Sito dell'A.N.P.I. di LISSONE - Sezione "Emilio Diligenti"

4 Novembre 2018

2 Novembre 2018 , Rédigé par anpi-lissone Publié dans #I guerra mondiale

100° anniversario di Vittorio Veneto

Giorno dell'Unità d'Italia e Festa delle Forze Armate  

Il 4 novembre del 1918, il giorno della Vittoria dell’Italia sull'Austria nella Prima guerra mondiale, simbolicamente si completò il processo dell'unificazione italiana. Un processo lungo e difficile, che aveva avuto i suoi albori con l'età napoleonica e si era sviluppato attraverso cospirazioni, movimenti politici, moti rivoluzionari e guerre. Dagli otto stati pre-unitari nasceva una nazione indipendente. Dai moti del 1820-21 a quelli del 1831, dalle insurrezioni del 1848 alla campagna dello stesso anno ed a quella dell'anno successivo, poi la II Guerra d'Indipendenza, i plebisciti, la spedizione dei Mille, l'Esercito Meridionale, l'intervento nelle Marche e nell'Umbria fino alla proclamazione del Regno d'Italia nel 1861. E poi i successivi tasselli per completare l'unità, con la guerra del 1866 e la presa di Roma. La Prima guerra mondiale diventa quindi la tappa conclusiva dell’unità dell’Italia. E per questo il 4 novembre è stato scelto come giorno in cui si celebrano le Forze armate e appunto l’Unità della nazione. I numeri della Prima guerra mondiale furono questi: oltre 5 milioni di mobilitati, di cui oltre 4 milioni assegnati all'esercito, 680.000 caduti, 270.000 mutilati, un milione di feriti, 600.000 prigionieri, 64.000 dei quali morti per stenti in mano nemica. Nato come "festa della Vittoria", con il tempo il 4 Novembre è diventato "Giorno dell'Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate" ».

100° anniversario di Vittorio Veneto

 “Vittorio Veneto” è la località nei cui pressi si svolse l'ultimo scontro armato tra Italia e impero austro-ungarico durante la prima guerra mondiale, con la vittoria dell'esercito italiano e segnò la fine della guerra sul nostro fronte.

Nel 1914 l'Europa appariva ormai come una polveriera sul punto di esplodere, ma l'opinione pubblica europea sembrava del tutto inconsapevole del pericolo imminente.

1914 luglio SarajevoSarebbe bastata una piccola scintilla - il 28 giugno del 1914, l'assassinio a Sarajevo in Serbia dell'erede al trono degli Asburgo, l'arciduca Francesco Ferdinando, e di sua moglie - per innescare il grande incendio della prima guerra mondiale.

L'Europa nel 1914 risultava divisa in due schieramenti contrapposti che facevano capo ad altrettante alleanze militari: la Triplice Intesa e la Triplice Alleanza. La prima vedeva l'adesione di Francia, Inghilterra e Russia; la seconda quella di Germania, Austria e Italia. Le aree di maggior tensione nello scenario europeo erano: l'Alsazia-Lorena tra Francia e Germania, il Trentino e la Venezia-Giulia tra Italia e Austria. Ma la vera zona calda erano i Balcani, verso i quali si concentravano le mire espansionistiche delle grandi nazioni.

Le dichiarazioni di guerra: Austria contro Serbia (28 luglio 1914), Germania contro Russia (1° agosto 1914), Germania contro Francia (3 agosto 1914), Gran Bretagna contro Germania (4 agosto 1914), Austria contro Russia (6 agosto 1914), Francia contro Austria (11 agosto 1914), Gran Bretagna contro Austria (12 agosto 1914).

Dopo alcuni mesi dall'inizio della guerra il conflitto si estende a buona parte dell'Europa, coinvolgendo anche paesi extra-europei come il Giappone. A scendere in guerra a fianco degli Imperi centrali furono Impero ottomano e Bulgaria, mentre con l'Intesa si schierarono Grecia, Romania e, nel 1915, l'Italia.

Quei fatidici quindici giorni dell'estate del 1914, che segnarono l'avvio e il dilagare delle ostilità, sarebbero rimasti impressi nella memoria degli europei.

Il 1914 rimane una data che marca profondamente la storia del mondo ed ecco perché il primo conflitto mondiale viene correntemente definito la Grande Guerra: iniziava in quel momento un processo destinato a cambiare il destino non solo delle popolazioni del vecchio continente, ma anche dei popoli colonizzati nel resto del pianeta.

 

la "Grande" Guerra

Nel novembre di 100 anni fa finiva la prima guerra mondiale. Nel mondo niente era più come prima della guerra. All’est la rivoluzione bolscevica aveva trionfato, la Germania era in ginocchio, l’Austria-Ungheria era scomparsa, nasceva una nuova Europa con nuovi paesi: gli Stati baltici, la Polonia, la Cecoslovacchia; a sud l’impero ottomano era disintegrato, ad ovest la Francia aveva ripreso l’Alsazia e la Lorena, passavano all’Italia il Trentino-Alto Adige e Trieste.

Più di 9 milioni di uomini avevano perso la vita sui campi di battaglia.

La guerra in Europa, iniziata nell’estate 1914, è stata la prima "guerra totale" che aveva opposto diverse nazioni, coinvolgendo le forze economiche.

   artiglieria-tedesca-I-guerra-mondiale.jpg  proiettile-grande-Berta.jpg

Una guerra totale è una guerra dove la distinzione tra militari e civili tende a ridursi e dove i civili ci vanno di mezzo come i soldati. Certo le atrocità commesse dalle truppe tedesche in Belgio e nel nord della Francia nell’estate del 1914 o ancora i bombardamenti di Reims sono diverse da quelle di Hiroshima e della distruzione di Desdra, ma la differenza tra le due guerre mondiali è una differenza di scala, dovuto ai limiti della tecnologia. Se i tedeschi avessero disposto di più “Grande Bertha”, i Parigini avrebbero sofferto di più. D’altro canto il genocidio degli Armeni preannuncia in un certo senso quello degli Ebrei.

Una novità della prima guerra mondiale é la nozione del "fronte". Nel XIX secolo le guerre erano fatte da armate in movimento. La guerra, 1914-1918, all’inizio era come quelle dell’800, con delle armate mobili che si cercano, ma nel giro di qualche settimana, il fronte si stabilizza su centinaia di chilometri.

null

Si ha dapprima la trincea, che è la conseguenza di questa guerra di "fronte". Poi entra in gioco l’artiglieria: la novità sta nell'uso massiccio dell'artiglieria.

null

Nessuna guerra nella storia aveva avuto un tale impiego esagerato di artiglieria: nella battaglia di Verdun (su un fronte di 17 Km di lunghezza e 3 di laghezza) è caduto un obice di grosso calibro (105 mmm o più) su ciascun metro quadrato. Per trasportare un così ingente quantitativo di munizioni erano stati necessari 872 treni e 26.000 vagoni. L’artiglieria distrugge tutto e stravolge completamente  il paesaggio.

Alcune innovazioni fanno di questa guerra la prima guerra industriale: le mitragliatrici, i gas, i lanciafiamme, ma anche i carri armati, i sottomarini e gli aeroplani, con i quali si entra veramente nel XX secolo.

 

carrarmato--I-guerra-mondiale.jpg aereo-tedesco--I-guerra-mondiale.jpg

DIRIGIBILE-TEDESCO-I-guerra-mondiale.jpg sottomarino-francese--I-guerra-mondiale.jpg

La morte in massa non si era mai vista prima: i morti raggiungeranno la cifra di 9.400.000, di cui 1.397.000 in Francia (pari a una media di 829 morti al giorno nei 1560 giorni di guerra), a cui si devono aggiungere altrettanti feriti e prigionieri, la maggior parte catturati nel 1914 e a Verdun). In Italia i morti furono 578.000 (mediamente 460 morti al giorno in 1258 giorni di guerra).

effetti-gas-I-guerra-mondiale.jpgCon la prima guerra mondiale si entra nell’era della violenza industriale, di una violenza cieca. La guerra del 1914-1918 è una guerra dove è raro che si uccida guardandosi negli occhi. La “pulizia delle trincee” sicuramente é esistita, ma resta marginale in quanto l’arrivo dei soldati in una trincea nemica è preceduto da una tale preparazione dell’artiglieria che gli uomini, di fatto, sono già morti o non sono in grado di opporre resistenza.

Nel 1918 il mondo non assomiglia più a quello del 1914: la principale conseguenza della Grande Guerra è lo spostamento del centro di gravità dell’economia mondiale dall’Europa verso gli Stati Uniti d’America. Nel 1914 l’Europa era il banchiere del mondo; nel 1918 non più. Per finanziare la guerra i paesi europei si erano indebitati: ormai Wall Street supera la City di Londra o la borsa di Parigi.

Gli Stati Uniti d’America erano entrati in guerra contro la Germania nell’aprile del 1917, al fianco dell’Intesa: per questo intervento fu ristabilita la coscrizione obbligatoria che era stata abolita dopo la guerra di secessione (1861-1865) . I soldati americani arrivarono in massa sul continente europeo: 300.000 nel marzo 1918, un milione nel mese di luglio, il doppio alla vigilia dell’armistizio. 114.000 caddero sui campi di battaglia.

Oltre all’apporto dei militari statunitensi alla vittoria dell’Intesa, non va dimenticato l’aiuto americano nel  campo economico: durante la guerra, gli alleati ricevettero materie prime, alimenti, macchine utensili, materiale ferroviario, benzina.

(Liberamente tratto da un’intervista al prof. Antoine Prost, insegnante alla Sorbona di Parigi, esperto in Storia dell’Educazione e di Storia sociale)

 

In Italia
1917 ritirata CaporettoLa guerra era terminata. Dopo la disfatta di Caporetto, nell'ottobre del 1917 (40 mila morti, 600 mila fra prigionieri e sbandati), sui socialisti si riversarono gli strali della borghesia interventista. Un rigurgito di nazionalismo si diffuse nel Paese individuando nel "disfattismo rosso" la causa del disastro. In realtà la disfatta di Caporetto non fu determinata dall'azione dei socialisti, ma dalla cattiva situazione strategica dell'esercito italiano e dagli errori del comando d'armata. Solo sul Piave si potè fermare l'avanzata di tedeschi e austriaci. Sì, la guerra era terminata, ma il prezzo era stato alto. Erano morti in battaglia 600.000 italiani, migliaia e migliaia i feriti. Vi erano state 870.000 denunce all'autorità giudiziaria militare,
470.000 persone non avevano risposto alla chiamata, 400.000 denunciati per diserzione, 100.000 le sentenze del Tribunale militare, 4.000 le sentenze di condanna a morte delle quali 750 eseguite, 141 le esecuzioni sommarie. Per la prima volta gli eserciti avevano usato armi chimiche.

Eppure in mezzo a tanti dolori, altri si erano arricchiti. Bisognava fornire l'esercito di cannoni, vestire e calzare milioni di persone. Tutte le industrie lavorarono a pieno ritmo: la produzione di automobili che nel 1914 era di 9.200 unità all'anno, nel 1920 raggiunse le 20.000 unità. Il consumo di energia elettrica raddoppiò cosÌ come la produzione nell'industria siderurgica. La Fiat aumentò il proprio capitale: dai 17 milioni del 1914 ai 200 del 1919. L'Ilva, l'Ansaldo, le grandi banche - Banca Commerciale, Credito italiano, Banca di Roma, Banco di sconto - dettavano legge allo Stato.

I contadini, sbattuti nelle trincee, si erano comportati bene e avevano fatto il loro dovere con la stessa rassegnata determinazione con cui attendevano alla loro quotidiana fatica.

Trieste 4 novembre 1918

In Brianza
In tutta la Brianza si potevano contare 5000 caduti.

A Lissone
Anche Lissone aveva fatto il proprio dovere e 167 erano i morti della prima guerra mondiale.
 I loro nomi 

caduti lissonesi prima guerra mondiale

Secondo quanto scrive Luzzatto in Storia economica dell'età moderna e contemporanea:

“si fanno oscillare fra i 9 e i 10 milioni i morti in guerra; ai quali, aggiungendo l'aumento della mortalità (valutato in 5 milioni) e la diminuzione della natalità che si fa salire a 20 milioni, si arriva ad una perdita totale della popolazione di circa 35 milioni... Alle perdite umane si aggiungono le perdite non meno gravi di ricchezza per la distruzione quasi totale di intere regioni, per l'affondamento di un numero enorme di navi con tutto il loro carico, per i danni recati ad un grande numero di stabilimenti industriali, ai lavori di bonifica e a molta parte dell'attrezzatura agricola, la fortissima diminuzione del patrimonio zootecnico e soprattutto le enormi spese che gli Stati belligeranti dovettero sostenere per causa, diretta o indiretta, della guerra. Le sole spese di guerra vere e proprie ammontavano, secondo fonti attendibili, ad un totale di 210 miliardi di dollari vecchi, di cui 156 furono spesi dalle potenze dell'Intesa e soli 63 dalle potenze centrali.”

Le conseguenze economiche della guerra si riversarono sui Paesi più deboli economicamente. L'Italia uscì dalla guerra con un debito verso gli Stati Uniti pari a 8.537 milioni di lire-oro e verso l'Inghilterra di 15.405 milioni di lire-oro dopo aver sopportato ingenti spese di guerra.

L'illusione che la guerra avrebbe portato l'equilibrio economico e maggior benessere, restò, appunto, un'illusione. I prezzi aumentarono, l'inflazione, iniziata nei primi mesi del 1919, continuò aggravandosi, vennero alla luce episodi inquietanti sulla guerra. I militari esonerati appartenevano tutti alla borghesia, quei pochi che andavano a militare, erano subito nominati ufficiali. Non a caso si cantava una canzone di anonimo autore, Gorizia, che recitava: "Sian maledetti quei giovani studenti / che hanno studiato e la guerra han voluto".

da "4 strade" di Adriano Todaro  - Comune di Nova Milanese - aprile 1995

 

Di queste case

non è rimasto

che qualche

brandello di muro

 

Di tanti

che mi corrispondevano

non è rimasto

neppure tanto

 

Ma nel cuore

nessuna croce manca

 

È il mio cuore

il paese più straziato

 

Valloncello dell'Albero Isolato

il 27 agosto 1916

 

Un poeta in trincea

Il poeta Giuseppe Ungaretti (1888-1970) fu tra i volontari che combatterono sul Carso e vissero in prima persona la durezza della guerra di trincea. In questa lirica, intitolata San Martino del Carso, Ungaretti esprime con grande forza comunicativa il sentimento dell'animo umano lacerato di fronte alle terribili distruzioni della guerra.


Luoghi e monumenti dedicati ai caduti lissonesi nella Grande Guerra

Al cimitero

null

particolare del monumento  e monumento dedicato all'aviatore Corino

particolare monumento caduti monumento aviatore Corino

 

Nella torre di Palazzo Terragni (ex Casa del fascio) e nella piazza della Bareggia 

 

sacrario della Torre pal Terragni   monumento caduti Bareggia 15 18

 

Nella Chiesa prepositurale SS. Pietro e Paolo:

sulla parete di sinistra della cappella del Crocefisso vi è una lapide in marmo che riporta i nomi dei caduti nelle guerre del Risorgimento, in quelle coloniali e nella Grande Guerra.

P1030574 P1030572P1030571P1030573

 

Porta d'ingresso della chiesa prepositurale SS. Pietro e Paolo

Sulle formelle in legno della porta di ingresso sono scolpiti i nomi dei caduti della guerra '15-'18

P1030576 P1030564 P1030567 P1030568   

 

Porta d'ingresso della chiesa dell'Oratorio Maschile e altare che si trovava all'interno ora nella chiesa dell'Oratorio femminile

porta chiesa oratorio maschile intera    monumento-ligneo-1955-nella-chiesa-Oratorio 

Partager cet article
Repost0
Pour être informé des derniers articles, inscrivez vous :