Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

Per il Giorno della Memoria 2022

25 Janvier 2022 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #varia

Due Pietre d’inciampo, realizzate in memoria dei lissonesi Gianfranco De Capitani da Vimercate e Giulio Colzani morti nei campi di concentramento nazisti,  verranno posate a cura dell’Amministrazione comunale di Lissone (il Comune di Lissone è fra i promotori del Comitato di Monza e Brianza per le Pietre d’inciampo, costituitosi proprio allo scopo di mantenere viva la memoria di tutti i deportati nei lager nazisti durante la seconda guerra mondiale).

Per il Giorno della Memoria 2022
Per il Giorno della Memoria 2022Per il Giorno della Memoria 2022
Per il Giorno della Memoria 2022
Per il Giorno della Memoria 2022

La testimonianza della nipote di Giulio Colzani, Cinzia.

Giulio Colzani nacque a Lissone da Carlo e da Giulia Vismara il 12 febbraio 1911.

La sua è una storia che dimostra quello che gli storici hanno capito da tempo: che le forme di resistenza furono molteplici, e non si lasciano ridurre alla pur importantissima Resistenza armata.

Giulio Colzani era un artigiano lucidatore di mobili, celibe.

Nel settembre del 1943, non si trovava al fronte per motivi di salute in quanto, come tutta la famiglia, soffriva di vene varicose. Veniva curato dal Dottor Borello, ed era stato perciò esentato dalla partecipazione alla guerra. Era un gran lavoratore, un lucidatore che viveva ed aveva la sua bottega proprio qui in via Piave. Venne arrestato tra la fine del 1943 e l'inizio del 1944, dunque in un momento storico successivo all'8 settembre, quando i fascisti della Repubblica Sociale Italiana stanno provando a ricostruire uno Stato fascista, la Repubblica di Salò appunto, collaborando con la Germania nazista nella deportazione di ebrei, di oppositori politici e di tutta quell'umanità che la loro ideologia considerava indegna di vivere.

Un giorno tre uomini si presentano a casa Colzani per cercarlo, e i genitori lo mandano a chiamare dalla nipotina di 10 anni al famoso "CASERMACC" (ove si recava dopo il lavoro, e si incontrava con amici), un negozio di alimentari con annessa osteria sito in via Mazzini. Cercano un lucidatore, dicono, perché dovevano commissionargli del lavoro per una delle loro ville in Brianza, località Briosco. In realtà si tratta di agenti della Polizia venuti per arrestarlo. Lo zio in realtà era così stanco dalle ore di lavoro e dallo stato di salute precario, che la nipotina dovette insistere e trascinarlo verso casa, ove una volta giunto, viene trascinato dagli agenti su un'automobile direzione Monza – Villa Reale, in quegli anni sede della famigerata Guardia Nazionale Repubblicana.  E lì conosce le sevizie dei fascisti. Fu addentato da cani aizzati dagli aguzzini, bastonato per ottenere una confessione. Vane furono le richieste del Dottor Borello e familiari, con tanto di certificati medici, che dimostravano il suo stato di salute. Poi viene deportato nel lager di Buchenwald dove trascorre 16 mesi fino all'aprile del 1945, e dove tra l'altro conosce due cittadini di Desio, che fortunatamente riusciranno a tornare e a raccontare le sue vicende.

La sua colpa? Quella di dare aiuto a due amici partigiani, costretti a vivere in clandestinità presso “Casa Irene” e perciò bisognosi di tutto il supporto materiale necessario in quelle circostanze estreme. E Giulio non si tirò indietro.  Qualcuno, invece, aveva fatto la spia.

 

La lotta che in quei mesi drammatici si svolgeva nel Paese non potrebbe essere rappresentata meglio: da una parte l'Italia di Giulio, che in nome dei valori di umanità e di solidarietà sta gettando le basi di un Paese ricostruito materialmente ma anche moralmente e, dall'altra parte, l'Italia del Regime e delle spie che vede nella Germania di Hitler il "modello" del futuro.

Il campo viene liberato l'11 aprile, ma già dai primi di aprile i tedeschi organizzarono le famigerate marce della morte per evacuare il campo. Marce pesantissime per chiunque, ma a maggior ragione per Giulio, che soffriva di pesanti problemi per le vene varicose.

E durante la marcia, forse a pochi passi dalla libertà, il 24 aprile 1945, Giulio viene assassinato a colpi di mitra da una guardia tedesca.

Non ci fu modo di riavere neppure il suo cadavere, e Giulio venne dichiarato disperso in guerra all'età di 33 anni. Oggi questa pietra di inciampo ci consente almeno in un certo senso di ritrovarlo, di tributare a lui il riconoscimento per il suo sacrificio e di ricordare a noi che l'umanità, la giustizia e la democrazia sono beni preziosi ma fragili, che l'esempio di Giulio ci può aiutare a custodire.

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2022: per iscriversi all'ANPI

21 Janvier 2022 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #varia

tessera ANPI 2022

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