Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

10 giugno 1940

9 Décembre 2013 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #il fascismo

Nel racconto di Enzo Biagi:

«Nel giugno del 1940 io non avevo ancora vent'anni, ed ero «praticante» al Resto del Carlino e matricola all'Università. Stavo in cronaca. e mi mandarono in piazza: dovevo raccontare come la gente avrebbe accolto l'annuncio. Lui, il Duce, doveva parlare.

Ricordo che era un pomeriggio molto caldo; d'estate Bologna arde, non scende un filo di vento dalle colline, e non ti salva l'ombra dei portici. Ho in mente i cortei che arrivavano da fuori porta; gli operai portavano cartelli col nome delle fabbriche - Ducati, Sabiem, Calzoni - qualcuno spingeva la bicicletta. I giovani erano in divisa, le ragazze in camicetta bianca ridevano. C'erano anche le massaie rurali, venute dalle vicine campagne.

Nei cinegiornali, si proiettavano già scene delle avanzate tedesche: la guerra-lampo annientava le inesperte divisioni polacche. Si vedevano campi di prigionieri, uomini seduti per terra con le nuche rasate, abbandonati allo sconforto. Le colonne motorizzate della Wehrmacht sollevavano nuvole di polvere nell'immensa pianura. I fotografi della propaganda Kompanie ritraevano volti di vecchi sconsolati, una bambina stava seduta, sola, sulle macerie, e teneva tra le mani un gabbia con un uccellino.

L'esercito tedesco aveva già invaso Belgio e l'Olanda, e marciava verso Parigi.

C'era già l'oscuramento, suonavano le sirene e si facevano le prove degli allarmi, le cantine venivano trasformate con qualche palo di legno, qualche panchina, e qualche secchio di sabbia in rifugio.

Avevano distribuite le carte annonarie, le «tessere» e tutto era razionato: tanti «punti» per le stoffe e per le scarpe. Spariti praticamente il caffè, ci si adattava al «Karkadè», scarseggiava il carbone, e si facevano seccare palle carte. Ma c’era chi accaparra: chi imbosca scatole di tonno e salami, lana e cuoio, tutto serve, e tutto diventerà prezioso. Diceva mio padre, promosso capofabbrica: «Se uno compera un quintale di pepe diventa milionario». È l’inizio del mercato nero.

Sparivano le calze di seta, e si imponeva la gonna pantalone; si leggevano i romanzi ungheresi e quelli di Cronin, Ameiricana di Vittorini ci fece conoscere un mondo sconosciuto. Le auto circolavano a metano e anche a carbonella. Era proibito ballare, ma si organizzavano festicciole in famiglia: ognuno contribuiva, con una avara torta o con bottiglia di vermut.

Verso le sei di quel lunedì, Mussolini parlò. Gridò: «Vinceremo!». Ci furono urli e applausi, ma vicino al bollettino di Diaz, che celebrava una ormai lontana vittoria, una donna vestita di nero piangeva. Più tardi venimmo convocati al GUF, Gruppo Universitari Fascisti, e il segretario ci comunicò che dovevamo considerarci volontari. Molti non tornarono».

il popolo d italia giornale«Nel breve giro di un'ora Piazza Venezia ha ripreso l'aspetto di quelle meravigliose, indimenticabili adunate, tutta colma d'una moltitudine acclamante, tutta balenante di vessilli e risuonante di grida guerriere, di squilli, di canti e di un'altissima appassionata invocazione Duce! Duce! Duce!... Ed ecco, alle 18 precise. Egli si affaccia sul balcone di Palazzo Venezia. Il Duce appare in divisa fascista, il braccio proteso nel saluto romano, il busto eretto, il volto sereno come una scultorea figura cesarea. La passione del popolo l'investe e l'avvolge in un alone di trionfo. Le grida, e acclamazioni, i canti, gli squilli, si fondono in un clamore tonante. La selva delle bandiere si solleva come una fiamma verso il cielo. È un attimo di una solennità incomparabile, è l'attimo atteso delle supreme decisioni, l'attimo che sta per segnare l'inizio di una nuova storia ... il Segretario del Partito, Capoferri, ordina il saluto al Duce, accolto da un formidabile «A Noi». Poi la parola del Duce scende lenta, martellante, incisiva ... Si canta, si grida si agitano bandiere e cartelli. Ancora una volta Mussolini ha pronunziato, la «parola paurosa e fascinatrice: guerra».

Da Il Popolo d’Italia (giornale fondato da Mussolini) dell'11 giugno 1940.

 

Bibliografia:

 

Enzo Biagi, La seconda guerra mondiale - Parlano i protagonisti, Rizzoli, 1990

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