono delle armi.
Per noi dell’Anpi la pace è, più nello specifico, un irrinunciabile principio costituzionale: l’articolo 11 stabilisce che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. La Russia ha attaccato e invaso un Paese sovrano e sta utilizzando la guerra come strumento di offesa alla libertà di un altro popolo. Non ci possono essere dubbi, perciò, sulla condanna più ferma di questa scelta sciagurata. Bisogna aggiungere, per rimanere allo spirito e alla lettera dell’articolo 11 della Costituzione, che la guerra non può essere giustificata neppure come “mezzo di risoluzione” della controversia che da molti anni oppone Ucraina e Russia in merito allo statuto della Crimea e del Donbass.
Ma occorre anche aggiungere che la pace non è e un semplice atto di volontà, una pura proclamazione di principio. Essa è soprattutto una costruzione politica: la costruzione faticosa ma indispensabile di un ordine internazionale, di un equilibrio complessivo, sempre difficile e delicato, che riesca a mediare tra aspirazioni e interessi non semplici da comporre. Da questo punto di vista, la comunità internazionale tutta, e non solo Russia e Ucraina, è chiamata a un lavoro di mediazione la cui sola alternativa è, come drammaticamente vediamo in questi giorni, una guerra già devastante che rischia addirittura di allargarsi con conseguenze angoscianti e imprevedibili.
Ci preoccupano, perciò, quelle forme di solidarietà col popolo ucraino che di fatto spingono nella sola direzione di un sostegno militare, che di fatto significherebbe estendere il conflitto in corso a tutta l’Europa. Auspichiamo perciò che, insieme con le dure sanzioni economiche alla Russia, i governi dell’Unione Europea e gli organi dirigenti della Nato abbiano la saggezza di incoraggiare qualsiasi sforzo diplomatico volto a salvaguardare, insieme, l’indipendenza e la sovranità dell’Ucraina, i diritti delle popolazioni russofone dell’Ucraina stessa e la sicurezza russa.
Sappiamo bene che la Russia è un’autocrazia e che Putin utilizza strumentalmente l’argomento della sicurezza. Ma bisogna avere la lucidità politica di riconoscere anche che il problema del ruolo geopolitico di una gigantesca potenza nucleare si pone e si porrebbe comunque, a prescindere dall’assetto istituzionale di quel paese. L’ordinamento interno della Russia, come dimostra la sorte di molti dei coraggiosi cittadini russi che si stanno opponendo alla guerra, è lontanissimo dagli standard di una democrazia liberale decente. Ma le esperienze del passato recente ci dimostrano in abbondanza che una democrazia non si esporta.
Impegniamoci tutti, allora, a organizzare la nostra solidarietà concreta per i cittadini ucraini, in primis i profughi, a sostenere ogni forma di opposizione interna alla Russia putiniana e a incoraggiare i governi occidentali ad appoggiare ed anzi a promuovere tutti gli sforzi diplomatici indispensabili ad aprire un negoziato.