Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

I LUOGHI DELLA MEMORIA

31 Mai 2009 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #pagine di storia locale

     

I testi dell'opuscolo sono stati curati da Renato Pellizzoni (presidente dell'ANPI di Lissone) in base ad alcuni documenti di storia locale e a interviste (a Giannantonio Brugola, figlio di Egidio Brugola e proprietario della O.E.B. dove lavoravano 3 dei quattro partigiani, a Giovanna Erba sorella di Pierino Erba di 28 anni (il maggiore dei quattro), a Carlotta Molgora staffetta partigiana ed amica dei quattro partigiani).

Le foto storiche sono tratte dall'archivio fotografico conservato presso la biblioteca civica di Lissone; le foto recenti sono state scattate da Renato Pellizzoni per l'occasione. Il progetto del nuovo monumento è dell'arch. Marco Terenghi

Sul monumento originario, ora al cimitero, e sull'elemento verticale, con scritta in verticale, è riportata la seguente frase: “Parravicini Carlo, Erba Pierino, Chiusi Remo, Somaschini Mario nel nome della libertà caddero trucidati dai nazifascisti il 16 -17 giugno 1944”.



L’intento dell’A.N.P.I. di Lissone, che ha curato questa pubblicazione in occasione dell’inaugurazione del nuovo monumento ai partigiani in piazza Libertà, è di mantenere viva la memoria di chi si è opposto al nazifascismo fino al sacrificio della vita.

Sentiamo il dovere di tramandare alle giovani generazioni la testimonianza di chi ha combattuto per la nostra libertà e per la nostra democrazia.

La memoria storica ha bisogno di luoghi fisici che resteranno nel tempo a ricordare, anche al passante più distratto, chi sono stati quegli uomini e il perché di quegli avvenimenti: per questo motivo si è voluto collocare nella risistemata piazza Libertà il nuovo monumento ai quattro partigiani lissonesi fucilati il 16 e 17 giugno 1944 dai nazifascisti.

 

“O giovani, dietro ogni articolo della nostra Costituzione, voi giovani dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta… . Non è una carta morta, questo è un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità; andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”.

(Piero Calamandrei, partigiano e membro dell'Assemblea Costituente)

 

Chi erano questi quattro martiri? 

   

Chiusi, Erba e Somaschini erano operai dipendenti delle Officine Egidio Brugola, Carlo Parravicini di professione era sarto.


Accusati dell’azione, in Via Milano ora via Matteotti, davanti allo stabilimento dell’Incisa, contro una guardia giurata ed un milite della Guardia Nazionale Repubblicana, in forza al distaccamento cittadino della Legione Muti, che in quel periodo stava terrorizzando diverse famiglie di lissonesi, furono arrestati il 15 Giugno 1944.

Chiusi e Somaschini furono portati alla Villa Reale di Monza dove vennero interrogati e torturati. Erba e Parravicini subirono le stesse atrocità presso la Casa del Fascio di Lissone (l’attuale Palazzo Terragni).

 

Mentre gli sventurati erano sottoposti a torture, il loro “sciur padron” della fabbrica in cui lavoravano, Egidio Brugola, forse per un tragico equivoco, venne scambiato per il mandante dell’azione.

Subito dei repubblichini arrivarono nella villa per arrestarlo. Sotto lo sguardo atterrito della moglie e del figlio Giannantonio, piangente in braccio alla madre, lo strattonano, lo trascinano fuori e lo portano in carcere a Monza. Sembra ormai che anche il destino di Egidio sia segnato. In paese si diffonde rapidamente la voce del suo arresto. Il parroco, Don Angelo Gaffuri, tenta inutilmente di intervenire per chiedere la liberazione dell’ imprenditore lissonese, che non è iscritto al partito nazionale fascista. La notizia del suo arresto arriva alla curia di Milano dove il cardinale Ildefonso Schuster si prodiga a perorare la sua liberazione presso il comando tedesco, presso la Milizia fascista e le Brigate Nere. Insperabilmente Egidio Brugola viene graziato, ma viene costretto ad assistere in prima fila all’esecuzione dei due partigiani lissonesi, Pierino Erba e Carlo Parravicini.

Giovanna, sorella di Pierino Erba, nel pomeriggio del 16 giugno 1944, si reca presso il comando tedesco alla Casa del Fascio (l’attuale Palazzo Terragni) dove è trattenuto il fratello. Portata al suo cospetto, si accascia vedendo lo stato in cui lo hanno ridotto. I nazifascisti la trattengono nella torre della Casa del Fascio da dove assiste all’esecuzione del fratello e di Carlo Parravicini.

Venerdì 16 Giugno 1944, nel tardo pomeriggio, sorretti, incapaci di reggersi per le torture subite, furono sospinti verso il centro della piazza vicino alla fontana dove vennero fucilati al petto tra lo sgomento della popolazione. Nel plotone di esecuzione vi era pure il figlio sedicenne della guardia giurata, una delle due vittime dell’agguato: dietro ad un mitra, puntato ad alzo zero, anche lui spara contro di loro. I segni di alcune pallottole del plotone di esecuzione sono ancora oggi ben visibili sul marmo del bordo della fontana.

 

Il giorno dopo, in Villa Reale a Monza, Chiusi e Somaschini subirono la stessa tragica sorte.

Finita la guerra, i solenni funerali dei quattro partigiani lissonesi furono celebrati il 13 Maggio 1945 nella chiesa di San Carlo.

 


La tomba presso il cimitero urbano




Libertà e UMAnità

fu per questi martiri

anelito di Vita insofferenza di tirannia

assassinati da piombo fascista

e da sevizia nazista

lor giovinezza immolata è monito

di pace e di giustizia

cittadini meditate ed imparate

 

 

L’anno successivo fu posta sul luogo della fucilazione una targa commemorativa in marmo, recante la scritta “Parravicini Carlo, Erba Pierino, Chiusi Remo, Somaschini Mario nel nome della libertà caddero  trucidati dai nazifascisti il 16 -17 giugno 1944”.

La cerimonia di inaugurazione avvenne alla presenza del Sindaco ing. Mario Camnasio (1946 - 1951)

 

La lapide commemorativa originaria, nel 2005, iniziati i lavori di riqualificazione di Piazza Libertà, è stata ricollocata al cimitero urbano.

 
Sul monumento è riportata la seguente frase: “Parravicini Carlo, Erba Pierino, Chiusi Remo, Somaschini Mario nel nome della libertà caddero trucidati dai nazifascisti il 16 -17 giugno 1944”.  

Inoltre i dipendenti delle O.E.B. Officine Egidio Brugola, a ricordo dei loro colleghi, posero una lapide all’interno dello stabilimento in Via Dante.



Nel 1985, in occasione del 40° anniversario della Liberazione, l’Amministrazione Comunale, Sindaco Angelo Cerizzi, e la Direzione aziendale realizzarono un nuovo monumento in acciaio che reca la scritta ” “Gli operai di questo stabilimento pongono a ricordo dei loro compagni di lavoro SOMASHINI MARIO, ERBA PIERINO, CHIUSI REMO caduti per la libertà”. Ancora oggi nelle ore notturne viene illuminato, a perenne ricordo.

 

Dopo il 25 Aprile 1945, la piazza principale della nostra città (Piazza Fontana per i lissonesi), per un breve periodo fu chiamata Piazza IV Martiri prima di assumere la denominazione attuale di Piazza Libertà. Nel corso del XX secolo la piazza, ha cambiato nome diverse volte: dapprima Piazza della Chiesa (per la presenza della vecchia chiesa), poi, dopo la I guerra mondiale, Piazza Trento e Trieste, in seguito, dal 1934 Piazza Vittorio Emanuele III, quindi Piazza Ettore Muti.

 

I Maggio 1945: Piazza IV Martiri.

Dal balcone di Palazzo Terragni, il socialista monzese

Ettore  Reina parla ai lissonesi, attorniato dai membri della locale Sezione del C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale).


 

L’A.N.P.I. lissonese, mentre ricorda il sacrificio di questi quattro giovani concittadini, desidera dedicare anche un pensiero a tutti i lissonesi che in vari modi si opposero al fascismo. Vogliamo ricordare anche chi attuò la cosiddetta Resistenza silenziosa ed i cui nomi non sono riportati nei libri di storia o nei documenti ufficiali, chi lottò nelle file della Resistenza armata, chi fu internato nei campi di concentramento in Germania, tutti coloro che persero la vita perché anche Lissone divenisse una città libera e democratica.

 

Il nuovo monumento alla memoria dei quattro partigiani lissonesi


Il nuovo monumento consiste di un elemento verticale in pietra e cristallo recante i nomi dei partigiani. Il nuovo monumento intende rappresentare la lotta per la libertà e il dovere della memoria.


 

 

E come potevamo noi cantare,

con il piede straniero sopra il cuore,

fra i morti abbandonati nelle piazze,

sull’erba dura di ghiaccio, al lamento

d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero

della madre che andava incontro al figlio

crocifisso sul palo del telegrafo?

Alle fronde dei salici, per voto,

anche le nostre cetre erano appese,

oscillavano lieti al triste vento.

(Salvatore Quasimodo) 


 La ricostituzione della Sezione A.N.P.I. di Lissone

Martedì 19 Aprile 2005, in occasione del 60.mo anniversario della fine della seconda guerra mondiale, della liberazione del nostro Paese dall’occupazione nazista e della fine definitiva del regime fascista, si è ricostituita a Lissone la sezione dell'ANPI. La sede è in Piazza Cavour 3.

La Sezione A.N.P.I. di Lissone è intitolata a Giovanni Emilio Diligenti.

Giovanni Emilio Diligenti, entrato giovanissimo nel mondo del lavoro, aveva aderito subito al movimento antifascista e, dopo l’8 settembre 1943, con il fratello Aldo ed altri giovani compagni monzesi e brianzoli, era entrato nella Resistenza iniziando la lotta armata sulle montagne del Lecchese, del Comasco e del Varesotto. Partecipò, tra l’altro, ad azioni quali gli attacchi contro la centrale elettrica di Trezzo d’Adda e l’aeroporto di Arcore.

Alla fine della guerra, smessi i panni del partigiano, cominciò subito la sua attività come segretario della Camera del Lavoro di Lissone e dopo qualche tempo fu eletto Consigliere Comunale della nostra città. In seguito fu Consigliere Provinciale e quindi Assessore. Nel 1981 fu premiato dalla Provincia di Milano con il premio Isimbardi per aver “costantemente lottato per la progressiva attuazione degli ideali di giustizia sociale, unendo alle capacità di iniziativa dinamica e realizzatrice, l’interesse per la storia della Brianza”. Emilio Diligenti ci ha lasciato un importante libro sulla storia del nostro territorio, scritto con l’amico giornalista Alfredo Pozzi, dal titolo “La Brianza in un secolo di storia italiana (1848-1945).

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