Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

per non dimenticare

28 Janvier 2010 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #il secondo dopoguerra

Il Generale Dwight D. Eisenhower aveva ragione

nell’ordinare che fossero fatti

molti filmati e molte foto.Eisenhower

Esattamente, come è stato previsto circa 60 anni fa…

E’ una questione di Storia ricordare che,

quando il Supremo Comandante delle Forze Alleate

 Generale Dwight D. Eisenhower,

incontrò le vittime dei campi di concentramento,

ha ordinato che fosse fatto il maggior numero di foto possibili,

e fece in modo che i tedeschi delle città vicine

fossero accompagnati  fino a quei campi

e persino seppellissero i morti.

lageruomini-nel-lager.jpg

 

E il motivo, lui l’ha spiegato così:

'Che si tenga il massimo della documentazione

        che si facciano filmati – che si registrino i testimoni –

 perchè, in qualche momento durante la storia,

        qualche idiota potrebbe sostenere

        che tutto questo non è mai successo'.

'Tutto ciò che è necessario per il trionfo del male,

è che gli uomini di bene non facciano nulla'.

(Edmund Burke)


Ricordiamo:

fosse comunibambini nei lager

 


esecuzioni sommarie

6 milioni di ebrei,

20 milioni di russi,

10 milioni di cristiani,

e 1900 preti cattolici

sono stati assassinati, massacrati, violentati,

 bruciati, morti di fame e umiliati,
lager 2lager 3

 

Ora, più che mai, è fondamentale fare in modo che

il mondo non dimentichi mai.
ingresso lager

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Lo sterminio nazista degli zingari

27 Janvier 2010 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #II guerra mondiale

In occasione della Giornata della Memoria vogliamo ricordare l'olocausto degli zingari.

A forza di essere vento

 controllo di polizia Baviera 1930

Gli Zingari durante la Seconda guerra mondiale ebbero una sorte simile a quella degli Ebrei, dei prigionieri politici e degli omosessuali.


 

rom arrestati verso Auschwitz

Essi furono perseguitati dai nazisti e rinchiusi nei campi di sterminio, sterilizzati in massa, usati come cavie per esperimenti, condannati ai lavori forzati, ed infine destinati alle camere a gas ed ai crematori. Cinquecentomila zingari morirono nei campi di concentramento, solo nel "Zigeunerlager", il campo loro riservato ad Auschwitz-Birkenau, tra il febbraio 1943 e l'agosto 1944 oltre ventimila tra rom e sinti vennero uccisi.

 

Malgrado ciò nessuno zingaro venne chiamato a testimoniare nei processi ai gerarchi nazisti, neppure a Norimberga. Infine, quando in Germania alcuni sopravvissuti si decisero a chiedere un risarcimento, questo fu loro negato con il pretesto che le persecuzioni subite non erano motivate da ragioni razziali ma dalla loro "asocialità" (caratteristica che i nazisti attribuivano a ragioni biologiche e che quindi li destinava ad una "soluzione finale" al pari degli Ebrei).

 

Dall'oblio oggi riemergono le testimonianze e la documentazione storica di questo "olocausto dimenticato". La casa editrice A di Milano ha pubblicato un doppio DVD intitolato "A forza di essere vento".

Il lavoro, prodotto in ricordo di Fabrizio De Andrè, che fu amico dei nomadi ed ai quali dedicò una canzone-poesia, è costituito da una ricca documentazione audiovisiva (6 documentari per una durata complessiva di circa due ore e mezza): interviste a due Zingari internati ad Auschwitz-Birkenau, uno spettacolo di Moni Ovadia con i musicisti Rom rumeni Taraf da Metropulitana, un filmato dell'Opera Nomadi dal titolo "Porrajmos" (la "Shoà" zingara), una serata multimediale tenutasi alla Camera del Lavoro di Milano ed una illuminante intervista di Marcello Pezzetti del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea sulla storia dello Zigeunerlager.

 

Il rapporto tra le vicende del popolo zingaro e del popolo ebraico trova un significativo riconoscimento nel coinvolgimento dell'UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) in tre dei sei documentari e dimostra una reciproca attenzione: gli Zingari, come gli Ebrei, hanno forgiato la propria identità nella diaspora, attraverso l'incontro con le altre nazioni. Oggi entrambe le comunità si debbono confrontare con una società omologante, lontana dai valori tradizionali e da modelli di vita che la gente condivideva in passato, una società che pone in modo drammatico le minoranze di fronte al pericolo dell'estinzione culturale, un rischio che può e deve essere efficacemente contrastato attraverso il recupero e la valorizzazione dell'identità fondata sulla memoria.

 

"A forza di essere vento" è quindi un'opera preziosa, di quelle che aiutano a non dimenticare il passato ed a non abbassare la guardia di fronte al pericolo di risorgenti sentimenti di intolleranza e di nazionalismo xenofobo.

 
foto tratte da
Opera nomadi 

 

 

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