Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

La conferenza di Potsdam

23 Juin 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #II guerra mondiale

Al presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt, morto il 12 aprile 1945, successe il suo vicepresidente Harry Truman, già senatore del Missouri, tipico democratico del Sud, di stampo conservatore, dunque pragmatico, diffidente, incline a considerare Stalin un dittatore comunista e non il «vecchio zio Joe» della retorica, o delle illusioni, dei rooseveltiani.

Fu Truman a presentarsi a Potsdam, un sobborgo di Berlino, il 17 luglio 1945, alla terza conferenza tripartita, dopo Teheran e Jalta.

conferenza-di-Potsdam.jpg

Il tema principale era ovviamente la Germania, ormai arresasi, dopo il suicidio di Hitler: le zone di occupazione, i confini con la Polonia, e della Polonia con l'Urss. E poi, in generale, gli sviluppi della situazione nell'Europa centro-orientale.

La conferenza durò fino al 2 agosto, anche perché nel frattempo si svolsero le elezioni politiche in Gran Bretagna e, sorprendentemente, Winston Churchill, il solo vero «eroe» europeo nella lotta contro il nazismo, fu sconfitto, a vantaggio del Partito laborista: il suo posto fu preso da Clement Attlee.

Ma la vera novità di Potsdam fu un'altra. Il 16 luglio, il giorno dopo il suo arrivo, Truman ricevette dal segretario alla Guerra, Henry Stimson, «lo storico messaggio della prima esplosione di una bomba atomica», come egli stesso annotò nelle Memorie.

I preparativi della bomba atomica erano cominciati a livello teorico, già nel 1939. È del 2 agosto la celebre lettera che Albert Einstein inviò a Franklin Delano Roosevelt: «Signor Presidente, recenti lavori di Enrico Fermi e di Leo Szilard ( ... ) mi portano a supporre che l'elemento uranio possa nell'immediato futuro trasformarsi in una nuova e importante fonte di energia». La preoccupazione degli scienziati, che avevano lasciato l'Europa per sfuggire al nazifascismo, era che la Germania hitleriana potesse arrivare per prima ad imbrigliare, ad uso militare, la nuovissima e imprevedibile fonte energetica. Una preoccupazione nutrita anche dagli inglesi. E così Stati Uniti e Gran Bretagna avevano unito gli sforzi, sul piano delle ricerche scientifiche e delle prove di laboratorio, finché Roosevelt non diede il via, nel 1943, al cosiddetto «Progetto Manhattan», cioè alla fase operativa, guidata da Robert Oppenheimer. Il tutto nella più grande, totale segretezza. Lo stesso Truman ammise che, come vice presidente, aveva saputo poco o nulla di ciò che si andava preparando nel New Mexico e che solo dopo la morte improvvisa di Roosevelt ne era stato messo compiutamente al corrente.

Il segreto fu strettamente mantenuto anche a Potsdam, salvo che per Churchill, che naturalmente sapeva del «progetto», ma non dell'imminenza di un'esplosione sperimentale. Solo otto giorni dopo, il 24 luglio, Truman accennò «casualmente» a Stalin che gli Stati Uniti disponevano di «una nuova arma di una forza distruttiva particolare». La bomba atomica fu effettivamente impiegata, a Hiroshima il 6 agosto e a Nagasaki il 9.

Hiroshima-6-agosto-1945.jpg  Hiroshima-0815-6-agosto-1945.jpg

Anche Stalin aveva capito benissimo la straordinaria, decisiva importanza, strategica e politica, della nuova arma: l’Unione Sovietica ne potè disporre a sua volta nel 1949.

Lire la suite

l’ANPI lissonese li ricorda

15 Juin 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #storie di lissonesi

Lissone, 17 giugno 1944

Nel giugno 1944 piombo nazifascista stroncava le giovani vite di cinque lissonesi : Attilio Meroni, fucilato in Valdossola, di anni 19, Pierino Erba, di anni 28 e Carlo Parravicini, di anni 23, fucilati a Lissone nell’attuale Piazza Libertà, Remo Chiusi e Mario Somaschini, di anni 23, fucilati a Monza in Villa Reale.

Nel 67° anniversario del loro sacrificio per la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista, l’ANPI lissonese li ricorda.

 

piazza libertá 009 piazza-liberta-010.JPG piazza-liberta-015.JPG

 

In seguito ad alcune nostre ricerche presso gli Archivi di Stato di Milano, abbiamo rinvenuto i documenti originali che attestano l’avvenuta esecuzione dei nostri concittadini, operata da membri delle SS naziste e squadristi della Repubblica Sociale Italiana.

 

 

Lire la suite

La conferenza di Jalta

15 Juin 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #II guerra mondiale

Roosevelt, Stalin e Churchill si incontrarono a Jalta, stazione climatica della Crimea, dal 4 all' 11 febbraio 1945.

conferenza-di-Yalta.jpg     

I cosiddetti «tre Grandi», cioè appunto Roosevelt, Stalin e Churchill, si erano già incontrati a Teheran dal 28 novembre al 1° dicembre 1943, per decidere l'attacco finale alla Germania, la cui sconfitta appariva ormai certa, ma era ancora lontana. Quasi un anno dopo, dal 9 al 19 ottobre 1944, c'era stato un altro incontro a Mosca, questa volta tra Stalin e Churchill, con gli Stati Uniti rappresentati dall'ambasciatore Averell Harriman, in qualità di «osservatore». E semmai proprio in quell'occasione ci fu qualcosa di simile a un mercanteggiamento tra Est e Ovest sulle future aree d'influenza (il famoso appunto di Churchill sul 90 per cento d'influenza sovietica in Romania contro il 90 per gli occidentali in Grecia, più il 75 per l'Urss in Bulgaria e il 50 a testa in Ungheria e Jugoslavia, appunto che Stalin approvò con un tratto di matita blu).

A quel tempo, vigeva ancora la promessa o l'impegno di Roosevelt, secondo cui le truppe americane si sarebbero ritirate dall'Europa entro due anni dalla fine della guerra; e quindi, in teoria, era la Gran Bretagna la più diretta interessata a quel che sarebbe successo nel continente, una volta chiusa la partita col nazismo.

Dominante, per Roosevelt, era quello di un'organizzazione internazionale capace di tenere sotto controllo le crisi future in tutto il mondo, e tale anche da essere approvata dal Congresso di Washington, fugando il pericolo di un nuovo isolazionismo, come quello che si era manifestato, col rifiuto della Società delle Nazioni, dopo la prima guerra mondiale.

Il presidente americano, nonostante le sue declinanti condizioni di salute, si sottopose a un lungo viaggio per mare,. con una tappa a Malta, per definire con Churchill una posizione comune, per poi proseguire insieme in aereo da Malta a Jalta.

 

Diverse furono le decisioni prese, dal 4 all'11 febbraio, a Jalta.

Sulla Germania, ormai prossima alla disfatta, fu abbandonata di fatto !'idea di uno «smembramento» e prevalse quella di una divisione in zone di occupazione, in attesa di definire lo status futuro (una zona, ricavata da quelle anglo-americane, fu accordata anche alla Francia).

Il tema centrale fu la Polonia, che era già interamente occupata dalle truppe sovietiche. Il suo governo in esilio, a Londra, il governo antinazista, era stato sconfessato da Mosca, che aveva concesso il suo riconoscimento al cosiddetto Comitato di Lublino, filocomunista, trasformato in governo provvisorio. L'obiettivo occidentale, scartata l'ipotesi di resuscitare il governo in esilio, era quello di dare vita a una formazione politica nuova e diversa. Il compromesso consistette in questo, che il Comitato-governo di Lublino sarebbe stato «riorganizzato su base più ampia», includendovi anche elementi «dell'emigrazione polacca» (Londra) e avrebbe quindi preparato libere elezioni «con tutti i partiti democratici e antinazisti». L'accettabilità del compromesso era rafforzata da una «Dichiarazione sull'Europa liberata», che prevedeva per tutti i Paesi usciti dal tunnel nazifascista «l'istituzione, il più presto, mediante libere elezioni, di governi rappresentativi della volontà della popolazione».

Un altro tema fu l'Onu, la cui conferenza istitutiva si sarebbe aperta a San Francisco il 25 aprile. Come sistema di voto nel Consiglio di sicurezza, venne stabilito che sarebbe stato necessario il voto unanime dei membri permanenti.

Infine, la conferma di Stalin dell'imminente entrata in guerra (peraltro strategicamente ormai inutile) contro il Giappone.

Roosevelt e Churchill ripartirono da Jalta molto soddisfatti. La delusione fu rapida. Passato un mese, si cominciò a vedere in che conto Stalin tenesse l'accordo sulla Polonia.

Il presidente degli Stati Uniti, ormai alla vigilia della morte, scrisse a sua volta a Stalin che, se fosse continuato il tentativo sovietico di dare tutto il potere al governo filocomunista di Lublino, «il popolo americano avrebbe considerato l'accordo di Jalta un fallimento».

Franklin Delano Roosevelt morì il 12 aprile, due mesi dopo la chiusura a Jalta.

Sotto la sua guida, (eletto quattro volte alla Casa Bianca, fu considerato un grande presidente per ragioni di politica interna oltre che estera, per aver salvato il sistema economico americano e anche occidentale dalla grande crisi degli anni Trenta, prima di portare definitivamente la potenza d'oltreoceano nell'agone mondiale), gli Stati Uniti sperarono in una ragionevole intesa post-bellica con l'alleato sovietico. E infatti lasciarono che l'Armata Rossa, che certo veniva da prove tremende e che aveva dato un contributo enorme al rovesciamento delle fortune hitleriane, dilagasse nell'Europa centro-orientale fin nel cuore della Germania, a Berlino.

Con la sua morte si aprì una nuova fase, molto più acuta, del confronto russo-americano, sulla testa dell'Europa, mentre stava per uscire di scena lo stesso Churchill.

 

Lire la suite

Il massacro di Katyn

9 Juin 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #II guerra mondiale

Katyn si trova a 14 chilometri da Smolensk (città della Russia, 362 chilometri a sudovest di Mosca). Nella primavera del 1940 le truppe dell'NKVD (Narodny Kommisariat Vnutrennikh Del, Commissariato del popolo agli affari interni, la polizia segreta sovietica) uccisero oltre 4000 ufficiali polacchi internati nel 1939 nell'URSS (dopo l'attacco simultaneo della Germania e dell'Unione Sovietica alla Polonia).

 

Il 23 agosto 1939 fu firmato a Mosca il tristemente celebre patto Ribbentrop-Molotov; Ribbentrop era ministro degli Esteri tedesco, Molotov era il capo del Governo sovietico.

Il 1° settembre, la III armata tedesca, venuta da nord, si ricongiunge ad est di Varsavia con la X, venuta dalla Slesia. La capitale polacca è messa sotto assedio. Tre giorni dopo, anche l’Armata Rossa di Stalin entra in Polonia, senza dichiarazione di guerra, in virtù del Patto di non aggressione concordato con Hitler, che prevedeva una divisione dello sfortunato Paese. Varsavia cade il 27 settembre, dopo una eroica resistenza.

Con la divisione della Polonia, l’URSS ricevette il 52% del territorio e un terzo degli abitanti del Paese, di cui circa 250.000 soldati e ufficiali dell’esercito polacco.

A differenza dei semplici soldati, gli ufficiali dell’esercito polacco, gli agenti di polizia, gli agenti dei servizi segreti e così pure i dipendenti e i funzionari dei tribunali furono internati nei campi di concentramento nei pressi di Kozielsk, Starobielsk e Ostachkov.

Oltre 15.000 furono i prigionieri di guerra polacchi uccisi nell’aprile del 1940 per fucilazione da parte di truppe speciali del NKVD.

Bodies-of-Polish-officers.jpg

Nell’Europa del 1940, quando l’URSS stalinista, dopo aver spartito la Polonia, invase e sconfisse la Finlandia, annesse i Paesi Baltici, e mentre la Germania nazista occupava i Paesi dell’Europa del Nord, costringendo la Francia a capitolare, e preparava l’invasione dell’Inghilterra, il destino dei prigionieri di guerra polacchi finì pressoché dimenticato dalla pubblica opinione. Solo alcune famiglie di ufficiali polacchi detenuti, che fortunatamente non erano state deportate, notarono che, nel marzo-aprile 1940, la corrispondenza con i loro parenti internati nei campi sovietici s’interruppe bruscamente e che le lettere ritornavano ai mittenti con un timbro postale “destinatario trasferito”.

Da un rapporto di Beria, ritrovato negli archivi segreti sovietici, «gli ufficiali prigionieri di guerra e gli agenti di polizia che si trovano nei campi tentano di continuare l’attività controrivoluzionaria, conducendo delle agitazioni antisovietiche ...». Il capo del NKVD dichiarò che «gli ufficiali dell’esercito polacco, gli agenti di polizia erano tutti nemici giurati del potere sovietico, pieni di odio verso il sistema sovietico»

La conclusione logica era che lasciarli in vita avrebbe gravemente nuociuto alla sicurezza dello Stato e che la loro eliminazione era la sola soluzione possibile.

Oltre a queste considerazioni riguardanti la sicurezza dello Stato, il massacro di Katyn è un caso di imperialismo e rientra nei tentativi secolari da parte dei russi di dominare la Polonia. L’URSS stava per invadere più della metà del territorio polacco e i dirigenti sovietici erano determinati a eliminare quei membri della nazione che, in futuro, avrebbero potuto condurre la lotta per la resurrezione della loro patria. Inoltre, non si deve sottovalutare un fattore psicologico: secondo diversi indizi, Stalin nutriva una avversione e una diffidenza particolare verso i Polacchi, ricordando l’umiliante sconfitta subita dall’Armata Rossa vicino a Varsavia nel 1920, nella quale egli aveva avuto una responsabilità diretta.

Il 22 giugno 1941, la Germania invase l’Unione Sovietica e, nel luglio e agosto dello stesso anno, i territori in cui si trovavano i campi degli ufficiali polacchi furono occupati dai tedeschi.

 

Il massacro di Katyn è esemplare per due caratteristiche comuni a tutti i sistemi totalitari moderni del XX secolo: l’utilizzo sistematico del terrore di massa come mezzo di ordinaria amministrazione e il ruolo dell’ideologia come guida del terrore.

I sistemi totalitari tentano, così di creare una nuova società, utilizzando i metodi «scientifici» dell’igiene sociale e della «purificazione» dal «contagio borghese».

Il terrore ideologico, fondato sull’idea della purificazione della società dai corpi estranei e nocivi, dei parassiti sociali, definiti in base all’appartenenza di classe sociale antagonista o al gruppo etnico nemico, e l’uso della violenza rappresentano il denominatore comune del regime nazista e del regime stalinista. Ai loro inizi, si posero come obiettivo l’eliminazione fisica non solamente degli oppositori politici, ma anche di intere categorie di cittadini, considerati come avversari per la loro stessa esistenza: la distruzione di «nemici oggettivi» o dei «nemici del popolo», gli uni individuati in base alla loro provenienza etnica, gli altri dallo loro classe di provenienza.

Nel dibattito ancora aperto sui totalitarismi, il massacro di Katyn rappresenta un caso emblematico della politica di «pulizia di classe» come Auschwitz fu una «pulizia etnica».

 

Nella primavera del 1943, una commissione tecnica della Croce Rossa polacca giunse alla conclusione che il massacro era avvenuto nella primavera del 1940. La commissione polacca decise comunque di non pubblicare le sue conclusioni per non fare il gioco della propaganda nazista. L’unica copia del rapporto fu trasmesso al governo inglese che dichiarò il documento ultrasegreto e lo tenne nascosto per quarantacinque anni. Il rapporto venne pubblicato solamente nel 1989.

Katyn-PL.jpg Katyn-PL2.jpg

Dopo la guerra, a Norimberga, la corte, composta da giudici delle forze alleate vincitrici, decretò che, tenendo conto che il crimine non era stato eseguito dai tedeschi (il pubblico ministero sovietico si trovò di fronte una difesa agguerrita, capace di provare che il massacro di Katyn non era opera dei tedeschi), non aveva il mandato per eseguire una nuova inchiesta. Inoltre, il governo sovietico non riuscì a chiudere l’affare di Katyn, perché il tribunale lo escluse dalla sentenza finale per mancanza di prove.

 

Solamente nel 1990 Mikhail Gorbachev ammise la responsabilità sovietica del massacro.

 

katyn-2010.jpg

Lire la suite

1943 - 1946: dalla monarchia alla repubblica. Cronologia.

2 Juin 2011 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #Resistenza italiana

I re sabaudi erano re d'Italia «per grazia di Dio e volontà della nazione»; nella repubblica il principio della sovranità risiede unicamente nel popolo.

 

«Vivere in repubblica è stato per i democratici e per i popolani del Risorgimento, quindi per le avanguardie radicali dell'Italia unita legate alla memoria e alla lezione di Garibaldi e di Mazzini o anche alla tradizione del socialismo rivoluzionario di Pisacane […] un ideale e un motivo di lotta di più generazioni. A quelle radici si raccorda la nascita della Repubblica italiana, nel 1946, quando le grandi organizzazioni popolari - i moderni partiti di massa e democratici - imposero pacificamente l'estromissione della monarchia al culmine di tutto un ciclo storico, nel momento in cui il prestigio della casa regnante, già coinvolto nel ventennale compromesso col regime fascista, era crollato nella sconfitta e nella non imprevedibile (e non imprevista) rovina del paese.»

 

Di seguito una cronologia di quel che è accaduto fra il 1943 e il 1946, un quadriennio di intensa vita collettiva e di una lotta politica molto vivace e ricca che isola volutamente il contesto della «questione istituzionale». Il problema della monarchia era il primo problema politico, di ordine generale, che si ripresentava alla coscienza nazionale al momento stesso della caduta del fascismo.

Lo scioglimento del nodo politico e ideale fra la dinastia sabauda e il popolo italiano si è verificato, nel '46, senza rilevanti residui (non ne è nata, ad esempio, una «questione monarchica»); e ciò sta anche a significare che l'avvento della repubblica, in fondo, era ormai divenuto funzionale alle istanze, alle esigenze di rinnovamento democratico e di progresso civile largamente prevalenti nel paese, dopo l’esperienza della dittatura fascista.

 

1943

marzo. Scioperi operai a Torino e Milano. La crisi del regime assume dimensioni di massa; le forze conservatrici prendono le distanze dal fascismo.

10 luglio. Sbarco anglo-americano in Sicilia.

 alleati-in-Sicilia.jpg

25 luglio. Mussolini esautorato dal Gran Consiglio; colpo di Stato monarchico; governo Badoglio. Ha inizio il periodo dei «quarantacinque giorni ».

22-25 agosto. Costituzione del Partito socialista italiano di unità proletaria (PSIUP).

5-7 settembre. Primo convegno nazionale del Partito d'Azione a Firenze: ne esce un programma repubblicano.

8 settembre. Annunzio dell'armistizio con gli Alleati.

annuncio-armistizio.jpg

9 settembre. «Fuga di Pescara »: i Savoia e Badoglio abbandonano la capitale e si rifugiano a Brindisi. A Roma ha inizio la Resistenza e si forma il CLN.

23 settembre. Mussolini, sotto la protezione dei tedeschi, lancia la «Repubblica sociale», ultima metamorfosi del fascismo collaborazionista.

28 settembre. Comitato permanente d'azione fra PSIUP e PCI.

13 ottobre. Badoglio dichiara guerra alla Germania.

16 ottobre. IL CLN centrale (Roma) rivendica un governo straordinario dotato di poteri costituzionali. La questione istituzionale divide i partiti antifascisti.

30 ottobre. Impegno degli Alleati, alla conferenza di Mosca, sulla democratizzazione del governo italiano.

5 novembre. Ercoli (Togliatti) puntualizza da Radio Milano Libertà, la questione del re e pone l'obiettivo di un'Assemblea nazionale costituente.

17 novembre. Ricostituzione, a Brindisi, del governo Badoglio, con personale trasformista, militare e tecnico, sempre avversato dall'antifascismo militante.

8 dicembre. Il I Raggruppamento motorizzato «Savoia» entra in linea a Montelungo al fianco degli Alleati.

 

 

1944

21 gennaio. Sbarco alleato ad Anzio. L'obiettivo di una rapida avanzata su Roma fallisce.

Anzio sbarco alleati1944-alleati-in-Anzio.jpg

28-29 gennaio. Congresso di Bari dei CLN: rivendica l'abdicazione del re e forma una «giunta esecutiva».

31 gennaio. IL CLN centrale attribuisce al CLN di Milano poteri di «governo straordinario».

11 febbraio. Il governo Badoglio si trasferisce a Salerno; poco dopo il re, pur rifiutando l’abdicazione, acconsente segretamente al proprio ritiro.

22 febbraio. Dichiarazioni di Churchill al Comuni, in appoggio al governo Badoglio, e alla monarchia.

1-8 marzo. Scioperi di massa contro i nazifascisti nell'Italia settentrionale: consolidamento della Resistenza.

12 marzo. Comizio dei partiti di sinistra, a Napoli, contro le dichiarazioni di Churchill e la monarchia.

14 marzo. L'URSS riconosce il governo Badoglio.

1° aprile. Risoluzione dei Consiglio nazionale del PCI, riunito da Togliatti per un governo di unità nazionale e antifascista.

12 aprile. Dichiarazione di Vittorio Emanuele III: impegno ad istituire la luogotenenza nelle persona del figlio Umberto II all’atto della liberazione di Roma.

21 aprile. Si costituisce il governo Badoglio-CLN. Croce, Sforza, Togliatti, Mancini, Rodinò ministri senza portafoglio. È la «svolta di Salerno».

3 giugno.«Patto di Roma», fra comunisti, socialisti e cattolici: è posta la base dell'unità sindacale nella CGIL.

4 giugno. Le truppe alleate entrano a Roma. Viene attivata la luogotenenza e si forma il governo Bonomi.

giugno-44-alleati-a-Roma.jpg 

6 giugno. Sbarco anglo-americano in Francia. A Roma si costituisce il Partito democratico italiano, estraneo al CLN e dichiaratamente monarchico.

Sbarco in Normandia 61943-alleati-Sicilia.jpg

9 giugno. Per iniziativa dei CLN, le formazioni partigiane sono inquadrate nel Corpo Volontari della libertà.

25 giugno. Primo decreto legislativo sulla convocazione della Costituente. Entra in funzione la «tregua istituzionale ».

12 agosto. Il generale Raffaele Cadorna è paracadutato nell'Italia, settentrionale; assumerà il comando del CLN.

5-7 novembre. Convegno dei triumvirati insurrezionali del PCI.

25 novembre. Crisi dei governo di unità nazionale, aperta dai liberali. Bonomi rassegna le dimissioni nelle mani del luogotenente.

7 dicembre. Secondo gabinetto Bonomi, formato da DC, PCI, PLI, Socialisti e azionisti su posizioni critiche.

27 dicembre. Esce a Roma il giornale L'uomo qualunque, che nel corso del '45 promuoverà un «partito dei senza partito».

 

1945

2-12 gennaio. Conferenza di Yalta (Roosevelt, Stalin, Churchill).

28 gennaio. Primo congresso della CGIL a Napoli.

31 marzo: Memoriale all'ONU dei separatisti siciliani.

12 aprile. Morte di Roosevelt. Gli succede Truman.

25 aprile. Insurrezione partigiana a Milano.

partigiani-a-Milano.jpg

28 aprile. Mussolini è fucilato per ordine del CLN.

29 aprile. Gli anglo-americani entrano in Milano.

5 maggio. Fine della guerra in Europa.

maggio. Trattative dei Comitato di liberazione Alta Italia a Roma («tutto il potere ai CLN»). .

30-31 maggio. Il Risorgimento liberale attacca i CLN; il Popolo reclama il disarmo dei partigiani.

20 giugno. Formazione del governo Parri. È il culmine dell'influenza e del prestigio dell'antifascismo.

26 giugno. Scoccimarro propone il cambio della moneta. La proposta non verrà attuata.

7 luglio. Dopo il successo delle sinistre in Francia (13 maggio), i laburisti vincono le elezioni in Gran Bretagna.

6 agosto. Gli USA sganciano su Hiroshima la bomba atomica.

bomba-atomica.jpg 

2 settembre. Resa del Giappone e fine della guerra

11 settembre. Negoziati per il trattato di pace dell'Italia.

25 settembre. Convocazione della Consulta nazionale.

27 settembre. Croce difende alla Consulta i regimi liberali del prefascismo criticati da Ferruccio Parri.

14 ottobre. Manifestazioni del PCI e PSIUP in tutta Italia per rivendicare e accelerare i tempi della Costituente.

22-28 ottobre. XIX Settimana sociale dei cattolici italiani su «Costituzione e Costituente». Messaggio di Pio XII.

17 novembre. La giunta esecutiva del PLI apre la crisi di governo d’accordo con la Democrazia cristiana.

10 dicembre. De Gasperi succede a Parri alla testa del governo. Nenni ministro per la Costituente.

29 dicembre. V Congresso del PCI; si pronuncia per una Costituente sovrana e per una Repubblica di lavoratori.

 

1946

16 febbraio. Nasce il partito dell’ Uomo qualunque.

21 febbraio. Crisi e scissione del Partito d'Azione, subito dopo il congresso di Roma.

25 febbraio. Pio XII condanna l'ideologia comunista.

26 febbraio. Accordo di governo sul referendum istituzionale e sulle elezioni per la Costituente.

5 marzo. Discorso di Churchill a Fulton, alla presenza di Truman. Teoria della «cortina di ferro» e rilancio della «guerra fredda».

10 marzo-7aprile. Si conclude il primo turno delle amministrative: nei centri in cui si vota con la proporzionale PCI e PSIUP toccano da soli il 47,8 per cento.

12 marzo. Convocazione dei comizi elettorali per il 2 giugno.

2 aprile. Si forma la moderata e tradizionalista Unione democratica nazionale (Croce, Orlando, Nitti, Bonomi).

11-17 aprile. Congresso del PSIUP a Firenze: sinistra e destra (Saragat) si equilibrano.

12 aprile. Sforza, dopo aver auspicato un raggruppamento democratico delle «forze medie del paese», aderisce al PRI.

13 aprile. I monarchici danno vita al Blocco nazionale della libertà.

17 aprile. Inizio della campagna elettorale politica.

26 aprile. Il congresso della DC si pronuncia a maggioranza per la repubblica (60%). Il 23% è per la monarchia e il 17% si astiene. De Gasperi sfugge però al dilemma.

3 maggio. Il congresso liberale si pronunzia a larga maggioranza per la monarchia.

9 maggio. Abdicazione di Vittorio Emanuele III, che rompe la tregua istituzionale. Umberto diventa re («Re di maggio» per i repubblicani).

10-11 maggio. Manifestazioni monarchiche a Roma contro Nenni e Togliatti e per le dimissioni del governo. Controdimostrazioni repubblicane.

16 maggio. La Commissione alleata di controllo respinge la richiesta della Unione monarchica di sospendere il referendum.

19 maggio. «Giornata di preghiera» dell'Azione cattolica per la Costituente, in appoggio alla Democrazia cristiana.

24 maggio. Comizio monarchico del generale Bencivegna e manifestazione al Quirinale.

2 giugno

2 giugno. Voto popolare sul referendum e per la Costituente.

10 giugno. La Corte di Cassazione proclama i risultati del referendum già comunicati dal governo (12.672.767 per la repubblica, 10.688.905 per la monarchia).

donne.jpg

Si apre la crisi fra governo e luogotenenza. Umberto rifiuta la trasmissione dei poteri. «Ricorso Selvaggi», di parte monarchica.

12 giugno. Il clima da colpo di Stato monarchico sfocia a Napoli nell'assalto alla federazione comunista, che viene sanguinosamente respinto.

13 giugno. Il governo assume i poteri luogotenenziali e Umberto di Savoia è costretto a lasciare il paese.

18 giugno. La Corte di Cassazione emette il verdetto definitivo sui risultati del referendum.

25 giugno. Convocazione dell'Assemblea costituente.

28 giugno. Enrico De Nicola viene eletto dalla Costituente come capo provvisorio dello Stato (396 voti su 504).

 

 

Bibliografia:

Enzo Santarelli Dalla monarchia alla Repubblica-1943·1946. La nascita della Costituzione italiana Nuova Iniziativa Editoriale 2007

 

Lire la suite