Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

La scuola durante il Fascismo

10 Mars 2010 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #il fascismo

Se non si conosce che cos’era il Fascismo, può essere difficile per i ragazzi di oggi, (che non solo non hanno vissuto sulla propria pelle la realtà della guerra, ma non hanno neanche la testimonianza diretta dei racconti dei genitori o dei nonni, come potevano avere i giovani della generazione precedente), comprendere il perché tanti italiani (intellettuali, studenti, lavoratori, militari, uomini politici) abbiano deciso di opporsi alla dittatura fascista, passando nelle fila della Resistenza e pagando, molti, con la vita questa loro scelta.

Le statistiche ci dicono che il 75% dei combattenti dell'esercito di Liberazione erano giovani, dai venti ai venticinque anni.


Che cosa succedeva in Italia nel marzo del 1925?

Ormai si è instaurato il regime fascista. La libertà di stampa subisce delle restrizioni. Arresti, processi ed aggressioni agli antifascisti proseguono per l'intero anno. Negli anni seguenti viene abolita la libertà di sciopero e viene istituito un Tribunale speciale (negli anni di funzionamento, dal 1926 al 1943, condannò 4671 anti­fascisti, 4030 dei quali comunisti, infliggendo 42 condanne a morte, tre ergastoli e 28115 anni di pena complessivi). Sono previste pene severe per la ricostituzione e per la partecipazione alle associazioni, organizzazioni e partiti sciolti dal fascismo.

Nel 1931, all’età di sei anni, Emilio e Mario iniziano le scuole elementari. È questa la scuola in cui si trovano ammessi.

La scuola italiana in tutti i suoi gradi e i suoi insegnamenti si ispiri alle idealità del Fascismo, educhi la gioventù italiana a comprendere il Fascismo, a nobilitarsi nel Fascismo e a vivere nel clima storico creato dalla Rivoluzione Fascista”: questa era la direttiva di Mussolini cui si doveva obbedire. 
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Bambini lissonesi nel cortile della scuola Vittorio Veneto

Occorre ricordare che l'educazione paramilitare costituiva una parte fondamentale della pedagogia fascista. I bambini venivano iscritti a 4 anni ai "Figli della Lupa", da 8 a 14 anni ai "Balilla", da 14 a 18 agli "Avanguardisti", oltre i 18 anni alla "Gioventù Fascista". Parallelamente le formazioni femminili erano le “Piccole italiane” e le “Giovani italiane”.

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Nelle immagini seguenti:

un "Figlio della Lupa", una squadra di piccoli "Balilla" in marcia e sull’attenti (alle scuole elementari Vittorio Veneto di Lissone) e “Piccole e Giovani italiane” (per le vie di Lissone. Sullo sfondo il campanile della chiesa SS. Pietro e Paolo)

      

Divise, marce, esercitazioni, disciplina erano gli strumenti per la formazione dell' ''italiano nuovo'' voluto da Mussolini.

L’Opera Nazionale Balilla (O.N.B) aveva il compito di curare l’educazione fisica e morale della gioventù italiana, "formare la coscienza e il pensiero di coloro che saranno i fascisti di domani".

La stragrande maggioranza dei bambini italiani era iscritta volente o nolente all’O.N.B. Dal 1° ottobre 1938 l’O.N.B, già trasformata in Gioventù Italiana del Littorio (G.I.L.), passò alle dirette dipendenze del Partito e con essa tutte le scuole.

Nelle scuole era previsto un solo testo per ciascuna delle prime due classi e due testi separati (libro di lettura e sussidiario) per le tre classi rimanenti. Con il Testo unico lo Stato poteva così esercitare un controllo diretto sull’insegnamento: il manuale scolastico si rivelava uno dei più validi strumenti di diffusione dell’ideologia fascista in numerose famiglie, dove forse entrava come unico libro.

La scuola diventa il più efficace strumento per l’organizzazione del consenso di massa. Ed è proprio la scuola elementare il primo e più importante gradino di un lungo processo di irreggimentazione e indottrinamento il cui obiettivo primario era quello di costruire futuri soldati, uomini ciecamente pronti a "credere, obbedire e combattere". In che modo ciò si realizza? Mediante l’istituzione dell’Opera Nazionale Balilla (O.N.B).

febbraio 1929: i maestri elementari sono obbligati al giuramento.

“Giuro che sarò fedele al Re ed ai suoi Reali successori; che osserverò lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato; che non appartengo e non apparterrò ad associazioni o partiti;- che adempirò ai doveri stessi con diligenza e con zelo, ispirando la mia azione al fine di educare i fanciulli affidatimi al della Patria ed all'ossequio alle istituzioni dello Stato”.

L’operazione avviene senza alcuna resistenza. Due anni più tardi il giuramento sarà imposto ai professori universitari ai quali viene richiesta la fedeltà al Regime Fascista. Su 1225, dicono no 13.

continua in “Il Testo unico di Stato”

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